Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 14 giugno 2023

Il vescovo Athanasius Schneider sul Santissimo Sacramento

Nella nostra traduzione da OnePeterFive insegnamenti e conferme da un vero Pastore, da assimilare e vivere con sempre maggiore profondità, per irrobustire la nostra fede in questa temperie oscura. Nella nota (1) troverete una mia chiosa che sottolinea l'Offerta e il Sacrificio che precedono la Santa Comunione con Cristo Signore glorioso e come vi si rapportano. Per il nostro Mons. Schneider son cose scontate; ma, poiché in questo caso si tratta di uno stralcio (che pone l'accento sul Santissimo Sacramento) da un suo testo ben più ampio, ho sentito la necessità di precisare (estraendolo da un mio vecchio lavoro insieme ad altri dettagli non meno importanti e significativi) quanto per la mens odierna non è affatto scontato e sfugge ai più... 

Il vescovo Athanasius Schneider sul Santissimo Sacramento

Un estratto da Christus Vincit [vedi]: il trionfo di Cristo sulle tenebre del tempo.

Diane Montagna: Eccellenza, lei ha già detto che la via d'uscita dall'attuale crisi della Chiesa è “riscoprire il soprannaturale” e “dare il primato al soprannaturale nella vita della Chiesa” attraverso una rinnovata attenzione alla preghiera e al Santa Eucaristia. Possiamo ora tornare al mistero della Presenza Reale e discuterne l'importanza?
Il vescovo Atanasio Schneider:
Quando parliamo dell'Eucaristia, dobbiamo concentrarci sull'essenza della liturgia, sul mistero dell'Eucaristia, e questo è Cristo, Cristo vivente, il nostro Dio incarnato, che vive davvero con la sua mente, il suo cuore, la sua anima, e la sua divinità nel sacramento della Santissima Eucaristia. Ma in questo mistero Egli è velato, come era velata la sua divinità quando camminava sulla terra con il suo popolo, mentre insegnava e parlava con le folle. Poiché era così semplice e sembrava un uomo comune, sebbene in Lui fosse presente la pienezza della divinità, molte persone non Lo riconobbero e Lo respinsero - i Farisei, gli scribi e altri - a causa del Suo aspetto umile. San Paolo dice di Nostro Signore Gesù Cristo: “Prese la forma di servo, si fece simile agli uomini e, ha assunto la natura umana ed era  riconosciuto come uomo” (Fil 2,7).

In modo più profondo e radicale, lo stesso avviene nel mistero dell'Eucaristia, che è un prolungamento dell'Incarnazione. L'Incarnazione continua perché ora non solo la divinità di Cristo è velata dalla sua umanità, ma le specie eucaristiche del pane e del vino velano sia l'umanità che la divinità di Cristo. Cristo è velato, ma continua ad essere lo stesso; Vive qui sulla terra nella stessa realtà della sua Incarnazione, ma in una modalità diversa. Ora è una modalità sacramentale. La sua umanità nell'Eucaristia è già un'umanità glorificata, ma l'umanità glorificata è reale e si può toccare.(1) Quando Gesù è risorto dai morti, poteva essere toccato; Aveva un Corpo vero ma trasfigurato. Lo stesso vale per l'Eucaristia: il suo vero corpo, la vera anima e tutta la pienezza della sua divinità sono velate sotto l'aspetto di un piccolo pezzo di pane.

Questo presenta una sfida continua alla nostra fede, al nostro amore. Siamo sfidati a rinnovare il nostro amore per l'Incarnazione, esercitando continuamente la nostra fede quando vediamo l'Ostia consacrata. Questo è il nostro Dio incarnato: et Verbum caro factum est: et habitavit in nobis, «e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). E ora dimora in mezzo a noi ancora più profondamente, più umilmente e più misteriosamente - davvero, nello stesso modo realistico in cui ha camminato sulla terra, ma in un altro modo. È reale; ecco perché parliamo della Presenza Reale, voglio sottolineare questo punto. Questa è la nostra fede: che sotto il velo delle specie eucaristiche del pane e del vino è presente la pienezza dell'umanità e della divinità di Nostro Signore. Dovrebbe toccare le profondità più profonde della nostra anima e provocare in noi un corrispondente atteggiamento dell'anima e del corpo, perché questa è l'Incarnazione. Non possiamo fare a meno dei segni corporei di riverenza e rispetto, perché Egli è presente fisicamente; il Dio-uomo è veramente presente. Gesti concreti di adorazione, adorazione e stupore sono la logica conseguenza della nostra fede.

