Riprendo un vecchio articolo in cui facciamo memoria del bombardamento di Hiroshima, per non dimenticare l'orrore di una guerra che mostra la faccia oscura del progresso usato in maniera distruttiva. Ma è proprio in quel contesto di orrore e di morte che ricordiamo uno spicchio di cielo nel miracolo vissuto e raccontato dalla locale piccola comunità gesuita.
Cito: « Ecco il messaggio pieno di speranza di Hiroshima: La preghiera del Rosario è più forte della bomba atomica! Oggi, nel centro della città ricostruita di Hiroshima, si trova una chiesa dedicata alla Madonna. Le 15 vetrate mostrano i 15 misteri del Rosario, che si prega in questa chiesa giorno e notte ». [Vedi]
14 commenti:
Alcuni commentatori suggeriscono una lettura degli avvenimenti storici "salendo al piano superiore": non si parla del divino, ma di quei potentati terreni abilissimi a manovrare i fili. Anche oggi dietro certi scenari apparentemente locali (es. il conflitto tra Ucraina e Russia), accuratamente oscurati dagli apparati di propaganda loro asserviti, ci sono le manine di potentati miranti a mantenere i loro privilegi coloniali.
I più disintossicati dal mainstream ne sono edotti, ma restano per ora minoranza.
Anche la tragedia di Hiroshima (e tre giorni dopo di Nagasaki) rientra in questi scenari che altrimenti resterebbero confinati in qualche strategia bellica di corto respiro.
Nell'estate del 1945 il Giappone era ormai sconfitto e trattava la resa: l'imperatore aveva addirittura chiesto che l'Unione Sovietica agisse da mediatrice. In Europa la Germania aveva già ceduto e i sovietici erano entrati a Berlino. Era davvero necessaria questa efferata prova di forza? A chi avrebbe dovuto servire da lezione? Chi ha voluto fortemente che questa decisione venisse presa e ripresa tre giorni dopo?
Si sa che molti generali statunitensi non erano d'accordo. Lo sgancio della bomba su una popolazione inerme era difficile da digerire anche da chi aveva combattuto le battaglie più sanguinose nel Pacifico. Eppure il presidente Truman decise così.
Era presidente da pochi mesi, succeduto a Roosevelt, defunto improvvisamente ancora giovane (sessantatreenne) proprio nell'aprile del 1945.
Truman è il 33° presidente USA ed è massone del 33° grado.
Fu messo al corrente del progetto Manhattan, che era giunto a realizzare la bomba atomica. Con la fine della guerra si rischiava di non poterne fare l'uso previsto?
Il test fu fatto ad Alamogordo il 16 luglio 1945. Il 24 luglio a Postdam Truman incontrò Stalin e forse gli accennò dell'esistenza di una nuova arma potentissima. L'ultimatum al Giappone, del 26 luglio, non conteneva avvertimenti o minacce!
C'è un altro attore molto influente su Truman: Winston Churchill, che a Postdam all'indomani della sconfitta della Germania, c'era. Bisognava garantirsi le future spartizioni coloniali, riguardanti l'Europa e il Giappone. Il tutto dando un "segnale" soprattutto a Mosca, chiamata a intromettersi nel paese del Sol Levante. Così fu...
Da Londra vengono le idee, poi le mani possono muoverle anche altri.
In uno dei paradossi (sarà davvero un paradosso?) della storia, Nagasaki (che era una delle città maggiormente ostili al governo militare nipponico, anche perché sede della più vasta e antica comunità cattolica giapponese) venne scelta come bersaglio.
Churchill scrisse che le bombe atomiche furono sganciate anche per "fare un un favore ai Giapponesi", che altrimenti non si sarebbero mai arresi"...
Churchill forse fu molto più sincero quando scrisse: "In tempo di guerra la verità è così preziosa che deve essere protetta costantemente da un velo di bugie".
Quelle che servono agli imperi coloniali per assicurarsi le future colonie.
