Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 13 aprile 2016

Pubblica presa di posizione del Cardinale Raymond Leo Burke sull'Esortazione post-sinodale Amoris laetitia

Pubblica presa di posizione del Cardinale Raymond Leo Burke sull'Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris laetitia. (National Catholic Register, 12 aprile 2016).

I media laici e persino alcuni media cattolici stanno definendo la recente Esortazione Apostolica Post-Sinodale Amoris Laetitia “Sull’amore nella famiglia” come una rivoluzione nella Chiesa, come un radicale allontanamento dall’insegnamento e dalla prassi della Chiesa, sul matrimonio e la famiglia, trasmessi fino ad ora. Una tale lettura del documento è sorgente di preoccupazione e di confusione per i fedeli, ed anche potenzialmente fonte di scandalo non solo per i fedeli, ma anche per tutte le persone di buona volontà che guardano a Cristo e alla Chiesa per insegnare e rispecchiare nella vita la verità sul matrimonio ed i suoi frutti, la vita della famiglia, cellula primaria della vita della Chiesa e di ogni società.

È anche un cattivo servizio alla natura del documento, quale frutto del Sinodo dei Vescovi, un incontro di Vescovi che rappresentano la Chiesa universale “per assistere il Romano Pontefice con il loro consiglio per la conservazione e la crescita della fede e dei costumi e nel rispetto e rafforzamento della disciplina ecclesiastica, e prendere in esame questioni relative all'azione della Chiesa nel mondo” (can. 342). In altre parole, sarebbe in contraddizione con il lavoro del Sinodo generare confusione su ciò che la Chiesa insegna, tutela e promuove con la sua disciplina. L’unica chiave per la corretta interpretazione di Amoris Laetitia è l’insegnamento costante della Chiesa e della sua disciplina che protegge e promuove questo insegnamento. Papa Francesco ha chiarito fin dall’inizio che l’Esortazione Apostolica Post-sinodale non è un atto di Magistero (cf. n. 3). 

La tipologia stessa del documento conferma la stessa cosa. È scritto come una riflessione del Santo Padre sul lavoro delle ultime due sessioni del Sinodo dei vescovi. Per esempio, nel capitolo ottavo, che ad alcuni piace interpretare come il progetto di una nuova disciplina con implicazioni ovvie per la dottrina della Chiesa, Papa Francesco, citando l’Esortazione Apostolica post-sinodale, Evangelii Gaudium, afferma:
«Comprendo coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non dia luogo ad alcuna confusione. Ma credo sinceramente che Gesù vuole una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilità: una Madre che, nel momento stesso in cui esprime chiaramente il suo insegnamento obiettivo, “non rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada”» (n. 308).
In altre parole, il Santo Padre sta proponendo ciò ritiene personalmente la volontà di Cristo per la sua Chiesa, ma egli non ha intenzione di imporre il suo punto di vista né di condannare coloro che insistono su quella che lui chiama “una cura pastorale più rigida”. La natura personale cioè non magisteriale del documento è evidente anche nel fatto che i riferimenti citati sono principalmente alla relazione finale della sessione del Sinodo dei Vescovi 2015, e agli indirizzi e alle omelie dello stesso papa Francesco. Non vi è alcuno sforzo costante di mettere in relazione il testo, in generale, o queste citazioni con il Magistero, i Padri della Chiesa e altri autori provati.

Oltretutto, come evidenziato sopra, un documento che è il frutto del Sinodo dei Vescovi deve essere sempre letto alla luce dello scopo del Sinodo stesso, ossia la tutela e la promozione di ciò che la Chiesa ha sempre pensato e praticato conformemente al suo insegnamento. In altre parole, un’Esortazione Apostolica post-sinodale, per la sua propria natura, non propone una nuova dottrina e una nuova disciplina, ma applica la dottrina e la disciplina costanti alle situazioni del mondo al momento.

Allora come deve essere recepito questo documento? Prima di tutto, deve essere accolto con quel profondo rispetto dovuto al Romano Pontefice in quanto Vicario di Cristo, che è, secondo le parole del Concilio Ecumenico Vaticano II: “perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli” (Lumen Gentium, n. 23). 

Alcuni commentatori confondono questo rispetto con un presunto obbligo di credere “per fede divina e cattolica” (can. 750, § 1) tutto quanto è contenuto nel documento. Ma la Chiesa cattolica, pur insistendo sul rispetto dovuto all’Ufficio petrino, in quanto istituito da Nostro Signore stesso, non ha mai sostenuto che ogni affermazione del Successore di Pietro debba essere ricevuta come parte del suo Magistero infallibile.