DM: E quando facciamo a meno di questi gesti, la fede nel mistero si indebolisce?

AS: Sì. Quando diminuiamo i segni esteriori di soggezione, sacralità e riverenza, col tempo diminuisce quasi inevitabilmente la nostra fede nella Presenza Reale di Nostro Signore e nella Sua Incarnazione. Essi sono collegati. Ogni volta che si attenua il nostro rispetto e la nostra consapevolezza della presenza di Cristo nel sacramento dell'Eucaristia – la Presenza reale, piena, sostanziale e divina – scema nello stesso tempo la nostra fede nell'Incarnazione stessa. La fede nell'Eucaristia e la fede nell'Incarnazione sono inscindibilmente legate. Quindi, si tratta di un continuo atto di fede nell'Incarnazione e nel soprannaturale perché è soprannaturale, perché la divinità è così intimamente vicina a noi. Nel sacramento dell'Eucaristia Nostro Signore si è degnato di velarsi sotto questi elementi esteriori e poveri della materia. Non c'è luogo nel mondo intero, nell'intera storia del mondo, nell'universo intero, dove Dio è così vicino, dove la divinità è così vicina alle sue creature, come nel mistero dell'Eucaristia.

Nell'Eucaristia persistono solo gli elementi esterni della materia, che sono chiamati gli "accidenti", mentre la sostanza degli elementi si trasforma nella sostanza del Corpo e del Sangue della sacra umanità di Cristo e, attraverso l'umanità, è presente anche la divinità di Cristo. Nell'Incarnazione, Dio ha unito inseparabilmente la sua divinità alla nostra natura umana: entrambe le nature sono unite nel Figlio, la Seconda Persona della Santissima Trinità; la chiamiamo unione ipostatica. Nell'Eucaristia, questa unione ipostatica riceve un aspetto nuovo. Gli accidenti del pane e del vino sono associati alla sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo e quindi sono legati alla Sua Divinità in modo misterioso e indicibile. San Tommaso d'Aquino dice che la divinità di Cristo è in questo sacramento per reale concomitanza, “poiché la divinità non ha mai messo da parte il corpo assunto, dovunque è il corpo di Cristo, là, per necessità, deve essere la divinità; e quindi è necessario che la divinità sia in questo sacramento in concomitanza con il suo corpo. Perciò leggiamo nella professione di fede di Efeso (p. 1, cap. 26): 'Noi siamo resi partecipi del corpo e del sangue di Cristo, non come assumendo carne comune, né come già ora un uomo santo è unito al Verbo in dignità, ma della vera carne vivificante del Verbo stesso”» (Summa theologiae III, q. 76, A. 1, a 1). E il Concilio di Trento insegna: “sotto le specie del pane e del vino sta la divinità, per la mirabile unione ipostatica di essa con il suo corpo e la sua anima” (sess. 13, cap. 3).

