Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 21 febbraio 2016

don Elia. Dall'alto del Tabor

Emitte lucem tuam et veritatem tuam:
ipsa me deduxerunt, et adduxerunt
in montem sanctum tuum et in tabernacula tua

(Sal 42, 3).
Non per gusto dell’orrido, ma per essere lucidamente consapevoli dell’ora presente abbiamo cercato di analizzare, nelle ultime settimane, la strategia dell’Anticristo, così da esser pronti a riconoscerlo nel momento in cui si manifesterà. Il Signore stesso, nel deserto, ha voluto guardare in faccia il nemico per insegnarci ad affrontarlo e a sconfiggerlo. Ora, tuttavia, per non soccombere all’opprimente visione della cruda realtà, volgiamo di nuovo lo sguardo verso la luce. Seguiamo Gesù sul monte appartato e lasciamoci inondare dalla luce che si irradia dal Suo volto trasfigurato, di una bellezza insostenibile. Certo, questa contemplazione è riservata ai cuori puri, i cui occhi possono sopportarne lo splendore. Ma, se anche il processo di purificazione interiore non fosse ancora a buon punto, non scoraggiamoci: guardiamo ugualmente, e la luce ci penetrerà nella misura in cui siamo in grado di accoglierla e, per mezzo dei nostri sforzi di santificazione, ci purificherà gradualmente. Chiunque sia ben disposto è irresistibilmente attirato dalla bellezza di Cristo e già il semplice desiderio di possederla in modo sempre più pieno lo fa avanzare, trasformandolo interiormente.

Sulla cima del Tabor, dove la Verità incarnata l’aveva guidato, san Pietro avrebbe voluto erigere tre tende per poter gustare senza sosta quell’anticipo di Paradiso (cf. Lc 9, 33). Il nuovo Tempio vivente di Dio era là, in carne e ossa, e la Gloria rifulgeva in quel corpo in cui abita la pienezza della Divinità (cf. Col 2, 9). Ma era ancora troppo presto, Pietro: il Figlio di Dio, da te riconosciuto per la grazia permanente a te concessa dal Padre (cf. Mt 16, 16-17), doveva prima morire e risorgere per liberare l’umanità dal peccato. Dopo la Sua Pasqua, però, che il Maestro aveva da poco oscuramente profetizzato (cf. Mt 16, 21), il tuo desiderio si sarebbe compiuto. Ogni giorno, nell’offrire il Sacrificio redentore, saresti salito sul monte santo e avresti adorato il Signore nella Sua dimora. Beati noi, che come te possiamo compiere questa breve ascesa quotidiana e vivere alla Sua presenza! Chi mai potrebbe valutare adeguatamente questo dono? Non c’è prezzo per essere membri della Chiesa Cattolica, così come non c’è nulla che non si possa dare per rimanere tali.

È indubbio che, per gustare appieno la bellezza del Salvatore e favorire le migliori disposizioni per ricevere la Sua grazia, non ci sia mezzo più efficace della santa Messa di sempre. Sì, a molti la partecipazione ad essa impone un piccolo pellegrinaggio; per altri essa è semplicemente impossibile. Cercate allora chiese in cui la nuova Messa sia almeno celebrata in modo degno e con la dovuta intenzione. Non metto in discussione la sua validità. Secondo la dottrina tradizionale, è sufficiente che il sacerdote pronunci le parole consacratorie con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa. Talvolta, però, è proprio quest’ultima che potrebbe far difetto. Non voglio certo lanciare falsi allarmismi o incrementare scrupoli già frequenti nel popolo fedele, ma mi è capitato due o tre volte di avere la netta sensazione, davanti al tabernacolo di una chiesa o cappella, che dentro non ci fosse nulla, quando invece la presenza del Signore mi si fa sempre percepire in modo sensibile. È un argomento meramente empirico, ma non mi è facile ignorarlo…