Storicamente la Chiesa, è stata sensibile alla tendenza erronea di interpretare ogni parola del Papa come obbligo di coscienza; il che è certamente assurdo. Secondo l’insegnamento tradizionale, il Papa ha due “corpi”, un corpo in quanto membro individuale dei fedeli e questo è soggetto a mortalità, un corpo in qualità di Vicario di Cristo sulla Terra che, secondo la promessa di Nostro Signore, perdura fino al suo ritorno nella gloria. Il primo corpo è il suo corpo mortale; il secondo è l’istituzione divina dell’Ufficio di Pietro e dei suoi successori. I riti liturgici e gli abiti che rivestono il Papa sottolineano tale distinzione, cosicché una riflessione personale del Papa, mentre è ricevuta con il rispetto dovuto alla sua persona, non viene confusa con la fede vincolante dovuta all’esercizio del Magistero. Nell’esercizio del Magistero, il Romano Pontefice quale Vicario di Cristo agisce in una ininterrotta comunione con i suoi predecessori che iniziano con San Pietro.

Ricordo la disputa che ha circondato la pubblicazione delle conversazioni tra il beato Paolo VI e Jean Guitton nel 1967. La preoccupazione era nel pericolo che i fedeli potessero confondere le riflessioni personali del Papa con l’insegnamento ufficiale della Chiesa. Mentre il Romano Pontefice ha delle riflessioni personali che possono essere interessanti e stimolanti, la Chiesa deve essere sempre vigile nel segnalare che la loro pubblicazione è un atto personale e non un esercizio del Magistero pontificio. Diversamente, quanti non comprendono la distinzione o non la vogliono comprendere, presenteranno tali riflessioni anche aneddotiche del Papa come dichiarazioni di un cambiamento nella dottrina della Chiesa, causando grande confusione nei fedeli. Una tale confusione è dannosa per i fedeli e indebolisce la testimonianza della Chiesa quale Corpo di Cristo nel mondo.

Con la pubblicazione di Amoris Laetitia, l’obiettivo dei pastori e di coloro che insegnano la fede è di presentarla nel contesto dell’insegnamento della disciplina della Chiesa, in modo che serva all’edificazione del Corpo di Cristo nella sua prima cellula vitale, che è il matrimonio e la famiglia. In altre parole, l’Esortazione post-sinodale può essere correttamente interpretata, in quanto documento non magisteriale, solo usando la chiave del Magistero, riportata nel Catechismo della Chiesa cattolica (nn. 85-87).

La dottrina ufficiale della Chiesa infatti fornisce l’insostituibile chiave interpretativa dell’Esortazione Apostolica, di modo che possa veramente servire al bene di tutti fedeli, unendoli ancor più strettamente a Cristo, che è l’unica nostra salvezza. Non ci può essere opposizione o contraddizione tra la dottrina della Chiesa e la sua prassi pastorale, dal momento che come ci ricorda il Catechismo della Chiesa cattolica, la dottrina è naturalmente pastorale: 
“La missione del Magistero è legata al carattere definitivo dell'Alleanza che Dio in Cristo ha stretto con il suo Popolo; deve salvaguardarlo dalle deviazioni e dai cedimenti, e garantirgli la possibilità oggettiva di professare senza errore l'autentica fede. Il compito pastorale del Magistero è quindi ordinato a vigilare affinché il Popolo di Dio rimanga nella verità che libera. Per compiere questo servizio, Cristo ha dotato i pastori del carisma d'infallibilità in materia di fede e di costumi. L'esercizio di questo carisma può avere parecchie modalità” (n. 890).
Si può vedere la natura pastorale della dottrina, in maniera eloquente, nell’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la famiglia. Cristo stesso mostra la profonda natura pastorale della verità della fede nel suo insegnamento sul santo Matrimonio nel Vangelo (cf. Mt 19, 3-12), nel quale rinnova l'insegnamento del piano di Dio sul matrimonio “fin dal principio”. Durante gli ultimi due anni, nei quali la Chiesa è stata coinvolta in una intensa discussione sul matrimonio e sulla famiglia, ho richiamato spesso un episodio della mia infanzia. Sono cresciuto in una fattoria familiare nelle campagne del Wisconsin; ero il più giovane di sei figli di buoni genitori cattolici. La Messa domenicale delle 10 presso la nostra parrocchia nelle vicinanze del paese era chiaramente il cuore della nostra vita di fede; a un certo punto, mi sono accorto di una coppia, amici dei miei genitori provenienti dalla fattoria vicina, che era sempre presente alla Santa Messa, ma non riceveva mai la Santa Comunione. Quando chiesi a mio padre perché non ricevessero mai la Santa Comunione, egli mi spiegò che l’uomo era sposato con un’altra donna e perciò non poteva ricevere i Sacramenti.