* Il Vescovo Athanasius (Anton) Schneider è autore di due libri: Dominus Est – È il Signore! e Propter Sanctam Ecclesiam Suam (non ancora disponibile in inglese). 
È nato da genitori tedeschi il 7 aprile 1961 a Tokmok, Kirghiz SSR in Unione Sovietica, dove la sua famiglia ha ricevuto la cura pastorale di p. Oleksa Zaryckyj, poi beato martire della fede. Lo stesso vescovo Schneider ha ricevuto la sua prima santa comunione in segreto, poiché la pratica della fede era stata bandita sotto il regime comunista. Nel 1973 parte con la famiglia per la Germania.
In seguito entrò a far parte dei Canonici Regolari della Santa Croce di Coimbra, un ordine religioso cattolico, dove gli fu dato il nome religioso Atanasio. È stato ordinato sacerdote il 25 marzo 1990. Nel 1997 ha conseguito il dottorato in Patrologia presso l'Augustinianum di Roma; e nel 1999 è diventato professore di Patristica al Mary, Mother of the Church Seminary di Karaganda.
Nel giugno 2006 è stato consacrato Vescovo all'Altare della Cattedra di San Pietro in Vaticano. Fu poi assegnato alla carica di vescovo ausiliare nell'arcidiocesi di Astana. È Segretario Generale della Conferenza Episcopale del Kazakistan e Vescovo titolare di Celerina, Svizzera.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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Nota di Chiesa e post-concilio 
1. Prima della Santa Comunione dobbiamo ricordare il Santo Sacrificio. La Mediator Dei distingue il momento in cui il Sacerdote offre la Vittima (momento culminante e unico) da quello in cui, dopo averla deposta sull'altare la presenta a gloria di Dio padre e per il bene di tutte le anime. È a quest’oblazione propriamente detta che i fedeli partecipano nel modo loro consentito. Invece nella Sacrosanctum Concilium, che dice cose prese a sé molto belle e molto vere, la distinzione è stata omessa e la sua mancanza fa perdere l'unicità dell'offerta del Sacerdote (Actio di Cristo) nel momento della Consacrazione... E non è una questione di poco conto. Non distinguere l'Azione del Sacerdote da quella del fedele (che può far sua ogni preghiera tranne che al momento della Consacrazione, appunto), non tiene conto della distinzione netta non solo per grado ma anche per essenza del Sacerdozio ordinato rispetto a quello battesimale dei fedeli... La Mediator Dei afferma e conferma che il Sacrificio di Cristo è uno ed unico ed appartiene a Lui solo. E non è un caso che le parole "mysterium fidei" siano pronunciate al momento della Consacrazione del Calice e quindi del Sangue della Nuova ed eterna Alleanza qui pro vobis et pro multis effundetur (sarà sparso: è un futuro che diventa un eterno presente, la prefigurazione del Calvario nell'imminenza di quanto sarebbe accaduto); il Signore ci comanda di fare haec (questo) in sua memoria fino alla fine dei tempi. Anche le parole "mysterium fidei" appartengono a Cristo, che suggella così la sua Azione espiatrice e redentrice e qui non ci resta che adorare e accogliere. (Non posso far a meno di notare che stranamente nel NO quelle parole vengono messe in bocca all'assemblea e pronunciate ad alta voce in un momento in cui bisognerebbe solo adorare davanti al Sacrificio. E invece si parla addirittura dell'"attesa della tua venuta", inopinatamente richiamando la parusia proprio nel momento in cui il Signore si è fatto Realmente Presente: Presenza che dovrebbe essere accolta vissuta e adorata con maggiore consapevolezza e sacralità...) Solo successivamente: ce lo dice l'Unde et memores..., dopo che il Sacrificio è stato compiuto e dispiega i suoi effetti, possiamo, insieme al sacerdote, offrire noi stessi nell'offerta dell' "Hostia pura santa e immacolata, Pane santo di vita eterna e Calice di perpetua salvezza". Ma l'Agnello immolato è Risorto e ora siede glorioso alla destra del Padre (l'Unde et memores ci ricorda anche questo), e dunque possiamo insieme al sacerdote unire a quella di Cristo la nostra offerta e anche i frutti del Suo Sacrificio. Nella SC questo forse è dato per scontato (?), ma nelle "cose sacre" che riguardano i fondamenti della nostra fede occorre serietà e