Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 2 febbraio 2025

Mons. Viganò. Vita mutatur, non tollitur / Elogio funebre di Mons. Richard Nelson Williamson

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
Mons. Carlo Maria Viganò
Vita mutatur, non tollitur
Elogio funebre di Mons. Richard Nelson Williamson
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Mons. Richard Nelson Williamson
A 8 Maggio MCMXL – Ω 29 Gennaio MMXXV

Tuis enim fidelibus, Domine,
vita mutatur, non tollitur;
et, dissoluta terrestris hujus incolatus domo,
æterna in cælis habitatio comparatur.
Poiché ai tuoi fedeli, o Signore,
la vita è mutata, non tolta;
e venuta meno la dimora terrena,
è preparata la celeste dimora eterna.
Præf. Defunct.

Un caro Amico, un venerato fratello nell’Episcopato, un compagno di battaglia ha concluso il proprio terreno pellegrinaggio ed è passato nell’eternità. E in queste ore di lutto, alleviato solo dagli occhi della Fede, non possiamo non piangere la sua scomparsa, ricordare il suo strenuo combattimento, la sua fedeltà, la sua opera al servizio di Santa Madre Chiesa e ricorrere alla preghiera in suffragio della sua anima.

La mia fraterna amicizia con mons. Williamson è relativamente recente. Essa iniziò nel momento in cui mi trovai a scontrarmi con le Autorità romane, dopo aver maturato la consapevolezza della rivoluzione conciliare e dei suoi effetti devastanti, consapevolezza cui Sua Eccellenza era giunto ben prima di me. Dei nostri incontri conservo il ricordo della sua capacità di contemperare l’incondizionata adesione alla Verità-Cattolica con un afflato di vera Carità e un’instancabile forza nel predicare il Verbo opportune importune. Ricordo il suo tratto umile e affabile. Da vero gentiluomo britannico, aveva uno spiccato senso dello humor. La sua vasta cultura non gli impediva di comportarsi in modo semplice e modesto, anche nella povertà del vestire. Ricordo bene la talare logora che indossava abitualmente e la sua riluttanza ad artificiosi convenevoli.

Convertitosi dall’Anglicanesimo e educato alla Fede tradizionale alla scuola di un grande Arcivescovo, mons. Marcel Lefebvre, egli seppe rimanergli fedele anche dinanzi ai cedimenti dei suoi confratelli, quando le umane convenienze e i calcoli diplomatici ebbero il sopravvento sull’eredità dell’Arcivescovo francese. Mons. Williamson fu disobbediente per una Roma apostata; disobbediente per un conservatorismo infiacchito che aveva dimenticato le vere ragioni della propria esistenza; disobbediente per un mondo incapace di sentirsi dire in faccia la verità. Questa sua apparente disobbedienza – che lo lega indissolubilmente alla figura di mons. Lefebvre, il “Vescovo ribelle” che osò sfidare il modernismo di Paolo VI e di Giovanni Paolo II – fu la ragione per cui nel 2012 venne abbandonato ed espulso dalla Fraternità San Pio X cui apparteneva, a causa della sua indisponibilità ad un accordo con la Roma conciliare e con lo pseudo-conservatorismo di Benedetto XVI.

Da allora mons. Williamson si impegnò nella costruzione di una “resistenza cattolica” che potesse efficacemente contrastare da un lato l’apostasia delle autorità romane, dall’altro i compromessi e i cedimenti della Fraternità San Pio X, i cui Superiori erano sempre più presi dalla ricerca di una normalizzazione canonica. Mons. Williamson fu uomo libero, specialmente nel non conformarsi al politicamente corretto, e mai si preoccupò dell’immagine che di lui dava la stampa. Nella sua lucida visione geopolitica, anticipò molte idee che oggi sono suffragate dai fatti, ad iniziare dal ruolo del sionismo nell’attacco alla società cristiana. Ha vissuto senza clamore prove e umiliazioni, mantenendo la serenità d’animo e in tutto cercando solo la gloria di Dio e la propria assimilazione a Cristo Sacerdote.

Quando, nel 2020, levai la voce per denunciare la frode psico-pandemica, abbiamo avuto modo di condividere la stessa visione del mondo e dei suoi travagli geopolitici, individuando nel globalismo il punto di convergenza delle ideologie dei tempi moderni, e nel rapporto tra deep state e deep church la vera minaccia per l’umanità e per la Chiesa.

Fu fervente devoto della Vergine Santissima e specialmente della Madonna di Fatima. La sua persuasione della vittoria del Cuore Immacolato, secondo le promesse della Madonna, è stato il faro della sua vita interiore e della sua azione, e la recita fedele del Santo Rosario la sua arma invincibile.

L’emorragia cerebrale che lo ha colpito nelle ultime settimane non gli ha impedito, per grazia di Dio, di ricevere il conforto dei Sacramenti ed essere accompagnato da quanti gli sono stati vicino al momento in cui obdormivit in Domino. Così, in un quieto sonno del corpo, il Signore ha voluto fargli concludere una vita da combattente nelle trincee della Santa Chiesa, rimpianto dagli amici e ancora rispettato dagli avversari.

La dottrina cattolica sui Suffragi, mirabilmente espressa nella Liturgia tradizionale che mons. Williamson ha sempre e gelosamente custodito e trasmesso, attinge al secondo Libro dei Maccabei dell’Antico Testamento. Perciò Giuda Maccabeo fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato (2Mac 12, 45).

È questo Sacrificio espiatorio che celebriamo con le solenni esequie del nostro venerato fratello Vescovo. Un Sacrificio prefigurato dai segni dell’Antica Legge e compiuto in Cristo nella Nuova ed Eterna Alleanza. Un Sacrificio che mons. Williamson celebrò quotidianamente, nella forma custodita attraverso i secoli dalla Santa Chiesa, perché giustamente egli vedeva in esso il compimento delle promesse antiche, e la promessa di infinite Grazie per il futuro.

È la Santa Messa, in definitiva, ciò che unisce tutti i Cattolici e in particolare noi Ministri di Dio, in una ininterrotta processione che percorre ogni regione della terra e ogni tempo fino alla fine del mondo. È la Messa Apostolica, la Messa di San Gregorio Magno, di San Pio V, di San Pio X, di Padre Pio, di mons. Lefebvre. La Messa che è nostra nella misura in cui essa è sintesi orante della nostra Fede, della Fede della Chiesa. La Messa che è nostra e dei fedeli, e di cui nondimeno la Roma conciliare e sinodale ci vorrebbe privare, perché sa bene che quel Rito venerando confuta e condanna tutti i suoi errori, tutti i suoi pavidi silenzi, tutte le sue vili complicità.

Tu es sacerdos in æternum secundum ordinem Melchisedech, dice la divina Sapienza. Finché vi saranno sacerdoti e Vescovi che seguiranno l’esempio di veri Pastori come mons. Lefebvre e mons. Williamson, il Sacrificio perenne non verrà meno, e sarà grazie ad esso se riusciremo ad attraversare vittoriosamente questi drammatici momenti di tribolazione che preludono agli ultimi tempi.

