Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 27 febbraio 2016

Mons. De Galarreta: «Penso che il papa giungerà ad un riconoscimento unilaterale»

Mons. de Galarreta ha tenuto una conferenza a Bailly, vicino Versailles, il 17 gennaio 2016. Egli vi ha esposto la situazione attuale della Chiesa ed ha informato gli uditori sullo stato presente delle relazioni fra Roma e la Fraternità San Pio X.
Mons. de Galarreta diresse la commissione di teologi della Fraternità San Pio X al tempo dei colloqui dottrinali con Roma, tra il 2009 e il 2011. Ecco gli estratti più significativi della sua conferenza, trascritti da DICI
Un aggravarsi della crisi della fede che suscita delle pubbliche reazioni

Nella prima parte, Mons. de Galarreta constata che si sviluppa a Roma «una volontà di trarre tutte le conseguenze contenute nei principii del concilio Vaticano II». Le idee conciliari di ecumenismo, libertà religiosa e collegialità sono ormai state acquisite dalle autorità romane, quindi adesso è la morale che è presa di mira da una forma di evoluzionismo:
«Questo è già vero per il dogma, per la verità (secondo i progressisti); questo è già vero per l’ecumenismo, la libertà religiosa, la collegialità, tutto lo spirito liberale rivoluzionario… quindi perché non anche per la morale? In fondo, era un’incoerenza non applicare l’evoluzione anche alla morale», quest’ultima è dunque portata ad adattarsi anch’essa «in funzione della vita dell’uomo, dei costumi, delle leggi, dell’evoluzione delle cose…»
Nondimeno, il prelato argentino ha riconosciuto che a fronte di questo disastro si manifesta una reazione:
«oggi è nella Chiesa attuale, ufficiale, che incominciano ad esserci delle reazioni. E delle reazioni che vanno in profondità, poiché certuni si rendono conto che vi è anche un problema dottrinale, un problema di fede. Essi si rendono conto che vi è un problema anche nel magistero conciliare e postconciliare. Cominciano a porsi delle domande e, aspetto molto importante, comprendono che per opporsi a questa rottura totale con la Tradizione, bisogna reagire e opporsi necessariamente alle autorità che sono i diffusori i questi errori. E così che si vedono dei cardinali, dei vescovi, dei preti, dei laici che cominciano a reagire, e nel buon senso, in un grande buon senso, talvolta anche con fermezza.»
Una duplice proposta romana: dottrinale e canonica

Mons. de Galarreta ha indicato in seguito che la Congregazione per la Dottrina della Fede, nell’estate 2015, ha avanzato una proposta di prelatura personale, accompagnata da una proposta di dichiarazione dottrinale. E ha fatto sapere che il «Superiore generale ha inviato i due testi romani a tutti i Superiori maggiori e ad alcuni teologi della Fraternità, come pure ai vescovi, perché se ne facesse un’analisi e si esprimesse il nostro parere».

A proposito della proposta dottrinale, il vescovo argentino ha riconosciuto:
 «Quello che si vede nella dichiarazione dottrinale è che non c’è più la professione di fede del cardinale Ratzinger. Le autorità romane ci chiedono la professione di fede di Pio IV e cioè la professione di fede del Concilio di Trento. Poi, mentre nella proposta precedente vi era un paragrafo sulla libertà religiosa, oggi hanno soppresso questa esigenza. L’ecumenismo è soppresso. Sulla Messa ci chiedevano di riconoscerne la validità e la legittimità. Oggi ci chiedono di riconoscere la validità dei nuovi sacramenti, della nuova Messa, secondo l’edizione tipica, l’edizione latina originale. Cosa che la Fraternità ha sempre riconosciuto. Vedete, essi avanzano delle condizioni per cercare di concludere.»
Poi, Mons. de Galarreta ha indicato che il Superiore generale ha inteso rispondere all’offerta romana di riconoscere la Fraternità “così com’è”, con una risposta preventiva che non resta nel vago: «Mons. Fellay ci ha detto: “prima di rispondere a questa proposta della Congregazione della Fede io voglio scrivere loro in maniera molto esaustiva, per precisare come siamo noi e come agiamo, cosa predichiamo, cosa facciamo, cosa non facciamo e cosa siamo pronti a fare”», allo scopo di sapere se la Fraternità è accettata “com’è” veramente.