precisione e anche completezza. Altrimenti, più che dar per scontato, alla fine si oltrepassa e si elide qualcosa di essenziale. Quel che è più grave, non è tanto la diluizione del ministero sacerdotale, che pure avviene, quanto la confusione del Sacrificio di Cristo (uno e unico e non confondibile) col nostro e della Chiesa tutta in Lui! Quello che Mediator Dei e Sacrosanctum Concilium affermano è che i fedeli offrono insieme con il Sacerdote i propri voti e per mezzo del Sacerdote Cristo stesso, ma con la sottile e per nulla ininfluente distinzione con cui inizia il periodo. Non a caso, poi, la Mediator Dei dice: "Ponendo però, sull'altare la vittima divina, il sacerdote la presenta a Dio Padre come oblazione a gloria della Santissima Trinità e per il bene di tutte le anime". Ponendo sull'altare la Vittima (il sacerdote depone l'oblata sul Corporale, chiamato anche sindone) è come se si ripetesse la deposizione dalla Croce e, come già detto, in quel momento si dispiegano gli effetti del Sacrificio già compiuto e quindi subentra anche la funzione della Chiesa con la sua Offerta dell'Hostia pura santa e immacolata, che include non solo il mistero della passione e morte, ma anche quello della Risurrezione e Ascensione, esplicitato nell' Unde et memores, Domine, nos servi tui, set et plebs tua sancta, eiusdem Christi Filii tu, Domini nostri, tam beatae passionis, nec non et ab inferis resurrectionis, sed in caelos gloriosae ascensionis: offerimus praeclare majestati tuae de tuis donis ac datis (non dal frutto della terra e del nostro lavoro)... Mi sembra che l'oltrepassamento e l'oblio di una cosa così fondamentale, cioè del cuore della nostra Fede, sia un dato non trascurabile e tutto da recuperare. E c'è di più... Dopo, nel Supplices te rogamus, il sacerdote chiede : jube haec perferri per manus sancti Angeli tui in sublime altare tuum, in cospectu divine majestatis tuae... ciò che si trova sull'Altare della terra viene portato all'Altare celeste per mezzo dell'Angelo Santo - in origine identificato con l'Arcangelo Michele nella sua funzione presso l'altare degli aromi che in Cristo Signore è unificato con l'altare del sacrificio -, mentre in epoca più recente lo si è identificato nel Signore stesso. E ancor di più, se anche si tratta di un Angelo - come è detto per i Sacrifici antichi e nella De Sacramentis - resta la sublime richiesta che sull'Altare del Cielo vengano portate, dopo la Consacrazione, haec (queste cose), cioè l'Offerta di Cristo e quella dei presenti e di tutta la Chiesa! E - prosegue la preghiera - "affinché quanti per questa partecipazione dell'Altare assumeremo l'infinitamente Santo Corpo e Sangue del Figlio tuo saremo riempiti di ogni grazia e benedizione del Cielo", che scende su di essi dal Trono dell'Altissimo. Ora, che col Novus Ordo si perda tutta questa ricchezza e profondità, non può giungere anche fino a oltrepassare ciò che di più grande e sacro Cristo Signore ci ha consegnato: il Suo Sacrificio, in cui Egli si fa Realmente Presente e operante per la salvezza nostra e del mondo intero, 'passaggio' ineludibile sia per la Risurrezione che per il "Banchetto escatologico" in cui ci nutriamo del suo Corpo e del Suo Sangue Anima e Divinità. All'inizio (nell'immediato dopo-concilio e in parte tuttora) chi viveva/vive la celebrazione con la pre-comprensione cattolica poteva/può anche non farci caso e interiorizzare il dato di Fede genuino e quindi assimilarlo; ma, dopo? Quando si parla di iato generazionale (riconosciuto dallo stesso Benedetto XVI), cosa si intende se non questa a volte diluizione altre volte omissione, che alla fine diventa oblìo, soppressione - come in questo caso - di un elemento fondante della nostra Fede? 
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A I U T A T E, anche con poco,
l'impegno di Chiesa e Post-concilio per le traduzioni
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11 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che non sono argomenti che possono essere 'capiti', si possono leggere, memorizzare, ripetere, ma la vera comprensione può avvenire solo per Grazia.

