Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 8 febbraio 2025

Fine del globalismo?

Leggiamo su La Verità di oggi: "Sapete chi finanzia l’associazione che ha denunciato Giorgia Meloni e i suoi ministri alla Corte penale dell’Aia per il caso Almasri? George Soros, accolto col tappeto rosso da Gentiloni e dai sinistri, da sempre anti-italiani. Sì, è proprio lui, o meglio la sua fondazione, a staccare gli assegni che servono a sostenere Front-Lex, il gruppo di legali che si occupa di difendere i migranti e di accusare i politici che si oppongono all’invasione." Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.

Fine del globalismo?

Rispetto a quanto sta accadendo in seguito all’elezione di Trump molti non riescono a fare a meno di esprimere un atteggiamento da stadio, pro o contro che sia, non riuscendo quindi a centrare la questione di fondo, che non è se Trump sia migliore di Biden o viceversa. Quella in corso è una feroce lotta tra due fazioni di potere, comunque interne al mondo del capitale, ma il cui esito non è ininfluente per i destini dei popoli.

Con Trump si è avviato un corso nuovo, quella disarticolazione del campo occidentale per come finora lo abbiamo conosciuto. Fintanto che comandavano i dem alla casa bianca c’era un blocco atlantista che vedeva convergere in pieno eurocrati di Bruxelles e americani, su tutte le questioni, a partire dalla guerra per finire alla transizione verde, passando per le follie woke. Con i “progressisti” a gongolare. Poi arriva Trump, con tutte le sue stramperie, ma con l’intenzione seria di smantellare gli apparati “globalisti”, e finisce la luna di miele con i vertici Ue.

Adesso, non deve interessarci se questo accade per mire che non sono umanitarie o sociali, il fatto è che questo nuovo scenario apre una serie di contraddizioni che, oggettivamente, favoriscono nuovi orizzonti. Liberano cioè il cielo da quella cappa oppressiva e irrespirabile sotto la quale non si poteva che respirare affannosamente.

I dem nostrani, tutti in coro, a partire dal presidente Mattarella, sembra abbiano scoperto ora i pericoli della tecnocrazia incarnata da Musk. Ma finora dov’erano? Sta di fatto che la nuova amministrazione sta smantellando l’enorme apparato di potere dell’USAID (Agenzia degli Usa per lo Sviluppo internazionale), e vengono chiaramente resi pubblici rapporti interni di questo potente organismo che prima erano secretati. Per esempio (dati ripresi dal post di oggi di Andrea Zhok), nel 2023 erano in busta paga USAID 6.200 giornalisti in varie parti del mondo (naturalmente a sostegno della libertà di stampa), 702 testate appartenenti a NGO (ong), 279 “organizzazioni della società civile operanti nel settore dei media”. Ancora, USAID è direttamente coinvolta nel finanziamento di NGO e media che hanno aizzato la “Rivoluzione delle Rose” in Georgia (2003), la “Rivoluzione arancione” in Ucraina (2004), la “Rivoluzione dei tulipani” in Kyrghizistan (2005)…

Non è da poco che Trump terremoti quel covo di interessi subordinato alle multinazionali del farmaco come l’OMS (per questo Biden poche ore prima della consegna dei poteri concedeva all’immunologo Anthony Fauci la “grazia preventiva”?). E non è un caso che nasca una rivista scientifica internazionale (“The Journal of The Accademy of Pubblic Heart”), un consesso di scienziati che hanno sfidato i governi facendo sentire la voce della scienza non al guinzaglio di Big Pharma durante la pandemia, dimostrando la base non scientifica di molte misure adottate.

Questa lunga premessa per dire che la Storia riprende la sua marcia, che non è finita (vero, Fukuyama?), che tutto si rimette in moto. Finisce il globalismo? Ci rifletto su e scrivo quanto segue.

