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martedì 6 agosto 2013

Il card. Turkson ad Hiroshima. Un viaggio per dire no a tutte le guerre

Oggi ricorre l'anniversario di uno degli eventi più catastrofici e crudeli del secolo scorso. Ne facciamo memoria, pregando per le vittime e supplicando di tener lontane tutte le forme di morte - meno crudeli solo in apparenza -  che insidiano questo nostro mondo e questo nostro tempo. Ricordiamo anche Nagasaki, l'altra città martire, che contava la comunità cristiana più numerosa di tutto il Giappone.
Dal Servizio di Radio Vaticana: parole del collaboratore del cardinal Turkson presente per la commemorazione: "Siamo lì, ovviamente, come pellegrini - fratelli e sorelle - che vogliono riconoscere Dio, ciascuno nella sua maniera, ed insieme costruire la pace". Un discorso rigorosamente e genericamente irenico, che sorvola su Colui che è datore della Pace vera, al quale ormai, purtroppo, vorrebbero assuefarci. Parole condivisibili a proposito delle prassi che devono accompagnare la convivenza civile; ma non da parte di un uomo di Chiesa che dovrebbe annunciare il Vangelo e farsene portatore. Parla anche di evangelizzazione ed avoca luoghi come Siria, Colombia e Medio Oriente che nella realtà sembrano dimenticati da tutti, perfino nella Chiesa. 

Mai più la guerra, mai più la distruzione della bomba atomica. Con questo messaggio il cardinale Peter Turkson si trova da oggi ad Hiroshima, dove stamani ha celebrato una Messa nella cattedrale della città. Fino al 9 agosto, il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace sarà, dunque, in Giappone per commemorare le vittime dei bombardamenti atomici avvenuti su Hiroshima e Nagasaki il 6 e 9 agosto 1945.

Sulla Messa nella Cattedrale di Hiroshima:
“Quando Gesù appare ai discepoli – ha detto il card. Turskon – fuga i loro timori con il saluto di pace; non va, quindi, a ricordare il loro tradimento, anzi: Egli dona loro la pace che li riconcilia con il Signore”. Ed è proprio grazie a questo saluto pacifico, ha continuato il porporato, che i discepoli vengono inviati “a predicare come ministri di perdono e di riconciliazione”. Inoltre, comparendo davanti ai suoi discepoli, il Risorto “mostra loro le mani ed il costato”, a riprova del fatto che il Suo corpo risorto è identico a quello crocifisso. “Il corpo che ha sofferto la crudeltà umana e la violenza - ha spiegato il card. Turkson - è lo stesso che è risorto e glorificato. E così, in Gesù Risorto, la violenza umana si trasforma e porta gioia ai discepoli”. Di qui, l’auspicio del presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace affinché anche i fedeli, riuniti per celebrare l’Eucaristia nella Cattedrale di Hiroshima, sappiano “camminare alla luce dell’insegnamento del Signore” e diventare “ministri di riconciliazione e di pace”. Il viaggio del card. Turkson in Giappone si inserisce nell’iniziativa “Dieci giorni per la pace”, promossa dalla Conferenza episcopale giapponese, tra il 6 ed il 15 agosto, in memoria delle vittime delle bombe atomiche. Domani, sempre ad Hiroshima, il porporato prenderà parte ad un incontro interreligioso, nsieme a buddisti, scintoisti e protestanti. Mercoledì 7 agosto, il card. Turkson si sposterà a Nagasaki per partecipare ad una cena promossa dal Centro interreligioso per il dialogo sulla pace mondiale. Il giorno dopo, nell’ambito di una cerimonia commemorativa interreligiosa organizzata presso il Ground-Zero Park della città, il presidente del dicastero vaticano per la Giustizia e la pace reciterà una preghiera per tutte le vittime, con un particolare ricordo anche per tutti coloro che non sono deceduti, ma soffrono ancora a causa degli effetti della radioattività. Infine, il 9 agosto, sempre a Nagasaki, il porporato presiederà la Santa Messa per la pace nel mondo.

Intervista a padre Michael Czerny, collaboratore del cardinale Turkson:
R. – Devo dire che l’iniziativa è della Chiesa cattolica giapponese, la Chiesa che ogni anno organizza questi 10 giorni per la pace. Il cardinale Turkson è stato invitato a seguire il pellegrinaggio quest’anno.

D. – Ovviamente c’è anche un’altra ricorrenza importante: sono 50 anni dalla “Pacem in Terris”, l’Enciclica di Giovanni XXIII proprio sulla pace...
R. – E’ importantissimo, precisamente perché Giovanni XXIII non ha fatto una denuncia della guerra, ma ha dedicato tutta l’Enciclica alla costruzione della pace. Questi 10 giorni dedicati alla pace, dunque, rappresentano un ricordo, che vuole costruire la pace e non solo lamentarsi della catastrofe.

D. – Nel 1981 ci fu lo storico viaggio di Giovanni Paolo II, che visitò Hiroshima e disse: “Che la guerra non venga mai più tollerata”. Questo appello accorato di Giovanni Paolo II viene ripreso e rilanciato anche dal cardinale Turkson...
R. – Esattamente! Il Beato Giovanni Paolo II ha voluto insistere sul fatto che la guerra è nostra responsabilità umana, non è una punizione divina, non è una catastrofe naturale: è il prodotto dei nostri peccati, e così ne siamo responsabili. Questa responsabilità è esattamente ciò che il cardinale Turkson vuole sottolineare.

D. – In questi giorni che il cardinale Turkson è in Giappone ci saranno anche momenti di preghiera e di raccoglimento interreligioso...
R. – La prima cosa da sottolineare è che la religione non è mai la causa delle guerre, le guerre vengono fatte per altri motivi. La religione viene utilizzata, strumentalizzata. Questo è importante, com’è anche importante che la costruzione della pace sia compito di tutta la famiglia umana, assieme a tutte le religioni. Siamo lì, ovviamente, come pellegrini - fratelli e sorelle - che vogliono riconoscere Dio, ciascuno nella sua maniera, ed insieme costruire la pace.

D. – Oltre a ricordare quei terribili giorni, il cardinale Turkson sarà vicino anche alle persone che dopo tanti decenni portano ancora le ferite di quel bombardamento atomico, come a dire che purtroppo la guerra non termina con la fine della guerra...
R. – No, non finisce neanche con coloro che sono stati lì, in quei terribili giorni, ma continua nei loro familiari e in coloro che soffrono gli effetti delle radiazioni, gli effetti genetici delle malattie, tramandati di generazione in generazione. Così il peccato dura nel tempo e la nostra lotta è di evangelizzare questa situazione. Il compito di Hiroshima e Nagasaki è anche il compito in Siria, in Colombia, in Medio Oriente, dappertutto, dove dobbiamo ricostruire la famiglia umana, in seguito alla follia della guerra.

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