Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 8 aprile 2016

Danilo Quinto. Il Nemico

Una persona cara, tempo fa, mi ha donato un libro. Preso da cose che ritenevo più importanti, l’avevo accantonato e messo da parte. Poi, l’altro giorno, per un lungo viaggio in treno che dovevo fare, me lo sono portato dietro.

In italiano, s’intitola Il Nemico. Titolo originale: Father Elija. È uscito nel 1996, primo di una serie chiamata The Children of the Last Days («I Bambini dei Giorni Ultimi»), dello scrittore canadese Michael D. O'Brien. Della trama - molti di voi la conosceranno, perché è stato un bestseller mondiale – dico solo che si tratta, almeno per me, di un viaggio nell’anima degli uomini. Del loro rapporto con il Creatore, con la preghiera, con la Grazia, con la perfezione e con la santità, con il Bene e con il Male; dell’amicizia, dell’amore, della fraternità, ma anche dell’inganno, dell’ipocrisia, della falsità, della corruzione, del potere; della storia, che si dipana con le sue tragedie e con i suoi drammi; della gnosi, che si è assunta il compito di divinizzare l’uomo, per perpetuare quel peccato originale che intendeva allontanarlo definitivamente da Dio; della presenza di un Re, del Cielo e della Terra, che entra nella storia dell’uomo con la Croce ed è fonte – Lui solo – della vera unità, della vera pace e della vera speranza; della Chiesa - dei suoi uomini, delle loro rovine e delle loro grandezze – che, per Sua volontà, è e sarà per sempre Sua Sposa; di un Angelo ribelle, che con i suoi Potentati si contrappone al Re, ordisce le sue sfide, s’insinua nelle vite, fino a divorarle, perchè le vuole sue; della redenzione e del pentimento; della misericordia e della giustizia; di una Donna, Immacolata e Assunta in Cielo, «molto bella», dice fra’ Mulo a padre Elia, il protagonista del libro, durante la visione della Madre di Dio nella grotta di Efeso e del suo amore sconfinato e grandioso, silenzioso e forte, per Suo Figlio e, attraverso di Lui, per l’intera umanità.

Su molte delle 546 pagine dell’edizione in italiano, della San Paolo, del 2006, ho versato lacrime copiose. Non solo perché stavo leggendo un romanzo potente. Un capolavoro. Per la scrittura: raffinata, asciutta, colta, sorprendente. Per lo stile romanzato, che cattura l’attenzione in maniera formidabile. Per le storie del protagonista e degli altri personaggi, per lunghi tratti commoventi, perché umane e rese vere. Per l’incalzare degli eventi, che si intrecciano e dipanano, in maniera serrata e avvincente.

Ho pianto perché il viaggio di cui parlavo riguarda anche me in quanto peccatore. Guardando i miei peccati, affogo nel mare della vergogna. Il peccato – seduzione del Nemico - è l’atto più basso che possa commettere l’uomo, perché è contro Dio. È un atto commesso in libertà, che offende l’essere infinito e quindi provoca un danno infinito. Consapevole di questo, rifletto e piango, perché solo il sangue di Cristo potrà lavarmi… e allora, mi riprometto in coscienza di non farlo mai più, perché il suo orrore mi allontana da Dio.

Io, miserabile, ho bisogno di Gesù Uomo. Sì, sento il bisogno di abbracciarlo carnalmente, inginocchiarmi ai Suoi piedi e incontrare il Suo sguardo, perché il Suo amore trabocca da quella Croce proprio per me… Mio Dio e Mio Salvatore… Non posso che ringraziarLo! Si è inchinato sull’uomo che ha peccato e lo ha reso figlio di Dio.

Questa consapevolezza, diventa offerta durante la Messa, che accolta dal Figlio e dal Padre, ti ricolma di Spirito Santo. Tu offri e lui ti consuma nell’oblazione… Lui ti macina nella vita e sei felice di appartenerGli. Tutto ciò che ti accade diventa motivo di ringraziamento e lode, perché tutto concorre al bene.

È narrato in questo libro come s’incontri Dio negli occhi di amici e di nemici, come se non esistesse il tempo, che acquista senso se vissuto nell’orazione. Tutto diviene preghiera: ogni cellula, ogni pensiero, ogni azione. Che meraviglia!!! Nel passato, la teologia usava il linguaggio della Summa, oggi la narrazione. Il desiderio di Cieli e di Terre nuove si dischiude agli occhi dell’anima. L’Apocalisse - «Come nei giorni che precedettero il diluvio, la gente mangiava, beveva, si sposava e si maritava, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non vollero credere finchè si abbattè il diluvio e spazzò via tutti, così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo», disse Gesù - diviene quasi un avvenimento bramato e atteso perché Gesù torni. Il desiderio si consegna allo Spirito Santo e diviene preghiera sommessa e pianto d’attesa, perché nulla sarà più celato. Tutto s’infuoca e si fa inno d’amore, pervade la carne e la supera. Non si guarda più la terra, ma s’immagina il Cielo, la Gerusalemme Celeste. 
Danilo Quinto - http://daniloquinto.tumblr.com/

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Danilo.
Per quanto mi riguarda, ho letto due volte questo splendido libro, ed in entrambi i casi - durante la lettura - mi è capitato di pregare meglio e più spesso, proprio "incentivato", spinto dalle pagine di questo capolavoro.

il maccabeo ha detto...

Sempre tenero e umile Danilo nel trasmetterci candidamente la sua esperienza. Quindi sempre "fortis in fide". Un caro abbraccio virtuale.