Coraggio: Dio non lascerà mai la Sua Chiesa priva del Sacrificio e di sacerdoti che lo offrano come si deve. I tempi sono particolarmente burrascosi per chi vuol rimanere innestato sulla Tradizione, ma, sia pure disseminati, siamo in tanti e, grazie ai moderni mezzi di comunicazione, ci teniamo in contatto. Nessuno può impedirci di incontrarci e di celebrare i divini misteri (magari nelle case come i primi cristiani, se un giorno non ci fosse più concesso nelle chiese). Nessuno potrà strapparci la ricchezza che abbiamo ricevuto né dissuaderci dal farla ulteriormente conoscere con quella carità e misericordia di cui per primi siamo stati oggetto. Tanti giovani sinceramente alla ricerca di Dio non aspettano altro, delusi come sono da belle parole che, nelle loro “comunità cristiane”, tali sono rimaste o sono state crudamente smentite dai fatti. I nuovi Pastori non vogliono ammetterlo, ma la loro “pastorale” è un fallimento completo: la vita della Chiesa non è fatta di teorie imparate in seminario, né ognuno può dipingersi la realtà come gli piacerebbe vederla. Soprattutto, non si può far evaporare il cristianesimo in fantasie puerili.

Una presentazione della fede centrata sulla soddisfazione di esigenze soggettive ha coagulato una massa disarticolata di persone avvezze a selezionare ambienti, sacerdoti ed esperienze in base ai loro gusti o capricci. Ma un naufrago non sceglie la tavola a cui aggrapparsi: afferra quella che la Provvidenza gli offre. Dal punto di vista morale, la società odierna affoga in un oceano di melma e sterco; gli individui che la compongono, tuttavia, continuano a fare gli schizzinosi. La salvezza eterna non è la carta del ristorante; che piaccia o no, la via è una: conversione, preghiera, Messa, confessione, osservanza dei Comandamenti, lotta al peccato e pratica delle virtù evangeliche. E non si va alla Messa dove c’è il prete simpatico, le canzonette alla moda e un gioviale clima da ritrovo mondano: si va là dove si è moralmente certi che il Sacrificio della Croce sia realmente rinnovato. Se il latino ti richiede uno sforzo, fàllo: non sei forse pronto a farne di ben più gravosi per scopi molto meno vitali? Chi ha detto che evitare l’Inferno non debba costare la minima fatica?

In realtà i giovani amano le sfide; ma ci vuole pur chi le proponga loro con convinzione. Quelli che vengono in chiesa solo quando ci sono i loro canti o celebra “il loro prete” (che regolarmente svicola sulle questioni morali o è di ampie vedute in campo sessuale) inevitabilmente andranno a convivere; poi, se si sposeranno, divorzieranno, si riaccoppieranno e via dicendo… cioè saranno sempre infelici e rischieranno pure la dannazione eterna. Ma il gruppo giovani andava a gonfie vele, vescovo e parroco gongolavano di soddisfazione e, nel caso, chiudevano un occhio – o tutti e due. Chi ha mai verificato se quei ragazzi così attivi ed entusiasti avevano effettivamente la fede e si sforzavano di vivere secondo le esigenze della vocazione cristiana? Per farlo, però, avrebbero dovuto almeno conoscerle… Come potranno mai avere un cuore sufficientemente puro per fissare lo sguardo sul volto di Gesù trasfigurato onde assorbirne la luce e la bellezza? Che orrendo destino: campare tutta una vita senza fare mai quest’esperienza!

Saliamo, saliamo sulla santa montagna e trasciniamo con noi quelli che amiamo. All’inizio, forse, si sentiranno un po’ a disagio, ma col tempo, se hanno una coscienza retta, si abitueranno all’altitudine e saranno conquistati. L’uomo è fatto per Dio – e Dio non è un’idea (tanto meno una di quelle oggi più in voga). Non è giusto promettere beni spirituali eccelsi senza indicare i mezzi per raggiungerli, come se la pace e la gioia del Vangelo fossero accessibili a chi vive stabilmente nel peccato e non ha alcuna intenzione di venirne fuori. Così non si fa altro che provocare pericolose illusioni e conseguenti frustrazioni, lasciando le persone completamente indifese di fronte ai pericoli di questo mondo, in cui i demoni scorrazzano ormai indisturbati. Chi invece sta sul monte non sarà raggiunto dall’inondazione di fango che si sta riversando sul pianeta. Da lassù si vede il male standone a debita distanza; se si scende, è solo per chiamare chi annaspa nel gorgo e tendergli la mano. Questa è misericordia.

7 commenti:

Luisa ha detto...