Ricordo chiaramente che mio padre mi spiegò la prassi della Chiesa, nella fedeltà al suo insegnamento, in un modo sereno. La disciplina ovviamente aveva un significato per lui e aveva un significato per me; infatti la sua spiegazione fu per me la prima occasione di riflettere sulla natura del matrimonio come legame indissolubile tra il marito la moglie. Nello stesso tempo devo dire che il parroco trattava la coppia coinvolta con il più grande rispetto, anche se loro prendevano parte alla vita parrocchiale in modo appropriato allo stato irregolare della loro unione. Da parte mia, ho sempre avuto l’impressione che, sebbene debba essere stato veramente difficile non poter ricevere i Sacramenti, loro erano in pace nel vivere secondo la verità sul loro stato civile.

Dopo oltre quarant’anni di vita e ministero sacerdotale, per ventuno dei quali ho svolto il ministero episcopale, ho conosciuto molte altre coppie in situazioni irregolari, per le quali io o gli altri miei confratelli sacerdoti abbiamo avuto una cura pastorale. Sebbene la loro sofferenza fosse evidente ad ogni anima compassionevole, ho visto sempre più chiaramente negli anni che il primo segno di rispetto e amore nei loro confronti era dir loro la verità con amore. In quel modo, l’insegnamento della Chiesa non è qualcosa che li affligge ancora di più, ma in verità li libera per amare Dio e il prossimo.

Potrebbe essere di aiuto illustrare con un esempio la necessità di interpretare il testo di Amoris Laetitia alla luce del Magistero. Nel documento ci sono frequenti riferimenti all’ “ideale” del matrimonio. Una tale descrizione del matrimonio può essere fuorviante. Può condurre il lettore a pensare al matrimonio come ad un’idea eterna, alla quale gli uomini e le donne debbano più o meno conformarsi nelle circostanze storiche mutevoli. Ma il matrimonio cristiano non è un’idea; è un sacramento che conferisce ad un uomo e ad una donna la grazia  per vivere in un fedele, permanente e fecondo amore reciproco. Ogni coppia cristiana validamente sposata, dal momento del consenso, riceve la grazia di vivere l’amore reciprocamente promesso. Poiché tutti soffriamo degli effetti del peccato originale e poiché il mondo in cui viviamo si ha una visione completamente diversa del matrimonio, gli sposi sono tentati di tradire la realtà oggettiva del loro amore. Ma Cristo dà sempre loro la grazia di rimanere fedeli a quell’amore fino alla morte. La sola cosa che li può limitare nella loro risposta fedele è venir meno nel corrispondere alla grazia data loro nel sacramento del Santo Matrimonio. In altre parole, la loro difficoltà non è con una qualche idea che gli ha imposto la Chiesa. La loro lotta è con quelle forze che li conducono a tradire la realtà della vita di Cristo in loro. Negli anni e particolarmente durante gli ultimi due anni, ho incontrato molti uomini e donne che per svariate ragioni, si sono separate o hanno divorziato dal coniuge, ma che stanno vivendo nella fedeltà alla verità del loro matrimonio e stanno continuando a pregare ogni giorno per l’eterna salvezza del coniuge, anche se lui o lei li ha abbandonati. Nelle nostre conversazioni, essi riconoscono la sofferenza in cui sono coinvolti, ma soprattutto la profonda pace che appartiene loro nel rimanere fedeli al proprio matrimonio.