Questa assimilazione del Sacrificio non può limitarsi ad essere meramente rituale. Ogni anima sacerdotale – lo dico a voi, cari fratelli chierici – deve farsi anche mistica vittima, sul modello della Vittima pura, santa e immacolata, per portare a compimento nella propria carne quel che manca ai patimenti di Cristo, per il bene del suo corpo che è la Chiesa (Col 1, 24). È ciò che fece mons. Williamson, che accettò di soffrire la persecuzione e l’esilio per amore di Cristo e per non rinnegare i solenni impegni assunti nella pienezza del Sacerdozio.

In Paradiso, raccolti in adorazione dell’Agnello e della Santissima Trinità nell’eterna Liturgia celeste, tutti i Santi di tutti i tempi sono accomunati dall’amore per il Sacrificio perfetto. Preghiamo affinché mons. Williamson possa essere accolto fra le schiere celesti, e che da lì possa guardarci ripetere i gesti sacri e le parole sante che ebbe sulle labbra sino a pochi giorni prima di lasciarci.

Il motto episcopale di mons. Williamson era Fidelis inveniatur, tratto dalla prima Lettera ai Corinti: Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, quanto si richiede negli amministratori è che ognuno risulti fedele (I Cor 4, 1-2). Perché l’amministratore non è il proprietario del bene, ma colui che deve consegnarlo come l’ha ricevuto a chi verrà dopo di lui. E questo è stato esattamente ciò che ha fatto il nostro fratello Vescovo, memore delle parole dell’Apostolo: Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione (Tim 4, 6-8).
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
31 Gennaio 2025

45 commenti:

Anonimo ha detto...

Nel suo elogio funebre dello scomparso mons. Williamson, mons. Viganò ripete la diffusa opinione (in certi ambienti) secondo la quale mons. Williamson sarebbe stato espulso dalla fsspx perché non era d'accordo sui tentativi di dialogo con Roma al tempo effettuati da mons. Fellay, superiore della Fraternità.
Mons. Williamson non era l'unico ad opporsi ad un accordo con Benedetto XVI per la regolarizzazione canonistica della Fraternità cioè per il suo inquadramento nel nuovo Codice di Diritto Canonico, che prevede figure di congregazioni in parte modificate rispetto a quelle del Codice precedente. Si parlava di un inquadramento speciale per la fsspx. Ma la discussione all'interno della fsspx fu pubblica, non vi fu nulla di segreto, furono in diversi a manifestare pubblicamente la loro opposizione a qualsiasi accordo, non fidandosi di Roma.
Si diceva che l'accordo iniziale con Benedetto XVI avrebbe lasciato alla fsspx una certa libertà di critica nei confronti del Concilio, in quelle parti nelle quali l'adesione del Concilio alla Tradizione apparisse dubbia.
L ' accordo fallì perché, così mi ricordo, ad un certo punto personalità eminenti della Curia, ad esempio il cardinale G. Mueller, pretesero un riconoscimento globale della liceità dottrinale del Concilio. Il cardinale Mueller era sempre stato ostile alla fsspx. Lo pretesero come condizione preliminare, che ovviamente mons. Fellay non poteva concedere. Così l'accordo saltò.
Mons. Williamson aveva una sua Newsletter nella quale sembrava voler continuare la polemica provocata dalla sua infelice uscita sull'Olocausto, nella famosa intervista. Questo era un argomento assai pericoloso per la fsspx, che non voleva esservi ulteriormente coinvolta. Fu chiesto a mons. Williamson di sospendere la sua Newsletter o comunque di non trattare più dello scottante argomento. Ma lui rifiutò. Allora mons. Fellay lo espulse per indisciplina.

Gli fece pagare anche l'opposizione, piuttosto dura, ad ogni accordo con Roma? Difficile dire. C'erano motivi di scontento nei suoi confronti, derivanti anche da una certa sua tendenza a insistere pubblicamente su temi nei quali la fsspx riteneva (giustamente) di non dover esser coinvolta.
Mons. Viganò usa sempre il termine "psico-pandemia" quando si riferisce alla pandemia di Covid 19. Altre volte ha scritto "farsa pandemica". Il termine appare ambiguo. Non si capisce se si riferisce al modo nel quale è stata affrontata la pandemia da parte dei governi (certamente riprovevole per molti aspetti) o alla malattia stessa, che in realtà non esisterebbe e sarebbe stata gonfiata ad arte dal c.d. Deep State e/o da certe Potenze miranti al dominio globale oppure prodotta ad arte, sempre per gli stessi scopi.
Forse dovrebbe chiarire. Il Covid come malattia comunque esiste, ridurla a farsa (se questo intende mons. Viganò) non aiuta. Chi scrive l'ha avuta recentemente. Non ha fatto il famoso vaccino e per grazia di Dio ne è guarito lo stesso, curato in ospedale con metodi tradizionali. Ma è stata un'esperienza terribile, che ha lasciato tracce non eliminabili, nonostante il carattere ora più attenuato del morbo. Di "farsesco" non c'era assolutamente nulla.

Anonimo ha detto...

Un nuovo san Atanasio ? Che Iddio lo accolga nella Sua gloria, ed interceda per i confratelli che hanno ceduto pavidi al nuovo arianesimo.

Laurentius ha detto...

Grazie di cuore, Monsignore, per la sua splendida omilia in onore di Mons. R. Williamson e per i suoi commoventi pensieri sulla Santa Messa, "che è nostra e dei fedeli, e di cui nondimeno la Roma conciliare e sinodale ci vorrebbe privare, perché sa bene che quel Rito venerando confuta e condanna tutti i suoi errori, tutti i suoi pavidi silenzi, tutte le sue vili complicità".

Cor Jesu, miserere nobis.
Cor Mariae, ora pro nobis.

Laurentius ha detto...

Fumo negli occhi. Ringrazi il Signore che è guarito dall'influenza, indossi la museruola e buona domenica!

Anonimo ha detto...

Comparé à Bernard Fellay, Mons. Williamson était un aigle. Cela ne se pardonne pas.

Anonimo ha detto...

La farsa covid lo è certamente, se lei calcola che la sars del 2003 ebbe una mortalità piuttosto alta sui 3.4 % almeno e la mercks del 2013 circa ( non ricordo con precisione) del 50%, mentre il coronavirus sars covid meno dell'1% e ci hanno sigillati agli arresti domiciliari, impedito di lavorare, obbligati a mascherine e green pass con un atteggiamento dittatoriale, oltre a tutte le altre farse dai camion di Bergamo alle foto di Lampedusa ( probabilmente già farlocche) spacciate per Bergamo, al pronto soccorso di New York spacciato per Bergamo, ai banchi a rotelle, alle assurdità infinite... e lei non si è reso conto di essere stato preso in giro? Oktre che limitato nei propri diritti, anzi impedito con violenza...

Anonimo ha detto...

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV6502_Notizia_Decesso_Mons_Richard_Williamson.html

Don Alberto Secci ha detto...

Luce, gloria verità e grazia
https://youtu.be/96wAQ6uWN9E?si=OdkESCRqF5WvFfWA

Anonimo ha detto...