Invece si dimentica sempre. Si passa da tragedie inenarrabili a tragedie inenarrabili. Da dove nasce questa smemoratezza? Il diavolo si dice. Certamente lui è presente. È l'uomo che è assente. L'uomo segue il momento perché non vuol pensare al passato. Carpe diem e nun me ce fa pensa' .Tutti in fermento per la ricostruzione della Ucraina e tutti zitti sulle menzogne propalate che hanno tolto la vita a centinaia e centinaia e centinaia e centinaia e... di giovani vite. Pensare è doloroso, non pensare destina a ripete quanto non si è voluto comprendere . E così è per Gaza. E così accade sempre quando non si vuol pensare e ci si accontenta delle narrazioni volte a distrarre. A trarre altrove dalla verità.
https://x.com/OrlyBarlevEng/status/1953112389093646823
Netanyahu si è allineato al programma messianico ultra-estremista promosso da Smotrich e Ben Gvir, per mantenere intatta la sua fragile coalizione e mantenere il potere.
Il presidente Trump e l’inviato speciale Witkoff si sono allineati con Netanyahu (invece di allineare Netanyahu con loro)
Il risultato: Trump e Witkoff si sono allineati con l'agenda messianica ultra-estremista promossa da Smotrich e Ben Gvir. Un programma che porterà ulteriore devastazione e distruzione.
È possibile che gli americani non se ne rendano pienamente conto.
Hiroshima e Nagasaki erano nel '45 gli unici due posti del Giappone con una fiorente comunità cattolica, visitata già da padre Kolbe negli anni '30.
I commenti su Hiroshima e dintorni andrebbero assestati.
1. Il Giappone non stava trattando la resa. L'imperatore stava penando contro la cricca militarista molto potente, che aveva condotto il paese alla disfatta, per aprire negoziati di pace. Fu emesso un comunicato non molto chiaro e si fece l'errore di chiedere la mediazione di Stalin per le trattative di pace, il quale invece nicchiò e prese tempo perché voleva occupare i territori occupati dai giapponesi in estremo oriente (Manciuria, Corea), cosa che fece dopo Hiroshima, dichiarando guerra al Giappone, con il quale se non sbaglio aveva un trattato di non aggressione.
2. Nell'uso delle bombe atomiche gli inglesi non c'entrarono.
3. È falsa la tesi che le due sfortunate città siano state colpite perché centri di una fiorente comunità cattolica. Chiunque abbia studiato la guerra nippo-americana sa che queste due città facevano parte di un elenco più lungo, la loro scelta dipese alla fine dai fattori metereologici. Kokura p.e. doveva esser colpita al posto di Nagasaki ma era coperta da una grande nuvola, così l'aereo ripiegò su Nagasaki, approfittando di uno squarcio che si era aperto nella nuvolaglia. La bomba doveva esser sganciata mirando a vista.
4. I motivi dell'uso della bomba furono soprattutto militari e secondariamente politici. Nell'aprile del 1945 gli americani avevano conquistato l'isola di Okinawa, preludio all'invasione del Giappone. Fu una battaglia terribile, i giapponesi combatterono con il consueto valore e fanatismo. Ebbero centomila morti, 72.000 dei quali militari. I comandanti e molti ufficiali si suicidarono. Ma fu pesante anche per gli americani: 12.520 morti, circa 33.000 feriti, tralasciando le perdite di materiale. Cifre altissime per gli americani, che impressionarono molto Truman. Il Giappone veniva regolarmente e crudelmente devastato dall'aria ma la battaglia per conquistare alcune città chiave giapponesi, a cominciare da Tokio, dati i precedenti di Okinawa e altre battaglie, si presentava molto sanguinosa. Un prezzo che la leadership USA non era disposta a pagare. Disponendo di questa super arma, l'usarono per chiudere alla fine rapidamente la guerra. Certamente, avrebbero potuto prendere il Giappone per fame, ma ci sarebbero voluti comunque dei mesi.
