Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 7 dicembre 2015

don Elia. A tanta grazia altrettanto zelo

Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri (Lc 3, 4).

Dio ci guardi dal pensare di poterlo costringere a venire a noi per le nostre strade tortuose. Certo, la Provvidenza scrive diritto sulle nostre righe storte, come si ripete proverbialmente, ma solo perché, nella Sua infinita condiscendenza, non ci lascia andare in malora a causa dei nostri molteplici errori e peccati. Certo, la Sapienza divina è capace di trarre un bene persino dalle nostre colpe, ma questo non significa che le approvi o le trascuri, visto che ci fanno rischiare la dannazione eterna. Certo, la Sua misericordia è pronta a coprire qualsiasi delitto, ma non è un abbonamento gratuito e senza scadenza: essa esige infatti con urgenza un pentimento sincero e una ferma determinazione di non più peccare, dato che ignoriamo il momento in cui dovremo rendere conto della nostra vita. Il buon Pastore è sì disceso nel burrone in cui la pecorella smarrita era precipitata, ma per tirarla fuori.

Se vogliamo veramente incontrare il Giudice clemente, tocca a noi raddrizzare ciò che è storto. Se questo ci sembra impossibile, è per insufficiente fede in Lui: «Tutto è possibile a chi crede» (Mc 9, 23), con l’aiuto della grazia divina. Anche un’anima spiritualmente morta in seguito a un peccato mortale è assistita dalla grazia preveniente, senza la quale non potrebbe mai pentirsi né sperare il perdono onde poter essere ristabilita, con la Confessione, nella grazia santificante. Anche chi è caduto in fondo al baratro dei peccati più turpi e ignominiosi non deve far altro che lanciare un grido verso il Cielo con la volontà di cambiare vita, e schiere di angeli scendono a confortarlo, raccogliendo la sua preghiera per presentarla al trono dell’Altissimo, perfezionata e impreziosita dall’intercessione della Madre di Dio.

Potrebbe esserci misericordia più grande e sollecita? Il Paradiso intero si muove per la conversione di un peccatore: «C’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte…» (Lc 15, 10). Ma quest’ultimo deve necessariamente riconoscere i propri peccati e, con l’aiuto di Dio, correggersi. Non cambia nulla illuderlo che i suoi atti non siano poi così deprecabili o che siano meno gravi di altri, come se un ammalato potesse consolarsi per il fatto che sta morendo di epatite piuttosto che di leucemia… Perdere la vita dell’anima per un’ingiustizia sociale non è più grave che perderla per un peccato sessuale; l’impurità contro natura grida vendetta verso Dio tanto quanto frodare il salario agli operai. La crescita della carità, oltretutto, è impossibile soltanto in un settore e non in un altro; le diverse virtù, a cominciare dalla castità, devono crescere di pari passo.

«Quelli che vogliono conoscere la via del Signore cominciano anzitutto con l’abiurare l’errore profano e inveterato; altrimenti non avrebbe senso in noi la ricerca del meglio senza la rinuncia al passato. E chi era il maestro dei popoli? Chi li condusse alla conoscenza della verità e li persuase a considerare ridicole le loro credenze precedenti e ad abbracciare la fede nuova? Non era forse Dio? Egli illuminò le menti e i cuori e li condusse a dire e a credere: “Da Sion esce la legge e da Gerusalemme la parola del Signore” (cf. Is 2, 3). […] Dio, Re e Signore dell’universo, giudicherà le genti, cioè eserciterà la giustizia e il giudizio su tutti i popoli. È prevalsa l’ingiustizia, perché i popoli si distruggono a vicenda, introducendo ogni genere di ferocia e di dissolutezza. Tolte di mezzo queste cose, Dio dona la giustizia e la rettitudine».

Una vera conversione presuppone la conoscenza della verità e la sua incondizionata accoglienza, che a sua volta richiede l’abbandono dell’errore per adesione alla Legge divina. Quanti battezzati, per ignoranza di essa, sono regrediti in ridicole credenze o hanno abbracciato dottrine aberranti? La misericordia nei loro confronti impone quindi ai Pastori di istruirli in proposito, in modo che possano rendersi conto di aver preso la strada sbagliata e invertire la rotta. Per fare questo, non si può aspettare che ogni uomo al mondo abbia da mangiare e da coprirsi; così non cambierà mai nulla, anche perché il Signore – come appena ricordatoci da san Cirillo Alessandrino – concede giustizia e rettitudine a chi si decide a togliere di mezzo ferocia e dissolutezza. È la dignità stessa dell’uomo, creatura cosciente e libera, che esige questo da lui.