@Anonimo 02 febbraio, 2025 11:01
Caro anonimo 11:01,
il Suo commento andrebbe suddiviso meglio:
la prima parte, che tratta di mons. Williamson, non dovrebbe finire sulla parola "indisciplina", ma qualche riga dopo concludendo sulla parola "coinvolta".
Dopo di ché comincia la parte riguardante mons. Viganò e la questione pandemica: tutt'altra faccenda!
È importante, nel Suo intervento, dividere nettamente i due argomenti.

Anonimo ha detto...

# Preso in giro, limitato nei propri diritti etc.
Ho detto che ho avuto il Covid recentemente, per l'esattezza l'estate scorsa. Dopo un mese di febbre anche alta e tosse micidiale, con gli antibiotici che non venivano più tollerati, il medico mi mandò al pronto soccorso dove mi trovarono covid con polmonite e mi ricoverarono, curandomi per nove giorni, con metodi tradizionali: flebo, ossigeno, antibiotici etc. Nessuno mi ha chiesto se avevo fatto il vaccino o no.
Dove sta la presa in giro? O la soppressione dei miei diritti? Quali diritti?
Dicono che il Covid sia solo una brutta influenza. Diciamo che è un'influenza al quadrato o al cubo, se preferite. Ma dire che come malattia non esiste, significa solo ragionare per partito preso. Ho citato il mio esempio personale solo per dimostrare che è sbagliato ritenere una farsa l'esistenza di questa malattia. In forma attenuata, circola ancora.
Se non credete a me, chiedete al cardinale Burke, che ci ha quasi rimesso la pelle, col Covid.

Anonimo ha detto...

Mons. Viganò ama ripetersi fino allo sfinimento dei suoi lettori, cosa che dà l'impressione che voglia a tutti i costi far passare la sua narrativa.
Sì, perché in effetti di narrativa si tratta.
La verità è invece un'altra: Mons. Williamson era un appassionato di storia e si era -per così dire- specializzato nella tematica del cosiddetto "olocausto", su cui (giustamente) reclamava una revisione storica che rettificasse le falsità aggiunte rispetto alla persecuzione dei nazisti contro gli ebrei. Tale tematica gli stava molto a cuore, ed era così importante per lui da parlarne spesso e volentieri... anche a sproposito.
Sembrava che per lui questa spinosa questione storica fosse altrettanto importante, se non di più, del tradimento della retta fede da parte della Chiesa Conciliare.
Questo atteggiamento recava grave danno alla Fraternità Sacerdotale cui apparteneva addirittura in qualità di vescovo, quindi con un ruolo di primissimo piano.
Gli fu chiesto con le buone e poi gli fu intimato di smetterla con questa sua fissazione, ma inutilmente, al punto tale che, piuttosto che cambiare, egli preferì essere espulso.
Da lì in poi egli fondò la "Resistenza" dove, come Leitmotiv mensile, introdusse nell'opinione pubblica la falsa tesi che egli era stato espulso per la sua avversione ai colloqui con la Roma modernista, ritenendosi il vero e puro interprete del pensiero lefebvriano.

Anonimo ha detto...

"...egli seppe rimanergli fedele anche dinanzi ai cedimenti dei suoi confratelli, quando le umane convenienze e i calcoli diplomatici ebbero il sopravvento sull’eredità dell’Arcivescovo francese.”

"Questa sua apparente disobbedienza – che lo lega indissolubilmente alla figura di mons. Lefebvre, il “Vescovo ribelle” che osò sfidare il modernismo di Paolo VI e di Giovanni Paolo II – fu la ragione per cui nel 2012 venne abbandonato ed espulso dalla Fraternità San Pio X cui apparteneva, a causa della sua indisponibilità ad un accordo con la Roma conciliare e con lo pseudo-conservatorismo di Benedetto XVI."

"Da allora mons. Williamson si impegnò nella costruzione di una “resistenza cattolica” che potesse efficacemente contrastare da un lato l’apostasia delle autorità romane, dall’altro i compromessi e i cedimenti della Fraternità San Pio X, i cui Superiori erano sempre più presi dalla ricerca di una normalizzazione canonica.”


È incredibile come si possa arrivare a sfruttare un funerale per farne l'occasione di un attacco frontale che avrebbe potuto avvenire apertamente altrimenti e in situazioni normali!
Perché volere proprio far coincidere questo aperto attacco alla FSSPX con il funerale del vescovo Williamson?
Con la morte di questo vescovo consacrato da mons. Lefebvre, la Resistenza perde il suo grande leader, famoso a livello planetario, il leader che richiama l’immaginario collettivo per diverse ragioni, legate sia alla fede cattolica tradizionale, sia ad altre questioni.
Gli altri vescovi da lui consacrati (pubblicamente o in segreto di nascosto), con tutto il rispetto, sono invece degli emeriti sconosciuti.
Manca dunque ora un personaggio di alto lignaggio per dare nuovo lustro alla Resistenza. Chi c’è di meglio, a questo scopo, di mons. Viganò, che proprio da mons. Williamson fu riconsacrato vescovo sub conditione?
D’altra parte, mons. Viganò ha pure molto da guadagnare in questa possibile allettante alleanza: un’organizzazione già discretamente funzionante soprattutto in contesto anglofono in cui far confluire il gregge che lo segue in modo telematico soprattutto per la sua particolare posizione antipandemica/antivaccinista, che da parte sua sembra sia altrettanto importante, se non di più, del tradimento della fede da parte della Chiesa Conciliare. Si tratta di un nuovo concetto di Tradizione allargata ad una particolare drammatica attualità storica: con lui i cattolici avranno un nuovo dogma da credere obbligatoriamente? Chi non è con lui su questo sarà considerato un cattolico minus habens?

Anonimo ha detto...

Sembra che mons. Williamson abbia consacrato in segreto sei vescovi. Ma nessuno li conosce tranne il gruppetto di fedeli che li segue.

Anonimo ha detto...

A Dio, reverendissimo monsignor Richard. Fede inossidabile e grandissimo coraggio nella battaglia per la verità (contro il più grande inganno del secolo) siano per tutti i cattolici eredità. Parli di noi al carissimo monsignor Marcel.

Requiem aeternam...

Anonimo ha detto...

"Gli altri vescovi da lui consacrati (pubblicamente o in segreto di nascosto), con tutto il rispetto, sono invece degli emeriti sconosciuti."

scusate, mi sono accorto dopo che questa frase potrebbe non essere abbastanza chiara.
La riformulo:
Gli altri vescovi da lui a sua volta consacrati (pubblicamente o in segreto di nascosto), con tutto il rispetto, sono invece degli emeriti sconosciuti.

Mi riferisco al fatto che mons. Williamson consacrò pubblicamente alcuni vescovi mentre alcuni altri li consacrò in segreto.

Anonimo ha detto...