4. Gli USA erano anche stanchi della guerra. Milioni di donne lavoravano nelle fabbriche al posto degli uomini, tutti sotto le armi. La produzione nazionale di grano e carne non bastava più, dato che gli americani oltre ai loro eserciti sfamavano abbondantemente anche i russi e altre nazioni alleate (non l'Italia comunque, che non era loro alleata). Dovevano importare grano dal Canada e dall'Argentina, da quest'ultima anche carne. Insomma volevano chiudere la partita.
Bisogna capire la condizione mentale del momento, il che non significa affatto giustificare la bomba.
I rilievi di Churchill sono cinici, ma è anche vero che la campagna aerea voluta dal generale LeMay stava letteralmente polverizzando le città giapponesi, i morti civili erano già centinaia di migliaia, l'uso crudele delle bombe atomiche ha imposto una rapida resa incondizionata, che ha evitato al Giappone un'ecatombe sicuramente apocalittica. Questa una tesi difensiva. Discutibile.
La bomba lanciata su Hiroshima fece una palla di fuoco di 1400 metri di diametro sviluppando l'equivalente di quasi 20.000 tn di trinitrotoluolo, uno degli esplosivi più potenti esistenti. L'esplosione avvenne a 555 metri d'altezza e raggiunse gli 83 milioni di gradi nell'epicentro. I morti iniziali furono 92.233, i feriti 37.425, molti dei quai morirono. Poi ci furono i morti per leucemia, cancro alla tiroide o emorragie interne. Totale : circa 200.000 persone. A Nagasaki i morti furono molti di meno, la popolazione fece in tempo ad entrare nei rifugi, la città era più piccola.
Comunque, la vita a Hiroshima e Nagasaki è ritornata. Chi l'avrebbe detto, al momento.
Ma le bombe atomiche di oggi sono molto più potenti di quella di Hiroshima, renderebbero la terra come il Mar Morto.
A proposito di quanto esaurientemente esposto dall'anonimo delle 23:30.
Il problema è il superamento del LIMITE, di cui gli americani si sono resi responsabili.
Non c'è, non vi può essere alcuna giustificazione all'uso della bomba atomica, con la sua scia di morte e desolazione. In tal modo si è infranto un limite, che si credeva invalicabile e oggi l'uso della bomba atomica non è più un tabù. L'essere umano continua a infrangere limiti e si sta rapidamente approssimando all'abisso, in quanto non si rende più conto di quanto sia bene e di quanto sia male. Oggi si seleziona la vita umana già in via prenatale, come se fosse del tutto normale, se vogliamo fare un altro esempio. Si "resettano" gli anziani come se fossero suppellettili da buttare, aiutandoli a suicidarsi. Sono tutti scivolamenti nel tunnel della morte, nella misura in cui si banalizza la vita.
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dom 9 lug 2017, 1[..]
Gertrude Elizabeth Margaret Anscombe (Limerick 1919 - Cambridge 2001). si tratta forse del più grande FILOSOFO di sesso femminile della storia. Oltre ai suoi studi, è stata protagonista di un evento, tale, da poter applicare a lei, un celebre versetto della Sacra Scrittura: "Ecce Mulier fortis" (Ecco una donna forte- dal Libro dei Proverbi). Per narrare tutto il fatto, dobbiamo andare agli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale.
