Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 15 gennaio 2023

Dominica secunda post Epiphaniam („Omnis terra“)

Sul ricchissimo simbolismo del miracolo di Cana vedi approfondimenti qui - qui.
Dominica secunda post Epiphaniam
(„Omnis terra“) 

Ps. 65, 4 - Omnis terra adóret te, Deus, et psallat tibi: psalmum dicat nómini tuo, Altíssime.
Ps. 65, 1-2 - Iubiláte Deo, omnis terra, psalmum dícite nómini eius: date glóriam laudi eius. Glória Patri…
Ps. 65, 4 - Omnis terra adóret te…

Sal. 65, 4 - Tutta la terra Ti adori, o Dio, e inneggi a Te: canti salmi al tuo nome, o Altissimo.
Sal. 65, 1-2 - Alza a Dio voci di giubilo, o terra tutta: canta salmi al suo nome e gloria alla sua lode. Gloria al Padre… Sal. 65, 4 - Tutta la terra Ti adori…
Il miracolo di Cana.
Il terzo Mistero dell'Epifania ci mostra la realizzazione dei piani della divina misericordia sul mondo, come pure ci manifesta una terza volta la gloria dell'Emmanuele. La Stella ha guidato l'anima alla fede, l'Acqua santificata del Giordano le ha conferito la purezza, il Banchetto nuziale la unisce al suo Dio. Abbiamo cantato lo Sposo che usciva radioso incontro alla Sposa; l'abbiamo sentito chiamarla dalle vette del Libano; ora che l'ha illuminata e purificata, vuole inebriarla del vino del suo amore.
Si è preparato un banchetto, un banchetto nuziale; la Madre di Gesù vi assiste; poiché, dopo aver cooperato al mistero della Incarnazione del Verbo, è giusto che sia associata a tutte le opere del suo Figliuolo, a tutti i favori che egli prodiga ai suoi eletti. Ma nel bel mezzo del banchetto viene a mancare il vino. Fin'allora la Gentilità non aveva conosciuto il dolce vino della Carità; la Sinagoga non aveva prodotto che graspi selvatici. Cristo è la vera Vite, come dice egli stesso. Egli solo poteva dare quel vino che allieta il cuore dell'uomo (Sal 103), e offrirci a bere di quel calice inebriante che David aveva cantato (Sal 22).
Maria dice al Salvatore: "Non hanno più vino". Spetta alla Madre di Dio far presenti a lui le necessità degli uomini, dei quali pure è la madre. Tuttavia, Gesù le risponde con una apparente freddezza: "Che importa a me e a te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora". Questo perché, in quel grande Mistero, egli avrebbe agito non più come Figlio di Maria, ma come Figlio di Dio. Più tardi, nell'ora che deve venire, apparirà agli occhi di quella stessa Madre, morente sulla croce, secondo l'umanità che aveva ricevuta da essa. Maria ha compreso subito l'intenzione divina del suo Figliuolo, e proferisce le parole che ripete sempre a tutti i suoi figli: Fate quello che vi dirà.
Ora c'erano il sei grandi recipienti di pietra, ed erano vuoti. Il mondo, infatti, era giunto alla sua sesta età, come insegnano sant'Agostino e gli altri dottori insieme con lui. In queste sei età, la terra aspettava il suo Salvatore, che doveva ammaestrarla e salvarla. Gesù ordina di riempire d'acqua i recipienti; ma l'acqua non era adatta per il banchetto dello Sposo. Le figure, le profezie dell'antico mondo erano quell'acqua; e nessun uomo, fino all'avvento della sesta età in cui Cristo che è la Vite doveva comunicarsi, avrebbe stretto alleanza con il Verbo divino.
Ma quando è venuto l'Emmanuele, egli non ha che una parola da dire: "Attingete subito". Il vino della nuova Alleanza, quel vino che era riservato per la fine, riempie esso solo i recipienti. Assumendo la nostra natura umana, natura debole come l'acqua, egli ne ha voluto la trasformazione e l'ha elevata fino a sé, facendoci partecipi della natura divina (2Pt 4,1); ci ha resi capaci di stringere l'unione con lui, di formare l'unico corpo di cui egli è il Capo, la Chiesa di cui è lo Sposo, e che amava da tutta l'eternità d'un amore così ardente che è disceso dal cielo per celebrare queste nozze con essa.
San Matteo, l'Evangelista dell'umanità del Salvatore, ha ricevuto dallo Spirito Santo l'incarico di annunciarci il mistero della fede mediante la Stella; san Luca, l'Evangelista del Sacerdozio, è stato scelto per istruirci sul mistero della Purificazione mediante le Acque; spettava al Discepolo prediletto rivelarci il mistero delle Nozze divine. Perciò, suggerendo alla santa Chiesa l'intenzione di questo terzo mistero, si serve della seguente espressione: Questo il primo dei miracoli di Gesù, ed egli vi manifestò la sua gloria. A Betlemme, l'Oro e l'Incenso dei Magi profetizzarono la divinità e la Regalità nascoste del Bambino; sul Giordano, la discesa dello Spirito Santo e la voce del Padre proclamarono Figlio di Dio l'artigiano di Nazareth; a Cana, agisce Gesù stesso e agisce da Dio: "Infatti - dice sant'Agostino - Colui che trasformò l'acqua in vino nelle idrie non poteva essere se non quello stesso che, ogni anno, opera un simile prodigio nella vite". Cosicché da quel momento - come nota san Giovanni - "i suoi discepoli credettero in lui", e cominciò a formarsi il collegio apostolico.

