Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 4 agosto 2019

Nuovi attacchi al Card. Burke e la 'Cappa magna'

Prosegue l'attacco al card. Burke da più fronti [il più recente qui; precedenti qui - qui - qui] il che fa pensare sia coordinato.
Celebrazione a Cork City, Irlanda 7 luglio
Per capire fino a quale ignoranza ormai arrivino certi sedicenti cattolici, notate la didascalia della foto:
""U.S. Cardinal Raymond Burke waves to the congregation after celebrating Mass""
"To wave" vuol dire salutare agitando la mano: ma il cardinale sta benedicendo. Capre! 
Se Bergoglio ha dismesso quello che considera un guardaroba “da museo”, ciò non significa che certi abiti prelatizi debbano essere abbandonati, soprattutto avuto riguardo al loro simbolismo. La Cappa magna indossata dal Cardinale, pure se ormai quasi in disuso, è uno dei simboli della dignità ecclesiastica - che non riguarda la persona ma ciò che rappresenta. Per non dimenticare che si tratta di una dignità che non è mai fine a se stessa, vediamo quale ne è il significato, da conoscere o da riscoprire.
"La Cappa magna rappresenta efficacemente la raffinatezza del mondo, il potere e il prestigio. Ecco perché dopo il suo ingresso in chiesa il prelato che la indossa viene pubblicamente spogliato di questo indumento sontuoso e simbolicamente umiliato davanti all'assemblea. Poi, paramento dopo paramento, il vescovo è rivestito dell'uomo nuovo, di cui parla san Paolo. Ecco il camice, l'alba battesimale, la dalmatica della carità, la stola del perdono e la casula della misericordia. Quindi, infine, vestito di Cristo, il prelato fa un secondo ingresso in chiesa per iniziare la celebrazione eucaristica in persona Christi, capo visibile del corpo, la Chiesa".
Sorvoliamo sulle reiterate accuse, rivolte al cardinale, di essere contro il Papa... e comunque riportiamo una sua chiara e limpida dichiarazione ribadita in molte sue interviste: “Alcuni hanno criticato chi ha espresso pubblicamente critiche al Papa come manifestazioni di ribellione o di disobbedienza, ma domandare – con il rispetto dovuto per il suo ufficio – la correzione di confusione o errore non è un atto di disobbedienza, ma un atto di obbedienza a Cristo e perciò al Suo Vicario sulla terra.

40 commenti:

Anonimo ha detto...

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/caffarra-libro-prediche-corte-tagliatelle-lunghe

Anonimo ha detto...

https://cooperatores-veritatis.org/2018/02/01/365-giorni-con-il-cardinale-carlo-caffarra-febbraio/

mic ha detto...

OT
Un articolo molto interessante
https://educationaround.org/blog/2019/01/10/perche-i-manager-della-silicon-valley-vietano-lo-smartphone-ai-propri-figli/

Anonimo ha detto...

Siamo realisti:
vista l'aria che tira, al di là del significato teologico della cappa magna, sembra proprio il caso di dare spettacolo e facile occasione di critica a chi non aspetta altro?
Cosa è l'essenziale?
Certamente non questa simbologia difficilmente comprensibile.

Piuttosto, è la simbologia del colore vermiglio, presente pur senza cappa nell'abito cardinalizio, a richiamare qualcosa che è davvero irrinunciabile.

Anonimo ha detto...

Non credo che questo indumento, pur con tutta la simbologia detta possa essere utile nel raggiungere il Paradiso...

Rr ha detto...

Anonimo ore 20.47,
e perché non aboliamo “tout court” la toga, visto l’attuale discredito della magistratura, il camice, considerando i ripetuti errori medici, e le divise militari, a cominciare da quella dei corazzieri, poiché aborriamo la guerra ?

Andasse anche in jeans e maglietta, troverebbero sempre da accusarlo di qualcosa.

mic ha detto...

Anonimo 20:57
L'indumento di per sé ha solo la funzione e l'utilità maturata nei secoli attraverso la sapiente cura della Chiesa in tutte le sue articolate azioni di culto e di insegnamento.

mic ha detto...

Certamente non questa simbologia difficilmente comprensibile.

La simbologia è comprensibile nella misura in cui la si conosce e se ne parla.

bedwere ha detto...