Verso le 8,15 del 6 agosto 1945, la prima bomba atomica, mai sganciata nella storia dell'umanità, esplodeva, approssimativamente, ad un'altezza di 580 metri sul centro di Hiroshima, portata sulla città dal bombardiere B29 Enola Gay, partito dall'isola di Tinian, nella base navale di Guam. In pochi istanti, la città si ridusse ad una piana inaridita. Ancora oggi, è difficile arrivare ad una stima precisa del numero totale delle persone che perirono a Hroshima, in seguito all'esplosione atomica. Poiché gli effetti della bomba si manifestarono per un lungo periodo di tempo, il totale dei morti stimati varia a seconda della data in cui venne fatto il rilevamento. Si calcola comunque che, alla fine del dicembre 1945, il numero delle vittime fosse di ben superiore alle 150.000 La piccola comunità di 8 gesuiti, situata in una canonica distante solo 8 isolati dallo scoppio della bomba, rimase miracolosamente illesa insieme alla casa, mentre non scampò alcuna persona nel raggio di quasi un chilometro e mezzo dal centro dell'esplosione. Nessuno dei duecento e passa tra medici americani e giapponesi, che li hanno visitati da allora in poi seppero spiegare come mai, dopo nessuno degli 8 Padri aveva mai sofferto o aveva riportato conseguenze da quella esplosione atomica e continuavano a vivere in ottima salute. Tre giorni dopo, alle 11.02, seguì il lancio da un'altra fortezza volante di un ordigno simile su Nagasaki. Questo esplose 4 km a nord-ovest del punto programmato: l'errore salvò gran parte della città, che era protetta dalle colline circostanti. Solo 40.000 dei 240.000 abitanti di Nagasaki vennero uccisi all'istante, mentre 55.000 rimasero feriti. 11 anni dopo, le autorità dell'università di Oxford, in Inghilterra, proposero di conferire la laurea honoris causa al primo mandante dei bombardamenti atomici, l'ex-presidente USA Harry Truman (in carica nel 1945). Una giovane filosofa con un incarico di ricerca all'ateneo si dissociò platealmente: la nostra Gertrude.
Stiamo parlando di colei che Ludwig Wittgenstein, il geniale autore del Tractatus logico-philosophicus (1921) considerava l'allieva più capace. Al punto da esserne nominata esecutrice testamentaria per la cura e l'edizione delle sue opere. Gerturde Anscombe applicò il rigore del linguaggio appresi da Wittgenstein in tutta la sua sterminata produzione culturale. Per quanto però il maestro usò uno stile complicato e difficile, altrettanto l'allieva si valse di uno stile chiaro e sistematico. In particolare, seppe presentare in modo accessibile a tutti due branche particolarmente complesse della filosofia: la gnoseologia (= Cosa è la conoscenza e come si conosce) e l'etica (= Cosa è il bene). Non fu solo una divulgatrice. Con tale stile criticò appunto il modo con cui i filosofi da Cartesio in poi concepiscono conoscenza e morale. Concetti come dovere e morale, moralmente giusto e moralmente sbagliato si sono ridotti oggi, per Anscombe, a rimasugli senza senso dell'antica idea di Dio che detta la legge. Tolto Dio non c'è più differenza tra l'uomo e la bestia. Tutti i tentativi dei pensatori degli ultimi tre secoli, di dare senso ai concetti morali sradicandoli da Dio, hanno portato a suggerire soltanto che l'azione giusta sarebbe quella che produce le migliori conseguenze possibili. Se così fosse, osserva Gerturde Anscombe a proposito di un'azione malvagia ma che involontariamente è stata produttiva d'una qualche utilità, dovremmo dire che è stata onesta. La "Dragon Lady", come colleghi e studenti iniziarono a chiamare la nostra eroina, cercando nel ritorno al concetto aristotelico della virtù, il modo di dare senso alla morale, scoprì, che, per essere coerente, doveva convertirsi al Cattolicesimo La sua conversione al cattolicesimo, provocò quella del suo collega Peter Geach, che sarebbe diventato suo marito. La coppia, oltre a 7 figli, generò un gioiello della filosofia contemporanea: "Three philosophers: Aristotle, Aquinas, Frege" (1976, purtroppo mai tradotto in italiano).
Torniamo al 1956. Fu avanzata ad Oxford la proposta di conferire a Truman la laurea onorifica in conseguenza della brillantissima chiusura della guerra in Asia provocata dalla sua decisione di usare le armi atomiche contro il Giappone. Come docente in quell'antica università faceva parte della Congregation (l'istituzione medievale che governa l'università), abilitata ad approvare i riconoscimenti a personalità esterne. Così, davanti a tutto il personale accademico ed ausiliario, ella si alzò, recitò la formula latina per chiedere la parola al Cancelliere e, avutala, intervenne per motivare il suo dissenso. Prima delle considerazioni etiche, Anscombe operò, come si deve in filosofia analitica, una divisione al bisturi tra "merito" e "distinzione", per spiegare che non basta essere un personaggio distinto, a cagione del proprio
incarico di spicco, per meritare un titolo onorifico. Per il capo di una nazione svolgere con cura il suo prestigioso lavoro non costituisce titolo di merito maggiore che per ogni altro lavoratore svolgere onestamente il proprio di lavoro, umile quanto si vuole. Quanti bravi falegnami e sarti hanno ricevuto o riceveranno l'honoris causa da Oxford? Aristotele e Socrate non avrebbero potuto parlar meglio.