Non bisogna essere marxiani (non marziani) per sostenere che l’ideologia non è semplicemente un semplice sistema di idee ma un apparato di idee, oggi molto più complesso che nel passato, che una classe dominante utilizza per puntellare il suo dominio nella società. Marx usò la parola ideologia in senso negativo (falsa coscienza). Le idee in generale, sosteneva Marx, non sono figlie del vento, non nascono spontaneamente nella testa degli uomini, ma sono determinate, in ultima istanza, dalle condizioni sociali, dai rapporti sociali nei quali gli uomini sono inseriti. Rapporti sociali, non semplicemente dalla base economica. L’ideologia, come apparato, come qualsiasi apparato, funziona fintantoché il sistema di cui è espressione è vivo e trae la sua ragion d’essere, la sua forza, dalla capacità di rinnovarsi senza particolari difficoltà.

Spesso si confonde globalismo con globalizzazione, con i fautori di questa “confusione” (ideologicamente connotata) a sostenere (giustamente) che la tendenza a stabilire rapporti commerciali, tecnologici, culturali, politici a livello globale è una costante della Storia, con periodi in cui essa ha avuto accelerazioni altri invece in cui ha registrato rallentamenti. Ma il globalismo è qualcos’altro, va oltre il dato economico della proiezione dei commerci su scala globale, è l’ideologia della globalizzazione nello stadio avanzato della supremazia assoluta del capitale finanziario su quello industriale.

Il globalismo è il figlio del capitale finanziario allo stadio più avanzato, stadio in cui il valore della produzione di beni immateriali prevale su quella di beni materiali, ed è proprio questa sua natura, l’essere non vincolato a un luogo fisico, a fargli vivere la territorialità come camicia di forza: i limiti posti dai confini, dagli stati-nazione, dalle identità culturali, sociali, religiose, sessuali infatti delimitano e costringono ad ambiti predefiniti, rappresentano ostacoli al suo pieno dispiegamento.

Il liberismo capitalistico delle grandi potenze ha sempre teso a imporre con il ricatto economico, e se non bastava con la guerra, la libera circolazione delle sue merci nella nazione nella quale intendeva aprirsi un mercato. Facciamo un esempio storico, emblematico, che ci dice dell’infamia con la quale la democrazia liberale britannica ha trattato i popoli colonizzati. Il Regno Unito scatenò due guerre contro l’Impero cinese (sottoposto al controllo militare e commerciale della Compagnia britannica delle Indie orientali) nell’800: la prima dal 1839 al 1842, la seconda dal 1856 al 1860. Motivo? L’impero cinese si rifiutava di accettare la libera circolazione dell’oppio fortemente voluta dalla Compagnia britannica. Vinse la democrazia della libera circolazione. Oppio alé!

Ma il globalismo va oltre l’imposizione di merci e capitali, il suo chiodo fisso è entrare nella mente, pervadere gli spazi interiori dell’individuo, imporgli il suo immaginario, i suoi dis/valori, stravolgergli l’eterna percezione del mondo trasmessa attraverso la tradizione, renderlo insicuro di qualsiasi appartenenza, sottrarlo a qualsiasi riferimento identitario, tutto ciò per rendergli superflua la stessa idea di esistenza. Un’esistenza da vivere solo fin quando produce desideri alterati, oppiati, magicamente considerati diritti, poi quando la fase desiderante smette, non produce più consumo allucinato e allucinante, ricorrere all’ultimo sacro diritto, eutanasizzarsi.

L’ideologia globalista lavora alacremente per destrutturare, cancellare, azzerare ogni tipo di vincolo non condizionato dall’intervento della macchina desiderante, al fine di rendere l’individuo incapace di cogliere il nesso tra cose e concetti, incapace di discernere il bene dal male, il vero dal falso. L’ideologia globalista impone il rispetto delle diversità, apparentemente cosa buona e giusta, ma che tradotto nella lingua di sempre significa negazione del rapporto di realtà. Per cui diventa irreale accettare il fatto che un ginecologo francese si rifiuti di visitare un trans, con tanto di attributi maschili, solo perché questo si percepisce donna. Vale a nulla che lo stesso medico ricordi che la ginecologia è una specialità medica dedicata allo studio dell’organismo femminile. In ossequio alla religione trans deve essere punito, sospeso.

L’ideologia globalista interviene ovunque si presenti l’occasione di stravolgere, a favore delle sue multinazionali di riferimento, costumi e tradizioni, compresa l’arroganza di imporre la sua alimentazione, naturalmente sostenibile. E quindi “farina” di grilli, carne sintetica e altre prelibatezze, offerte sul mercato dagli epigoni della vecchia compagnia delle indie orientali.