FT: può uno Stato serio "digerire" 14 anni di uno stesso soggetto alla Presidenza della Repubblica? Siamo ad oggi a 10 anni e un bilancio di questa esperienza lo fa egregiamente il prof. Stefano Fontana sulla NBQ.
Questa è una repubblica che non va presa troppo sul serio, d'accordo, dove tutto è eterodiretto, però quando vediamo un ex ministro che del COVID ha lasciato tracce, che continua a promuovere un suo libro senza pudore, quando vediamo un ex capo del governo (innominabile) osannato dal mainstream e preso sul serio a livello europeo, quando vediamo uno dei poteri dello stato che perverte l'ordine della monotriade, ti viene voglia di andartene.

Anonimo ha detto...

"E' dovere di ogni cattolico disobbedire a chi per primo disobbedisce a Cristo".
"Ogni cattolico oggi ripone maggior fiducia e speranza in Trump e nel suo vicepresidente Vance che nella gerarchia vaticana".
"Ogni cattolico faccia la sua parte nel sostenere questa controrivoluzione del buon senso".
Cito a memoria alcuni estratti della stupenda lettera ai cattolici americani di Sua Eminenza Mons. Viganò, dal sito Exsurge Domine.

Anonimo ha detto...

La tosse profonda , molto piu' forte di quella a cui eravamo abituati, era tipica del covid. Ma il metodo di cura non credo fosse con gli antibiotici. Il mio medico mi fece utilizzare l'oki che antibiotico non e'.

Anonimo ha detto...

Anonimo 2 febbraio 2025 11:01

Anch'io concordo. La prima parte è a tema. La seconda è polemica sterile.
Però, riguardo alla prima parte, vorrei confermare che Mons. Williamson fu espulso dalla FSSPX per indisciplina riguardo alla sua newsletter, che toccava temi d'attualità scottanti che i Lefebvriani di Fellay pavidamente non volevano affrontare in modo pubblico ed esplicito, ritenendo "pastoralmente" più conveniente un approccio da pesce in barile.
Però c'è un però... La vera ragione per cui fu espulso, anche questa sottaciuta, non fu quanto sopra, bensì il suo opporsi all'accordo col Vaticano in genere (non quello di Benedetto XVI) che invece il partito accordionista fellayano voleva a tutti i costi. Accordo che nella realtà non avvenne e che, col senno di poi, sarebbe stato una tragedia. Bravo dunque mons Williamson a resistere, usque ad mortem. E bravo Mons Viganò, convertito della penultima ora.

Anonimo ha detto...

L'attenzione all'argomento pandemia da parte di Mons Viganò è solo una parte del suo felice e opportuno attacco al Deep State e Deep Church, che in altri tempi più fausti sarebbero stati argomenti di prese di posizione o encicliche papali.
Viganò for Pope!!!

Anonimo ha detto...


Il 19 marzo 2015, nel monastero benedettino Santa Cruz a Nova Friburgo, in Brasile, Mons. Williamson consacrò vescovo il sacerdote della Fraternità San Pio X, Jean Michel Faure, già candidato all’episcopato al tempo di Mons. Lefebvre.
Mons. Faure ritornò in Francia e il 3 ottobre 2015 fondò il Seminario Internazionale San Luigi Maria Grignion de Montfort, in collaborazione con i Padri Domenicani di Avrillé, dove il Seminario è tuttora ospitato
[http://www.unavox.it/Segnalazioni_Rete/Aiutare_seminario_Mons_Faure.html ]
Il 19 marzo 2016 consacrò vescovo anche il benedettino brasiliano Tomas de Aquino (Miguel Ferreira da Costa), Priore del monastero Santa Cruz; l’11 maggio 2017 consacrò vescovo il sacerdote messicano che svolgeva il suo ministero negli Stati uniti, Don Gerardo Zendejas; il 14 gennaio del 2021, consacrò vescovo il sacerdote italiano che svolgeva il suo ministero in Inghilterra, don Giacomo Ballini; il 14 febbraio 2022 consacrò vescovo il sacerdote inglese don Paul Morgan; nell’agosto 2022 consacrò vescovo il sacerdote polacco don Michał Stobnicki.

Nonostante la compagine religiosa sviluppatasi a partire da Mons. Williamson, denominata “Resistenza Cattolica”, conti 7 vescovi, più di cento sacerdoti, migliaia di fedeli e diverse comunità religiose in tutto il mondo, il vescovo non ha mai voluto si costituisse come una struttura unica, per evitare che potesse essere facilmente danneggiata colpendo il suo vertice.

Secondo Mons. Williamson il collante della “Resistenza Cattolica” è l’adesione alla vera fede cattolica di sempre, con i vescovi che assicurano l’amministrazione dei sacramenti e i sacerdoti che gestiscono i diversi gruppi mantenendosi in contatto tra loro in vista solo del bene delle anime e della maggior gloria di Dio. Sarà Dio, secondo i suoi imperscrutabili piani, ad utilizzare al momento da lui previsto questo “piccolo resto” per il bene della Chiesa e per il mantenimento della fede nel mondo.

Anonimo ha detto...

Mons. Viganò dice che la vittoria di Trump rappresenta la "controrivoluzione del buon senso". Io direi piuttosto la "rivoluzione del buon senso", visto che la follia woke era stata imposta come normalità. Il termine "controrivoluzione" dà un suono settario e sgradevole, essendo adoperato dai "pliniani" di ogni colore, dai quali mons. Viganò si è lasciato evidentemente influenzare.

Anonimo ha detto...

Il cattolico vero deve essere controrivoluzionario, perché da almeno tre secoli la rivoluzione sta mordendo.

Anonimo ha detto...

@ 03 febbraio, 2025 18:12
"Le affermazioni sulla Shoah di monsignor Williamson «non riflettono in alcun caso la posizione della nostra Fraternità». Per questo motivo «io gli ho proibito, fino a nuovo ordine, ogni presa di posizione pubblica su questioni politiche o storiche». Così, e chiedendo «perdono al Papa e a tutti gli uomini di buona volontà per le conseguenze drammatiche» delle dichiarazioni negazioniste dell’olocausto del vescovo della Fraternità San Pio X, il superiore della stessa comunità tradizionalista, monsignor Bernard Fellay, prende decisamente – e pubblicamente – le distanze da Richard Williamson (Vai al testo del comunicato). Uno dei quattro vescovi lefebvriani, assieme a Bernard Tissier de Mallerais, Alfonso de Galarreta e allo stesso Fellay, ai quali la settimana scorsa Benedetto XVI ha revocato la scomunica in cui erano incorsi latae sententiae per essere stati illecitamente consacrati il 30 giugno del 1988 da monsignor Marcel Lefevbre. Un gesto, in qualche modo, atteso, quello del superiore generale della Fraternità. Anche perché le pesantissime, personali idee di Williamson sull’olocausto – che non sarebbe mai avvenuto, come non sarebbero mai esistite le camere a gas naziste – hanno finito per intrecciarsi con la vicenda della remissione della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, gettando sulla vicenda un’intollerabile ombra. Tanto più oscura se si considera che quelle dichiarazioni erano state rilasciate dal vescovo tradizionalista lo scorso novembre, in un’intervista alla televisione svedese, rilanciata sabato scorso proprio in coincidenza della remissione della scomunica: «Benché noi riconosciamo l’inopportunità di queste dichiarazioni – osserva a proposito Fellay nel suo comunicato – noi non possiamo che costatare con tristezza che esse hanno colpito direttamente la nostra Fraternità»."
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/lefebvriani-arrivano-le-scuse-per-williamson_200901271839262030000