Il prelato argentino ha espresso le sue riserve per una ragione dottrinale di fondo: «Essi intendono soprattutto e sempre farci accettare, almeno vagamente, almeno in linea di principio, il concilio Vaticano II e i suoi errori». Ed ha aggiunto che questa volontà romana si ritrova, sul piano pratico, nella proposta canonica: «Vi è sempre, in una maniera o in un’altra, una sottomissione nei confronti dei dicasteri romani e nei confronti dei vescovi». Cosa che lo porta ad affermare che, personalmente, egli rifiuterebbe le proposte romane: «Per me, un accordo con la Roma attuale è escluso ». Ed ha precisato che si tratta di un rifiuto prudenziale dettato dalle circostanze – in assenza delle garanzie necessarie per la vita della Fraternità – tenendo a distinguersi da coloro che fanno di questo rifiuto un assoluto:
«Voi capite che noi non rifiutiamo in maniera assoluta e teorica la possibilità di un accordo con Roma. È questo che ci distingue dalla “Resistenza”. Per loro è una questione di principio, è una questione dottrinale: “Non potete ammettere la possibilità di un accordo con Roma senza essere liberali“. Non è la nostra posizione. Occorre ripeterlo: non era questa la posizione di Mons. Lefebvre. Egli firmò un protocollo d’accordo con Roma. Ed allora, anche quando ruppe dopo il protocollo, disse: “è perché non vi sono le condizioni necessarie per la nostra sopravvivenza, per la nostra protezione”. Perché vogliono ingannarci. Perché non vogliono darci la Tradizione. Perché vogliono condurci al Vaticano II. Perché non ci sono le condizioni. E aggiungeva: “Se mi avessero fornito le condizioni, le condizioni che avevo poste, avrei firmato”. Questo Mons. Lefebvre lo disse dopo le consacrazioni e precisò: “Se ho firmato un protocollo d’accordo è perché in esso non vi era alcunché di contrario alla fede”. Né nel contenuto né nel fatto di firmarlo. Ovviamente. Dunque noi continuiamo su questa linea.»
Verso un riconoscimento unilaterale della Fraternità?

Nella seconda parte, e indipendentemente dalle proposte della Congregazione per la Dottrina della Fede, Mons. de Galarreta confessa pubblicamente che egli pensa che il Papa possa conferire prossimamente uno statuto alla Fraternità San Pio X:
«Io penso piuttosto che vi è un altro aspetto della questione, ed è che questo Papa ha detto a chi vuol capire che noi siamo cattolici, ha detto e ripete che la Fraternità è cattolica, che noi siamo cattolici, che non ci condannerà mai, che intende regolare la nostra “questione”. E io penso che – ed ha già intrapreso questa strada – quando si verificherà che non vi è intesa con la Congregazione per la Fede, io penso che egli sorvolerà ogni questione dottrinale, teorica, pratica o di altro genere… E farà dei passi per conto suo, nel senso di un riconoscimento della Fraternità. Egli ha già cominciato, dovrà semplicemente proseguire. Io vi parlo non di quello che desidero, ma di quello che prevedo. Io prevedo, io penso che il Papa andrà verso un riconoscimento unilaterale della Fraternità, e per via di fatto piuttosto che per via di diritto o legale, canonica.»
Mons. de Galarreta ha riconosciuto che «questo riconoscimento di fatto avrebbe un effetto buono, benefico: sarebbe un’apertura apostolica molto straordinaria e avrebbe un effetto straordinario». Ma ha aggiunto che a quel punto vi sarebbero due rischi: quello di creare una divisione all’interno e quello di condizionare la predicazione in certe circostanze. E si è chiesto:
«Sarà necessaria una saggezza, una prudenza straordinaria, una fermezza, una chiarezza molto grande. Siamo capaci di questo?»
E il prelato argentino risponde chiedendo di conservare una fiducia soprannaturale di fronte a tale eventualità: «Se la Provvidenza ci manderà ciò, con questo avremo le grazie necessarie per superare le difficoltà e per gestirle com’è necessario, ma certo nella misura in cui non si tratta del prodotto della nostra volontà ed è qualcosa che ci si impone. Se si hanno le idee chiare si potrà sempre approfittarne per il bene. Ma in questo caso ipotetico – io vi do la mia opinione basata su delle congetture! – in tal caso io penso che avremo le grazie necessarie per perseverare e per fare il bene che dobbiamo fare nella Santa Chiesa. Il Buon Dio non ce le negherà mai, non cesserà di darci i mezzi per perseverare nella fede e nella vera battaglia, se noi rimaniamo sempre nella fede, nella speranza, nella carità, nella forza della confessione della fede, nella santificazione quotidiana.»
La paura dei rischi e la fiducia nella Provvidenza divina