Poi la Dragon Lady entrò nello specifico dei modi usati dal presidente Truman nello svolgimento della missione nipponica. Innanzitutto c'è un principio morale che fu violato: non uccidere MAI l'innocente per alcun fine. Richiamando la Lettera di San Paolo dove si legge: "Forse, come alcuni ci calunniano di predicare, dovremmo fare il male perché ne derivi un bene? Su costoro cade una giusta condanna" (Rm. III, 8). Gertrude Anscombe attaccò: "Scegliere di uccidere l'innocente come mezzo per perseguire qualsiasi tipo di fine è sempre assassinio, e l'assassinio è una delle peggiori azioni umane. La proibizione di uccidere deliberatamente i prigionieri di guerra o la popolazione civile non è una bazzecola come il regolamento della pesca: la sua forza non dipende dall'essere stata promulgata in una legge parlamentare, o dall'essere stata scritta, convenuta e sottoscritta dalle parti interessate. E quando dico che scegliere di uccidere l'innocente come mezzo per il proprio fine è assassinio, sto dicendo qualcosa che dovrebbe essere universalmente accettato come corretto. Potreste chiedermi qual è la mia definizione di 'innocente'. Ma qui non è necessario, perché con Hiroshima e Nagasaki noi non siamo davanti ad un caso limite: nel bombardamento di queste città si è certamente deciso di uccidere l'innocente per perseguire un fine". [...] È vero che Dio, o l'interdipendenza cieca di tutti gli eventi dell'universo, può trasformare il male da noi operato in bene: ma noi non siamo Dio, né controlliamo l'intreccio degli eventi dell'universo! Noi non possiamo fare il male per conto di Dio o del caso, né il bene che eventualmente ne deriva
s'iscrive al nostro merito. Ciò che facciamo, con piena avvertenza della
mente e deliberato consenso della volontà, non è mai fatto né da Dio né dal caso e quel che ne deriva non viene da noi. In secondo luogo, qual è il fine per cui sono state perpetrate le due stragi degli innocenti dell'agosto '45? [...]" Nell'esaminare il fine, Anscombe non si affidò al complottismo, non speculò se la decisione di sganciare le atomiche fosse stata presa col fine militare di collaudare i nuovi tipi di arma, e/o col fine politico di mandare un messaggio alquanto preciso agli alleati rivali, i sovietici, sulla potenza americana in vista della spartizione dell'Europa, ecc. No, Anscombe attaccò direttamente il motivo ufficiale addotto dall'amministrazione USA: lo scopo di salvare un maggior numero di vite che il prolungarsi della guerra col Giappone avrebbe inevitabilmente sacrificato, date le condizioni. È questo il punto chiave: date le condizioni. Prima però di analizzare le condizioni date, Anscombe volle mettere in chiaro una cosa: lei non è un'anima bella mossa da sentimentalismi, né tantomeno una pacifista; anzi il pacifismo è una "falsa dottrina", poiché lo Stato ha "l'autorità di ordinare deliberatamente di uccidere al fine di proteggere la sua gente o di contrastare terribili ingiustizie [.], perché la legge senza la forza è inefficace, e gli esseri umani senza legge sono miserabili".