tralcio ha detto...

La grandezza dell'Eucaristia la potremo contemplare oggi nel Duomo di Milano.
Mentre i potenti del mondo celebrano il loro potere, in una Buckingham Palace senza regina.
O meglio: con la vera Regina è lì nel santuario che ne celebra la nascita: Mariae nascenti.

Perché oggi contempleremo questa grandezza, mentre i "grandi" celebrano uno di loro?
Per l'estrema piccolezza alla quale Dio si è consegnato agli uomini.
Per la piccolezza con cui Maria Santissima si è disposta ad assecondare la SS.ma Trinità.

Il Signor Silvio ha un po' forzato il suo accesso al Sacramento, assecondato da monsignori.
Oggi Silvio è davanti a Dio, mentre se ne celebrano le esequie.
Gioco di parole: perché le esequie sono di Silvio, ma i potenti le vorrebbero di Dio.

Dio si è consegnato all'umanità generato nel grembo di Maria: senza doglie, a Betlemme.
Poi si è consegnato alla Chiesa, generata nel dolore di Maria: le doglie del Calvario.
Ma è vivo: Lui la morte l'ha vinta.
Ed è Presente, realmente presente, nel sacramento che ne ripropone il santo sacrificio.

All'uomo è chiesto un cuore capace di rivolgersi a Lui, sapendoci peccatori.
Chi piccoli peccatori, chi grande peccatore, peccatore manifesto, propalatore di peccato.
Oggi il vangelo ricorda che non è considerato "grande" in Cielo chi disattende Dio.
Non so nel lezionario ambrosiano che cosa toccherà a Silvio, oggi omaggiato dal mondo.
L'omaggio del mondo mentre è celebrata la messa con Dio, a suffragio dell'anima di un uomo.

Quale è la grandezza di Dio? Di lasciarci pregare per quest'anima e tutte le anime.
Il giudizio sull'uomo a Lui solo, a noi solo di farci "sacerdoti" della liturgia eterna.
Non solo per Silvio, ma per tutti, per noi stessi.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore.
Abbi pietà di questa umanità e anche di questa Chiesa, ambrosiana e non.
Rendici sacerdoti del tuo Regno, non del mondo.
Così capaci di imitarti, da prendere su di noi i peccati del mondo, di tutti.
Ecco: mentre il mondo celebra i suoi potenti, l'Eucaristia cerca sacerdoti offerenti.
Sentirsi responsabili di tutti i peccati, caricarsene il dolore, con Maria e con Gesù.
E' l'omaggio alla Verità che Pilato non seppe riconoscere.
E oggi ci sono tantissimi Ponzio Pilato, ovunque.

Il Santissimo Sacramento è una porta aperta qui e ora oltre la finitezza.
E' il soprannaturale che mi dà la coscienza e lo stupore della mia umana piccolezza.
Vogliail Cielo che oggi qualche potente e qualche grande ne avvertano la carezza.


mic ha detto...

Anonimo 7:18
Credo che non sono argomenti che possono essere 'capiti', si possono leggere, memorizzare, ripetere, ma la vera comprensione può avvenire solo per Grazia.

È vero. Tuttavia, a furia di continuare a testimoniare da un lato e a leggere e memorizzare dall'altro, aumentano le occasioni di cui il Signore può servirsi di una lettura con cuore aperto alla Grazia per rendere il contenuto saporoso e vivo anziché lettera morta...

Anonimo ha detto...

Devo dire quello che penso, in tutta sincerità. Ai potenti, come Silvio, va sempre tutto bene. Un ragazzo, poco fa, in palestra, ha detto: "stanno canonizzando Berlusconi". Io gli ho risposto, sorpreso: "ah, sì!". Lui: "i potenti si canonizzano fra di loro". I potenti spesso muoiono tardi, a loro viene tutto perdonato perché sono pieni di soldi, hanno funerali regali con tanto di lutto nazionale, la Chiesa perdona loro tutto quanto. Da tutti codesti fatti non può non sorgere un certo malessere, un profondo sconforto. Il vedersi beffati non piace a nessuno; se la beffa consiste in uno scherzo, che lascia il tempo che trova, allora si ride e si lascia correre; ma quando la beffa riguarda un'intera vita spesa onestamente e l'onestà è mal ricompensata, allora sorgono fortissimi dubbi su Dio e si perde la fede. La gente non è scema; peraltro, il ragazzo della palestra, Alessandro, tiene un corona del Rosario sospesa allo specchietto retrovisore dell'auto, quindi certamente ha la fede. So già come mi risponderete, ma l'uomo non è di sasso, non è materia inanimata. Di conseguenza, Dio è invitato a farsi sentire, a prendersi cura dei più piccoli, a sistemare al posto giusto i potenti di questo mondo e a non permettere la loro canonizzazione, se non la meritano, soltanto perché sono pieni di soldi. È un'anima ferita che scrive e scrive anche per Alessandro, il ragazzo della palestra, e per tanti altri.

Anonimo ha detto...