Personalmente non sono entusiasta, ma se da tanto fastidio a certi individui, ci aggiungo volentieri un paio di metri.

fabrizio giudici ha detto...

Mi associo ai commenti di Rr.

I simboli sono importanti ed è una tragedia che i contemporanei non lo capiscano (i massoni, per esempio, lo capiscono benissimo e li sanno usare perfettamente). Non è vergognandocene e riducendoli che possiamo opporci a questa tendenza, semmai è il contrario: li dobbiamo mantenere.

Anonimo ha detto...

"Poi, paramento dopo paramento, il vescovo è rivestito dell'uomo nuovo, di cui parla san Paolo. Ecco il camice, l'alba battesimale, la dalmatica della carità, la stola del perdono e la casula della misericordia. Quindi, infine, vestito di Cristo, il prelato fa un secondo ingresso in chiesa per iniziare la celebrazione eucaristica in persona Christi, capo visibile del corpo, la Chiesa".

Qui si parla dei paramenti sacerdotali: sono appunto quelli che contano!
A che pro, in questa temperie, mettere in mostra "l'uomo vecchio, la raffinatezza del mondo, il potere e il prestigio", che spontaneamente richiamano piuttosto un inopportuno clericalismo?

fabrizio giudici ha detto...

"l'uomo vecchio, la raffinatezza del mondo, il potere e il prestigio"

Ma chi l'ha detto? E poi basta con questo pauperismo d'accatto, ha proprio stufato. Un cardinale è un principe della Chiesa e ne assume oneri ed onori.

martina ha detto...

Bravo, concordo!!!!! Ci è stato tante volte ripetuto il detto che l'abito non faccia il monaco tanto da arrivare a credere che non sia importante, anzi e grazie a questo assistiamo allo scempio che ne hanno fatto sacerdoti e religiosi. È davvero un colpo al cuore vedere sacerdoti e suore abbigliati come i laici.

Japhet ha detto...

L'Immacolata, cari Figli, vi benedica
in ogni cosa sempre e ovunque, vi stringa al suo Cuore materno in tutte
le vostre afflizioni, tentazioni e difficoltà, in voi tutti e in ciascuno in particolare moltissima pace, quella pace interiore dell'anima di cui il mondo non sa proprio nulla, accresca il vostro coraggio, affinché nessuno di voi ritragga nulla della donazione deposta davanti a Lei nell'atto di consacrazione, affinché Ella stessa possa disporre liberamente di tutta la nostra vita,morte ed eternità e di tutte le facoltà dell'anima e del corpo, di tutto il nostro essere. SK903
San Massimiliano Maria Kolbe

Andrea Carradori ha detto...

Carisssima Mic un caro saluto mattutino dalle Marche.
Leggo, come sempre, con avidità i commenti ai Tuoi stimatissimi articoli.
Ho apprezzato grandemente quello di Anonimo dele 20:57 di ieri "Siamo realisti:
vista l'aria che tira, al di là del significato teologico della cappa magna, sembra proprio il caso di dare spettacolo e facile occasione di critica a chi non aspetta altro? Cosa è l'essenziale? Certamente non questa simbologia difficilmente comprensibile.Piuttosto, è la simbologia del colore vermiglio, presente pur senza cappa nell'abito cardinalizio, a richiamare qualcosa che è davvero irrinunciabile."
Tu sai quelli dei " pizzi e merletti" ( categoria di cui con fierezza faccio parte ) con sono equamente avversati, non sempre a torto, all'interno e all'esterno del cosiddetto movimento tradizionale italiano.
Particolarmente un caro ed arguto ( e geniale) amico della Magna Grecia si diverte a punzecchiarmi vedendo in me uno dei sostenitori di quell' " inverocondo paganesimo delle forme. B XVI, agendo non in un contesto di rinnovamento della fede, ma solo dal punto di vista liturgico, ha prodotto di fatto solo un'idolatria delle forme, a scapito della fede. Per questo, abbiamo assistito a prelati celebranti in modo tradizionale, ma che poi con nonchalance hanno sostenuto posizioni non cattoliche..."
Il mio amico della Magna Grecia usa delle parole molti forti che ci fanno tuttavia riflettere così come ci fece riflettere, a latere del Pontificale nel rito tradizionale che organizzammo nel 2011 al santuario di Campocavallo, il netto e deciso rifiuto del Cardinale Walter Brandmüller di NON indossare la cappa magna. Io, per ora, sospendo ogni mio debole e mutevole "giudizio" sulla questione preferendo leggere i commenti dei Tuoi lettori anche se, non lo nascondo, oggi come nel 2011 aumenta sempre nel mio cuore barocco l'ammirazione per quel netto e deciso NO del cardinale Brandmueller quando eccitati gli mostrammo, bella in tutto il suo splendore la cappa magna che ci era stata cortesemente prestata. Forse è meglio, come suggerisce il mio amico della Magna Grecia, che cerchiamo altro tipo di godimento liturgico. Scusa per la lunghezza dello scritto.