Il globalismo produce un apparato ideologico a sostengo della necessità di scavalcare qualsiasi confine: il confine, sia esso geografico, morale, biologico, naturale è di ostacolo alla sua espansione. Il globalismo, per definizione, è “no borders”. Con i fessi che amano sentirsi fighi e solidali, a scimmiottare. L’ideologia globalista è quindi cosmopolita. Altra cosa dall’internazionalismo, almeno se s’intende con questo termine la propensione dei popoli a stabilire rapporti solidali e fraterni, quindi di pace. È per la società calderone (melting pot) in cui le singolarità razziali, nazionali, culturali, religiose, sessuali vanno a sfumarsi fino a cancellarsi del tutto e diventare un tutto indistinto, appunto il calderone. È per lo sradicamento. Per la fluidità. Come fluida deve essere la circolazione di merci, capitali e persone.

Ecco perché l’ideologia globalista ha martellato, attraverso i suoi cantori arcobalenici, affinché si riducessero, fino alla cancellazione, le differenze, le identità. Si cancellasse la Storia (cancel culture), nell’elogio di un eterno presente purificato dalle ingiustizie/discriminazioni del passato. Si producesse l’idea del superamento della distinzione (binaria!) tra maschio e femmina per cui la normale e naturale eterosessualità diventa colpa di cui vergognarsi e pentirsi. Si concepisse l’idea del superamento di ogni limite che pone argini a superbia e tracotanza umane (transumanesimo), nell’orgiastica pretesa di modificare la naturale riproduzione umana con l’utero in affitto, in attesa dell’ectogenesi (sviluppo dell’embrione all’interno di un utero artificiale), realizzando così il sogno nichilistico della “buona nascita” (eugenetica).

L’ideologia globalista mira quindi a sovvertire l’ordine naturale delle cose, a demonizzare la normalità, a sostituire il mondo della vita con quello virtuale, a scambiare la realtà delle cose con il miraggio che abbacìna, a imporre la sua cupa, dissoluta (nel senso di sciolta, libera da ogni freno, da ogni remora morale), necrofora distopia del diritto eutanasico, addirittura da iscrivere nelle costituzioni insieme al diritto all’interruzione della gravidanza.

L’ideologia globalista persegue l’obiettivo della liquefazione, della fluidificazione, della transficazione dei rapporti umani. È l’ideologia che, in piena euforia superomistica, ardisce pensarsi come motore, creatore del mondo, regolatore delle leggi dell’universo al punto da ritenersi responsabile di ciò che in esso accade, dimenticandosi dell’imperscrutabilità. E in eccesso di tracotanza (hybris) addirittura a convincersi della responsabilità umana nei cambiamenti climatici (altra cosa da inquinamento e deterioramento ambientale), colpevolmente ignorando che questi hanno costantemente denotato il succedersi di ere e periodi (era glaciale, periodo caldo romano…), senza incomodare eoni e super eoni, nei soli quattro miliardi e mezzo di vita del nostro beneamato pianeta.

Il globalismo è un’ideologia che pialla le differenze e le identità anche sul piano linguistico, perciò quell’ossessione maniacale sulla modificazione della morfologia delle parole, dei pronomi, delle espressioni verbali. Un viaggio tutto compreso, un pacchetto, con quel suo Politicamente Corretto che non riguarda solo le espressioni verbali ma è il viatico per il paradiso dei giusti.

Ma scorrono le ere, i periodi e le epoche, scorrono pure le ideologie. Perché esse, non dimentichiamolo, non vivono di vita propria, ma succhiano il latte alle condizioni storico-sociali nelle quali si riproducono. Ed ora, in cui sembra che si stia producendo un sommovimento generale per cui ci troviamo nel bel mezzo di un gran casino, in cui vengono al pettine le mille contraddizioni della libertà totale, assoluta, per cui sembra che la libera circolazione non è un bene in sé, che addirittura si ripresenta l’antica parola dazio, ecco che tutto questo sembra poter aprire la via anche all’esaurimento della spinta “propulsiva” del globalismo, con tutte le sue distopiche verità.

