L'ennesimo sacerdote che paga con l'allontanamento la sua fedeltà alla Tradizione. E i fedeli subiscono. Speravamo che questa nefanda cronaca cambiasse col nuovo papa; ma finora nessun segnale...
Brusimpiano saluta don Nicolò Casoni: “Grazie per la tua fedeltà”
Domenica 27 luglio l’ultima celebrazione del sacerdote, don Nicolò Casoni, che ha scelto di rimanere fedele alla Messa antiquior. Una folla commossa lo ha accompagnato nell’addio alla parrocchia sul Ceresio.
Stava istruendo anche quattro seminaristi; come sempre quando si dice regolarmente la Messa Vetus Ordo ed ho constatato personalmente in altri casi, spuntano fuori dei giovani che vogliono farsi sacerdoti. Il vescovo del luogo – senza seminaristi – ha ordinato a al sacerdote di celebrare la Messa sciatta e misera detta “nuova”. Poi l'ha cacciato; il che significa anche togliergli il modesto emolumento, il mezzo di sussistenza.
Il giornale locale riporta la notizia nei seguenti termini:
Domenica 27 luglio l’ultima celebrazione del sacerdote che ha scelto di rimanere fedele al Vetus Ordo. Una folla commossa lo ha accompagnato nell’addio alla parrocchia sul Ceresio.
Un addio carico di emozione quello vissuto oggi, domenica 27 luglio, a Brusimpiano, dove don Nicolò Casoni ha celebrato le sue ultime Messe da parroco della comunità. Una folla commossa – almeno trecento persone alle 10,30 – ha voluto stringersi attorno al sacerdote che in questi anni ha rappresentato una presenza discreta, ma profondamente radicata nella vita religiosa del paese.
Con la fine del mese, si conclude il suo servizio pastorale nella comunità. Don Nicolò lascia l’incarico in seguito a una scelta che ha segnato profondamente il suo cammino spirituale: la decisione di non celebrare più la Santa Messa secondo il rito riformato (Novus Ordo), scegliendo invece di restare fedele alla liturgia tradizionale in latino, il cosiddetto Vetus Ordo ambrosiano, secondo il messale di San Pio V. Una scelta coerente, ma che gli è costata cara, portandolo – non senza dolore – a rinunciare alla guida della parrocchia. Così ha voluto l’arcivescovo Mario Delpini, che pure di don Nicolò è stato, a suo tempo, rettore in Seminario a Venegono.
Una testimonianza di preghiera
Dal cuore della comunità parrocchiale arriva un messaggio di gratitudine: “Con cuore grato, desideriamo rivolgere a don Nicolò un pensiero di saluto e riconoscenza per la sua presenza tra noi in questi anni e per la testimonianza viva di preghiera che ha offerto. La sua fedeltà al Signore e la sua dedizione sono state un sostegno nel cammino della fede”.
Molti tra i presenti hanno voluto ringraziare personalmente il sacerdote, sottolineando la sua sobrietà, la profonda spiritualità e il legame autentico con la comunità. L’ultimo “Deo gratias” della celebrazione ha risuonato come un commiato semplice ma potente, accompagnato da più di qualche lacrima.
Il futuro della parrocchia
Nel frattempo, la guida della parrocchia sarà affidata a don Claudio Lunardi, decano della Valceresio e parroco di Arcisate, Brenno e Induno, che ricoprirà l’incarico di amministratore parrocchiale. Per il supporto pastorale sarà presente anche don Franco Bonatti, vicario referente per le comunità di Cuasso e Cavagnano. Previste soltanto due messe alla settimana, al mercoledì e alla domenica. Un notevole cambiamento, per un paese abituato alle tante – e partecipate – celebrazioni sotto la guida di don Nicolò.
La comunità di Brusimpiano resta ora in attesa di una nuova fase, consapevole però di quanto forte sia stato il segno lasciato da don Nicolò: un sacerdote capace di mettersi in gioco con coraggio e con fede, anche a costo di sacrificare il proprio ruolo per rimanere fedele a ciò in cui credeva.
16 commenti:
E' la Chiesa conciliare e sinodale, signori!
