Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 23 giugno 2023

Il fallimento della Traditionis Custodes

Nella nostra traduzione da Caminante Wanderer le ragioni del fallimento delle restrizioni di Bergoglio alla Messa antica. Indice degli articoli su Traditionis custodes e successivi.
Il fallimento della Traditionis Custodes

Una certezza attraversa i media cattolici, non solo tradizionalisti: la Traditionis custodes è fallita, e l'ultimo tentativo perpetrato dagli ideologi degli anni '70 per fermare la proliferazione della messa tradizionale, soprattutto tra i giovani, si è rivelato inutile. Non si tratta di un'affermazione volontarista; È la verifica dei fatti che può essere effettuata da chiunque abbia onestà intellettuale. Qualche giorno fa Jean Bernard, su La Croix è un quotidiano cattolico francese, organo non ufficiale della Conferenza episcopale di quel Paese e per nulla sospetto di tradizionalismo, ha scritto:  «La questione non è più se o quando il messale del 1969 sostituirà definitivamente la messa tradizionale. Come confermano chiaramente i risultati dell'indagine commissionata da La Croix sugli orientamenti dei giovani cattolici in Francia [vedi], non solo la Messa tradizionale non scomparirà, ma tutto fa pensare che continuerà a crescere, non solo in termini assoluti ma soprattutto in termini relativi, vista la progressiva riduzione di alcune parrocchie di rito ordinario».

E ciò che si osserva in Francia in maniera amplificata, accade anche nel resto del mondo. Abbiamo parlato qualche giorno fa dei pellegrinaggi di Nostra Signora del Cristianesimo in Spagna e in Argentina. E ci sono diocesi — ne conosco una in particolare — che prima della Traditionis custodes avevano una sola messa domenicale in rito tradizionale. Attualmente ne ha cinque, alcune quotidianamente. A questi dati deve aggiungersene un altro non meno rilevante ed è l'aumento esponenziale delle presenze alle messe celebrate dalla FSSPX, presente in tanti luoghi dove il clero diocesano è così disastrato da continuare ad insistere sulle fallite iniziative del tempo della cosiddetta "primavera della Chiesa".

E ancora una volta preciso: la verifica del fallimento di Traditionis custodes non è nei desiderata dei tradizionalisti. Lo stesso Papa Francesco, che di solito ha buon fiuto per la politica, è consapevole di questa situazione. Ricordiamo che verso la fine dello scorso anno si era diffusa una voce consistente secondo la quale il Dicastero del Culto Divino avrebbe già predisposto un documento che restringeva ulteriormente le possibilità di celebrare la Messa tradizionale, destinato soprattutto a soffocare gli ex istituti Ecclesia Dei... Inoltre, si parlava di una costituzione apostolica che avrebbe dato forma a questi divieti. Invece quando il 21 febbraio il Santo Padre ha ricevuto in udienza il cardinale Arthur Roche che giustamente si è presentato con l'obiettivo di ottenere la firma per la sua costituzione antitradizionalista,  è uscito solo con un rescritto in cui gli riconosceva ciò che già aveva. In questo blog abbiamo commentato la notizia e, a distanza di quattro mesi, il pontefice non ha avallato nessun altro provvedimento restrittivo alla liturgia tradizionale, non perché ne abbia un qualche apprezzamento, ma perché non intende esporsi ad un altro fallimento e, conseguentemente, all'indebolimento della sua autorità.

Di fronte a questa constatazione sorgono tre domande. La prima: perché è [Traditionis] è fallita? Perché la spiritualità vitale, genuina, l'energia della fede non può essere fermata dai colpi di un motu proprio o di rescritti. Sono stati soprattutto i più giovani ad aver contestato inconsapevolmente le disposizioni pontificie, e i vescovi non hanno la forza di opporsi. E non lo fanno, semplicemente perché non possono disprezzare migliaia di fedeli sani e sinceri quando le loro parrocchie e congregazioni religiose sono già entrate nell'agonia che precede la morte. Così come sarebbe inutile che il Papa di Roma, con tutta la sua autorità, stabilisse che le mele, invece di cadere dal melo quando sono mature, lo facciano quando sono verdi, o che Don Chisciotte, invece di innamorarsi di Dulcinea del Toboso, si innamori di Sancho Panza per essere al passo con la diversità dei tempi, niente di tutto ciò sarebbe accaduto. E oltre alla ragione metafisica dell'inutilità del volontarismo di fronte all'energia vitale, non si può ignorare il fatto che – Dio sia benedetto! – lo stesso papa Francesco si è preso la briga di minare l’autorità pontificia così sovradimensionata fin dal XIX secolo.