All'interno della FSSPX vi erano -è vero- posizioni antitetiche riguardo alla scottante questione di un possibile accordo pratico con Roma, che poi si risolse con un nulla di fatto per volontà di Roma stessa. Mons. Williamson non era certo l'unico contrario. Nessuno fu espulso per la sua posizione contraria a quella corrispondente a Mons. Fellay. Tuttavia soltanto Mons. Williamson fu espulso, ma attenzione! non per questa sua legittima posizione, come detto condivisa anche da numerosi altri, bensì per la sua indomita testardaggine nel parlare pubblicamente delle sue tesi sull' "Olocausto" senza curarsi delle conseguenze sulla Fraternità cui apparteneva, la cui specificità è il restauro della fede cattolica tradizionale, non certo la revisione storica delle vicende naziste.

Anonimo ha detto...

La Fraternità ha potuto fare la sua "narrazione" della vicenda, godendo ovviamente dell'appoggio e del plauso dei media mainstream, per cui il peccato massimo è andare contro il politically corretto.
C'è però da riflettere sull'atteggiamento complessivo della FSSPX, che ha comunque dei meriti innegabili, riguardo a che cosa sia la Fede cattolica... Implica questa un rapporto liturgico fra uomo e Dio e basta? Oppure, include ovviamente la Liturgia, per poi toccare ogni aspetto della vita dell'uomo?
E può un uomo di fede dare un giudizio (espresso anche pubblicamente) sui fatti contemporanei e sugli avvenimenti della storia oppure deve stare chiuso in una sagrestia o in una "cappella", limitandosi al culto ed evitando prese di posizione di qualunque tipo, soprattutto quelle che potrebbero suscitare reazioni negative?
Dopo questa serie di domande retoriche, ricordo il recente caso dei cosiddetti vaccini Covid, in cui la Fraternità NON si è espressa con chiarezza, dando anzi l'impressione che fosse a favore della menzogna.
È anche chiaro che quando un cattolico si esprime pubblicamente su di un argomento può commettere errori di giudizio, ma essendo questi errori "di opinione" e non "dogmatici", male fece la Fraternità ad espellere Williamson. Da quello che si evince dai comunicati ufficiali lefebvriani, Williamson non avrebbe potuto avere un'opinione diversa dal politicamente corretto, né tantomeno esprimerla pubblicamente.
Consiglio la "gerarchia" della Fraternità di appellarsi con vigore a Papa Francesco affinché proclami un nuovo dogma, dopo quello vaccinista: quello dell'Olocausto...

Anonimo ha detto...

Il cattolico vero non deve lasciarsi rinchiudere in schemi astratti come Rivoluzione-Controrivoluzione, rivelanti una mentalità settaria, simile a quella dei Giacobini ai quali quegli schemi sono dovuti. L ' antitesi Rivoluzione-Controrivoluzione Robespierre ce l'aveva continuamente in bocca: tutto ciò che si opponeva alla "virtù" repubblicana impersonata dai Giacobini era "controrivoluzionario" e andava distrutto, senza pietà.
Un'antitesi manichea, che riduce la complessità del processo storico ad etichette.
Il dr. Plinio e i suoi seguaci hanno copiato lo schema robespierrista, applicandolo a rovescio, facendone un'antitesi di segno contrario, rispetto all'originale: il Male è ora la Rivoluzione.
All'atto pratico i "controrivoluzionari" sono anche divisi tra loro: una parte appoggia la democrazia rappresentativa come dogma e pencola verso i Neo-con; un'altra, all'opposto, detesta ogni tipo di democrazia perché uscito dalla Rivoluzione Francese e vorrebbe veder rinascere imperi come quello asburgico, per esempio, sia nella sua forma ispanica che in quella austriaca, entrambe esiziali per noi italiani.
Una cosa unisce i "controrivoluzionari" delle varie scuole: l'avversione per l'Italia, non solo come Stato unitario ma anche come nazione e popolo, realtà spirituale e culturale.

mic ha detto...

Non pubblico i commenti che affermano il "negazionismo" di Mons. Williamson e attribuiscono unicamente a questo la sua espulsione dslla FSSPX.
1) non era negazionista. Aveva, (in un'intervista rilasciata mesi prima, inopinatamente tirata fuori come una bomba ad orologeria al momento in cui Benedetto XVI aveva tolto le scomuniche ai vescovi), ridimensionato la portata dell'evento, riguardo al numero delle vittime, con argomenti tratti da alcune documentazioni storiche. Certo questo nulla toglie all'orrore dell'accaduto; ma può ridimensionare l'enfasi dalla quale siamo bombardati ad nauseam...
2) deve aver influito anche un suo maggior rigore rispetto all'accordismo ad oltranza, che peraltro non ha avuto esito a causa delle difficoltà sorte dalle discussioni sull'intoccabile concilio....

Anonimo ha detto...

Devo evidenziare a chi continua a collegare cattolicesimo e forma statuale, che si viveva bene e più santamente nell'Italia di due secoli fa, rispetto all'attuale.

Anonimo ha detto...

Vorrebbe veder rinascere imperi come quello asburgico, per esempio, sia nella sua forma ispanica che in quella austriaca, entrambe esiziali per noi italiani. DI CHE Avete paura? Vi è di fastidio anche il fatto che si possa pregare per tali intenzioni? Pensate che Dio ci possa ascoltare?

Anonimo ha detto...

"È anche chiaro che quando un cattolico si esprime pubblicamente su di un argomento può commettere errori di giudizio, ma essendo questi errori "di opinione" e non "dogmatici", male fece la Fraternità ad espellere Williamson. Da quello che si evince dai comunicati ufficiali lefebvriani, Williamson non avrebbe potuto avere un'opinione diversa dal politicamente corretto, né tantomeno esprimerla pubblicamente."

E invece no. La Fraternità fece quanto era veramente giusto. Mons. Williamson si fece espellere proprio perché con il suo atteggiamento insubordinato e caparbio voleva coinvolgere tutta la Fraternità cui apparteneva in una crociata di pur di per sé legittima interpretazione storica che però non corrispondeva al compito per il quale mons. Lefebvre l'aveva costituita: la restaurazione della Tradizione Cattolica. La qual cosa la si consegue se non si comincia a divagare. La cosa è molto semplice: agli occhi di Dio, della Chiesa e del mondo la FSSPX doveva rimanere coerente nella proclamazione e nell'esempio.

Anonimo ha detto...