Tutta strette di mani, chitarre e mandolini, wurstel e tulipani (tedeschi e olandesi sono all'avanguardia) e, tra inchini e baciamani, le pretesse saranno il prossimo tsunami.
¥¥¥
Sant'Ambrogio, San Carlo... Più recentemente il card. Schuster, il card. Montini e anche il card. Martini, che pur da modernista era un gigante di sapienza evangelica e di cura per il gregge e che certe "bravate" (nella diocesi che fu di Manzoni) non le fece.
Mons. Delpini è l'eco in diocesi ambrosiana dell'era di Bergoglio nella Chiesa Cattolica: un sedicente accogliente, circondato di aiutanti subito ringalluzziti dall'ideologia che li pervade e capaci di riportare le cose in modo da perseguire i propri intenti politici.
La diocesi della Madonnina è un sabato santo: il venerdì è passato già.
Risorgeremo per Cristo, con Cristo e in Cristo. Se ne vedono già tutti i segnali a disdoro di chi, da pastore, non si è nemmeno accorto del disagio (e del fastidio) delle pecore.
"Speravamo che questa nefanda cronaca cambiasse col nuovo papa; ma finora nessun segnale..."
Al momento sembra la prova provata che il Papa non conta piu' niente,
se non per l'immagine, perche' nell'attuale panorama molti vescovi fanno
e disfanno come vogliono.Evidentemente, forse, il direttore dell'orchestra
si trova altrove.
Come indicato da molti è tempo che le comunità mostrino, con serenità e pacatezza, gli errori della gerarchia senza piegarvisi.
Ci sono due grandi realtà nella messa, che sono il sacrificio e il sacramento. Queste due grandi realtà si realizzano nello stesso istante, nel momento in cui il prete pronuncia le parole della consacrazione del pane del vino. Quando ha terminato le parole della consacrazione del prezioso sangue, il sacrificio di Nostro Signore è realizzato e Nostro Signore è in quel momento pure presente, il sacramento di Nostro Signore è anch'esso lì. (...) Questa separazione mistica delle specie del pane e del vino realizza il sacrificio della messa. Dunque, queste due realtà sono realizzate dalle parole della consacrazione. Non si può separarle. Ed è ciò che hanno fatto i protestanti; hanno voluto solamente il sacramento senza il sacrificio. Non hanno né uno né l'altro, né il sacramento né il sacrificio. E questo è il pericolo delle messe nuove. Non si parla più del sacrificio; sembra che si prescinda dal sacrificio. Non si parla più che dell'Eucarestia, si fa una «Eucarestia», come se non vi fosse che un pasto. Si rischia bene di non avervi più né l'uno né l'altro. E' molto pericoloso. Nella misura che il sacrificio scompare il sacramento scompare anch'esso, perché ciò che è stato presentato nel sacramento, è la vittima. Se non c'è più il sacrificio, non c'è più vittima.
“Se non c’è più il Sacrificio, non c’è più la Vittima”: parole pesanti ma logicissime, secondo fede. Senza inoltrarci in delicatissime considerazioni sacramentarie, possiamo tranquillamente dire che almeno nel vissuto dei cristiani si è proprio provocato questo: l’offuscamento del carattere sacrificale della Messa ha fatto perdere la coscienza della presenza sostanziale di Cristo nel Sacramento.
A MESSA ANTICA corrisponde la sottolineatura e del Sacrificio propiziatorio e della presenza sostanziale di Cristo nell’Ostia Santa.
A MESSA NUOVA corrisponde la sottolineatura del banchetto eucaristico, della santa comunione e... guarda caso... la quasi scomparsa dello spirito di adorazione.
Esattamente 150 anni fa, il 6 agosto 1875, il grande presidente ecuadoreo Gabriel García Moreno, molto probabilmente il più grande politico cattolico moderno e colui che portò il testimone più perfetto del regno sociale di Gesù Cristo, veniva assassinato sulle scale della cattedrale di Quito, la capitale città dell'Ecuador. Nonostante molte riforme "liberalizzatrici" per il suo Paese, il suo conservatorismo controrivoluzionario è stato un costante irritante per gli elementi anticlericali e massonici che hanno tramato la sua morte.