Alcuni affermano che una tale reazione alla separazione o al divorzio sia un eroismo al quale la media dei fedeli non può essere ritenuto capace, ma in verità noi siamo tutti chiamati a vivere eroicamente, in qualunque stato di vita. Papa San Giovanni Paolo II, a conclusione del Grande Giubileo del 2000, riferendosi alle parole di Nostro Signore che concludono il Discorso della Montagna – “Siate perfetti com'è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48) - ci ha insegnato la natura eroica della vita quotidiana in Cristo con queste parole:
“Come il Concilio stesso ha spiegato, questo ideale di perfezione non va equivocato come se implicasse una sorta di vita straordinaria, praticabile solo da alcuni « geni » della santità. Le vie della santità sono molteplici, e adatte alla vocazione di ciascuno. Ringrazio il Signore che mi ha concesso di beatificare e canonizzare, in questi anni, tanti cristiani, e tra loro molti laici che si sono santificati nelle condizioni più ordinarie della vita. È ora di riproporre a tutti con convinzione questa « misura alta » della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione”. (Novo Millennio Ineunte, n. 31).
Incontrando uomini e donne che, malgrado una rottura della vita matrimoniale, rimangono fedeli alla grazia del sacramento del Matrimonio, sono stato testimone della vita eroica che la grazia ci rende quotidianamente possibile, ogni giorno.

Sant’Agostino di Ippona, in una predica per la festa di San Lorenzo, Diacono e Martire, nel 417, utilizza una bellissima immagine per incoraggiarci nella nostra cooperazione con la grazia divina che Nostro Signore ha ottenuto per noi con la sua Passione e Morte. Egli ci assicura che nel giardino del Signore non ci sono solo le rose dei martiri, ma anche i gigli delle vergini, le edere degli sposi e le violette delle vedove. Egli conclude che per questo nessuno dovrebbe disperare riguardo alla propria vocazione perché “Cristo è morto per tutti” (Sermone 304). La ricezione di Amoris Laetitia, nella fedeltà al Magistero, confermi gli sposi nella grazia del sacramento del Santo Matrimonio, così che essi possano essere segno dell’amore fedele e duraturo di Dio per noi “fin dal principio”, un amore che ha raggiunto la sua piena manifestazione dell’Incarnazione redentrice del Figlio di Dio. Che il Magistero, quale chiave della sua comprensione, faccia sì che “il Popolo di Dio rimanga nella verità che libera” (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 890).
[Tradizione a cura di Chiesa e post-concilio]

16 commenti:

Luís Luiz ha detto...

"Papa Francesco ha chiarito fin dall’inizio che l’Esortazione Apostolica Post-sinodale non è un atto di Magistero (cf. n. 3). "

Falso. Il n. 3 dice soltanto che non tutti i problemi della Chiesa devono essere risoluti con definizioni magisteriali. Non dice niente sulla natura dell'esortazione. Anzi, pressuppone che sia un documento magisteriale.
È solo un wishful thinking da parte del cardinale.

Anonimo ha detto...

Your Eminence,

I am profoundly scandalized by the position you take in this interview, which lumps all those who find error in Amoris Laetitia in the category of those possibly giving scandal.

As a pastor of souls your duty is not only to point out that a document such as an Apostolic Exhortation is not magisterial according to canonical custom, but that it contain serious grave errors, indeed heresies.

This cannot be overlooked.

Here is a short list of just 7 heresies contained in it, which I cite from the internet articles on the problems with the document:


Objective heresy in Amoris Laetitia, n. 297: "No one can be condemned for ever, because that is not the logic of the Gospel!"


Contradiction of Apostolic Tradition, n. 298: We know that no "easy recipes" exist.


Denial of Apostolic Teaching, n. 299 in regard to 2public objective sinners: Holy Spirit pours in to their hearts gifts & talents for good of all.


Patent heresy attacking nec of repentance n 299: Such need 2feel not as excommunicated members of Church, but instead as living members


Heresy & denial of Apostolic Trad, n. 301: Hence it can no longer simply Bsaid..are living in state of m sin & deprived of sanctifying grace


Denial of Apostolic Preaching, re law inscribed on man's heard, n.305: "natural law cud not be presented as an already est set of rules..."


Heretical false faith, which asserts Jesus wants pastoral practice open to and including confusion in sacr discipline: n. 308


As a pastor of souls you should be much more concerned about heresy than canonical form, and you should definitively not be criticizing those who identify these in the document, let alone saying that the document has a good purpose.

Amoris laetitia was written with one purepose in mind, to scandalize, to deceive, to mislead, to sow division, to promote heresy and to divide the faithful from Christ Jesus their Only Lord and savior.

For this reason I regard your responses in the interview to be lacking greatly in manfulness and fidelity to your duty as a Bishop and Cardinal.

Sincerely,

Scandalized Soul

alessandro mirabella ha detto...

io vado controcorrente, per motivi che elucidero' entro stasera. secondo me piu' di quel che ha detto al card. burke non possiamo chiedere, per ora. e, quindi, chapeau, em.mo cardinale, chapeau.

Mazzarino ha detto...