La seconda questione è il perché la promulgazione della Traditionis custodes sia stata un errore politico. In primo luogo perché mentre Summorum Pontificum permetteva ai vescovi un certo controllo sui danni che la liturgia tradizionale avrebbe potuto causare, proibirla e cercare di soffocarla, l'ha posta totalmente al di fuori del loro controllo. Faccio un esempio che ammetto sia sgradevole ma che è chiaro. Storicamente, le società cristiane hanno tollerato la prostituzione. I Re Cattolici, per placare i loro sudditi, incoraggiarono le autorità civili ed ecclesiastiche a creare bordelli municipali, e fu esercitato il controllo della prostituzione, con visite mediche per prevenire le malattie e tasse come il “reddito di lupanare” o “reddito di bordello”: “Non potendo lottare contro l'inevitabile, le autorità o chi per loro si assumeranno il compito di organizzare e controllare i bordelli delle città e dei loro abitanti”, determinarono i monarchi. In tal modo, il danno che qualcosa di indesiderabile ma inevitabile poteva causare era controllato. Altrimenti ci sarebbero stati stupri, adulteri, risse, malattie, ecc. Credo non sia necessario soffermarsi troppo sull'analogia con l'argomento in questione. I vescovi hanno perso il controllo e il male indesiderabile ma inevitabile della liturgia tradizionale si è diffuso in modo imprevedibile in gran parte dell'ambiente cattolico.

Infine, la verifica del fatto del fallimento di Traditionis custodes potrebbe indurre alcuni a credere che siamo alle porte di una nuova e vera primavera; che il rito romano tradizionale sarà ripristinato in tutti i templi cattolici e che si tornerà finalmente ai giorni gloriosi del "regno sociale" di Cristo. Credo di essere realista nell'affermare che nulla di tutto ciò accadrà. Il processo di dissoluzione di quello che fu il cristianesimo è irreversibile. La Chiesa, chiunque sia il prossimo Sommo Pontefice, continuerà con i suoi discorsi ambigui e i suoi atteggiamenti leziosi sempre più scandalosi con il mondo, e la liturgia manipolata da Paolo VI continuerà ad essere la liturgia ufficiale della chiesa ufficiale. Tuttavia, i germogli verdi che indicano la vita rinnovata della liturgia tradizionale, garantiscono che i piccoli falò attorno ai quali si raduneranno i fedeli cattolici quando le tenebre saranno calate sul mondo, continueranno ad ardere. E forse, un giorno, le persone cominceranno ad avvicinarsi a quelle luci e il Vangelo tornerà a permeare i loro cuori.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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8 commenti:

Anonimo ha detto...

La crisi della Chiesa Cattolica è gravissima, ma non credo che ne usciremo con le reazioni scomposte o brandendo le spade. L'agitazione disperde le forze e non centra mai il bersaglio."Contemplari et contemplata aliis tradere": ecco, questo motto della famiglia domenicana può indicarci una strada più fruttuosa. E dovrebbe essere l'ideale di tutti i cristiani, non solo dei religiosi, che vivono nel mondo.
Cit. Domenico Condito

Anonimo ha detto...


# Nota stonata nell'articolo: dire che il ruolo del Papa è stato "sovradimensionato" nel XIX secolo (penso si alluda alla proclamazione del dogma dell'infallibilità, durante il Vaticano I).
Un'affermazione del genere non può passare come se enunciasse un'ovvia verità: andrebbe dimostrata, in ogni caso.
Ci sono poi troppe profezie sul carattere irreversibile della crisi della Chiesa. La crisi è gravissima, ma che sia "irreversibile" come facciamo a dirlo noi semplici fedeli?
Si ha la sensazione di vivere addirittura alla fine dei tempi, data la spaventosa crisi morale che sta infierendo in tutta l'umanità.
Però questa sensazione è personale solamente.
Se siamo veramente alla vigilia della fine, non lo sappiamo.
Che questa sia la crisi finale della Chiesa, pure non lo sappiamo.
Lo temiamo, ma non possiamo esserne certi.

Anonimo ha detto...

Tuttavia "i profeti di sventura" di roncalliana memoria avevano ragione!

Anonimo ha detto...

Sarà, ma io vedo un gran deserto. qui a Cremona mi pare non ci sia più nemmeno quel poco che c'era
Alberto Lacchini

Anonimo ha detto...

Su Riposte laïque :

Notre-Dame de Paris : du mobilier Vatican II pour plaire aux touristes !

Un articolo importantissimo con immagini, che i lettori di Chiesa e post concilio dovrebbero assolutamente conoscere (se fosse possibile, sarebbe bello vederlo pubblicato quassù in lingua italiana).
Ho così commentato su R. L. lo scempio:
Un musée des horreurs, expression parfaite de la "religion universelle" maçonnique de la secte conciliaire.

Aloisius ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Quando la bufera imperversa sotto un cielo ostruito da nuvole impregnate di piombo e fumo di carbone, l’anima che ha fiducia in Dio non desiste.
Quando le cateratte del cielo si schiudono facendo strabordare fiumi di pioggia, l’anima che prega Dio non demorde.
Quando anche tutti dicessero che non c’è speranza alcuna a cui aggrapparsi, l’anima che spera in Dio confida pienamente nell’Onnipotenza dell’Altissimo.
In tutte le prove della vita l’anima che non si arrende e, con fiducia soprannaturale, crede nell’intervento di Dio vedrà la gloria del Signore trionfare sulle apparenti irreparabili conseguenze che satana aveva spacciato per inesorabili sue vittorie.
RB

mic ha detto...

Per curiosità, stamattina, ho visto la messa in diretta su Rai Uno dalla Cattedrale di Concordia Sagittaria (Ve) ed ho notato che l'età media dei partecipanti era molto alta.... frequentando ogni tanto le Messe in Latino lo scenario non è così.... speriamo sia un segnale forte per il futuro e le gerarchie vaticane....
Cit. Walter Vida