fabrizio giudici ha detto...

Cade a fagiolo.

http://itresentieri.it/la-selezione-cattolica-a-proposito-dellessenzialismo-e-pauperismo-liturgici-del-periodo-apostolico-si-mediti-su-cosa-venne-ritrovato-nella-tomba-dellapostolo-pietro/


A proposito dell’essenzialismo e pauperismo liturgici del periodo apostolico, si mediti su cosa venne ritrovato nella Tomba dell’Apostolo Pietro

Da messainlatino.it
Nell’omelia dei primi vespri della Festa dei SS. Pietro e Paolo del 2009, il Papa comunicò al mondo l’esito dell’ispezione scientifica della tomba attribuita all’Apostolo delle genti, rinvenuta sotto la basilica di S. Paolo fuori le Mura dopo l’incendio di questa nel 1823. Ci informò Benedetto XVI: “Nel sarcofago, che non è stato mai aperto in tanti secoli, è stata praticata una piccolissima perforazione per introdurre una speciale sonda, mediante la quale sono state rilevate tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato con oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino. E’ stata anche rilevata la presenza di grani d’incenso rosso e di sostanze proteiche e calcaree. Inoltre, piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all’esame del carbonio 14 da parte di esperti ignari della loro provenienza, sono risultati appartenere a persona vissuta tra il I e il II secolo. Ciò sembra confermare l’unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell’apostolo Paolo“.
Lino prezioso di colore porpora (il colore degl’imperatori); lamine addirittura di vello d’oro; grani di incenso rari… chi glielo spiega questo a tutti quei tristi liturgisti che hanno massacrato i riti della Chiesa, spogliato gli altari, bruciato le pianete e i broccati (imperativamente sostituiti da casule-gellabà in misto terital, con pàmpini, spighe e pagnotte appiccicati sopra), e tutto questo sostenendo che si doveva tornare all’essenzialità liturgica e alla povertà dei tempi apostolici?
Sentito il Papa? Visto che cosa hanno trovato in una tomba “mai aperta prima” in 19 secoli e mezzo, di uno dei primi seguaci di Gesù Cristo, apostolo per giunta, morto appena trent’anni dopo di Lui e in epoca di sanguinose persecuzioni?
E allora, o pseudo-liturgisti malati di archeologismo: ci dite per favore quando mai i cristiani hanno celebrato i loro riti nel modo squallido e povero a cui ci avete voluto far “ritornare”?
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri

Anonimo ha detto...

"Ma chi l'ha detto?" 

L'ha detto l'articolo postato qui sopra.

fabrizio giudici ha detto...

Il mio "ma chi l'ha detto" va inteso: ma chi l'ha detto che un cardinale che veste come Burke sia "l'uomo vecchio", attaccato alla "raffinatezza del mondo, il potere e il prestigio"? È una lettura superficiale.

Anonimo ha detto...

Habitudo,nis f., complessione, prestanza, forma e aspetti fisici ( significati che si ricavano dagli esempi).

Habitus, a, um,1) part. di habeo; 2)agg, ben in carne, robusto, di bell'aspetto.

Habitus,us m., sost., 1) aspetto esteriore, conformazione forma del corpo, portamento, positura, posizione; 2) foggia, forma, maniera, abbigliamento, veste; 3) condizione, disposizione, stato (dell'animo, del corpo, dello spirito); 4)term.filos = disposizione acquisita fisica o morale, qualità individuale, carattere.

Castiglioni, Mariotti, Vocabolario della lingua latina, p.551,Loescher, Milano 1996.

Anonimo ha detto...