Che il presidente fosse un santo cattolico è difficile da contestare. In particolare, da notare la centralità della Santa Messa alla sua vita. Leggi di più nel mio articolo questa settimana su NLM.
https://www.newliturgicalmovement.org/2025/08/150th-anniversary-of-martyrdom-of.html
Sul blog di Valli scrivono che ora celebrerebbe al santuario mariano di Ardena (che nonostante sia a poche centinaia di metri da lì, fa parte della diocesi di Como), sempre a ridosso del confine con la Svizzera.
Diciamo la verità: se allontanano i sacerdoti "ortodossi", intendo quelli che celebrano secondo la liturgia Vetus Ordo, si deve andare alla Fsspx, cosa non semplice oltretutto, considerato che, per esperienza, posso dire sia difficile trovare posto in chiesa, dato che è mediamente strapiena la domenica (per tale ragione l'ho evitata ultimamente). La Fsspx del resto, a fronte di cappelle e non di vere e proprie chiese di cui dispone, ha dovuto sostenere una crescita esponenziale di fedeli negli ultimi anni, per cui o raddoppia le messe domenicali oppure taluni restano fuori e fanno fatica a seguire la Messa e quelli che sono dentro la Chiesa sembrano stipati come sardine.
Vi sarebbe anche l'opzione dei Sedeprivazionisti di don Ricossa, che non ho ancora sperimentato.
Un'altra opzione potrebbe essere quella delle messe private. E qui, a fronte di tante parole e non di fatti, servirebbero OPERE, quelle che, come ha ricordato don Alberto Secci domenica, sono diventate sempre più rare. Bisognerebbe creare delle realtà in contesti adeguati, di proprietà di qualche fedele benestante, dove i fedeli "ortodossi" possano riunirsi la domenica e assistere alla messa celebrata dal sacerdote "ortodosso", all'uopo reperito. Creare delle realtà private, almeno una per provincia.
'Dopo quattordici anni di ministero nella piccola parrocchia di Brusimpiano, affacciata sulle rive italiane del lago di Lugano, don Nicolò Casoni ha lasciato la sua comunità. Lo ha fatto in accordo con l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ma non senza amarezza. Alla base della scelta c’è un punto di rottura ormai evidente: l’inconciliabilità tra il rito “di sempre” – quello secondo il messale di San Pio V – e il nuovo rito nato dal Concilio Vaticano II". La Chiesa “grande, aperta e accogliente” caccia don Nicolò Casoni: se ne va il prete della Tradizione - https://www.laprovinciadivarese.it/la-chiesa-grande-aperta-e-accogliente-caccia-don-nicolo-casoni-se-ne-va-il-prete-della-tradizione-384112/
Se consideriamo il Concilio senza considerare la riforma liturgica, possiamo parlare di un'ermeneutica della riforma nella continuità e di un'altra della rottura. Tuttavia, se consideriamo la riforma liturgica promossa da Paolo VI, essa dimostra impietosamente che gli autori dell'ermeneutica della rottura furono i maestri del Concilio. La Nuova Messa è l'espressione perfetta della rottura.
Fuori tema.
"Ciò che accade in Italia a politici e personaggi del governo Meloni è solo un anticipo dell'oppressione che i progressisti preparano per il ritorno al potere", scrive Volontè in un suo intervento odierno in NBQ sull'involuzione dittatoriale del Brasile di Lula, il sempreverde social comunismo, ora in stile venezuelano.
Guardate al Brasile, guardate a ciò che accade nella democratica Polonia, all'annullamento delle elezioni in Romania, al dirigismo antidemocratico UE, alla deriva anticristiana e filoislamica in atto nella GB di Starmer e guardate al "Russiagate", il più grande scandalo nella storia americana dopo il Watergate. Tutto si tiene.
La vera motivazione del provvedimento è che questo valente e coraggioso sacerdote aveva presso di sé alcuni giovani e li stava formando a diventare sacerdoti in linea con la Tradizione. Una cosa scandalosa, in una diocesi che ha visto ridursi le sue vocazioni sacerdotali di pari passo con gli stravolgimenti post-conciliari, e ancora di più in maniera estrema negli anni infausti bergoglioni.
