Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 6 aprile 2016

Una lezione su fisica, musica, filosofia..di Fabiola Giannotti

Francesco Agnoli su Libertà e persona [qui].
Semplice ed essenziale, rispetto alle riformulazioni di elementi fondanti della Fede che c'è chi auspica in chiave adeguata alla nostra epoca. Un piccola chiosa mi viene tuttavia spontanea: quanto di a-verbale c'è in quel "qualcosa in comune" perché inerente agli aspetti più sottili, penetranti, intuitivi appartenenti alla sfera spirituale, illuminata e affinata dalla grazia?

C’è qualcosa in comune, tra una poesia e un trattato di fisica? Tra la musica di un violino e l’osservare il cielo con un cannocchiale? Tra una statua classica, come il discobolo, con tutti i suoi muscoli armoniosamente tesi, l’armonia di un canto polifonico e le scienza sperimentale? Tra una preghiera al cielo, e la passione per le stelle?
Certamente. Tutti ricordiamo che Pitagora era, anzitutto, un filosofo e un teologo, ma nel contempo un matematico e un amante della musica.
Chi abbia creduto e dichiarato, ignorando la storia della scienza, che vi sia un contrasto tra la scienza sperimentale moderna e la teologia, la filosofia, e l’arte in generale, non è facile poterlo dire. Ma penso che siano stati i filosofi mediocri, gli scienziati mediocri, gli artisti mediocri. Cifra della mediocrità è capire un qualcosa di qualcosa, senza sapere né pensare dove metterlo; è il credere di aver capito, perché si è ridotto il campo di indagine a tal punto da divenire miopi. È l’affermare che la scienza, poiché si occupa del concreto, del tangibile, del misurabile, non rimandi a null’altro che a se stessa.
La storia insegna che la scienza è una branca della filosofia, che confina da tutti i lati con la teologia, l’arte, l’estetica, la musica… Si diceva di Pitagora, ma si potrebbe anche parlare dei monaci o dei grandi maestri del pensiero medievale; oppure degli scienziati moderni: Galilei era il figlio di un celebre musicista, Vincenzo Galilei, da cui imparò non solo ad ascoltare l’armonia della natura, ma anche l’attenzione al calcolo, alla misurazione, alla dimensione pratica connessa all’arte degli strumenti; padre Marin Mersenne, annoverato tra i padri del pensiero scientifico, si occupò di matematica (i numeri di Mersenne), di fisica e di musica scrivendo un trattato in dodici volumi, Harmonie universelle (Parigi, 1636) e il trattato Harmonicorum instrumentorum (Parigi, 1635); di musica si occuparono Keplero, Cartesio, Huygens, Newton, Eulero… Il grande matematico Leibnitz, nel 1712, arrivò a scrivere: “La musica è esercizio nascosto dell’aritmetica, nella quale l’anima non si rende conto di calcolare”.
Non c’è nessuno dei personaggi sopra citati, conosciuti per lo più per i loro contributi scientifici, che non sia stato anche un filosofo e in qualche modo un teologo: al punto che molti di loro arrivarono a scrivere dimostrazioni dell’esistenza di Dio. E a definirLo non solo Causa prima, o Ente Necessario, o Geometra, ma anche Pittore o Architetto, con chiaro riferimento alla bellezza del cosmo, o Sommo Musico (definizione, quest’ultima, di Keplero, il quale nel suo Harmonice mundi attribuì ad ogni pianeta una nota musicale).
Se la realtà non fosse bella, se non attirasse l’uomo sussurrandogli, con l’armonia dei cieli, delle note, dei colori, dei muscoli, delle leggi…, se non indicasse di essere strada verso altro e verso l’alto, mai sarebbero nate le diverse vie che l’umanità ha preso nei secoli per attingere, in vario modo, alla conoscenza.
Queste ed altre considerazioni mi sono venute alla mente ascoltando una recente puntata di Otto e Mezzo (6 gennaio). Alla quale partecipava, ospite d’eccellenza, il nuovo direttore generale del Cern: Fabiola Gianotti. La “signora delle fisica” ha raccontato i suoi trascorsi, precedenti agli studi scientifici: liceo classico, diploma di pianoforte e danza classica. Sarebbe potuto bastare per scompigliare molti luoghi comuni. Ma è accaduto di più, perché Gruber, ad un tratto, ha chiesto: “Le posso chiedere se Lei crede in Dio?”. A questa domanda perentoria, Gianotti, con eleganza e discrezione, ha risposto semplicemente: “Sì, io credo”. Di rincalzo, Gruber, un po’ stupita: “Quindi la scienza con la religione è compatibile? La fisica è una materia così concreta, che così poco c’entra con la religione, no?”. E Giannotti: “La fisica in realtà studia le leggi fondamentali della natura… è senz’altro concreta, ma c’è anche una parte matematica della fisica teorica, che è meno visibile, più astratta”. Ancora Gruber: “È più emozionante la musica o la fisica?”.
Giannotti: “Entrambe…l’arte e la scienza o l’arte e la conoscenza più in generale sono tra le espressioni più elevate dell’uomo, come essere pensante, e ci sono molti legami, molti aspetti comuni, infatti quando mi si chiede ‘ma come sei passata dalla musica alla fisica?’ come se non c’entrassero nulla l’una con l’altra, e invece ci sono veramente degli aspetti comuni molto importanti. La musica si basa su delle leggi fisiche dell’armonia… le leggi fondamentali della fisica si possono dedurre da principi di simmetria, quindi la natura è bellissima, non soltanto nelle sue manifestazioni macroscopiche, ma anche nelle leggi fondamentali della natura che sono molto molto belle anche dal punto di vista matematico delle equazioni… equazioni bellissime: i principi da cui sono dedotte sono principi di simmetria, quindi quasi principi artistici, molto eleganti…”.
Musica, simmetria, bellezza, eleganza, arte fanno rima con matematica, fisica, scienza.
Ci voleva davvero qualcuno che avesse la competenza e la capacità di ricordarlo. (Il Foglio)

2 commenti:

irina ha detto...

non credo sia qualcosa in comune, credo si tratti di linguaggi diversi per esprimere la stessa cosa, lo stesso fenomeno, un trascorrere da un linguaggio ad un altro guardando una goccia d'acqua ad esempio.
Già guardare e vedere la goccia è grazia, usare un linguaggio per esprimere la goccia è grazia, mentre la goccia è vita forse questa, la vita, può essere l'a-verbale.

Anonimo ha detto...


Musica e fisica : Einstein suonava il violino, chi dice bene, chi cosi' cosi', da dilettante che aveva studiato.
Ma l'armonia delle belle e simmetriche equazioni, sino a che punto corrisponde all'armonia della natura, a quell'armonia che esse pur inseguono? Qualcuno ha detto che la natura "ama nascondersi"; quando si pensa di aver raggiunto il suo segreto, appare sempre qualcos'altro, che rinvia oltre, in una dimensione piu' profonda, senza fine. Il nascondersi della natura nel segreto di un'armonia piu' profonda di cio' che riusciamo a scorgere, non e' forse il nascondersi di Dio, che pur si e' voluto rivelare agli uomini? Deus absconditus, e come dice l'Apostolo, inaccessibile: "qui solus habet immortalitatem et lucem inhabitat inaccessibilem, quem nullus hominum vidit, sed nec videre potest" (1 Tm, 6, 15-16). A. P.