I modernisti hanno una bella faccia tosta! Considerano questa roba carnevale... guardatevi in casa vostra, con i vostri preti vestiti da buffoni per attirare la gente a Messa (?) Il web è pieno di foto e filmati con le loro imprese!
Davide Carollo

mic ha detto...

Giusto Fabrizio. 
Avevo eliminato lo sciocco commento per sfinimento.... stanca di confezionare risposte che poi non servono a niente... meno male che ci siete voi.

mic ha detto...

Andrea
Non siamo noi a cercare nessun tipo di "godimento liturgico". Questo lasciamolo agli estetisti. La Cappa magna fa effetto perché hanno disprezzato ogni aspetto della tradizione e il risultato è che l'ignoranza regna sovrana e la dignità viene sostituita dal pauperismo.
Anch'io non faccio il tifo per "pizzi e merletti" (nota espressione spregiativa) per partito preso o per vuoto estetismo; ma apprezzo le degne vesti di un rito ineguagliabile...

fabrizio giudici ha detto...

Il "godimento liturgico" è nell'occhio dell'osservatore e può essere opportuno o inopportuno. Ovviamente è inopportuno se è privo di sostanza, il che però vale un po' per tutte le cose. Il termine "pizzi e merletti" usato nel contesto di cui stiamo parlando l'ho appreso leggendo qua e là e la sua presenza è di per sé un buon segno, perché vuol dire che nel mondo tradizionalista c'è senso critico. Personalmente uso questo termine quando c'è forma senza sostanza.

Tornando alla cappa magna, è interessante notare che GPII la usava, quand'era cardinale:

http://www.ccwatershed.org/blog/2014/mar/24/what-did-pope-john-paul-think-cappa-magna/

Molto meglio quella tenuta che certe fantasiose coreografie a cui dopo ci abituò.

A questo proposito, voglio dire una cosa: l'abbigliamento standard dei papi, quella specie di "cappottone" bianco, lo trovo orribile. Se fosse grigio nella stessa foggia, sarebbe perfetto per un capoccia della vecchia URSS. E non mi riferisco solo a quello che usa Francesco, ma anche a quello che usava Benedetto. Tutt'altra cosa rispetto all'immagine che ho di papi come, per esempio, Pio XII.

Detto questo, non vorrei che la discussione si impuntasse su un solo dettaglio, come per l'appunto la cappa magna. Non è che giudico un cardinal Brandmueller perché non la volle indossare, così come non penso si dovrebbero giudicare i cardinali che la usano (il link sopra mostra che non è solo Burke).

Tuttavia, sarei curioso di sapere se il card. Brandmueller spiegò il motivo del suo rifiuto e, nel caso, quale fosse.

fabrizio giudici ha detto...

PS Domanda: è vero che Pio XII dimezzò per decreto la lunghezza delle cappe, mentre Giovanni XXIII le ripristinò?

Il male e' negli occhi e nel cuore di chi guarda ? ha detto...

Perdonate se mi permetto di inserire il mio non richiesto inutile punto di vista : sara' che NSGC mi ha dotata di una eccessiva sensibilita' di cui avrei fatto volentieri a meno il fatto e' che se cerchiamo di capire perche' la S. Madre Chiesa Cattolica ha adottato certi paramenti scopriremo che niente e' eccessivo fuori luogo "passato di moda" inopportuno bensì valevole per ogni tempo e forse soprattutto per questi tempi in cui non si ha piu' timore di Dio trattato come un compagno di merende . Basta visitare una qualunque Abbazia ,o la Basilica di S.Giovanni in Laterano dove si conservano i paramenti sacri di S . Pio V per rimanere abbagliati affascinati della cura che mettevano le suore nel tessere i paramenti che dovevano servire al Sacerdote che nella S.Messa impersona Cristo stesso , delle calze copriscarpe che dovevano indossare per calpestare il tratto di suolo che li avvicinava a Dio , come a Mose' a cui fu ingiunto di togliersi i calzari . Preferiamo dati i tempi moderni ricoprire Cristo il Figlio di Dio e Dio stesso di stracci ? Perche' tutto il voltastomaco per pizzi e merletti indossati da un Sacerdote che sacrifica a Cristo che impersona Cristo ?