Certi commenti, come quello di anonimo dell 7:55 sono solo pieni di veleno cioè di accuse inverosimili alla Fsspx, come se se ne fosse stata chiusa nelle sue cappelle a covarsi la liturgia tridentina e basta. Un quadretto che oggi sembra andar di moda ma che è del tutto falso.
In passato la Fsspx ha svolto un'intensa attività critica nei confronti del Concilio, molto documentata, mediante convegni e pubblicazioni varie. Nel 2004 ha pubblicato un saggio approfondito nel quale criticava senza mezzi termini l'ecumenismo dominante (il papa era ancora G P II), accusato di rappresentare un'apostasia silenziosa : Fr. Sac. SP X, "DAll'ecumenismo all'apostasia silenziosa. Venticinque anni di pontificato", Menzingen, 2004, pp. 53. L 'opuscolo fu inviato a tutti i cardinali e a moltissimi vescovi ma ovviamente cadde nel vuoto, per così dire.
Quanti dei critici attuali della Fsspx hanno letto questo documento, per tacere di altri?

Anonimo ha detto...

Correggo: La qual cosa non la si consegue se si comincia a divagare

Anonimo ha detto...

Ai nostalgici dell'Italia che fu, quella degli Staterelli e colonia ispanica e/o austriaca:
Se oggi si vive meno "santamente" di due secoli fa in Italia la colpa di chi è ? Dello Stato unitario o della decadenza e corruzione dottrinale e morale della Chiesa cattolica? Forse che il magistero ecclesiastico via di testa di oggi, ossia woke, è colpa dello Stato unitario, o magari del fascismo? Fatevi una bella ripassata della storia, prima di parlare. O meglio: documentatevi come si deve.
Dire poi che nell'Italia unitaria si viveva "bene" appare del tutto privo di senso e non solo di senso storico. Chi ci viveva bene? Certo, il principe Torlonia ci viveva bene, con tutti gli appalti e le terre che aveva. I contadini analfabeti e malarici delle sue proprietà magari tanto bene non stavano...

È la crisi interna del cattolicesimo che ci fa viver male. La prevalenza a fine Ottocento dell'anticlericalismo e del filone massonico nella politica e nella cultura fu controbattuta nell'ambito della stessa cultura laica (basterebbero i nomi di Gentile e Croce, ambedue fieramente ostili alla massoneria e al modernismo). E poi venne Mussolini che restituì a sorpresa alla Chiesa e alla religione il ruolo che le spettava nella società, sanando le ferite apportate dal Risorgimento alla Chiesa stessa. Situazione ristabilita, tranne che per i Pliniani e i codini neolegittimisti, quelli che non scrivono Italia ma penisola italiana (che nemmeno Metternich...).
Pregate per chi volete, ovviamente, ci mancherebbe. Ma di certo pregare per il ritorno di dominatori stranieri che ci hanno sempre sfruttato e disprezzato non è certo dignitoso né patriottico. Intanto, mentre voi dite le vostre giaculatorie gli "stranieri" che si insediano a valanga in casa nostra sono i musulmani, da tutto l'orizzonte. Per difendersi bisognerrebbe possedere appunto un amor di patria, un amore per l'Italia patria comune, che voi non avete né potete avere. Oggettivamente, non siete meno nemici dell'Italia della sinistra woke e non e di chi ci invade.

Anonimo ha detto...

In vari commenti è apparso il concetto che sembrerebbe legittimo per lo meno "revisionare" le cifre dello sterminio hitleriano, per una visione più equilibrata. Si tratta di un discorso che andrebbe precisato bene, per non dar luogo ad equivoci, anche pericolosi.
L ' ampiezza inimmaginabile dello sterminio non si può negare. Hitler stesso, come è noto, disse ai suoi fidi poco prima di suicidarsi che i popoli gli sarebbero stati grati perché "io ho eliminato gli ebrei dalla Germania e dall'Europa centrale". Ora, su mezzo milione di ebrei tedeschi circa 400.000 li espulse. Lo sterminio annientò soprattutto gli ebrei dell'Europa centrale e anche meridionale, a cui vanno aggiunti quelli russi, nei territori occupati dai nazisti durante la guerra. Gli ebrei polacchi erano tre milioni e mezzo quando Hitler occupò la Polonia nel 39, esclusa la parte più orientale, incamerata senza combattere da Stalin. Alla fine della guerra i tanti ghetti della Polonia erano stati distrutti e degli ebrei polacchi pochissimi erano rimasti. Che fine avevano fatto gli altri? La maggior parte dei campi di sterminio era in Polonia.
Al museo dell'Olocausto in Israele, ho letto, vi sono le foto, una per una, con i dati anagrafici di miloni di vittime (milioni, non migliaia). Anni fa, quando mi documentai su questa tragedia, il Museo era arrivato a 4 milioni di nomi e foto. E il lavoro, dicevano , non era finito.
Andiamoci pertanto piano con le "revisioni".
Diverso il discorso sull'uso dell'Olocausto ai fini dell'ideologia sionista o comunque ad una sua trasformazione nell'evento messianico fondamentale del XX secolo, che legittimerebbe le (eventuali) pretese messianiche dello Stato israeliano, all'atto pratico, al dominio sui popoli circostanti o la penetrazione dell'ebraismo come cultura predominante nelle nostre società, in nome dei diritti dell'uomo.
Questi sono discorsi che vanno respinti al mittente ma mantenendoli sempre separati dalla realtà storica, ampiamente dimostrata, da quella grande tragedia che è indubbiamente stato lo sterminio dell'ebraismo europeo fermamente voluto e messo in atto da Hitler, un demagogo austriaco, una mente malata che riuscì ad impadronirsi della Germania, per così dire, approfittando della grande crisi economica e della paura che indubbiamente incuteva il bolscevismo, organizzato da Mosca.
H.

Anonimo ha detto...

Copio e incollo questo passo di un altro commento perché mi sembra che spieghi eccellentemente le differenze fra FSSPX e Mons. Williamson. Differenze profonde e forse inconciliabili...

"Nonostante la compagine religiosa sviluppatasi a partire da Mons. Williamson, denominata “Resistenza Cattolica”, conti 7 vescovi, più di cento sacerdoti, migliaia di fedeli e diverse comunità religiose in tutto il mondo, il vescovo non ha mai voluto si costituisse come una struttura unica, per evitare che potesse essere facilmente danneggiata colpendo il suo vertice.
Secondo Mons. Williamson il collante della “Resistenza Cattolica” è l’adesione alla vera fede cattolica di sempre, con i vescovi che assicurano l’amministrazione dei sacramenti e i sacerdoti che gestiscono i diversi gruppi mantenendosi in contatto tra loro in vista solo del bene delle anime e della maggior gloria di Dio. Sarà Dio, secondo i suoi imperscrutabili piani, ad utilizzare al momento da lui previsto questo “piccolo resto” per il bene della Chiesa e per il mantenimento della fede nel mondo." (Fine del copia e incolla)

Al contrario, la Fraternità San Pio X mira ad essere una congregazione monolitica, che includa al suo interno Vescovi "ausiliari" (ausiliari de che?), Preti a loro sottoposti, fedeli laici, congregazioni religiose (di fatto, molte di queste nel corso degli anni sono scappate via, preferendo il controllo del Vaticano vaticansecondista)... mostrando con ciò che, al contrario di quanto afferma pubblicamente, si è strutturata come una vera Chiesa, compresi i tribunali ecclesiastici. E in ciò è molto lontana dal pensiero di Mons. Lefebvre, e più vicina nell'operato a gruppi scismatici tradizionalisti come la Chiesa Palmariana.
Del tutto diverso l'approccio di mons Williamson, come evidenziato dal copia e incolla riportato sopra.