Ci troviamo a vivere questa fase. Caotica, contradditoria, per certi versi allarmante. Ma almeno sembra che ritorni la realtà. Quella per cui possiamo dire pane per intendere pane, vino per intendere vino e possiamo affermare tranquillamente che l’erba è verde senza sguainare nessuna spada, eppure che maschio è maschio e femmina è femmina.

Non è tutto, ma è la precondizione perché si possa tornare alla concretezza, a pensare a come definire percorsi di giustizia sociale e di pace tra i popoli.
Antonio Catalano, 7 febbraio 2025

20 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutto molto chiaro e condivisibile in questa analisi.
Vorrei, però, aggiungere, quasi chiosando il finale dell'articolo, che la pace non è un Dogma (lo è diventato, a detrimento di molti altri, per la Chiesa degli ultimi 6 decenni).
Mi spiego meglio: la pace non può andare a scapito della Verità, per cui si insegue da parte della Chiesa la pace con il mondo sacrificando quella interiore e spesso il Magistero bimillenario, la fede e la morale.
E la pace tra i popoli o la pace sociale non devono mai far perdere di vista la giustizia e la necessaria sottolineatura delle proprie identità, culturali, religiose, civili, quali tesori da non sacrificare neanche al verbo commerciale.
Ecco che Trump è un bel bagno di realtà dopo le "canne" ideologiche dei Dem, che ancora imperversano invece in Europa, il cui risveglio sarà tanto più duro quanto più tardo.

Anonimo ha detto...

Il limite di questo articolo sembra esser costituito dal suo presupposto di tipo marxista: che il globlaismo, come ideologia, sia un risultato del prevalere del capitale finanziario. Ma questo è avvenuto solo nella fase attuale, che si spera finale, del fenomeno "globalismo". Il globalismo, come ideologia, si pasce di una totale dissoluzione dei valori tradizionali e cerca anzi di attuarla a livello appunto "globale", grazie all'appoggio del capitale finanziario cioè delle immense ricchezze che notori speculatori di Borsa sono riusciti ad accumulare nel corso di anni di "deregulation" del mercato.
Ma la dissoluzione dei valori (sinteticamente: Dio, patria e famiglia) era cominciata molto prima dell'irrompere sulla scena del globalismo come idologia perversa del fenomeno della globalizzazione (che Catalano sembra trovare positivo, quando invece è assai dubbio che lo sia).
È cominciata in Occidente con l'affermarsi delle filosofie esistenzialistiche, tendenti al nichilismo; con la crisi di fede della religione cattolica succube di quelle filosofie e dei loro antecendenti modernisti; con l'imporsi di modelli di cultura e di vita che, sia pure in modo opposto, inclinavano verso il materialismo e una concezione utilitaristica della morale (American way of life da un lato - modello socialista e sovietico dall'altro).
In questa dissoluzione etica e culturale un'azione di assoluto rilievo l'ha svolta il marxismo, con la sua continua battaglia filosofica e culturale contro i valori della religione, della famiglia, della Patria, della cutura nazionale dei popoli, a cominciare da quello italiano. Il femminismo, ideologia parte esseniale di quella "globalista" odierna ma ad essa di molto anteriore, si è sempre servito di categorie marxiste, inserite nel calderone psicoanalitico, per organizzare la sua battaglia contro la morale tradizionale, la religione, il senso comune.
Nella corrispondenza di Marx ed Engels i riferimenti agli omosessuali sono rari e sempre derisivi e sprezzanti. Ma se rileggiamo le pagine del Manifesto del partito comunista dedicate al matrimonio restiamo allibiti per l'assoluta astrattezza che vi domina, unita ad una radicale incomprensione dei motivi profondi dell'istituzione matrimoniale: lo schema della lotta di classe applicato al matrimonio, con la moglie intesa solo come "fattrice" da sfruttare così come il padrone di allora sfruttava i suoi operai. Bisognava allora abbattere il matrimonio, educare i figli nei Collettivi.
L ' amoralismo di Marx e di Engels (costui nella vita privata un ricco sibarita mai sposatosi che collezionava una donna dopo l'altra, mentre il primo tradiva la moglie con la domestica da cui ebbe un figlio che per vivere fece il vetturino, del quale Engels si assunse la paternità per tenere la moglie di Marx all'oscuro - stili di vita che sarebbero stati bene nella Comédie humaine di balzacchiana memoria) - l'amoralismo dei due, che consideravano l'etica come il resto solo un prodotto dei rapporti materiali di produzione non esistendo per loro una "essenza umana", una natura umana creata da Dio con le sue leggi immutabili - questo amoralismo innestato sull'esigenza di una rivoluzione sociale radicale, faceva riapparire le componenti libertine e contronatura delle rivoluzioni a sfondo utopistico del passato.
Oggi queste componenti sono diventate maggioritarie, con la Rivoluzione Sessuale e l'assalto woke all'intero essere dell'Occidente.
Sarà un caso, ma sono stati sempre i (post)comunisti a portare in Parlamento sodomiti e lesbiche. Oltre ai radicali, sono sempre stati loro a promuovere questo lato della corruzione dei costumi, sin dai tempi del vecchio PCI, che appoggiava il famoso regista Luchino Visconti, esteta omosessuale, che aveva fatto della lotta alla famiglia "borghese" una ragione di vita.