Le condizioni date (dagli americani ai giapponesi) erano, semplicemente, una resa senza condizioni: Per gli americani il problema non era più, da molto tempo, di sconfiggere i giapponesi. La guerra si era decisa alle Midway (4-6 giugno '42), allorché la distruzione della flotta nipponica aveva spalancato le porte all'invasione delle isole del Sol Levante, come e quando gli americani avessero voluto, completati i preparativi. E questi avevano subito un'accelerazione con la disfatta nazista consumatasi nei primi 4 mesi del '45, che permetteva finalmente di concentrare lo sforzo militare a Oriente. Né per gli americani si trattava di convincere i " musi gialli" ad un armistizio per trattare la pace. Al contrario, nonostante tutti i tentativi dei giapponesi, perseguiti anche tramite mediatori, erano gli americani a non voler trattare la pace. Per gli americani, prima della pace, doveva essere vendicato il proditorio attacco di Pearl Harbor (7 dicembre '41). E ciò non poteva avvenire senza un attacco altrettanto vigliacco, ma cento volte più pesante, a rimarcare le proporzioni reali dei contendenti. Quale scelta più felice di Hiroshima, nella cui baia l'ammiraglio Yamamoto aveva 4 anni prima brindato al successo del suo piano alle Hawaii? Insomma, lo strombazzato "maggior numero di vittime salvate" va calcolato non rispetto al fine della pace, che in Asia era a portata di mano da mesi (se non forse da qualche anno) senza quasi più colpo ferire, ma piuttosto al fine del riconoscimento di una potenza illimitata, passante attraverso l'umiliazione dell'avversario. A conclusione del suo discorso, Anscombe espresse la propria solidarietà al Censor del collegio di Santa Caterina (cui competeva redigere le motivazioni della laurea a Truman), per il pesante incarico di dover dimostrare che "un paio di massacri a credito di un tizio non sono una ragione sufficiente per negargli l'onorificenza; un ragionamento, forse, che non sarebbe stato bene accolto a Norimberga" e si scusò di non poter partecipare alla cerimonia di consegna del titolo: "Avrei paura di partecipare al rito, per l'eventualità che la pazienza di Dio finisse improvvisamente".
E' esattamente così. Purtroppo
La critica di una "grande filosofa" (?) allieva del criptico Wittgestein, nei confronti del presidente Truman, che diede ordine di bombardare con l'atomica i giapponesi.
Il principio che non bisogna uccidere l'innocente è giustissimo. Ma perché applicarlo solo nei confronti degli americani, forse che sono stati solo loro ad ammazzare i civili innocenti con i bombardamenti aerei? Se Truman era un "assassino" lo era anche il britannico maresciallo dell'aria Harris, che diresse le campagne di bombardamento britanniche in Italia e in Germania durante la guerra. Gli inglesi bombardavano in genere di nottte, gli americani di giorno. Molti bombardamenti furono fatti su obbiettivi civili, in modo deliberato. Ci furono cittadine e città annientate, ben lontane dal fronte. Il caso più famoso è quello di Dresda. Terribile fu il bombardamento inglese di Amburgo, con bombe al fosforo che continuavano a bruciare anche in acqua, il massacro fu spaventoso. Insomma, l'arma nucleare fece enorme impressione per le sue capacità distruttive apocalittiche e durature, non solo perché aveva sterminato popolazioni innocenti, prassi seguita da tutti i combattenti nella II gm, in modo ovviamente diverso. I più efficaci e spietati furono gli anglosassoni, anche perché avevano un'aviazione cosiddetta strategica (quella con i grandi bombardieri a lungo raggio) che le altre nazioni non avevano.
In Italia inoltre ma anche in Francia, l'aviazione alleata, che dominava il cielo, si dedicò al tiro al bersaglio su tutto quello che si muoveva. Mitragliavano tutto e tutti, a qualsiasi ora, usando caccia e caccia-bombardieri. Anche di notte. Di notte operavano in prevalenza inglesi e brasiliani con aerei britannici. Una forma di terrorismo, possiamo chiamarla.
Certo, sarebbe stato bello se Truman avesse fatto tirare la prima bomba su una spiaggia deserta, a scopo dimostrativo. Ma in tempi brevi gli americani ne avevano solo due. Ci fu forse anche l'azione della hybris, il desiderio di usare comunque quest'arma terribile, e di colpire in modo esemplare e definitivo l'odiato nemico giapponese, che aveva assalito a tradimento e infierito sui prigionieri di guerra americani, oltre ad essersi dimostrrato avversario coriaceo e formidabile.