Egli ha concluso sollevando un’obiezione: 
«Allora, mi direte: “ in quel caso vi sarà un rischio!» - Sì, certo. Nella vita ci sono tanti rischi, in una guerra ancora di più. Noi siamo in guerra. Dunque sarà come il Buon Dio vorrà. Ma io ho fiducia nella Provvidenza e una fiducia totale nell’amore di Nostro Signore Gesù Cristo per la Santa Chiesa. Allora, nella misura in cui noi non la cerchiamo, anche se la cosa accadrà io penso che non bisogna avere paura. Niente cambierà. Continuerà sempre la stessa battaglia, la stessa linea di condotta. Semplicemente, si tratta di approfittare degli spazii di libertà che ci saranno lasciati. In una guerra, se il nemico abbandona le trincee bisogna occuparle; se egli indietreggia bisogna avanzare. Non bisogna rinchiudersi in se stessi col pretesto che vi sono dei rischi. Bisogna fare le cose prudentemente, e ci vuole anche del coraggio. E soprattutto tra noi è necessaria la fiducia in Dio. Si tratta della battaglia per Dio. Si tratta della battaglia per Dio. La nostra fiducia è in Lui e nella Santissima Vergine Maria. 
«Personalmente non sono affatto inquieto circa l’avvenire della Fraternità o della Tradizione; per contro, circa l’avvenire della società, delle nostre nazioni un tempo cattoliche o anche della Chiesa ufficiale, sì, sono inquieto e pessimista. Si prevede che queste evolvano in peggio. Ora, è proprio quando si arriva ad una situazione molto più disperata, estrema, che si ha l’intervento della Divina Provvidenza, l’intervento di Dio che ha sempre i suoi mezzi divini. Nostro Signore è sempre il maestro degli avvenimenti, della storia. E non solo in generale, ma in particolare. Dunque, se il Vangelo ci dice che c’è un solo capello della nostra testa che cada… che tutti i capelli della nostra testa sono contati, che non v’è un passero che cada senza il permesso di Dio (cf. Mt. 10, 29-30), io penso che bisogna restare molto sereni. È così che si conserva un giudizio equo sulle realtà oggettive e si conserva un’attitudine non solo equilibrata, ma cattolica, cristiana e santa. È questa la saggezza che ci ha trasmessa Mons. Lefebvre, questa attitudine cattolica. Noi oggi possiamo conservare benissimo questa linea nella situazione attuale della Santa Chiesa, così come di fronte a tutte le eventualità che si presenteranno a breve.»

28 commenti:

Anonimo ha detto...

Oremus!

Anonimo ha detto...

Se entrano la Chiesa si risana in pochi decenni.

Nicola L. ha detto...

Chi conosce anche solo superficialmente le richieste romane fatte nel corso dei decenni, non può far a meno di notare come esse abbiano subito una forte evoluzione. Questione di tempo. Verrà un giorno che del Vaticano II ci si ricorderà come ci si ricorda dei concilii lateranensi di cui molti non solo non sanno cosa decisero ma non neppure sanno quanti furono..... ;)

Tradizionista59 ha detto...

Se questo Papa permetterà questo è solo perché per lui non ci sono condanne da fare, nel solco di Giovanni XXXIII. Lui vuol far coesistere nella Cattolica tutto e il contrario di tutto.
Ciò non toglie che il Signore possa usare questa circostanza per il bene della sua Santa Chiesa. Circostanza che con Papi più conformi ( relativamente ) alla tradizione non si sarebbe determinata.
Prendiamo ciò che verrà e confidiamo nel Signore.
Sia lodato Gesù Cristo

RAOULDEGERRX ha detto...