Non è OT ha detto...

05 febbraio, 2025 14:15
Catholicus
"Osservatore esterno, a volte critico nei confronti di questo papato" ? capperi, che apodittica affermazione del "*cattolico*" Marcello Veneziani...[...]argentino.
05 febbraio, 2025 17:26
Veneziani, in occasione di una catechesi di GP2 Buonanima del 1999, in cui non si escludeva la tesi dell'inferno vuoto scrisse un lungo articolo di risposta/analisi, intitolato: "Santità, Ringraziando DIO SONO "*ATEO*", altrimenti Lei mi farebbe perdere la fede che non ho. Si rende conto che svuotando l'inferno svuota anche il Paradiso"?

Anonimo ha detto...

I Patrioti d’Europa.
“L’Europa non è la gabbia costruita a Bruxelles, non è il burqa, non è la cultura woke, non è la censura, non è il suicidio green, non è il terrorismo islamico, non è l’immigrazione selvaggia!
L’Europa dei Patrioti è libertà, sicurezza, sviluppo, lavoro e cooperazione.
È l’ora di decidere fra un passato disastroso frutto dell’ideologia socialista e un futuro orgoglioso e identitario. Noi abbiamo scelto.” (Matteo Salvini)

Anonimo ha detto...

Usaid.....ha per caso finanziato anche il vaticano?
Non sorprenderebbe

Catholicus ha detto...

Sinceramente, questa non la sapevo, e fa onore a Marcello Veneziani...le vie del Signore sono veramente infinite! a volte chi si dichiara ( o crede di essere) ateo, ha più fede di tanti " bacchettoni", magari disorientati e depistati da decenni di menzogne e falsità propalate dal clero modernista, di ogni ordine e grado...Deo Gratias !

Anonimo ha detto...

METTIAMOCI L’ANIMA IN PACE, FINISCE UN’EPOCA, ATTREZZIAMOCI A MODO PER QUELLA CHE SI STA APRENDO

L’attacco dell’amministrazione Trump agli apparati colonne portanti del globalismo è l’espressione di una feroce guerra intestina al potere capitalistico, che solo nella testa dei semplici è unitario. Contraddizioni che consentono di utilizzare gli spazi che si aprono non certo per tifare una delle parti in gioco, ma ignorare che i nuovi scenari prescindano da questa conflittualità è, nel migliore dei casi, miopia, che in politica è colpa grave.

Se Trump smantella il colossale apparato USAID non è certo per umanitarismo, evidentemente questo apparato muove contro gli interessi che la sua amministrazione tende privilegiare. Ma ciò consente di dar forza a chi finora ha messo in guardia sulla strumentalità di una politica che all’insegna dell’umanitarismo, della filantropia, della inclusività (il buonismo che ha contrassegnato quest’ultimo quarto di secolo) ha sostenuto invece una filiera di interessi che nulla aveva a che vedere con le intenzioni dichiarate.