La decisione fu comunque presa da poche persone, tutto il progetto era stato mantenuto incredibilmente segreto, anche a molti dei partecipanti nelle varie fasi. Bisogna anche tener conto della mentalità della cricca militarista giapponese, che anche dopo Nagasaki non voleva arrendersi e ci furono ribellioni, incidenti, uccisioni, suicidi. Questo per dire che una bomba usata a scopo dimostrativo sarebbe servita a poco.
Era meglio non usarla e avere il coraggio di far accettare la resa ai giapponesi in modo graduale. Ma il "modo graduale" significava, per i metodi americani e non solo, continuare a "piallare" il Giappone con l'aviazione, provocando forse milioni di morti civili. Le "fortezze volanti" arrivavano sulle città nipponiche anche a 5 o 600 per volta usando il fosforo e su città ancora costruite in gran parte di legno. Stavano già sperimentando il posteriore napalm. A Hiroshima i gesuiti si salvarono perché stavano in un edificio in muratura.
Bisognava non tirare la bomba e anche sospendere il massacro dall'aria, dando tempo all'imperatore di sistemare i militari ribelli. Ma il tempo premeva e Stalin si apprestava a dilagare nell'Estremo Oriente ex-giapponese, assalendo un Giappone ormai prostrato dalla disfatta...
L ' Italia deve essere grata a Truman.
Ma come, proprio a lui, "l'assassino di Hiroshima e Nagasaki", secondo la "grande filosofa" allieva di Wittgenstein? Calma e sangue freddo.
Truman veniva dalla gavetta al contrario di Roosevelt, della borghesia miliardaria che aveva studiato ad Harvard. Si era distinto Truman per correttezza e puntigliosità. Roosevelt gli aveva affidato l'ispettorato delle imprese impegnate nello sforzo bellico americano, un'opera imponente che a sua volta richiedeva una supervisione difficile e capillare, onestissima. Truman era onestissimo, fece rigare dritto gli industriali, facendo anche piazza pulita diverse volte.
Nominato vicepresidente, quando Roosevelt, malato da tempo, morì nell'aprile del '45, Truman si ritrovò presidente. Della bomba venne a sapere solo dopo esser diventato presidente.
Ma l'Italia che c'entra? C'entra che i francesi (gollisti) a guerra praticamente finita avevano occupato la Val d'Aosta e volevano tenersela tutta. Aspiravano anche alla provincia di Cuneo. Truman, come Churchill, non poteva soffrire De Gaulle, a causa dell'arroganza di quest'ultimo. Invitò pertanto i francesi a sgomberare. Cosa che inizialmente non fecero. Allora andò Truman per le spicce, minacciando di tagliare i rifornimenti all'esercito francese e i francesi sgomberarono. Tra le formazioni partigiane discese a valle e i francesi (gollisti) c'erano anche stati diversi "attriti". Ma comunque fu Truman a salvarci la Val d'Aosta.
Avrebbe lasciato fare il referendum in Alto Adige, come volevano gli austriaci, appoggiati da francesi e inglesi soprattutto, consegnandolo all'un tempo nazistissima Austria. L 'Alto Adige ci fu mantenuto da Stalin, che si oppose a sorpresa a quello che, fece dire, sarebbe stato un "premio al revanscismo tedesco". Ma sul fronte Est, dove Tito non voleva andarsene da Trieste, che aveva tenuto con le sue masnade per 40 giorni, sembra che sia stato ancora Truman ad imporre al sanguinario dittatore jugoslavo di levare infine le tende, minacciandogli azioni militari.
Truman era fortemente anticomunista e stimava Pio XII, che appoggiò. Era massone, come (sembra) anche Roosevelt : ma era anticomunista e conservatore mentre Roosevelt era un liberale di sinistra che credeva nell'evoluzione "democratica" del comunismo (la stiamo ancora aspettando, by the way). Erano massoni tutti e due ma con impostazioni politiche alquanto diverse.
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