On aimerait savoir ce que Mgr de Galarreta et ses amis pensent de la situation faite aux Franciscains de l'Immaculée, situation sur laquelle ils ont certainement réfléchi. Solidaires ? Pas solidaires ? Indifférents ?

A propos : et l'immonde "Vierge" en ferraille de la chapelle de la FSSPX de Madrid ? Pas d'opinion non plus ? Cette chapelle est pourtant sous sa responsabilité, non ?

https://radiocristiandad.wordpress.com/2011/08/07/p-meramo-la-falacia-de-un-sermon-digno-de-un-modernista-sobre-mons-de-galarreta/

Luís Luiz ha detto...

La già gloriosa Fraternità fa oggi una triste figura nella resistenza al rotariano argentino. Con l'accordo, sarà la morte, e una morte molto poco gloriosa. Sarà ancora una grande vittoria del demonio, la più grande tra le grandi dopo la deposizione di Benedetto XVI.

mic ha detto...

Non sarei così drastica, Luìs.
Sono molto vicina alla visuale che ha il "realismo" di non pretendere né attendere una improbabile "conversione" di Roma, insieme alla fiducia nel "Soprannaturale" che non fa mancare la grazia a chi resta fedele.
Realismo e Soprannaturale, mi sembrano le parole-chiave del discorso di mons. Galarreta.

mic ha detto...

Non sarei così drastica, Luìs.
Sono molto vicina alla visuale che ha il "realismo" di non pretendere né attendere una improbabile "conversione" di Roma, insieme alla fiducia nel "Soprannaturale" che non fa mancare la grazia a chi resta fedele.
Realismo e Soprannaturale, mi sembrano le parole-chiave del discorso di mons. Galarreta.

Anonimo ha detto...

A solo scopo "ricognitiva" e senza dare giudizi e men che meno polemiche: Il nome di Mons. Williamson e la menzione delle sue iniziate, non sono gradite su queste pagine?

mic ha detto...

Con tutto il rispetto per mons. Williamson, la cui emarginazione ha fatto soffrire molti, la sua "resistenza" non coincide con la linea Fellay. Di conseguenza parlarne significherebbe approfondire la dolorosa frattura e non mi pare il caso, visto che la nostra scelta appare diversa. Nella Speranza, quella cristiana, che sia cosa buona e giusta.

Anonimo ha detto...

Con tutto il rispetto per mons. Williamson, la cui emarginazione ha fatto soffrire molti, la sua "resistenza" non coincide con la linea Fellay. Di conseguenza parlarne significherebbe approfondire la dolorosa frattura e non mi pare il caso, visto che la nostra scelta appare diversa. Nella Speranza, quella cristiana, che sia cosa buona e giusta.
Chi vivrà vedrà. E avrà modo di vedere quale linea è stata la migliore (o la "meno peggio") per la Chiesa. Forse sono, in un'ottica superiore, chiamate (magari senza saperlo, magari loro malgrado) a lavorare Parallelamente (nel senso matematico, non in quello "moroteo", cioè ognuno in un ambito e con compiti diversi) per la gloria di Dio e la salute delle anime. Forse, oltre le volontà stesse delle persone svolgono compiti complementari.

mic ha detto...

Forse, oltre le volontà stesse delle persone svolgono compiti complementari.
Mi piace pensarlo e crederlo.

Luisa ha detto...

Se la Fraternità "rientra" ( per me non è mai stata fuori)i cattolici potranno ritrovare santi sacerdoti che non si son piegati ai costumi e alle voglie del mondo, un luogo in cui è praticata e insegnata la Dottrina cattolica fedele all`insegnamento di Cristo e non l`ultima melassa socio-politica tutta amore, misericordia, dialogo e libertà ma senza Verità e Giustizia, una melassa che getta alle ortiche la retta Dottrina e disprezza chi le è fedele, potranno trovare o ritrovare una Santa Messa degna di questo nome.
Ciò non sarebbe che benefico, mi sembra evidente, ma poi ci sono le riserve di mons. De Galarreta che capisco e cioè che un "sì" dovrebbe accompagnarsi con la piena garanzia della vita, della sopravvivenza, della Fraternità, la sua lucida e realista riflessione che un "sì" provocherebbe divisioni in seno alla Fraternità e che in caso di "rientro" i vescovi e i sacerdoti potrebbero non sentrsi più liberi nell`esprimere quando e se necessario il loro dissenso.
Ma non è forse questo che l`astuto governo della Chiesa vuole?
Non è illecito porsi la domanda.