Anonimo ha detto...

Alcune precisazioni all'anonimo delle 23:20.
Primo: nessun "nostalgico" vuole, credo, il ritorno del dominatore straniero (su cui ci sarebbe da discutere, peraltro, visto che la costruzione europea pare fatta su misura per accentare e dominare in funzione franco-tedesca il resto dell'Europa)
Secondo: il massiccio fenomeno migratorio post-risorgimentale dall'Italia neocostituita verso il Sudamerica e gli Usa, ma non solo, fu indotto dalla politica dei nuovi poteri dominanti lo Stivale e impoverì soprattutto il Sud
Terzo: se si vive male non è solo colpa della gerarchia ecclesiastica collusa e deviata, ma della forte oppressione prima e pressione poi da parte dei potentati filo massonici nei riguardi della Chiesa cattolica, progressivamente infiltrata a partire dai primi decenni del secolo scorso, e ora succube del potere civile che, nel più puro spirito socialista fabiano, intende soggiogare le menti ad uso di pochi
Quarto: l'immigrazione quale fenomeno caratteristico dell'epoca presente è un chiaro dettato del piano Kalergi e la costruzione di uno Stato unitario si vede quanto poco sia utile, purtroppo, a respingere il processo in corso, perché la creazione di un grande centro di potere in Europa, sia politico (UE) che giudiziario (Corte UE) vanifica il tutto.

Anonimo ha detto...

Sono un fedele lefebvriano, per così dire, in quanto frequento una delle cappelle della Fraternità. E apprezzo enormemente il loro servizio indefesso nell'amministrazione dei sacramenti, così come la loro gioia, serenità, disponibilità e perché no anche simpatia.
Però da esperto di diritto canonico, antico e moderno, rilevo che la struttura che la Fraternità si è data nel corso degli anni presenta incoerenze, aspetti problematici e addirittura vulnus al diritto canonico tradizionale.
1) il nome Fraternità implica una società di "fratelli", dove tutti sono uguali e al massimo ci può essere un Superiore a tempo determinato, che alla scadenza del suo mandato torna ad essere un semplice fratello.
2) la Fraternità ha però dei vescovi, chiamati "ausiliari", perché ordinati da Mons Lefebvre, e quindi suoi ausiliari.
3) Storicamente, dai tempi apostolici in poi, la giurisdizione dei vescovi è sempre stata territoriale, cioè applicabile ad uno specifico territorio ma non altrove.
Piu' vescovi di una circoscrizione ecclesiastica chiamata Metropolia erano sottoposti al Metropolita.
Più in su stava il Primate, a cui erano sottoposti i vescovi di una determinata nazione. Gli ultimi gradi della piramide gerarchica cattolica erano i Patriarchi e poi il Papa, Vescovo di Roma.
4) I Vescovi della Fraternità hanno una giurisdizione canonica? E se c'è l'hanno, su chi?
C'è fra loro un Metropolita, ovvero uno a cui gli altri sono sottoposti? La risposta a tutte queste domande è "no".
5) Se ogni vescovo della Fraternità è di pari grado agli altri, che diritto aveva Fellay di imporre a Williamson un bavaglio?
Williamson si sarebbe dovuto astenere dai suoi doveri di vescovo (derivanti dal sacramento ricevuto con conseguente diritto ad assolverli) perché un "superiore generale" (o Consiglio della Fraternità) glielo imponeva? La risposta è parimenti no.
6) E a maggior ragione che dire della situazione attuale dove troviamo un Superiore Generale non vescovo (il simpaticissimo Don Pagliarani)? Devono i Vescovi della Fraternità essere sottoposti ed obbedire ad un semplice prete? Se si, sarebbe un caso parallelo, anche se diverso, a quello dei Neocatecumenali, dove i preti devono obbedire ai catechisti laici.
7) Concludo rilevando che nella Fraternità ai Vescovi è riservato un ruolo dimezzato, ovvero quello di amministrare le Cresime e future consacrazioni di Vescovi ma, come il caso di Mons Williamson dimostra, non gli è permesso insegnare secondo quanto la loro coscienza ritiene opportuno e il sacramento impone, niente che sia a detrimento non della Verità ma dell'organizzazione denominata Fraternità SPX.

Anonimo ha detto...

# Al critico della Fsspx delle ore 08:54
Non mi sembra che lei sia ben documentato sulla natura e gli scopi della Fsspx. Lei irride alla qualifica di "vescovi ausiliari" conferita da mons. Lefebvre ai 4 vescovi da lui a suo tempo consacrati senza mandato pontificio (che non arrivava mai). Non diede ai vescovi potere di giurisdizione. Essi esercitavano una missione simile a quella nei paesi di missione. La giustificazione veniva dallo stato di necessità, che è una figura giuridica sempre applicata nella Chiesa.
Su questo ci sono state varie pubblicazioni degli organi della Fsspx, che spiegano in modo chiaro la loro posizione. Anche sisinono pubblicò a suo tempo degli articoli sul tema. Le segnalo l'articolo, tratto da una conferenza, di Don Michele Simoulin, "1988 : Lo scisma introvabile", Editrice Ichthys, Albano 1997. Dovrebbe esser stato ristampato dalla casa editrice attuale della Fsspx, Editrice Piàna.
Parlare di "struttura monolitica" a proposito della Fsspx è assurdo. Che vuol dire? Mons. Lefebvre ha semplicemente mantenuto la struttura tradizionale della Chiesa nella Congregazione da lui a suo tempo regolarmente fondata.
Monolitica la Fsspx perché contrapposta alla struttura non "unica" (?) dell'organizzazione fondata da mons. Williamson? Che vuol dire? Che anche mons. Williamson non ha conferito potere di giurisdizione? O che ha mantenuto ai suoi vescovi una struttura sciolta per così dire? Il concetto non è chiaro.
Ricordo che lo scomparso card. Castrillon Hoyos disse alla Radio Svizzera o Francese in un'intervista che la Fsspx non poteva ritenersi scismatica non essendosi costituita come "Chiesa parallela". Concludo che deve ritenersi provvisoriamente fuori dell'attuale ordinamento canonico, sopravvenuto nel 1983, ma non fuori dalla Chiesa. SEcondo la giurisprudenza dei Maestri di un tempo, una congregazione invalidamente soppressa si deve ritenere che possa durare almeno cent'anni.

Anonimo ha detto...