Anche e soprattutto oggi , e' consigliabile prepararsi al S. Sacrificio della Messa magari anche leggendo le Preghiere che il Sacerdote doveva recitare mentre indossava i vari componenti dei paramenti sacri sotto i quali si " celava" per comprendere con quale timore e tremore Egli si apprestava a perorare la propria e altrui causa ( Bastano cinque minuti e l'anima rimane trafitta da tanta bellezza !) . Lo stesso possiamo dire per le traduzioni delle preghiere in lingua volgare alcune delle quali così intime in lingua latina che tradotte perdono tutta o quasi la intensita' originale di chi l'ha proferrita . Senza parlare dei canti preghiera che durante le celebrazioni sottolineavano la Parola di Dio ridotti a canti da scampagnate....

Sarebbe meglio prendere a pretesto il livoroso articolo per spiegare il significato della Cappa magna , delle scarpe rosse , dell'acqua benedetta....perche' molti non sanno o ne hanno perso il ricordo , molti vorrebbero sapere .

Per i cappafobici ( spesso un pretesto per screditare chi la indossa )
La svestizione della cappa era, perciò, una chiara dichiarazione che il potere e il prestigio del mondo non hanno posto presso l'altare, ma tutto questo viene espresso in un rituale liturgico, tramite i simboli, che, purtroppo, spesso sono rari e carenti nei riti contemporanei e per questo diventano difficili da cogliere nel loro significato" o addirittura si prestano ad essere fraintesi.

http://www.newliturgicalmovement.org/2010/07/commentary-on-great-cape.html#.XUfu0JMzb9A

https://difenderelafede.freeforumzone.com/discussione.aspx?idd=9322328

Amen ! ha detto...

TRANSFIGE
S. BONAVENTURA

Transfige, dulcissime Domine Iesu, medullas et viscera animæ
meæ suavissimo ac saluberrimo amoris tui vulnere, vera
serenaque et apostolica sanctissima caritate, ut langueat et
liquefiat anima mea solo semper amore et desiderio tui; te
concupiscat et deficiat in atria tua, cupiat dissolvi et esse tecum.
Da, ut anima mea te esuriat, panem Angelorum, refectionem
animarum sanctarum, panem nostrum cotidianum,
supersubstantialem, habentem omnem dulcedinem et saporem
et omne delectamentum suavitatis.

Te, in quem desiderant Angeli prospicere, semper esuriat et
comedat cor meum, et dulcedine saporis tui repleantur viscera
animæ meæ; te semper siti at fontem vitæ, fontem sapientiæ et
scientiæ, fonema eterni luminis, torrentem voluptatis,
ubertatem domus Dei.

Te semper ambiat, te quærat, te inveniat, ad te tendat, ad te
perveniat, te meditetur, te loquatur, et omnia operetur in
laudem et gloriam nominis tui, cum humilitate et discretione,
cum dilectione et delectatione, cum facilitate et affectu, cum
perseverantia usque in finem.

Ut tu sis solus semper spes mea, tota fiducia mea, divitiæ meæ,
delectatio mea, iucunditas mea, gaudium meum, quies et
tranquillitas mea, pax mea, suavitas mea, odor meus, dulcedo
mea, cibus meus, refectio mea, refugium meum, auxilium meum,
sapientia mea, portio mea, possessio mea, thesaurus meus, in
quo fixa et firma et immobiliter semper sit radicata mens mea et
cor meum. Amen.

irina ha detto...

Anche la parola abusata, cioè usata troppo senza averne compreso il senso ed il significato si svuota e del senso (intuitivo e legato al sentimento) e del significato (elemento mentale, intellettuale, concettuale legato alla parola che lo esprime).

Rimanga chiaro che tutte queste divisioni e suddivisioni sono volte alla comprensione della totalità, in questo caso, ancora parziale, della parola.

Quindi l'uso ripetuto senza cognizione del senso e del significato, del chi, del che cosa, del dove, del quando, del perché, porta a perdere la conoscenza di quella parola o di quella azione, o di quella cosa che da abusata va in disuso e viene posta in un museo, in un libro, in una biblioteca in posti 'polverosi' della polvere dei secoli.