Luís Luiz ha detto...

Mic, quel realismo e quella fiducia nel sopranaturale sono cose sante che non si possono dimenticare; il punto centrale del problema è la loro ostinazione in non vedere differenze sostanziali tra Benedetto XVI e Bergoglio, per loro ugualmente eretici e ugualmente papi. Una volta, un amico ha parlato con uno di loro sulla possibilità dello scisma, e la risposta è stata che per loro sarebbe un problema sapere a chi dare il loro appoggio, Ratzinger o Bergoglio. Senz'altro, ci sono punti oscuri nel pontificato valido e legittimo di Benedetto XVI, ma tra lui e Bergoglio la differenza è rigorosamente ontologica e sostanzialissima.É proprio questa cecità che il rotariano utilizza per dividere ancora una volta la Tradizione e neutralizzare la resistenza.

mic ha detto...

Una "resistenza" autentica non può essere facilmente neutralizzata, su qualunque fronte si trovi.

E.P. ha detto...

Il caso Williamson è una questione spinosa perché sta tuttora ordinando vescovi senza il mandato del Papa (il prossimo vescovo verrà ordinato il 19 marzo, clic qui), e il solo pubblicarne la notizia su questo blog ci guadagnerebbe immediatamente da parte delle "anime belle" puritane la solita sfilza di etichette che comincia da "scismatici".

Benché ci auguriamo tutti che la FSSPX possa definitivamente esercitare a nome della Chiesa Cattolica senza più scandalizzare gli ipocriti perbenisti, il "riconoscimento unilaterale" non è la soluzione di tutti i problemi ma il suo aggravamento, poiché scaricherebbe sulla Fraternità la "responsabilità" di non aver accontentato i modernisti ("ma come, vi abbiamo riconosciuto e ancora non tacete?") e creerebbe un pericolosissimo precedente utilizzabile da altri molto meno ortodossi della Fraternità.

La discutibile (per non dire ingiusta) espulsione di Williamson dalla FSSPX è stata un errore madornale perché lo ha messo in quello stesso "stato di necessità" che indusse Lefebvre alle ordinazioni illecite del 1988 - e questo, per onestà, bisogna ammetterlo qualunque idea si abbia di quello "stato di necessità".

Luís Luiz ha detto...

La Fraternità di oggi, o per lo meno una sua maggioranza, mette tra parentesi, fa l'epochè di tutto quello che succede a Roma - a differenza di Mgr. Lefebvre, sempre molto attento alle catastrofi romane. Il problema è lo stesso della vecchia fenomenologia: il mondo esiste, George & Jorge esistono e lo struzzo raramente è vincitore.

Rr ha detto...

Non mettiamo i buoi davanti al carro: per ora Berrgoglio non ha riconosciuto nessuno.Se lo farà, e quando, ci si pensera'.
Ci sono altri problemi ora ( tra cui per noi Cattolici la Esortatio post sinodale).
Rr

Stefano78 ha detto...

Concordo con Rr. E, per fare un discorso "realistico", certamente la situazione "migliore" (se così si può dire...) per un riconoscimento canonico, sarebbe stata nel pontificato precedente. Con tutti i problemi che c'erano. Era sicuramente migliore. E credo che i vertici della SPX se ne stiano rendendo conto. Ora, saranno dolori. Ma, in linea di principio, non dovranno rifiutare. E' una trappola, ma dovranno buttarsi. Dovranno andare in Croce. E da lì, forse il buon Dio farà germogliare frutti... Speriamo e preghiamo.

Luís Luiz ha detto...

"In fondo, era un’incoerenza non applicare l’evoluzione anche alla morale".

In fondo, Bergoglio è più coerente, dunque meglio di Ratzinger.

Ecco perchè non si tratta di mettere i buoi davanti al carro. Ecco come si aprono le porte a tutte le catastrofi.

Rr ha detto...

