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mercoledì 14 dicembre 2022

Disordini e scontri a Bruxelles dopo la vittoria del Marocco sul Belgio ai Mondiali di calcio: un simbolo del fallimento della politica migratoria

Indice degli articoli sull'immigrazionismo.
Violenti scontri si sono registrati in Belgio, subito dopo la fine della partita Belgio-Marocco dei Mondiali di calcio, in Qatar.

I disordini sono scoppiati a Bruxelles, ad Anversa e Liegi, dove una stazione di polizia è stata presa d'assalto da circa 50 "giovani", e anche in diverse città dei Paesi Bassi. Al di là di questi episodi, il giubilo popolare nei quartieri di Bruxelles abitati prevalentemente da marocchini, soprattutto a Molenbeek, ha evidenziato che in queste zone l'identità marocchina è molto più forte di quella belga, anche se la maggior parte degli abitanti ha la doppia nazionalità.

Bisognerebbe essere ciechi e cercare di adattare la realtà all'ideologia della "convivenza a tutti i costi" per non vedere che i marocchini presenti in Belgio tifavano per la squadra marocchina e non per quella della loro "seconda patria". Alcuni giornalisti hanno provato a farlo, con titoli come "Non importa chi vince tra Belgio e Marocco, sarà una festa".

La festa si è svolta a Molenbeek, Anderlecht, Schaerbeek e a Bruxelles, comuni dove gli immigrati marocchini e i loro discendenti sono più numerosi rispetto alle comunità di altre popolazioni, inclusi i nativi belgi. Si poteva osservare l'entusiasmo di questi tifosi che suonavano il clacson ed esibivano le bandiere marocchine per le strade della capitale, a bordo delle loro auto con targa belga.

Per molti nativi belgi, questo spettacolo ha infranto il mito dell'integrazione nel Paese di accoglienza, forse perché i festeggiamenti possono essere sembrati eccessivi e persino indecenti per il Belgio, che ha consentito a questi marocchini di vivere in un Paese prospero e di beneficiare dei vantaggi del welfare state.

Le reti televisive non hanno mostrato le immagini di un uomo che rimuove una bandiera belga da un palazzo tra gli applausi della folla, né un'imponente concentrazione di centinaia di marocchini che ballano e cantano a due passi dalla Grand-Place di Bruxelles, bloccata da un cordone di poliziotti, con elmetti e manganelli, che impedivano loro di accedere al centro della città.

Secondo Statbel, l'istituto nazionale di statistica belga, il 46 per cento della popolazione di Bruxelles è ormai di origine extraeuropea (intesa come Unione Europea più Regno Unito) e solo il 24 per cento è di origine belga. I marocchini rappresentano il 7 per cento della popolazione del Belgio, ma il 12 per cento nella regione di Bruxelles-Capitale, la maggior parte dei quali ha anche la nazionalità belga. L'aumento del numero di marocchini in Belgio è stata esponenziale: erano solo 460 nel 1961; 39 mila nel 1970 e 800 mila quarant'anni dopo; un gran numero per un Paese di soli 11 milioni. A causa di questa evoluzione demografica e della facilità di acquisizione della nazionalità belga (in alcuni casi dopo tre anni di residenza senza altre condizioni), il Paese oggi conta 26 deputati regionali o federali di origine marocchina e diversi sindaci, i quali spesso incoraggiano il comunitarismo o "l'appartenenza alla propria comunità".

A Bruxelles, i marocchini superano le persone di origine belga nella fascia di età inferiore ai 18 anni; molte scuole sono frequentate esclusivamente da bambini di origine extraeuropea. In quelle scuole pubbliche dove i genitori possono scegliere le lezioni di religione, l'Islam è ora seguito dalla maggioranza degli alunni. Che si definiscano questi cambiamenti come "diversità" o come "grande sostituzione" poco importa; in pochi decenni, l'evoluzione è stata notevole e ha modificato il tessuto sociale delle città belghe.