Questo è in parte il perchè sono rientrata nella chiesa che ritenevo esser ancora Chiesa Cattolica: perchè fuori riconoscevo pensieri, parole, oggetti , opere, che erano pietre della Chiesa, senza però nessuna menzione della loro origine, della loro applicazione, della loro diffusione, cioè senza che si citasse mai Chi fosse stato il Maestro, l'Ispiratore di tante meraviglie. Rientrata nella Chiesa, in particolare in questi ultimi anni con voi e con Maria G. scopro che tutta la ricchezza del pensiero,dell'insegnamento, dell'arte e di ogni scienza, tutto e poi tutto era scomparso o accatastato forse in cantina o in chissà quale soffitta. Nel mentre la nuova chiesa si sbracciava facendo meraviglie davanti a quello che fu suo e che gli uomini erano andati a raccogliere nelle discariche dove la chiesa aveva abbandonato la sua roba 'vecchia'. Gli uomini riportarono a lucido molte delle robe vecchie della Chiesa, presentandole come pensate e fatte 'unicamente' dalla 'creatività umana'; e gli uomini così facendo mostrarono, cercarono di mostrare, alla chiesa, che non esisteva nulla che l'uomo non potesse fare con le sue forze, anche senza quel certo Gesù Cristo. La chiesa abbacinata, finì anche lei col credere fermamente che di NSGC era meglio disfarsi e tornare alle origini della umanità, tra primitivi pervasi dallo spirito degli aborigeni in comunicazione continua con gli spiriti. La chiesa inoltre e più gravemente ancora, aveva dimenticato che ...
Segue %

irina ha detto...

segue%

:"...lo Spirito di cui parla il Nuovo Testamento è qualcosa che NON fluttua liberamente in ogni direzione, ma è ancorato ad un senso immutabile. La libertà, così fortemente sottolineata, dell Spirito non consiste nel fatto che esso si sprigioni da qualsiasi aspetto o momento del sentire religioso naturale, ma nel fatto che la sua effusione NON può venir estorta dall'uomo, perché lo Spirito non viene dalla terra, ma da quella sorgente che è Dio stesso nella sua potenza creatrice. La libertà dello Spirito è quella della signoria del Dio personale, non quella della spontaneità religiosa o dell'autosufficienza del 'vivere'. Il Nuovo Testamento non conosce nessuno 'spirito' in generale, bensì soltanto lo 'spirito di Gesù Cristo' . Esso sa che esistono anche altre manifestazioni di potenze spirituali e le distingue accuratamente. Così, la prima lettera di Giovanni afferma con la massima possibile chiarezza che i credenti non possono prestare fede 'a ogni ispirazione'. Essi devono 'mettere alla prova' gli spiriti; lo'spirito di Dio', dal canto suo, da ciò si farà conoscere: se 'riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne' (1Gv 4, 1-3). Il passo nomina dunque la realtà ed il criterio di discernimento, in relazione al quale si decide l'autenticità dello spirito:il Figlio di Dio divenuto uomo, Gesù Cristo..." ( Romano Guardini,Gesù Cristo,la sua figura negli scritti di Paoilo e di Giovanni, pp.67/68, Vita e Pensiero, 1999 Milano)

mic ha detto...

Grazie, Irina

irina ha detto...

Mic,

...appena posso continuo! Anch'io ho ringraziato, è stato 'casuale'.

Anonimo ha detto...

Il mio "ma chi l'ha detto" va inteso: ma chi l'ha detto che un cardinale che veste come Burke sia "l'uomo vecchio", attaccato alla "raffinatezza del mondo, il potere e il prestigio"? È una lettura superficiale."

Inteso...inteso...
Si stava parlando della simbologia così come riportata nell'articolo, non della persona del cardinale.
Sta poi al cardinale stesso di optare tra indossare o non indossare la cappa magna, giacché obbligatorio non è, e quindi dar risalto all'inequivocabile simbologia sopra menzionata.

Non facciamo poi confusioni con i paramenti liturgici che qui non sono per nulla in discussione, ci mancherebbe!

Qui emerge un'atteggiamento di difesa affettiva preventiva e preconcetta, come se prendere posizione su una questione, per altro qui sollevata, equivalesse ad attaccare una persona, tacciando chi scrive addirittura di "superficialità" e di "pauperismo d'accatto". Processo alle intenzioni?

Andrea Carradori ha detto...

@Fabrizio Giudici "Tuttavia, sarei curioso di sapere se il card. Brandmueller spiegò il motivo del suo rifiuto e, nel caso, quale fosse."
Semplicissimo: disse soltanto NO.

Anonimo ha detto...