Molti non sanno che cos’è l’USAID. Ufficialmente è l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale. Nella sostanza delle cose si tratta di un gigantesco apparato che ha consentito al potere globalista americano di penetrare nelle più intime fibre le popolazioni che andavano educate al verbo iper liberista, che non predica solo libertà illimitata di merci, capitali e persone (con l’immigrazionismo strumento di ricatto dei popoli) ma libertà assoluta da qualsiasi vincolo. Si spiega così l’attacco isterico alle tradizioni e alle stesse leggi della natura, con tanto di negazione di evidenze biologiche incontestabili. Per non parlare di tutte le rivoluzioni colorate in sua busta paga e dei conseguenti cambi di regime (“regime changhe”).

Insomma, un imperialismo totalitario al cui cospetto i vecchi imperialismi impallidiscono. USAID gestiva intorno ai 50 miliardi di dollari per sostenere attività a favore della «democrazia nel mondo» e per questa finalità finanziava una miriade di organismi. Il bilancio USAID registrava cospicue somme per sostenere l’enorme sforzo democratico di educazione dei popoli attraverso media, giornalisti (6.200), con tanto di “verificatori di informazioni” – fact checker – (vero, Mentana?), ONG di qualsiasi natura, organizzazioni woke tese a ribaltare il rapporto di realtà.

Il rovesciamento del sentire comune secondo i parametri woke è stato uno degli sforzi più consistenti. Per esempio, l’USAID ha contribuito per 1,5 milioni di dollari per far crescere le politiche DEI (Diversità, Equità, Inclusione) in Serbia, 70.000 dollari per un musical Lgbt in Irlanda, 2.5 milioni per auto elettriche in Vietnam, 47.000 euro per un’«opera trans» in Perù. Solo per fare qualche esempio tra i mille.

Pensate un po’ quante iniziative “spontanee” tese a sovvertire il senso comune (film, cartoni, serie, social, canzoni, fiere letterarie, mostre, sport…) erano in conto paga di questo imperialistico ente per diffondere verbo green, politicamente corretto, transessualismo, vaccinismo, riscaldamento globale su base antropica…

Che si smantelli questo mostruoso ente è un fatto sicuramente positivo, per cui finalmente si esce dal tunnel dell’infamante accusa di complottismo a chiunque osasse mettere in discussione certe tematiche. Ma bisogna esser consapevoli che questo ritorno alla realtà non risolve la questione sociale e la tendenza alle guerre, e quindi la pace tra i popoli, che la rappresentanza politica di questa nuova fase non è la nuova benefattrice dell’umanità.

Semplicemente: il mondo si apre a una nuova fase storica, quella del multipolarismo, nella quale le battaglie probabilmente saranno anche più aspre e pesanti di quelle sostenute contro lo sguaiato e osceno effimero del “mondo alla rovescia”, ma almeno non ci si prenderà per il culo.
Antonio Catalano
9 febbraio 2025

Anonimo ha detto...

Su La Verità di oggi

Ecco chi ha preso i soldi da Soros

Non solo lo studio legale che ha curato il ricorso contro Meloni & C: la fondazione del magnate negli ultimi otto anni ha versato milioni ad associazioni, Ong, università e partiti per spingere la sua agenda progressista, pro migranti, ultra green e femminista.

• L'uomo al centro della guerra Chigi-Procura
• Il «Mega» raduno di Madrid sdogana Afd
• Foibe, Basovizza profanata nel giorno del ricordo

Anonimo ha detto...

«Mentre Trump dà di matto o fa il matto (questo lo vedremo) stravolgendo il mondo dall’oggi al domani, chi dovrebbe reagire è fermo all’età della pietra. Basta leggere l’ultimo giurassico discorso di Mattarella, che paragona la Russia al Terzo Reich, Putin a Hitler, il Donbass all’Europa invasa dai nazisti e dunque i negoziati Mosca-Kiev alla Conferenza di Monaco del 1938 che portò alla guerra mondiale. E scopre d’un tratto l’urgenza di essere “protagonisti” e non “vassalli” degli Usa (ma va? alla buon’ora!) e di affidarsi all’Onu e ai suoi derivati. Ma dimentica che nel 1999 un governo vicepresieduto da un tal Mattarella s’infischiò dell’Onu e partecipò ai bombardamenti Nato su Belgrado, prima rottura della legalità internazionale che poi sfociò nel riconoscimento del Kosovo per smembrare la Serbia contro una risoluzione Onu: un precedente poi cavalcato da Putin per fare lo stesso in Crimea e in Donbass.»

Anonimo ha detto...