L'hijab (il velo islamico) è sempre più presente ed è indossato dalla maggioranza delle donne in alcuni comuni. Durante il mese del Ramadan, in alcune zone, quasi tutti i negozi e i ristoranti sono chiusi durante il giorno. Il numero delle moschee sta esplodendo e tutte le correnti dell'Islam sono rappresentate a Bruxelles, dove le tensioni fra sunniti e sciiti, o anche fra marocchini e turchi, sono a volte alte, soprattutto in seno all'Esecutivo dei musulmani del Belgio, una struttura che il governo federale ha istituito per avere un unico interlocutore per la comunità musulmana, ma che è passata da una crisi all'altra.

Sebbene nelle Fiandre e in Vallonia sia vietata la macellazione degli animali senza previo stordimento, la lobby musulmana del Parlamento di Bruxelles è riuscita a bloccare una proposta legislativa in tal senso. Durante i processi o le elezioni, è frequente vedere donne che arrivano con i loro mariti e spiegano che non possono rivestire i panni di giurati o di assessori perché non parlano nessuna delle lingue ufficiali del Belgio, il che attesta una politica di integrazione totalmente fallita. Il "vivre ensemble" ("la convivenza") tanto elogiato dal mondo politico belga è un mito, con le comunità che vivono fianco a fianco, ma non si mescolano fra di loro. I marocchini sposano donne marocchine e i turchi convolano a nozze con donne turche, che solitamente essi portano in Belgio dai loro Paesi d'origine. Il ricongiungimento familiare è ora la principale fonte di immigrazione in Belgio, come in Francia.

In Francia, il passato coloniale del Paese
viene regolarmente evocato per giustificare la rabbia dei giovani nordafricani. È una spiegazione che non regge: episodi simili accadono in Belgio, un Paese che non ha alcun legame storico con il Nord Africa. Fu una convenzione del 1964 ad aprire la strada all'immigrazione economica, la cui esigenza è venuta meno da tempo, ma che continua all'infinito attraverso i ricongiungimenti familiari, che gli americani definiscono a ragione "migrazioni a catena".

La cosa più preoccupante è la negazione e la totale assenza di dibattito sui temi dell'immigrazione e dell'integrazione, soprattutto nella parte francofona del Paese. I media e i partiti politici non ne parlano. I tafferugli di domenica 27 novembre sono stati attribuiti dal sindaco di Bruxelles a "teppisti e farabutti", affermazioni che sono state riprese e diffuse senza alcuna accuratezza o analisi. Non viene più fatto alcun collegamento con un'eccessiva immigrazione, proporzionalmente maggiore di quella della Francia. Mentre in Francia e altrove in Europa è in corso un vivace dibattito attorno a questo tema, è come se il Belgio si fosse arreso, accettando il proprio destino di Paese multiculturale con una maggioranza musulmana nella capitale e occasionalmente una "nuova normalità" fatta di rivolte urbane, sparatorie e attacchi terroristici.

Alain Destexhe, editorialista e analista politico, è un ex senatore belga, già segretario generale di Médecins Sans Frontières / Medici Senza Frontiere. - Fonte

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Bisogna ormai riconoscere che il buonismo è un'arma di distruzione sia dei benefattori che dei beneficiati. Il ribaltamento ipocrita del bene in male è quasi completato. Stiamo assistendo al nostro suicidio/omicidio fiaccati, inebetiti da tutti i vizi e storditi da tutte le sirene.

Anonimo ha detto...

I servizi televisivi hanno scambiato l'informazione con l'indottrinamento e l'organizzazione del consenso

Anonimo ha detto...

Non c'è bisogno di andare in Belgio per vedere scene di questo tipo. Venite ad Ancona e vedrete che:
- ci sono quartieri (Archi e Piano) dove il 30-40% delle persone proviene da zone musulmane; in questi quartieri i negozi sono ormai in mano in gran parte agli stranieri e la maggior parte delle cose che trovi sono tipiche dei paesi arabi più che dell'Italia (macelleria halal e kebab in primis); in questi quartieri i pochi italiani rimasti si sentono praticamente degli ospiti
- in centro sempre più spesso si vedono persone non solo con il velo ma anche con i soli occhi scoperti (velo praticamente integrale)
Obiettivamente al momento non ci sono situazioni di tensione, ma quanto durera??????

Anonimo ha detto...