Messa
EPISTOLA (Rm 12,6 16). - Fratelli: Avendo doni secondo la grazia che ci è stata donata, chi ha la profezia (l'eserciti) secondo la regola della fede; chi il ministero, amministri; chi l'insegnamento, insegni; chi ha l'esortazione, esorti; chi distribuisce (lo faccia) con semplicità; chi presiede, con sollecitudine; chi fa opere di misericordia, con ilarità. La vostra carità non sia finta. Odiate il male; affezionatevi al bene. Amatevi scambievolmente con amore fraterno, prevenendovi gli uni gli altri nel rendervi onore. Non pigri nello zelo, ferventi nello spirito, servite al Signore. Siate allegri per la speranza, pazienti nella tribolazione, assidui nella preghiera. Provvedete ai bisogni dei santi; praticate l'ospitalità. Benedite quelli che vi perseguitano: benedite e non vogliate maledire. Rallegratevi con chi gioisce; piangete con chi piange, avendo gli stessi sentimenti l'uno per l'altro. Non aspirate alle cose alte, ma adattatevi alle umili.
La pace, che nel mondo dei santi è la caratteristica dei figli di Dio, costituisce parimenti l'unità della Chiesa, che è in essa, fin da questa terra, veramente Sposa. Per essa è un solo corpo, le cui diverse membra vedono conservata la loro molteplicità sotto l'impulso dell'unico vero capo, e le loro diverse funzioni ricondotte tutte, nella loro varietà, all'unica direzione, all'amore del Cristo Sposo. L'Epistola che è stata letta non ha altro oggetto se non di mostrarci l'impero della carità, regina delle virtù, le applicazioni di quella pace essenziale al cristianesimo, di specificarne in particolare le forme e le condizioni, di adattarne la pratica ad ogni situazione sociale, ad ogni circostanza della vita. Ed è tale l'importanza di queste considerazioni per la Madre nostra, la santa Chiesa, che essa vi ritornerà fra otto giorni, riprendendo, nella terza Domenica dopo l'Epifania, al punto stesso in cui lo interrompe oggi, il testo dell'Apostolo.
Prima delle sacre nozze, molto lontano dalla vita divina nella pace di Dio che esse apportano al mondo, vi era per il genere umano la divisione nella morte.
VANGELO (Gv 2,1-11). - In quel tempo: C'era un banchetto nuziale in Cana di Galilea e v'era la madre di Gesù. E alle nozze fu invitato Gesù coi suoi discepoli. Ed essendo venuto a mancare il vino, dice a Gesù la madre: Non hanno più vino. E Gesù a lei: Che ho da far con te, o donna ? L'ora mia non è ancora venuta. Dice la sua madre ai servitori; Fate tutto quello che vi dirà. Or c'erano lì sei idrie di pietra, preparate per le purificazioni dei Giudei, le quali contenevano da due a tre metrete ciascuna. Gesù disse loro: Empite d'acqua le idrie. E le empirono fino all'orlo. E disse ad essi: Ora attingete e portate al maestro di tavola. E portarono. Or come ebbe il maestro di tavola assaggiata l'acqua mutata in vino, che non sapeva donde venisse (ma lo sapevano i servitori che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: Tutti da principio pongono il vino migliore, e quando son già brilli danno l'inferiore; mentre tu hai serbato il migliore fino ad ora. Così Gesù fece il primo dei suoi miracoli in Cana di Galilea, e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui.
Meravigliosa sorte la nostra! Dio si è degnato, come dice l'Apostolo, di mostrarci le ricchezze della sua gloria su vasi di misericordia (Rm 9,23). Le idrie di Cana, immagini delle anime nostre, erano insensibili, e non destinate certo a tanto onore. Gesù ordina ai suoi ministri di versarvi dell'acqua; e già con quell'acqua le purifica; ma pensa di non aver fatto ancora nulla se non le riempie fino all'orlo di quel vino celeste e nuovo che si doveva bere solo nel regno del Padre suo. Così la divina carità, che risiede nel Sacramento d'amore, ci viene comunicata; e, per non venir meno alla sua gloria, l'Emmanuele che vuoi sposare le anime nostre le eleva fino a sé. Prepariamoci dunque per questa unione, e secondo il consiglio dell'Apostolo, rendiamoci simili a quella Vergine casta che è destinata a uno Sposo senza macchia (2Cor 11).