Chi diceva che Bergoglio non ha aperto alla contraccezione?
Secondo il suo portavoce ufficiale lo ha fatto:

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-la-tentazionedi-riscrivereil-catechismo-15322.htm

Emanuele ha detto...

Alcune osservazione su quanto scritto da Riccardo Cascili:

"È una novità senza precedenti nella storia della Chiesa: saltato il Catechismo, ignorate un’enciclica (Humanae Vitae) e un’esortazione apostolica (Familiaris Consortio) per affermare un nuovo principio facendo finta che sia perfettamente coerente con la tradizione. Del resto, si può essere sicuri che quasi nessuno andrà a consultare catechismi, encicliche e documenti vari; a spiegare cosa dice la Chiesa ormai sono i titoli dei giornali.

"Ma a questo punto – ed è qui che la questione diventa universale - qualsiasi altra affermazione definitiva del Magistero può essere messa in discussione: se ciò che la Chiesa ha sempre considerato un “male intrinseco” potrà diventare un giorno lecito, allora non c’è più nulla di oggettivo nella morale cattolica. E se è vero che il cristianesimo non è una morale, è altrettanto vero però che la morale è una conseguenza oggettiva del fatto cristiano, non è indifferente: il confine tra bene e male è netto e chiaro. Certe dichiarazioni – lo si voglia o meno - hanno la conseguenza di cancellare questo confine, tutto diventa relativo. E confuso per i semplici fedeli. È troppo chiedere un chiarimento?"

E' quello che è avvenuto e avviene dal Concilio vaticano II: saltato il catechismo (Pio X), ignorate le encicliche precedenti al C.V. II (Sillabo del beato Pio IX, encicliche contro l'ecumenismo, il modernismo dei papi precedenti), si è affermato un nuovo principio facendo finta che sia coerente con la tradizione. La conclusione non può che essere quanto solo ora sostenuto dal Cascioli: "qualsiasi altra affermazione definitiva del Magistero può essere messa in discussione: se ciò che la Chiesa ha sempre considerato un “male intrinseco” potrà diventare un giorno lecito, allora non c’è più nulla di oggettivo nella morale cattolica."

Un chiarimento che è stato chiesto, non appena individuati gli errori contenuti in alcuni documenti del C.V. II, da illustri Pastori e, ai noi, caduti nel vuoto.
Emanuele

tralcio ha detto...

Vorrei commentare questo passaggio di Don Elia.
"La salvezza eterna non è la carta del ristorante; che piaccia o no, la via è una: conversione, preghiera, Messa, confessione, osservanza dei Comandamenti, lotta al peccato e pratica delle virtù evangeliche... Chi ha detto che evitare l’Inferno non debba costare la minima fatica?"

Oggi nella mia parrocchia si invitava, come impegno quaresimale, a praticare l'opera di misericordia spirituale di "istruire gli ignoranti". La proposta verteva sul sentirci noi per primi ignoranti, sforzandoci di approfondire la conoscenza di Gesù. Poi sul farci noi istruttori di chi ignora, ispirati dalla conoscenza della Parola e dalla confidenza personale con Gesù. Il tutto con carità: l'interlocutore non deve sentirsi giudicato, ma accolto.

Quello che mi ha spiazzato è stato l'invito a non parlare ai giovani di regole, ma solo ad affascinarli con la bellezza di un annuncio di amore e di una vita di amore. Infatti secondo il sacerdote "i giovani dalle regole scappano".

Torno perciò alla sapienza di Don Elia, meno ideologica.

"In realtà i giovani amano le sfide; ma ci vuole pur chi le proponga loro con convinzione". Etc ... "Chi ha mai verificato se quei ragazzi così attivi ed entusiasti avevano effettivamente la fede e si sforzavano di vivere secondo le esigenze della vocazione cristiana? Per farlo, però, avrebbero dovuto almeno conoscerle… Che orrendo destino: campare tutta una vita senza fare mai quest’esperienza!"

In effetti la misericordia di Dio di questi tempi sembrerebbe priva di regole e di verità. Persino alla Samaritana (che veniva da cinque "mariti" e quello con cui stava non era suo marito) Gesù disse che si deve adorare "in spirito e verità"... Il "dialogo" di Gesù con la Samaritana non è fatto di condanna, ma certamente di verità, con affermazioni forti e che non ammettono dubbio alcuno. L'acqua del pozzo non spegne la sete... L'acqua "viva" di Gesù sì!