«A questo si stanno riducendo le classi dirigenti europee: a screditare i nascenti negoziati russo-ucraini e a regalarne il merito a Trump, Orbán &C. Invece continuano a obbedire a Trump sui terreni che più dovrebbero vederci ribelli: il riarmo e le sanzioni che ci costringono a comprare ancor più armi e più gas dagli Usa. Mentre la Meloni insegue il 2% di spese militari, gli eurodementi già pensano al 3-4 per compiacere The Donald che ci chiede il 5% (mentre gli Usa sono al 3,4%). E non si trova nessuno – neppure la Schlein, quella che “si deve parlare di temi concreti” – che metta in dubbio la follia bellicista e antisociale che gonfia le vele ai neonazisti in tutta Europa.»

Anonimo ha detto...

Trump è diverso, per ora è da apprezzare: contro woke, aborto, finanziamenti a rivoluzioni colorate e non, ad invasione programmata spacciata per altro , vaccini obbligati... quindi mettiamolo nelle mani della Madre ss e peeghiamo piuttosto per lui.

Catholicus ha detto...

Ottima decisione la sua, caro Anonimo 13:17 ( l'ora del suo post ne è una conferma), a cui mi associo con convinzione; già da tempo metto tra le intenzioni del Santo Rosario la richiesta alla Madre di NSGC di proteggere e custodire Donald Trump, affinché pssa essere strumento della preparazione ed anticipazione del Trionfo del Suo Cuore Immacolato, evento che causerà la sconfitta totale e definitiva delle forze del Male, celesti e terrene. Maria SS.ma, Regina delle Vittorie, accogli Donald Trump sotto il Tuo Manto Santo, Amen!

Anonimo ha detto...

" Succede che Trump e Putin se la vedranno da soli, avvisando il nazista corrotto di Kiev di quello che decidono. Per molti di noi non è una sorpresa: era ovvio che i camerieri di Biden avrebbero fatto la fine del padrone, se avesse vinto Trump. Ma loro non ci credevano e fino a ieri hanno continuato con le sanzioni alla Russia; a mandare soldi e armi all'attore; ad applaudirlo quando ha chiuso i gasdotti del gas russo, perdendoci pure 800 Milioni di dollari all’anno pagati da Putin. Quelli che per tre anni hanno detto che solo mandando le armi all’Ucraina si sarebbe arrivati alla tregua – tu pensa che imbecilli - ora, vogliono parlare di pace. Con chi? Con Putin che hanno definito maiale, macellaio, dittatore, torturatore? Con Putin che hanno deferito alla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra? Con Putin che hanno tentato di far fallire con tutta la Russia?
Beh, se finora sono stati utili servi, ora diventano ridicoli postulanti un posto al tavolo dei grandi. Spero non gli venga concesso niente.
Si dirà che comunque ci rimettiamo anche noi, se Putin e Trump ci tagliano fuori. Forse. Ma finora che ci abbiano guadagnato con questa manica di somari che albergano a Bruxelles a spese nostre?
E' gente inadatta alle sfide future dell’Europa".

Anonimo ha detto...

È chiaro che la guerra in Ucraina può finire solo con un accordo diretto tra Trump e Putin, avendo l'Europa sempre contato come il due di coppe (ma dalla fine della II gm).
Circa il destino dell'Ucraina, non sarei così fazioso, come il commentatore delle 19:48, qui sopra. L'Ucraina non è solo Zelensky o la minoranza di estrema destra. Gli ucraini hanno tenuto testa militarmente per tre anni ad un esercito ben più potente del loro, anche se meno efficiente. Hanno avuto aiuti importanti dall'Occidente ma si sono comunque dimostrati valorosi combattenti. Non sarebbe giusto che alcune loro istanze di base venissero completamente ignorate in un futuro accordo di pace. Devono naturalmente dare ai Russi tutte le garanzie che costoro vogliono (neutralità, rinuncia ad aspirazioni sulla Crimea, p.e.). Ma è giusto che l'Ucraina conservi la sua indipendenza di Stato e nazione, sia pure territorialmente ridotta e indipendente da ogni collegamento Nato.

Anonimo ha detto...