Preghiamo
O Dio onnipotente ed eterno, che governi il corso delle cose celesti e terrestri, accogli clemente le suppliche del tuo popolo, e concedi ai nostri giorni la tua pace.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 240-243)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ogni nostro peccato è già caricato sulle spalle di Gesù Cristo, Egli lo espiò per noi con i suoi dolori, perché raccolse su di Sé i peccati di tutti. In Dio questa dolorosa scena fu presente prima che si svolgesse sulla terra, ed è presente ancora dopo che s'è svolta; i peccati che consumarono gli uomini prima della Redenzione, furono espiati dal Redentore, come furono espiati i nostri peccati, perché il Verbo Umanato riparò la gloria di Dio manomessa dal peccato, pagò il prezzo di tutte le colpe, e dette a noi un tesoro di meriti per salvarci.

Il peccato dei primi uomini emerse quindi nell'eternità di Dio sulle spalle del Redentore, come emerge il nostro quando noi pecchiamo; il dolore che Egli soffrì sulla terra sbocciò come un fiore di passione nell'eternità di Dio prima che Egli soffrisse sulla terra, e sboccia anche ora che Egli è glorioso nel Cielo.
E' una verità di fede, delicatissima e sottilissima, ma è una grande verità. Dio perciò ha il suo Cuore sensibile, per così dire, nel suo Verbo Umanato e crocifisso; l'Uomo-Dio, nell'eternità di Dio dove tutto è presente e in atto, è glorioso e trionfante, ma è anche bambino, nascosto, operaio, adulto, appassionato, crocifisso.

E' in questa misteriosa valle del suo amore che confluiscono tutte le nostre miserie, ed è in questa Sacrosanta Umanità, perennemente appassionata, che in Dio si forma la pena e lo spasimo delle nostre colpe. Una tentazione ora vinta da noi, un peccato riparato e distrutto ora da noi, fu un vero sollievo per Gesù appassionato, poiché Egli raccolse le nostre colpe su di Sé nelle loro più piccole sfumature; questo sollievo, quando noi operiamo il bene, sboccia come un fiore nell'eternità di Dio, dove quella scena è attuale e presente.

La Genesi, don Dolindo Ruotolo

Anonimo ha detto...

Dio è infinitamente semplice, eppure nell'eternità le anime beate non si stancano mai di contemplarlo, perché Egli è sempre pieno di arcane sorprese per loro. Esse contemplandolo ne vivono e se ne arricchiscono; per la stessa visione beatifica hanno una maggiore luce per contemplarlo, e lo ammirano di più, crescendo in loro la conoscenza di Dio per il lume della gloria che ad esse lo svela.

Per questo, con profondissima espressione, la gloria eterna è paragonata ad un banchetto: l'anima non vede soltanto Dio, ma è satollata e nutrita da Lui; ogni sguardo che fissa in Dio è un alimento che la vivifica e che accresce la sua potenzialità nel contemplarlo; appena lo ha visto, già lo scorge in una maniera più profonda, e si accresce in lei il diletto e l'amore. Non è Dio che si muta, ma siamo noi che lo scorgiamo di più ad ogni accrescimento del lume della gloria. Noi siamo come piccoli pianeti intorno a quel sole divino; par che si muova il sole, ed invece siamo noi che ci moviamo. E' questo uno dei segreti più ammirabili della vita eterna, è quello che rende la felicità nutrimento dell'anima, è il banchetto nel quale ci viene dato Dio stesso come cibo di verità, di vita e d'amore. Guardandolo, l'essere nostro è vivificato e si dilata, l'anima nostra gode e s'accende sempre più di dolcissimo amore.

La Genesi, don Dolindo Ruotolo