@ Mic Quando il turiferario maggiore precedette di qualche mese il nuovo corso che sarebbe venuto con il nuovo Papa : http://blog.messainlatino.it/2012/11/il-daltonismo-di-andrea-tornielli.html

Unam Sanctam ha detto...

Pio XII, l'antiliturgo, dimezzò le cappe, ma non mi pare che nessuno le abbia ripristinate. L'unica critica fattibile (ancorchè dal mio punto di vista insensata) al Card. è che usa cappe di lunghezza "fuori norma".

irina ha detto...

op.cit.segue da p.68

"Se osserviamo attentamente il fenomeno dello Spirito Santo, della sua discesa e della sua opera attraverso le sue varie manifestazioni, non abbiamo mai a che fare con una corrente pneumatica, spirituale, che fluttua liberamente, svincolata da contenuti chiaramente identificabili. Nel Nuovo Testamento lo Spirito è definito sempre in base ad un contenuto: più precisamente, in base ad una persona, Gesù Cristo. Ciò risulta già evidente nel resoconto della Pentecoste. Prima di salire al cielo, Gesù promette che i discepoli 'riceveranno forza dallo Spirito Santo che scenderà (su di loro)', ed essi saranno'(suoi) testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra' (At 1,8). Appena lo Spirito è venuto, il suo effetto più immediato consiste proprio nel fatto che coloro i quali fino a quel momento erano stati timorosi ora 'annunziavano coraggiosamente la parola di Dio' e 'non cessavano di insegnare e di portare il lieto annuncio che Gesù è il Cristo' (At 4,31 e 5,42). Con
estrema precisione Paolo afferma: 'come nessuno che parli sotto l'azione (del vero) Spirito di Dio può dire: 'Gesù è anatema', così nessuno può dire: 'Gesù e Signore' (cioè la parola con cui inizia la conversione) se non sotto l'azione dello Spirito Santo' (1 Cor 12,3). Queste affermazioni ricevono la loro più radicale fondazione ad opera del discorso di congedo pronunciato nell'ultima cena, nel quale si dice che lo Spirito Santo esiste come Colui che è inviato, tramite Gesù, dal Padre; come Colui che è chiamato ad essere presso coloro che Gesù, ascendendo al cielo, ha lasciato dietro di sé sulla terra; ed è incaricato di prendere del Suo' - di ciò che è di proprietà di Cristo-, di 'darlo a loro', di 'insegnar loro ogni cosa' e di far loro 'ricordare tutto ciò che Egli ha detto' (Gv 14,25/26; 15,26; 16,7/15).

segue%

mic ha detto...

ed è incaricato di prendere del Suo' - di ciò che è di proprietà di Cristo-, di 'darlo a loro', di 'insegnar loro ogni cosa' e di far loro 'ricordare tutto ciò che Egli ha detto' (Gv 14,25/26; 15,26; 16,7/15)

Perché si tratta dell' "altro Consolatore" (Gv 14,16) che Gesù ha promesso quando avrebbe ricollocato alla destra del Padre la nostra umanità redenta. Ed è lo Spirito del Signore Risorto, uomo e Dio.

irina ha detto...

op.cit.segue da p.68-69

"Lo Spirito viene di là dov'è Gesù.; 'dall'alto',dove Cristo, tornando a casa, è giunto con la sua ascensione al cielo, e dove adesso dimora, 'assiso alla destra di Dio' (Col 3,1)-nell'evento dell'ascensione, così come in quello della discesa della Spirito, si riscontrano movenze e assi di orientamento del fenomeno strettamente collegati gli uni agli altri.Lo Spirito viene di là dove lo stesso Cristo è, a suo tempo, venuto nel mondo; si veda l'insegnamento circa l'invio in missione nel discorso a Cafarnao e nelle parole pronunciate durante l'ultima cena (Gv 6, 38, 41, 57/58; 14, 24, 31; 16, 27/8). Gesù viene mandato dal Padre. Dopo aver compiuto il suo compito ed essere tornato a casa, dal Padre, Egli- manda da Questi- lo Spirito. Lo Spirito, se così si può dire, presenta lo stesso tratto che contraddistingue, nella sua fisionomia più propria, anche Gesù: l'essere inviato. Egli è il potere in virtù del quale Gesù è esistito fin da principio (Lc 1, 35; Mt 1,20); che in modo particolare è disceso su di li al battesimo nel Giordano (Mt 3, 16); nel quale Egli ha insegnato, ha fatto grandi cose, ha benedetto e ha scosso gli uomini (Mt 7, 29; Lc 4, 31/37 e altrove). Lo Spirito è quella potenza nella quale Gesù è stato se stesso; che durante la sua esistenza terrena è rimasta prigioniera nella sua condizione di 'servo'- la quale non ha lasciato che si manifestasse per quello che veramente è-, ma che poi si è fatta largo e ha determinato l'accadere della resurrezione e della trasformazione che l'accompagna.