Altri disordini in Francia -e una vittima - dopo la vittoria dei Bleus sul Marocco. Non sanno nel vincere né perdere, tipico comportamento infantile.

Anonimo ha detto...

Più che altro, oltre al problema dell'immigrazione, il Marocco dovrebbe essere perseguito per i crimini commessi contro i separatisti del Sahara occidentale e con il supporto dei soliti paesi alleati di questo. Il Marocco è uno degli alleati più importanti degli USA e di Israele ed a cui questi paesi vendono armi e dal quale, per contro, ricevono sostegno internazionale. Come si sa, ci sono Paesi di serie A e di serie B,separatisti di serie A e separatisti di serie B.

Anonimo ha detto...

Qui nessuno è senza colpe, la corruzione ormai compra tutto e tutti senza vergogna alcuna, i disordini dopo la partita Francia Marocco sono stati violenti, ma contenuti abbastanza bene, Macron, che si trova in Katar per la finale, aveva fatto schierare 10.000 poliziotti nei punti nevralgici del paese,2.000 solo nell'Ile de la Cité, ça va sans dire, per domenica proibite manifestazioni, Champs Elyses blindati e inaccessibili, anche l'esercito è mobilitato, per sabato, finalina tra Marocco e Croazia, arbitro maghrebino, allerta massima in caso di non vittoria.......ma de che stamo a parlà?

Anonimo ha detto...

ETNOCIDIO CAZZULLIANO
"La Francia è oggi ciò che sarà l'Italia domani: un Paese multietnico. L'équipe finalista per la seconda volta consecutiva ha radici africane, arabe, berbere, caraibiche, filippine, tedesche, portoghesi, spagnole. Sono tutti francesi. Indossano la stessa maglia, cantano lo stesso inno, parlano la stessa lingua, si riconoscono nella stessa bandiera. Retorica? No, sudore, lacrime e gioia" (Aldo Cazzulo sul Corriere di ieri).

E' commovente. Insomma: gli italiani (lombardi, veneti toscani, umbri siciliani, ecc.) e i francesi (normanni, provenzali, bretoni , alsaziani, ecc.) non hanno pùi il diritto di esistere in casa loro, secondo Cazzullo. Che esalta un mondo falsamente multietnico e profondamente meticcio, dove tutte le identità, le tradizioni e le radici (in primis quelle cristiane e poi quella classiche) siano un lontano ricordo.
Dove non esiste più una cultura europea, una religione europea -quella cristiana- un'anima europea, e dove l'unica identità sarà quella di non averne nessuna. Dove gli uomini, tutti sradicati, siano uniti solo dal lavoro e dal consumo di massa.
Perchè solo il denaro regni come dio e come re.
Martino Mora

Anonimo ha detto...

L'egregio sig. Cazzullo ha dimenticato di dire una cosa fondamentale, sono tutti 'uniti' perché sono milionari o miliardari se preferite, straviziati e idolatrati, vivessero nelle banlieues senza leggi e fuori legge sarebbero duelli all'ultima coltellata o colpi di arma da fuoco, auto rovesciate e bruciate, negozi saccheggiati e stupri di ogni, ma forse lui non lo sa, porello........

Anonimo ha detto...

Ci sono anche i francesi discendenti dei celti, quelli discendenti dai romani, quelli discendenti dai franchi. Più le varie mescolanze dell’epoca.
Strano che l’illuminato sig. Mora non le richiami.
Capisco che per i druidi veder arrivare i romani a sistemarsi nelle loro terre sarà stato un bel colpo. Chissà, anche loro avranno pensato che non avrebbero più avuto il “diritto di esistere a casa loro”.
Sono ascendenze che oggi nessuno ricorda più. Chissà se il sig. Mora ha anche decretato quante generazioni devono passare perché i francesi possono chiamarsi francesi? Cinque? Dieci? Cinquanta?
Mirabile poi la chiusura del guazzabuglio di parole: per nascondere il razzismo (neanche troppo bene), ci si rifugia nell’uomo senza radici in balia dei mercati e del consumo.
Clap clap, sig. Mora, ma non credo che sia molto convincente.

Se volete giocare con le razze, mettetevi ad allevare i cani, visto che vi piace tanto dare il pedigree alle persone!