Mi sembra però una cosa strana che il sacerdote ora venga mandato ad Ardena, che appartiene ad un'altra Diocesi, pur essendo appena sopra il paese di Brusimpiano. Accordo fra i due vescovi? Incardinamento forzato nella Diocesi di Como? O semplice "imprestito", in modo che il sacerdote possa ancora celebrare VO ma non abbia più i locali per ospitare i suoi "seminaristi"?
A pensar male si fa peccato... ma non si sbaglia mai.
Che ci si accanisca contro la Messa antica celebrata in un paese del tutto periferico come Brusimpiano, sperso nei meandri del lago di Lugano parte italiana, è la dimostrazione della assoluta utopicita' dell'opzione "riserva indiana" cara ad alcuni tradizionalisti moderati. Più realistica l'opzione "catacombe".
Anche I fedeli e le S. Messe dell'Istituto Mater Boni Consilii (don F. Riscossa) sono aumentati (per es. a Modena si celebrano due S. Messe). Concordo per riguardo alle "realtà private", ma le assicuro per mia esperienza che sono sempre esistite, anzi sono il fiore all'occhiello del fronte della Tradizione, almeno dei primissimi tempi seguenti le riforme liturgiche. Vi erano persone generose che ospitavano la celebrazione della S. Messa e dei Sacramenti, il celebrante e i fedeli. Come non ricordare le S. Messe nel minuscolo salotto della signorina Ida Samuel, a Bologna, o nella cappellina di Villa Senni Buratti, a Maranello (MO)! Per avere la S. Messa si faceva di tutto, e, soprattutto, si percorrevano tanti km. Ma è ancora così. I tentativi di scompaginare il fronte della tradizione tramite indulto, motu proprio, belle chiese, cascate di pizzi e pezze di damaschi non ha funzionato del tutto, perché non tutti si sono abbassati al ricatto della gerarchia conciliare: vi concediamo S. Messa e belle chiese se accettate il Concilio Vaticano II. Ora, quando si tratta di Gesù, della Religione nessun compromesso è possibile. Che il Signore continui ad ispirare nei fedeli tanta generosità, affinché continuino a fiorire "realtà private" come nel passato!
Cor Jesu, adveniat regnum tuum. Adveniat per Mariam.
Errata corrige
I tentativi... non HANNO funzionato del Tutto.
Lo smartphone...
"...il card. Martini, che pur da modernista era un gigante di sapienza evangelica e di cura per il gregge e che certe "bravate" (nella diocesi che fu di Manzoni) non le fece."
Non sarei cosi buonista verso il card. Martini. Ai suoi tempi abitavo a Milano e ricordo le sue "persecuzioni" verso gruppi ecclesiali ortodossi e il suo convinto sostegno all'Azione Cattolica ereticale lazzatiana. Di Messa antica nessuno parlava ai tempi e i lefebvriani non erano presenti in diocesi né si profilavano all'orizzonte.
Ricordo anche l'ambiguo e mefistofelico sostegno del cardinale gesuita alle tante battaglie del progressismo sinistrorso, così come le sue Lectio tenute in Duomo che sottoscrivevano le esegesi protestanti e moderniste della Sacra Scrittura, con particolare applicazione del famigerato metodo storico-critico.
Dunque, sotto tutti gli aspetti, non si può che dare un giudizio estremamente negativo del cardinale, fino agli infausti anni dell'emeritato, quando se apriva bocca e convocava i giornali era per invocare un Vaticano III che aprisse ai preti sposati, alle donne prete, alla comunione ai divorziati risposati, alla dolce morte e compagnia bella, tutte cose poi realizzate dal suo compagno gesuitico Il Bergoglione Primo.
Non dimentichiamo infine la sua convinta appartenenza alla Mafia di San Gallo.
Requiescat in pacem.
E intanto i vescovi della Marche concelebrano con una pastora!! E nel Santuario di Loreto!!
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