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venerdì 1 agosto 2025

Newman Dottore della Chiesa: un riferimento per la fede tra ragione e coscienza

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Newman Dottore della Chiesa:
un riferimento per la fede tra ragione e coscienza


Ieri Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza Sua Eminenza il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, e ha ufficialmente confermato il parere affermativo espresso dalla Sessione Plenaria dei Cardinali e Vescovi circa il conferimento del titolo di Dottore della Chiesa Universale a San John Henry Newman. Questo gesto, compiuto nei primi mesi del pontificato di Leone, appare come un segno deliberato di rinnovamento che richiama una riflessione più profonda, non semplice celebrazione di un onore postumo.

Newman non è una figura del passato da collocare in una galleria di grandi menti; è una voce che continua a parlare con una forza sorprendente alla Chiesa contemporanea, proprio perché ha saputo affrontare le sfide del suo tempo senza spezzare il filo d’oro della Tradizione. Il titolo di Dottore della Chiesa non è un onore postumo ma il riconoscimento di un carisma dottrinale capace di illuminare il cammino del Popolo di Dio [denominazione conciliare del corpo mistico di Cristo -ndr] nei secoli.

Chi è Newman e perché la sua eredità è tanto incisiva? Convertito dall’anglicanesimo dopo un lungo e tormentato itinerario interiore, egli ha dato alla Chiesa cattolica una riflessione vigorosa sulla natura dello sviluppo della dottrina e sul ruolo della coscienza, affermando che «la coscienza è il primo vicario di Cristo» (Letter to the Duke of Norfolk). Parole che, se lette superficialmente, possono sembrare un’apertura al soggettivismo, ma che in realtà indicano un principio di realismo cristiano: la coscienza non è l’arbitrio dell’individuo, ma l’eco della verità divina nel cuore umano, voce che obbliga e orienta, purché formata alla luce della Rivelazione. In questo senso, Newman restituisce alla coscienza il suo posto autentico, lontano sia dal legalismo che dall’individualismo etico.

Un altro contributo che oggi appare urgente è la sua teoria dello sviluppo dogmatico. Nell’Essay on the Development of Christian Doctrine, Newman mostra che lo sviluppo non è mutazione, ma crescita organica, come un seme che diventa albero senza perdere la propria identità. In tempi in cui molti contrappongono tradizione e rinnovamento, il pensiero di Newman è un antidoto prezioso: non si tratta di rompere con il passato, ma di portarlo a maturazione, distinguendo ciò che è essenziale da ciò che è accidentale, con quella fedeltà dinamica che è tipica della vita della Chiesa. Papa Leone XIV, scegliendo Newman come Dottore, sembra voler richiamare con forza questo principio di continuità viva, così necessario per custodire la fede in mezzo alle tempeste ideologiche del nostro tempo.

Ma Newman non è solo il teologo dello sviluppo e della coscienza. Egli è anche il profeta della missione dei laici. In un’epoca in cui la Chiesa discute di sinodalità e corresponsabilità, le sue parole risuonano attuali: "I want a laity, not arrogant, not rash in speech, not disputatious, but men who know their religion, who enter into it, who know just where they stand, who know what they hold and what they do not, and who know their creed so well that they can give an account of it.", «Io desidero un laicato non arrogante, non agitato, ma ben istruito, consapevole della propria fede, che sa dove si trova e cosa possiede», (The Present Position of Catholics in England (1851), Lecture VIII). Non rivendicazioni di potere, ma maturità spirituale e dottrinale: ecco la via indicata da Newman, lontana tanto dal clericalismo quanto dalla democratizzazione della Chiesa. È una visione che potrebbe ispirare una vera riforma pastorale, radicata nella formazione, nella vita sacramentale e in una robusta identità cattolica.

C’è infine un tratto che fa di Newman un Dottore per il nostro tempo: il suo sguardo ecumenico [un ecumenismo sano, visto che il suo è un vero e proprio rientro -ndr]. Non quello del compromesso, ma della verità. Newman non ha rinnegato le radici anglicane per diventare cattolico: le ha trasfigurate, portandole a pienezza nella Chiesa di Roma. Il suo percorso dice che l’unità non nasce dall’annacquare la dottrina, ma dal riconoscere che la verità è una e che l’obbedienza ad essa è la sola strada per la libertà. In un’epoca segnata dal relativismo, questo è un messaggio dirompente e liberante.