segue%

irina ha detto...

op.cit.segue da p.69-70

"Questo medesimo Spirito discende sui discepoli di Gesù e fonda il loro definitivo rapporto con il loro maestro. Fino a che Gesù è in vita, i discepoli stanno con lui,lo ascoltano, lo guardano, condividono ogni cosa, '(da quando tutto è cominciato con il) battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato tra noi assunto in cielo' (At 1,22) ma, non lo comprendono. Più volte si dice espressamente che essi non capiscono, si veda per tutti il vivace scambio di battute al capitolo sedicesimo di Matteo (Mt 16,5/11).Come se non bastasse, l'intero loro atteggiamento è quello tipico di chi non comprende. In proposito, è degno di nota il fatto che i redattori mettono per iscritto le cose sulla base di una illuminazione ricevuta in epoca posteriore ai fatti narrati. Dunque, sarebbe stato ovvio e comprensibile 'ritoccare' il ruolo- invero assai poco glorioso- da essi giocato in passato a partire da quello assunto in seguito. Ma ciò non si verifica; e in questo modo il capovolgimento nel frattempo è chiaramente riconoscibile. Tale capovolgimento non si verifica con l'evento pasquale; da questo- come si evince dalla scena dell'ascensione al cielo (At 1, 6/7)- il problema viene, in fondo, soltanto ulteriormente aggravato; ma piuttosto soltanto con l'evento della Pentecoste. Prima di allora Gesù è tra loro e di fronte a loro come un blocco di realtà misteriosa, che resta del tutto incompresa. Essi rimangono attaccati a lui nella forma della fedeltà e della fiducia che la salvezza dimori presso di lui, ma non lo comprendono; vedi la risposta così indicativa e caratteristica di Pietro quando, a Cafarnao, Gesù li sollecita ad una presa di posizione- mediante la quale risposta Pietro si salva dal grande imbarazzo del non-comprendere con un atto di fede sorretto da una totale, benché cieca, fiducia (Gv 6, 67/70). Di qui proviene quell'impressione di terribile e spaventosa solitudine che Gesù, a dispetto di ogni idilliaca interpretazione, suscita nel lettore dei Vangeli. Dopo Pentecoste cambia tutto. I discepoli sono gli stessi uomini di prima, come attesta la perfetta continuità con il passato della loro fisionomia individuale e persino dei loro tratti caratteriali; ma il loro rapporto con Cristo si è modificato. Ora essi comprendono, e propriamente non mediante un approfondimento di tipo psicologico o metafisico, bensì in virtù d un'immediata sintonia e consapevolezza. Realizzare e rendere comprensibile una tale comprensione è l'opera, l'effetto peculiare e specifico prodotto dallo Spirito Santo.Egli fa di Cristo il contenuto dell'identità e dell'interiorità cristiana- del singolo come anche della totalità cristiana, la Chiesa."

L'abito non fa il monaco ? ha detto...

Pietro Canisio Van Lierde [Sacrista del Palazzo Apostolico dal 1951 al 1991]
https://www.youtube.com/watch?v=Oudl5CUpzKA

Da una piccola mia curiosita' ( Volevo sapere chi fosse )
a una piccola osservazione :
La vestizione (Dal minuto 1:32 ) : prima di indossare la talare vermiglia i miei occhi hanno visto un uomo qualunque , dopo la abbottonatura completa della talare (in questo caso vermiglia) hanno riconosciuto un Sacerdote ( in questo caso Principe )della Chiesa Cattolica , " tutto di Gesu'".

Anonimo ha detto...

8 agosto – Festa del Santo Curato d’Ars …come dovrebbe essere un vero sacerdote
http://itresentieri.it/8-agosto-festa-del-santo-curato-dars-come-dovrebbe-essere-un-vero-sacerdote/