La giustizia di Dio è molto particolare.
Non è quella di scribi e farisei, che avrebbero lapidato la samaritana.
O che ti fanno pagare il debito fino all'ultimo spicciolo prima di "perdonarti".
O che sanno fare i conti come un ragioniere. E' la giustizia di un Padre.
Rimette il debito. Paga Lui per noi. Gli basta un atto di conversione. Un movimento di ravvedimento, di ritorno dentro i comandamenti (le famigerate "regole"), verso la volontà di Dio, cioè di rientro nella casa del Padre, nel Regno di Dio. Che è vicino per chi bussa, volendo entrare. Di chi cerca, volendo trovare. Di chi chiede, sapendo che Dio non lascia cadere nel vuoto la richiesta.

Che cosa c'entra tutto questo con un Dio che accettasse "tutto"?
Che giustizia sarebbe? E che educazione? Quale genitore non insegna regole? Ci rendiamo conto che il peccato mortale uccide la relazione con Dio? E il peccato è smascherato dalla regola che -trasgredita- rivela che non hai fatto la volontà di Dio? Che logica c'è nel parlare solo di un Dio che perdona tutto, se non chiarisco che cosa perdona e come l'ha perdonato? A quale prezzo (la croce)?

Ecco qui il problema. La giustizia che dobbiamo avere non è quella di scribi e farisei. Ma quella di Dio. Che è misericordioso con chi riconosce il peccato. C'è bisogno di conversione: ma se deve cambiare strada è perché quella percorsa non va bene. E se non va bene c'è un motivo. Istruire gli ignoranti passa davvero per una maggior conoscenza. Ma se l'istruttore racconta falsità non c'è misericordia spirituale, anche parlando di misericordia.

bedwere ha detto...

Questa paura delle regole e` perche' non se comprende la necessita`. Se il nostro fine e` completare una maratona, non si puo` concentrarsi solo sulla bellezza del trionfo. Dobbiamo allenarci giorno per giorno, correrendo 10km, evitando certi cibi, assumendone altri (magari sgradevoli), astenendoci dall'alcool, dormendo regolarmente. Certo, a volte sgarriamo. Non tutto e` perduto. Ricominciamo ad allenarci, riconoscendo il nostro errore e promettendo di non ripeterlo. Ecco le regole per completare la maratona. Parimenti ci sono regole per riuscire, con l'aiuto di Dio, ad entrare nel Regno dei Cieli. E` cosi` difficile da spiegare?

Rr ha detto...

Non e' vero che i giovani non amano le regole, anzi certi giovani sono piu' rigorosi di noi adulti. Io lo constato ogni giorno con mia figlia, e non perche' io l'abbia ossessionata di regole. Tutt'altro. Anzi a volta le chiedo io di essere più elastica, meno rigida. Una volta mi ha detto:
- Da quando hanno fatto facile il matrimonio, che puoi sposarti In 10 gg e divorziare in altrettanto, nessuno si sposa più. Se una cosa eè facile, non ha valore, quindi perche cercare di averla?-
Se un giovane pratica sport o danza o studia uno strumento o fa artr, sa che se vuole riuscire, deve applicarsi e seguire le regole, dell' allenamento, addestramento, tecnica , ecc. Altrimenti, pur dotato, non riuscirà mai ad avere successo, vincere una medaglia, un concorso, una mostra.
Basta saper spiegare ed insegnare. Lo dicono tutti i psicologi e pedagoghi: - Non si deve dire un NO secco al bambino, ma spiegargli perche' una cosa non va fatta. Il bambino capisce, e non lo fa più - .
Ma per far ciò si richiede pazienza, tanta pazienza, ed ascolto, tanto ascolto. E presenza, tanta presenza. E' più facile dir si e continuare a fare i cavoli propri.
Rr

Anonimo ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=u0zqgjAi4TI

Anonimo ha detto...

http://www.tempi.it/ganesh-rakh-medico-lottatore-salvare-bambine-aborto#.Vsq6cJPhCi4

Il bene fa bene .