Finalmente qualcosa di chiaro. Burke "non ci sta". Non recita però da pontiere e questo è già tanto. Si tira indietro dalla prima linea. Lo capisco, lo comprendo e me ne dispiaccio. Sento comunque il dovere di ringraziarlo anche se si ritira e non sarà lui ad opporsi pubblicamente all'eresia e alla distruzione della Chiesa Cattoica. Nostra Madre celeste evidentemente ha in mente qualcun altro, più giovane, che probabilmente aspetta alcuni eventi prima di appalesarsi. Aspettiamo con fiducia. Un umile consiglio che ripeto da due anni. Stabilite le tempistiche e rispettatele. I due sinodi servivano unicamente ad impedire questo. Sveglia!

Anacleto ha detto...

Bla, bla, bla.

Il Papa come ogni vescovo deve insegnare e governare trasmettendo quello che ha ricevuto. Putroppo Jorge Bergoglio della fede tradizionale ha ricevuto poco. Le sue opinioni personali non interessano nessuno. Benedetto XVI le sue riflessioni private su Gesù le ha affidare ad un editore e non ne ha fatto un documento ufficiale.
Amoris lætitia va semplicemente cestinata e dimenticata.
Se il Patriarca Kyrill avesse scritto un simile testo, gli avrebbero gentilmente richiesto di ritirarsi a vita privata.

Cesare Baronio ha detto...

Sua Eminenza scrive "Non vi è alcuno sforzo costante [da parte del Papa] di mettere in relazione il testo, in generale, o queste citazioni con il Magistero, i Padri della Chiesa e altri autori provati."

Ma quali fonti del Magistero, quali Padri della Chiesa, quali autori provati si potrebbero prestare a sostenere e corroborare le tesi di Bergoglio, quando per prima la Sacra Scrittura le sconfessa, le condanna e le mostra in tutta la loro delirante pericolosità?

Cesare Baronio ha detto...

E ancora: "I riti liturgici e gli abiti che rivestono il Papa sottolineano tale distinzione, cosicché una riflessione personale del Papa, mentre è ricevuta con il rispetto dovuto alla sua persona, non viene confusa con la fede vincolante dovuta all’esercizio del Magistero."

Ma quali riti, quali abiti? Bergoglio usa paramenti da Vescovo, celebra come un Vescovo (senza aver mai pontificato, peraltro, nemmeno secondo il nuovo Caeremoniale Episcoporum, ma sempre con quella tediosa commixtio di lingue, di intromissioni di laici, di innovazioni e di populismo in auge sin da Paolo VI).

marius ha detto...

OK. Abbiamo sentito il card. Burke.
Ma che ne è di mons. Schneider?
Mi sembra che la sua assenza dalla scena in questo frangente abbia un non so ché di presenza silenziosa e nascosta.
Me lo suggerisce il suo NON POSSUMUS che ben ricordo al termine del sinodo 2015.
Ora che alcuni contenuti problematici dei sinodi hanno ricevuto il placet ufficiale del Papa stesso, chissà come mons. ATHANASIUS (nomen omen?) declinerà nel presente il suo NON POSSUMUS di allora?

Anonimo ha detto...

"Io non mi immischio", tagliò corto Francesco nell'ultima sua conferenza stampa in aereo, quando lo sollecitarono a pronunciarsi sulla corsa alla presidenza degli Stati Uniti.
Nella medesima risposta, però, prese posizione netta contro il candidato repubblicano Donald Trump.
Mentre ora ospita in Vaticano con tutti gli onori il candidato democratico di ultrasinistra Bernie Sanders.

"Sanders, Morales, Correa, Sachs. Il quartetto che piace tanto al papa"
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/04/13/sanders-morales-correa-sachs-il-quartetto-che-piace-tanto-al-papa/

Tradizionista59 ha detto...

Segnalo anche:
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/

L'articolo di Magister è intitolato "Francesco e Antonio, un coppia in ottima Comagnia".

Franceso e Antonio,chissà perché, ma mi fanno venire in mente Totò e Peppino.
Forse perchè sono napoletano

Questo graffia. Però... ha detto...