Certamente la Chiesa e la società civile attraversano, e noi con loro, un chiaro periodo di decadenza. Dobbiamo ricordare che il mondo è vanità e che ogni uomo è un inganno come dice la Sacra Scrittura, eppoi è molto probabile che gli umili, gli sconosciuti, i poveri di spirito e di ricchezza materiale saranno di là quelli che più riceveranno. Non dobbiamo veramente aspettarci granché in questo mondo. Mantenere la coscienza retta è quello che ci viene richiesto e aiutare chi possiamo. Se poi vediamo funerali faraonici per un pover uomo che Dio solo sa quanto ha peccato, diciamo una preghiera per lui e per tutto il suo ambiente che al 99 per 100 gli somiglia. Mettiamo da parte lo sdegno e lo schifo che sono sentimenti istintivi e cerchiamo di coltivare sincera compassione per tutti i disgraziati che eleganti, ricchi, sfrontati e viziosi ci passano accanto e vivono nell inganno, nella ipocrisia ormai connaturale.

Anonimo ha detto...

I potenti possono apparentemente fare tutto, ma muoiono come tutti, i funerali solenni lasciano il tempo che trovano, chi crede in Dio sa che solo Lui può decidere chi salvare o no, i poveri cristi lasciano poco, ma i ricchi non si portano le ricchezze nell'aldilà e quindi la morte aggiusta tutto, auguro a Berlusconi di essere stato giudicato benevolmente, ma sono convinto che tutti debbano sottostare alla volontà divina, il resto sono solo parole al vento.

Angheran70 ha detto...

"I potenti si canonizzano fra di loro". I potenti spesso muoiono tardi, a loro viene tutto perdonato perché sono pieni di soldi, hanno funerali regali con tanto di lutto nazionale, la Chiesa perdona loro tutto quanto"

Stupidaggini di un povero comunista, probabilmente orecchiate in famiglia a sua volta comunista o cattocomunista. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di commento.. La Chiesa non perdona tutto. La morale cattolica è rigida sui principi ma benevola col peccatore (se pentito). La morale laica presuppone che l'uomo sia buono in sè, è larga di manica, considera il resto delle sovrastrutture, ecc. ecc. Ma quando poi si scontra con la miseria umana diventa inflessibile,invoca le pene più dure, perchè il poveretto con la sua condotta contraddice i nobili teoremi laicisti.


"Vegliate perchè non sapete nè il giorno nè l'ora"..Berlusconi è morto tardi? Nessuno si aspettava la dipartita improvvisa. Leggiamo le dichiarazioni di Tajani e Zangrillo e osserviamo attentamente le mosse della famiglia. Ci sono correlazioni sui tempi impressionanti. La moglie di Prodi? Forse qualcuno (non comunista) inizierà a farsi qualche domanda di fronte all'ecatombe quotidiana. E la livella (dei liberi muratori) lasciamola a Totò

Anonimo ha detto...

Stupidaggini di un povero comunista, probabilmente, etc...

Ogni cosa deve essere provata.

Nolite iudicare, ut non iudicemini.
(Matteo, 7,2)

Anonimo ha detto...

Condivido il suo commento. Tuttavia, le persone semplici spesso si esprimono in modo semplice e rischiano di essere fraintese, ma non necessariamente aggiungono cattiveria alle loro esternazioni, forse un po' di sgomento, un po' di amarezza. Siamo chiamati alla santità, ma, purtroppo, non siamo ancora santi. Sant'Agostino fino ad una certa età non ha dato nessun segno di santità. Per le preghiere della mamma, Santa Monica, si è convertito. Quanto ai funerali di Stato, a tempo suo, nel 1938, Gabriele D'Annunzio ebbe funerali di Stato, religiosi, nonostante fosse massone e non certamente un San Luigi Gonzaga. La Chiesa prega per tutti (tranne, credo, per i suicidi e per chi non ritiene oppurtuno; recentemente, non ha ritenuto opportuno di concedere una chiesa per le esequie di un certo defunto). Evidentemente, per queste questioni dei funerali di Stato e religiosi interviene la politica, nel 1938, così come nel 2023. Luigi XV, tuttavia, fu portato a Saint Denis nottetempo.

Anonimo ha detto...


Giusti i funerali di Stato per un ex Presidente del Consiglio e senatore.
Il lutto nazionale è stato forse eccessivo.
Comunque, non dovrebbe essere argomento tale da
farci sopra una polemica politica.

Anonimo ha detto...

Lo spirito de lutto nazionale in sé comunque risana un po' la follia delinquenziale in cui siamo immersi.