La proclamazione di Newman come Dottore della Chiesa non è dunque un gesto ornamentale. È un segnale forte: la Chiesa non teme la ragione, non rifiuta il dialogo con la modernità, ma li assume in Cristo, nell’armonia della verità e della carità. Newman è il Dottore che insegna a coniugare fedeltà e intelligenza, tradizione e rinnovamento, autorità e coscienza, dottrina e vita. Il suo motto, Cor ad cor loquitur, «il cuore parla al cuore», è più che mai un programma: in un mondo che ha smarrito il linguaggio dell’anima, egli ci ricorda che la verità non è un concetto freddo ma una luce che scalda, un incontro che trasforma. Ecco perché oggi la Chiesa intera è chiamata a riscoprirlo, non per celebrare un anniversario, ma per aprire una stagione di pensiero e di santità in cui il cuore e la ragione tornino a parlare lo stesso linguaggio, quello della fede viva che illumina il cammino degli uomini.
don Mario Proietti

7 commenti:

Anonimo ha detto...

A mio modo di vedere, un errore.
Per quanto grande possa essere stato il card. Newman, i rapporti col prete segrerario Ambrose St John non sono stati mai chiariti, né possono esserlo in maniera definitiva.
Di sicuro certi passaggi delle lettere hanno dato scandalo, nel 2008.
Oppure si vuole creare il "cavallo di Troia"?
Cassiodoro

Anonimo ha detto...

"Il compimento finale della grazia avvenne per mezzo di Cristo. Conseguentemente coloro che erano più vicini a Cristo, sia prima, come san Giovanni Battista, sia dopo, come gli apostoli, conoscevano più pienamente i misteri della Fede". Questo è quanto scrive san Tommaso d'Aquino nella Summa (lo abbiamo letto solo ieri nell'articolo a proposito dei tradizionalisti restauratori).
Come si concili questo con la teoria dello SVILUPPO DOTTRINALE del buon Newman, Dottore della Chiesa, vorrei che qualcuno me lo spiegasse.
¥¥¥

Anonimo ha detto...

"La messa, celebrata in latino, è la stessa in tutto il mondo. Ovunque tu vada, la lingua è la stessa; e tale unità è di per sé un grande bene, molto più grande della semplice comprensione delle parole"

John Henry Newman, "Sull'uso della lingua latina nella Chiesa" (1859)

Anonimo ha detto...

È iniziato il digiuno della Dormizione della Madre di Dio nelle Chiese orientali.
Questa è una buona opportunità per noi di muoverci spiritualmente con la mente e il cuore dalla morte alla vita e dalla terra al cielo.
Abbiamo il modello perfetto della preghiera: la Madre di Dio, la Preghiera incarnata e la Regina della preghiera.
Seguiamo, come meglio possiamo, il cammino della colomba di Noè, sbattendo sempre più le ali del digiuno e della preghiera, cercando il bianco candido come la neve del pentimento e le dimore celesti.
Colei che è piena di amore e misericordia ricompenserà tutti coloro che osserveranno con umiltà e amore questo digiuno di due settimane in onore della Madre di Dio.
E il digiuno più gradito alla Madre di Dio è il digiuno dalla malizia, dall'orgoglio, dall'odio, dall'invidia, dal giudizio, dal pettegolezzo e dalla calunnia, perché queste sono le cose che più contaminano l'uomo e macchiano il cuore.
A tutti un digiuno benedetto e fruttuoso!
Santissima Madre di Dio, aiutaci!

Anonimo ha detto...

John Henry Newman, nemico eterno del liberalismo, sarà dichiarato Dottore della Chiesa (il 38°, per la precisione). Newman è spesso frainteso o tirato in ballo per sostenere posizioni progressiste. Qualsiasi lettura seria di lui dimostra che si tratta di sciocchezze. Se si legge semplicemente il Saggio di Newman sullo sviluppo della dottrina cristiana , si può notare che egli si oppone a qualsiasi tipo di evoluzionismo di nuove credenze (ovvero, il principio fondamentale del modernismo). Insiste sul fatto che qualsiasi nuova formulazione non debba entrare in conflitto o contraddire quanto insegnato in precedenza.

Uno sviluppo autentico, quindi, può essere descritto come uno che conserva il corso degli sviluppi antecedenti, essendo in realtà quegli antecedenti e qualcosa oltre a essi: è un'aggiunta che illustra, non oscura, corrobora, non corregge, il corpo di pensiero da cui procede; e questa è la sua caratteristica in contrasto con una corruzione... Una dottrina sviluppata che inverte il corso dello sviluppo che l'ha preceduta, non è un vero sviluppo ma una corruzione. ( Saggio, cap. 5)

Anonimo ha detto...

La persona del Card. Newman torna alla ribalta delle cronache. Senza eccedere da un lato o dall'altro e fuggendo da partigianerie assortite, lasciamo la parola a San Pio X.
Breve di San Pio X sull’ortodossia del Cardinale Newman https://www.radiospada.org/2024/08/breve-di-san-pio-x-sullortodossia-del-cardinale-newman/

Serge ha detto...

Qui, a mio parere, una lettura equilibrata: https://therevleon.substack.com/p/newmans-thought-critiqued