A ;mons. Williamson non fu permesso di "insegnare" nella sua qualità di vescovo quando mons. Fellay gli ordinò di non occuparsi più della questione degli ebrei? Ma di quale "insegnamento" si parla qui? Le tesi negazioniste condivise da mons. Williamson erano un discorso puramente politico e di tipo settario, pura ideologia che non aveva nulla a che fare con l'insegnamento di un vescovo. Mons. Williamson si ostinava a voler mantenere aperta una polemica che danneggiava enormemente l'immagine della Fsspx a livello mondiale.
E dobbiamo ritenere che la Fsspx sia per statuto una comunità di "fratelli" tutti uguali, nella quale il prescelto per la sua temporanea guida non avrebbe nessun potere disciplinare?
Suvvia, non siamo così ingenui...

Anonimo ha detto...

Replica al "nostalgico" dell'antico regime

1. Nessun "nostalgico" vuole il ritorno degli antichi padroni. Ne siamo sicuri? Lei ha mai letto niente di Gianandrea de Antonellis, nobile napoletano, che cura la 'Collana di Studi Carlisti', edita da Solfanelli? Una collana interessante, che permette di conoscere un movimento poco noto da noi come il carlismo legittimista spagnolo. La collana pubblica autori carlisti ispanici, come Ferrer e de Tejada, e moderni, come il prof. Miguel Ayuso, spagnolo. Pubblica anche studi del de Antonellis, p.e. un "Carlismo per napolitani", 2022. In questo titolo non vi sono errori di stampa: l'autore scrive di proposito "napolitano", come si diceva ai tempi dei Borboni, e non "napoletano", come si dice oggi in italiano. Questo particolare dovrebbe far capire l'aria che tira presso questi diciamo neo-carlisti italiani. Egli si rifiuta anche di usare il termine "Italia", preferendo quello di "penisola italiana" (op. cit., p. 18, con relativa spiegazione: egli si sente "napolitano" ma non "italiano"). Se ho ben capito è delegato per l'Italia del Re di Spagna secondo i carlisti, delegato "per la penisola italiana" da parte di questo Re virtuale. Ci si aspetterebbe che nei loro scritti questi carlisti si limitassero a cercare di far rivivere le qualità morali di quel movimento di grandi combattenti per la Fede anche se sanguinari (come del resto la loro controparte liberale ispanica). Invece viene riproposta come niente fosse la struttura sociale di origine medievale delle autonomie ispaniche (la monarchia dei fueros esaltata dal carlismo) e si esalta di continuo l'impero spagnolo che fu, affermando falsamente che il Regno di Napoli vi faceva parte su un piano di parità, nonostante fosse governato da un vicerè sempre spagnolo etc. Per loro il dominio spagnolo fu un'età dell'oro per l'Italia che vi dovette sottostare e ne ripropongono l'estensione, includendovi persino il marchesato di Finale Ligure, senza precisare che quei domini territoriali appartengono defintivamente al passato, alla storia, "immemore della gloria che passò".
Quale futuro per l'Italia, dal punto di vista dei neo-carlisti e carlisti italici? Nessuno, a quanto pare. Tra l'italianità e l'ispanicità non c'è possibilità di intesa.
Il carlismo nostrano è un piccolo fenomeno ma in via di espansione, si appoggia al tradizionalismo dei Pliniani in senso stretto ossia ai circoli intellettuali che fanno capo al prof. Roberto de Mattei.
All'infausta Unione Europea non si può certo resistere suddividendosi l'Italia in tante regioni più o meno autonome. Proprio per liberarsi dall'Europa occorre uno Stato forte, efficiente, in grado di governare. Questo Stato può anche essere federale ma da noi si è affermato un regionalismo egoistico ben lontano da un federalismo degno di questo nome.
2. La grande emigrazione che colpì l'Italia postrisorgimentale ebbe la sua causa principale nella crisi economica che investì tutta l'agricoltura europea a causa dei bassi prezzi del grano americano. Partirono in massa anche dalle zone più povere dell'impero asburgico, come p.e. la Galizia e certi regioni polacche. Il Sud fu in parte sacrificato ma successivamente non si pose rimedio?
3. Non capisco come si possa definire la Chiesa di oggi "succube dei poteri civili" quando caso mai sono i poteri civili in Italia a mostrarsi diciamo troppo ossequiosi alle direttive della Curia, anche quando sono errate.
4. Sul punto 4 ho già risposto: possiamo salvarci solo con uno Stato unitario forte, anche federale, se veramente federale (e non "alla Bossi"). La riforma dei poteri del premier voluta da Meloni è ancora insufficiente ma va nella direzione giusta.

Anonimo ha detto...

Lefebvre non diede ai vescovi potere di giurisdizione perché... non era in suo potere darlo.
Luisella Scrosati, ex suora lefebvriana con le cui tesi non si può essere sempre d'accordo, rivela però un fatto giurisdizionale, quando parla di "...Commissio Canonica San Carlo Borromeo, con la quale la FSSPX si attribuisce la facoltà di togliere censure, pronunciarsi sulla validità dei matrimoni, dispensare dai voti, usurpando diritti che spettano solo all’Ordinario o alla Santa Sede. Lo stesso Lefebvre, che teoricamente non voleva trasmettere la giurisdizione, in una lettera scritta all’allora Superiore Generale, Franz Schmidberger, il 15 gennaio 1991, esplicitamente dichiarava, in riferimento alla Commissione suddetta, essere necessario «istituire autorità supplenti», per tutto il tempo in cui «le attuali autorità romane sono impregnate di ecumenismo e modernismo e le loro decisioni e il nuovo Codice di Diritto canonico sono influenzati da questi falsi principi». Lefebvre in sostanza aveva inteso dare alla FSSPX la giurisdizione necessaria per gli atti di cui sopra, contraddicendo se stesso e usurpando le prerogative della Sede apostolica e dei legittimi Ordinari." (19.8.2023)

La tesi della giustificazione per stato di necessità è sicuramente condivisibile, in linea generale. Chi la ritiene valida per se stesso dovrebbe però ritenerla valida anche per gli altri (penso in primis a Viganò, Minutella ed altri ecclesiastici che l'hanno invocata).
Ma che cosa e fino a che punto lo stato di necessità giustifica? La risposta è nei fatti lasciata alla soggettività di chi la invoca. Spesso chi la invoca per se stesso attacca con livore i "concorrenti"...

Anonimo ha detto...

"Diciamo che valutiamo i documenti del Concilio Vaticano II 'alla luce della Tradizione', significa, ovviamente, tre cose inseparabili:
1. Accettiamo quelli che sono conformi alla Tradizione;
2. che interpretiamo alla luce della Tradizione quelli che sono ambigui;
3. e rifiutiamo quelli che sono chiaramente contrari alla Tradizione."

(Mons. Marcel Lefebvre)

Anonimo ha detto...

Lo diceva anche mons. Gherardini e lo dicono mons. Schneider e il card. Burke

Anonimo ha detto...

Qui sotto c'è un link ad uno studio un po' lungo in verità, ma se si ha la pazienza di leggerlo può essere illuminante per quanto riguarda lo stato attuale della FSSPX, il pensiero della sua "gerarchia", le sue pratiche pastorali ecc. Buona lettura.

http://www.internetica.it/don-citati-FSSPX.pdf

mic ha detto...

Se non ricordo male, don Citati ora è entrato a far parte della FSSP...