Se Bergoglio li riconosce, è semplicemente perché li ha visti a Baires lavorare con i poveri. Per lui tutto inizia e finisce a Baires, alle Villa miserias. Non ha altre esperienze, altre conoscenze, altro orizzonte( basso, molto basso) che quello.
Ma non lo farà, perché i suoi dante causa non ne vogliono assolutamente sapere di prelati alti e bassi, sacerdoti e religiosi cattolici al100%, così come non ne hanno voluto sapere degli FFI( che invece a Baires, chissa come , avevano pestato i calli a Bergoglio).
Quindi tutti calma e gesso, che non è ne' per domani, ne' per dopodomani. Forse per la fine del fallimentare Giubileo, magari per riudcire a riempire la Piazza, come avvenuto com Padre Pio e Padre Mandic.
Rr

hr ha detto...

https://it.zenit.org/articles/a-che-punto-e-il-dialogo-con-i-lefebvriani/

Per conoscere più da vicino la situazione attuale della Fraternità San Pio X, ZENIT ha intervistato monsignor Guido Pozzo, segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei

mic ha detto...

Lefebvre: un 'golpe' del Papa?
Mons. Alfonso de Galarreta è un vescovo della comunità lefebvriana. "Penso, che il papa andrà nel senso di un riconoscimento unilaterale della Fraternità, e piuttosto per via di fatto che per una via di diritto legale, canonico".

http://www.lastampa.it/2016/02/28/blogs/san-pietro-e-dintorni/lefebvre-un-golpe-del-papa-HA3Ux4Rs8zZlpVfal3Z7KL/pagina.html

mic ha detto...

Una "resistenza" autentica non può essere facilmente neutralizzata, su qualunque fronte si trovi.

Annarè ha detto...

L'unico timore che ho è: se persino il Papa con i suoi doni unici e speciali ha perso la via, se persino lui ha ceduto all'inganno e alla tentazione, chi siamo noi, (inteso come appartenenti alla FSSPX) per pensare che a noi non può accadere?
Certo abbiamo piena fiducia nella Provvidenza, ma allettati dall'entrare a Roma (a mio parere non ne siamo mai usciti)saremo così forti da non cedere alla mille tentazioni e pressioni? La prudenza è indispensabile, credo che Mons Fellay lo sappia bene. Non ci rimane che pregare che la Madonna, S.Pio X, veglino sulla Fraternità, perchè essa faccia solo quello che Dio vuole.
E' certo che il demonio non dorme e farà di tutto per perdere questi soldati, persino allettandoli con belle e sante proposte. Speriamo e preghiamo, perchè sicuramente ci sarà da soffrire, soffrire altre perdite, il demonio divide e abbiamo visto che da quando sono iniziati i dialoghi con Roma,è iniziata la divisione dentro la Fraternità: vescovi divisi, sacerdoti che se ne vanno, fedeli che si dividono, in chi non vuole gli accordi e in chi li vuole, pensieri sedevacantisti che alleggiano e pensieri larghi che si insinuano. Che Dio ci mantenga saldi nella Fede.

Anonimo ha detto...

Penso che sarebbe un bene forse, questo, nessuno potrà rinfacciare a nessuno di aver fatto.. e i buoi saranno davanti al carro, chè poi saranno lupi che fa? basta chiamarli buoi. Ci sarà se non altro un'altra netta separazione tra grano e zizzania, a meno che accettino ancora pure loro, cioè la parte tradizionalista nello spirito Santo,di fare la fine dei Francescani dell'Immacolkata, perseguitati legalmente a quel punto e, sputt..ati in tv un giornosì e il successivo pure, mentre la zizzania , che la tradizione la usa per uso e consumo modernista, si troverà finalmente a casa propria. tempo di vendemmia....

mic ha detto...

http://tradinews.blogspot.it/2016/03/christine-savioz-le-nouvelliste-il.html

«Il faudra des années pour un retour d’Ecône dans l’Eglise»

mic ha detto...

Il link cita frammenti di una frase di mons. Fellay, che sembrerebbe richiedere ancora tempo per la soluzione. Tuttavia sembrano forzature mediatiche, perché le dichiarazioni di Mons. de Galarreta sono pubblicate sull'organo Ufficiale del Fraternità, di certo non senza l'avallo del Superiore.