Oggi giornata del ricordo della tragedia delle foibe.
Che Stato è quello che paga la pensione ai carnefici delle Foibe?
Che democrazia è quella che seppellisce sotto un cumulo di menzogne i crimini dei comunisti italo-slavi e titini per sessanta anni?
Che Repubblica è quella che conferisce la massima onorificenza al boia jugoslavo Tito, e non la revoca neanche post mortem? Dove l'Anpi continua a pontificare senza vergogna?

Anonimo ha detto...

La colpa di questi misfatti non è dello Stato ma della fazione che si è impadronita dello Stato, cioè delle leve del potere da tanti anni. Bisogna saper distinguere.

Anonimo ha detto...

Avete capito che Trump vuole appioppare il supporto all’Ucraina all’Europa e allo stesso tempo prendere le risorse ucraine? Avete capito, vero?
Ecco perché i nostri giornalisti non hanno capito:
https://x.com/ChanceGardiner/status/1888755848026968292

È dall’inizio che Trump vuole liberarsi del problema rifilandolo all’Europa. Peraltro l’UE ha già detto che “qualsiasi cosa faccia Trump noi andiamo avanti”. Né mi stupisce che abbia chiesto a Zelensky delle risorse, dato che lui i soldi che ha avuto in prestito non li restituirà mai
anzi, Donald l’ha detto proprio…
RUMP: “L’UCRAINA LA DEVONO SOSTENERE I PAESI EUROPEI! NOI RIVOGLIAMO I NOSTRI SOLDI!” “Abbiamo investito quasi 300 mld. $ nella guerra e ora li voglio indietro! Che Zelenski e gli europei paghino!” ha spiegato Trump
Non l’aveva chiesto la UE? Eccola accontentata..
https://www.maurizioblondet.it/nostri-media-non-hanno-capito/
Etc.Etc.Etc....
Dilettanti allo sbaraglio!
Putin: una volta c’erano leaders che avevano opinioni e il coraggio di lottare per esse; oggi non ci sono più, alcuni non hanno nemmeno un’istruzione ed è palese che stanno facendo qualcosa che non li riguarda: per i cittadini dei Paesi europei è un disastro.

Anonimo ha detto...

E' sintomatico il fatto che si parli sempre di dittatura nazista e fascista e, invece, quando si tratta di ricordare i crimini COMUNISTI si menzioni per pudore "la dittatura di Tito"(come ha fatto oggi il Capo dello Stato), quasi che quest'ultimo fosse un marziano slavo piombato sulle prede italiche. Vogliamo chiamare i criminali comunisti, marxisti con il loro nome? Il comunismo è la peggiore ideologia totalitaria di sempre, questo va detto una volta per tutte, senza timore reverenziale verso le truppe cammellate filocinesi che ancora pascolano nei sottofondi della nostra cara Patria.

Anonimo ha detto...

Si potrebbe rispondere a Trump, se ha detto quello che gli viene attribuito: la guerra in Ucraina l'ha provocata la politica americana, a partire dal dissennato colpo di Stato del 2014. Gli europei, cioè la Nato, hanno seguito a ruota. I traffici oscuri in Ucraina li faceva, a quanto sembra, il figlio di Biden non qualche bellimbusto europeo. Inoltre, i paesi europei hanno dato agli ucraini fior di miliardi di armamenti, in totale. E aiuti di ogni genere.
Se Biden aveva le mani bucate in fatto di aiuti all'Ucraina la colpa non è certamente di noi europei.
Insomma gli argomenti non mancherebbero, per replicare.

Per l'Europa è più dura ha detto...

«L’Ue si è costruita come un gabinetto d’affari, dominata dalle lobby e dagli interessi delle oligarchie, con uno spaventoso deficit democratico. Impone nei vertici intergovernativi indirizzi non scelti dal cittadino europeo, attuati da un organo burocratico che non risponde al Parlamento, anch’esso del resto ibrido, privo di iniziativa legislativa. Il gioco democratico e la dialettica sociale presenti negli Stati nazionali sono scalzati dal ricorso agli elementi di sovranazionalità funzionali alle politiche economiche procicliche, in grado di approfondire le asimmetrie tra Nord e Sud, comprimere la domanda e gli investimenti nei beni comuni, nutrire con copiose iniezioni di liquidità il minotauro del debito.»