Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 15 giugno 2023

Profondo malessere tra il papa e i vescovi italiani

Nella nostra traduzione da Riposte Catholique apprendiamo che il Papa ha chiesto che il dialogo con i vescovi si svolgesse al riparo da orecchie indiscrete e ha elencato, alla maniera gesuita, i tre punti che più gli stanno a cuore nel confronto con l’episcopato italiano.

Profondo malessere tra il papa e i vescovi italiani

Il 22 maggio si è svolta in Vaticano la 77ª Assemblea plenaria dei vescovi d'Italia, che ha riunito papa Francesco e circa 200 vescovi che compongono la Conferenza episcopale italiana (CEI). Questa riunione a porte chiuse, dal 22 al 25 maggio, ha vissuto un'atmosfera pesante, fatta di rimproveri del Santo Padre, e di resistenza al sinodo. Il papa ha ricordato ai vescovi che è necessario un cambio di mentalità e ha chiesto loro di adottare “uno stile nuovo”, in riferimento al “cammino sinodale”, nonché di “non rinunciare mai alla carità”.
Nella sua edizione del 2 giugno, il vaticanista Filippo Di Giacomo consegna la sua versione:
“Papa Francesco ha infatti improvvisato alcune riflessioni che il segretario generale della Cei, mons.Giuseppe Baturi, ha riassunto sottolineando “l'urgenza di un nuovo slancio evangelizzatore che passi attraverso una testimonianza credibile”. »
Il romano pontefice ha letteralmente “consegnato” (sic) ai membri della Cei, riferendosi alla rinfusa al loro “rapporto malsano con il denaro”, rimproverando loro “inerzia” nella gestione di certi seminari ritenuti “eccentrici e difettosi” e deplorando di non «tenere sufficientemente conto» delle sue esigenze.
Il giorno successivo, il cardinale Matteo Zuppi – presidente della Cei – ha presieduto la sessione. Ha sottolineato la necessità di correggere "l'eccesso di burocrazia" esistente all'interno dell'episcopato, lamentando tra l'altro la "resistenza" di molti sacerdoti diocesani al cammino sinodale...
Il vaticanista de La Repubblica sottolinea:
“Che il clero sia esasperato lo sanno tutti, ma nessuno osa puntare il dito sulla vera causa.»
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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11 commenti:

Angheran70 ha detto...

Il gesuitismo è finito, il fallimento dei suoi presupposti consistenti nello "storytelling" imposto a vescovi e sacerdoti al posto del sano insegnamento cattolico è sotto gli occhi di tutti. Prima o poi si chiuderà questa pagina di non senso pompato dai media, nel disinteresse più totale dei fedeli, e al mondo cattolico verrà donata una guida sicura. Una guida colta e benevola che dialogherà col mondo senza cedimenti, rimettendo al primo posto la verità e la bellezza, facendo risplendere la grandezza della visione cattolica.

Anonimo ha detto...

È vera la notizia che JMB vuol santificare B. Pascal?

Anonimo ha detto...

"È vera la notizia che JMB vuol santificare B. Pascal?"

Sinceramente mi preoccuperei maggiormente di altre "canonizzazioni". Don Milani, tanto per fare un esempio, ma la lista è lunga: Giorgio La Pira, don Tonino Bello ecc...
I nuovi"santi" devono essere vaticansecondisti e politicamente corretti.
Così è se vi pare

Anonimo ha detto...

Non si preoccupi Bergoglio! I vescovi italiani sono tutti zitti e allineati!! Basta vedere come vestono!! Tutti in pantaloni stile luterano per compiacerlo!!

Anonimo ha detto...

beh si sarà lamentato dei seminari troppo cattolici per i suoi standard... vedi la visita apostolica a Milano

Anonimo ha detto...

OT Mons. Gaenswein è stato sollevato dall'incarico che ricopriva in SCV e tornerà senza alcun titolo a Friburgo.

Memento ha detto...

FALSE E VERE SOLUZIONI
Matteo D'Amico su vitis vera

...Dalla crisi spaventosa in cui si trova da sessant’anni la Chiesa si uscirà solo con queste azioni:

1-Riconoscere che il Vaticano II non può essere il fondamento di nessun tipo di formazione sacerdotale, sia per i gravi errori che contiene, sia per la vaghezza e l’inconsistenza dei suoi documenti; far cessare al più presto, in particolare, la tragica farsa del dialogo ecumenico con i non-cattolici, con gli ebrei e con le altre religioni.

2-tornare con decisione alla celebrazione solo con il Messale di San Pio V, tornare cioè alla Santa Messa di sempre, senza incertezze e senza tatticismi;

3-riformare ab imis i seminari, reintroducendo una severa disciplina al loro interno e l’abitudine a una profonda vita di pietà e a un grande raccoglimento spirituale, mettendo al centro sia dell’insegnamento della filosofia, che della teologia il pensiero di san Tommaso. Abituare lentamente i seminaristi al silenzio e alla meditazione escludendo televisioni, computer e telefonini dai seminari.

4-Comprendere che prima e più dei sacerdoti sono i vescovi a dover tornare a una sincera e profonda vita di pietà, divenendo vivo esempio di santità e di dedizione alla Chiesa per i loro sacerdoti. Ciò non sarà possibile senza liberare i vescovi dalla trappola democratico-totalitaria delle Conferenze Episcopali, che tolgono loro ogni responsabilità e ogni vera autonomia.

Non ci sono scorciatoie per uscire dalla catastrofe che da decenni sta colpendo il clero cattolico e anche a partire subito con le riforme necessarie -che solo un papa veramente santo potrebbe avere la forza di lanciare- occorrerebbero decenni per riparare i guasti che sono stati prodotti dalla rivoluzione conciliare. Ma a Dio, non dimentichiamolo mai, niente è impossibile. Questa è l’ora della speranza e della preghiera, o non è niente.

Felice ha detto...

Anonimo delle 14.30: dire che il (morente) Seminario di Milano è troppo cattolico significa o non conoscere nulla del Seminario di Milano o non conoscere nulla del Cattolicesimo. Tertium non datur-

Pino ha detto...

Dobbiamo pregare affinché sia veramente così come dice lei, altrimenti, per riparare ai danni prodotti da questo pontificato ci vorrebbero 100 anni, 5 Papi cattolici in successione, una cinquantina di encicliche di retta dottrina, il rinnovo dei vertici di tutti i Dicasteri Pontifici, un cambio di guardia nelle Accademie Pontifice e in tutte le facoltà teologiche e, infine, un Concilio che cancelli l'era bergogliana.

Anonimo ha detto...

Non era preoccupazione, in verità era ironia pensando alle Lettere provinciali di Blaise Pascal che hanno per oggetto i Gesuiti ed il loro lassismo.
Leggo su Wikipedia che il primo a proporre la beatificazione di Pascal fu Scalfari, direttore di Repubblica, al tempo di Ratzinger, proposta citata e/o ripresa da JMB in un secondo tempo.

Anonimo ha detto...

In teoria sarebbe anche vero che per riparare i danni prodotti da questo pontificato ci vorrebbero tante belle e sante persone ai vertici ,ed anche alla base,della Chiesa e tanto tempo.Però è difficilissimo prevedere l'avvenire di una così grande organizzazione.Io non sarei così pessimista anche perchè clero e fedeli si rendono facilmente conto che col CV2 si è imboccata una strada senza uscita.Poi noi parliamo della situazione attuale della società in cui viviamo e della Chiesa ma tutto può cambiare all'improvviso ,in peggio ma anche in meglio.