Il Cardinal Burke ha tradito il suo gregge

Il Cardinal Burke ha rilasciato alla NCR un’intervista sull’Amoris Laetitia. I suoi toni sono stati molto ma molto blandi.
Trovandosi di fronte a un biscotto avvelenato sul quale gli si chiede la sua opinione, il cardinale sceglie semplicemente di ignorare l’esistenza del veleno e, anzi, esorta a mangiare il biscotto come se non fosse avvelenato.
Il fatto è che il veleno è lì e il cardinale non ha alcuna difficoltà a ignorarlo. Sarebbe invece – al contrario – il suo dovere di vescovo e cardinale avvisare i fedeli dell’esistenza del veleno e condannare chi ha cucinato il biscotto avvelenato.
Burke agisce in modo ancora peggiore quando insinua che non sono le eresie presenti nel testo ma le forti reazioni del laicato cattolico a confondere i fedeli. No, Eminenza, non sono i bloggers laici che confondono i fedeli: è la gente come Lei che lo fa, affermando che l’eresia esplicita può essere semplicemente ignorata quando è vero il contrario: cioè che essa trascina ogni giorno tante persone all’inferno. Questo comportamento sarebbe inaccettabile da parte di qualsiasi vescovo, ed è altamente indegno da parte di un Principe della Chiesa.
Quasi altrettanto blanda è l’altra dichiarazione sorprendente – che non ha né capo né coda – secondo la quale un’esortazione apostolica non avrebbe valore giuridico. L’Amoris Laetitia è una dichiarazione papale ufficiale impregnata di eresia e blasfemia, che non possono essere ignorate semplicemente perché le eresie e le blasfemie che vi sono contenute non hanno un valore canonico ufficiale.
Certo, il cardinale dice anche cose giuste, come per esempio che la verità non può comunque mai essere cambiata. Ma non è questo il punto: il mondo cattolico non si aspettava da lui che ci spiegasse se la verità può cambiare o no, bensì che facesse il suo dovere di vescovo e cardinale e condannasse l’eresia!
Oltretutto, il cardinale non può far finta di non sapere, come se niente fosse, che la sovversione della fede cattolica pianificata in modo evidente dal papa e dai suoi burattini non viene realizzata – né potrebbe esserlo – attraverso affermazioni dell’eresia ufficiali e sancite legalmente, bensì permettendo l’esercizio vigoroso di una prassi eretica difesa brutalmente e apertamente promossa dalle stesse parole del papa.
Si vergogni, Cardinal Burke! Milioni di devoti cattolici rimangono esterrefatti di fronte al grado di impudenza raggiunto dall’eresia, e tutto ciò che Lei è capace di fare è invitarli a guardare dall’altra parte!

L’eresia non è polvere che può essere spazzata e nascosta sotto il tappeto, così come succede oggi, persino in un’epoca in cui la vita della Chiesa è divisa in due sulle stesse basi del pensiero cattolico.
Far finta che essa possa essere contrastata semplicemente invitando i fedeli ad essere fedeli non è sufficiente.
Il cardinale era tenuto a ruggire, e ha miagolato. Sicuramente molti altri lo imiteranno. Che ricada sulla sua testa.
Continuo a sperare e a pregare affinché tra i nostri vescovi e cardinali si possano ancóra trovare degli uomini veri.
Per il momento, mi è sembrato di udire solo un micio.
Preparatevi a udire tanti come lui.
https://mundabor.wordpress.com/2016/04/12/cardinal-burke-has-betrayed-his-flock/

Anonimo ha detto...

Quando il prete (ma anche il papa) diventa sociologo si dimentica di Dio

Infiltrata dalla corrente oggi prevalente in Occidente, e che tende a creare una sorta di «società liquida», dove tutto sembra, appunto, liquefarsi in tutto, anche la Chiesa pare volere dissolvere i contorni netti della fede in una sorta di brodo indeterminato e rimescolato dal «secondo me» di certi sacerdoti.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/quando-prete-diventa-sociologo-si-dimentica-dio-1246115.html

Francesco del Carro ha detto...

E' iniziata la resistenza contro Amoris laetitia. Confidiamo in una presa di posizione chiara, compatta e ferma di vescovi e cardinali ancora cattolici. Non ci si può più tirare indietro

Japhet ha detto...

Perché, dopo che ‘Roma locuta’, con due documenti come Humanae vitae a Familiaris consortio, ‘causa non finita est?

Anonimo ha detto...

Perché quelli che non tollerarono ne' la prima, ne' la seconda, hnno atteso per decenni la loro vendetta. Ed ora l'hanno avuta. E ne esigeranno delle altre: a quando lo smantellamento della "Dominus Jesus"?

Anonimo ha detto...

Se i liberali come Francesco possano ignorare Humanae vitae e Familiaris consortio, come mai i tradizionalisti non possano ignorare Sacrosanctum concilium?


Romano