Chi invece lo giustifica come un essere, tutto sommato, incapace di ragionare e di volere lo riduce, di fatto, a un minus habens. Chi abbassa la salvezza – che, secondo la promessa profetica, ogni uomo vedrà (cf. Lc 3, 6) – a lavoro per tutti e armonia fra religioni tradisce Colui che per quella salvezza ha patito la morte di croce. È a Lui che bisogna spianare la strada nei cuori degli uomini, aiutandoli a raddrizzare i sentieri che stanno percorrendo, a riempire i burroni in cui spesso è franata la loro vita e ad abbassare i monti della loro presunzione. Certo, è un’impresa impegnativa; è molto più facile dispensare pacche sulle spalle e consolazioni fasulle. Ci si può perfino far odiare, specie se si urtano le orecchie dei potenti; san Giovanni Battista ci rimise la testa, ma la Parola di Dio, che, scesa su di lui, fu da lui annunciata senza rispetto umano, non rimase senza frutto: come era stato predetto dall’Angelo (cf. Lc 1, 17), grazie a lui il Messia trovò un popolo ben disposto che, mediante le Sue sofferenze redentrici, diventò la Chiesa.

In Colei che Lo concepì per opera dello Spirito Santo, il Figlio di Dio non trovò nulla da correggere: in Lei si aprì, per incarnarsi, una strada assolutamente diritta e piana. Fu così per una grazia del tutto singolare che La preservò dal peccato originale in vista dei meriti di Colui che avrebbe messo al mondo perché potesse redimere anche Lei; ma fu così anche perché Lei stessa corrispose sempre, in modo indefettibile, all’amore inconcepibile che il Padre aveva riversato su di Lei fin dal primo istante della Sua esistenza. Chiediamole di insegnarci a cooperare con la grazia per raddrizzare ciò che in noi è storto, così da poter offrire al Salvatore una via su cui possa raggiungere il nostro cuore e la nostra vita con soavità e dolcezza, prima di essere costretto a rimproverarci, nell’ultimo giorno, l’indifferenza e la chiusura all’impagabile misericordia con la quale ha dischiuso ai peccatori quella dimora gloriosa in cui vive e regna, Dio, nei secoli dei secoli. Amen. 

5 commenti:

tralcio ha detto...

Le parole di Don Elia sono sempre piene di grazia; anche in questa sensazione di essere stato tradito: non certo dal Signore, ma da chi Lo dovrebbe annunciare al mondo. Mentre la luce elettrica invade con immagini di mondo/terra la facciata della basilica papale, mentre solo la croce, lassù in alto, pare destinata a restare nell'ombra delle fotoelettriche e dello show, esclusa dall'essere "attenzionata" dai registi dell'opinione, ecco un'espressione ricca di sapienza:

Dio ci guardi dal pensare di poterLo costringere a venire a noi per le nostre strade tortuose.

Tortuose come questo sentirmi spogliato dell'insegnamento della Chiesa.
Tortuose come il sentirmi abbandonato da chi ho servito, finchè facevo comodo...
Tortuose come il veder taciuto il dogma che riguarda Maria, perchè anche Gesù, ridotto a uomo, ha solo una mamma e niente più.
Tortuose come il veder adorare l'uomo e il suo peccato e non Colui che l'ha lavato.

Certo: la Sua misericordia è pronta a coprire qualsiasi delitto, ma non è un abbonamento gratuito e senza scadenza...

Potrebbe esserci misericordia più grande e sollecita? Il Paradiso intero si muove per la conversione di un peccatore: «C’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte…» (Lc 15, 10). Ma quest’ultimo deve necessariamente riconoscere i propri peccati e, con l’aiuto di Dio, correggersi. Non cambia nulla illuderlo che i suoi atti non siano poi così deprecabili o che siano meno gravi di altri, come se un ammalato potesse consolarsi per il fatto che sta morendo di epatite piuttosto che di leucemia…

Io non sono tradito più di quanto non sia un traditore di tanto amore.
Questa è l'umiliazione necessaria. Perchè ogni malato è tale davanti al Divin Medico.
Sia quello che "cura l'igiene", sia chi non se ne cura, infettando anche il prossimo suo come se stesso, persino insegnando a farlo. Comunque malati. In attesa di un Medico.

Dio ci guardi dal pensare di poterLo costringere a venire a noi per le nostre strade tortuose.

Aiutami Signore a non tirarti nel mio male. Ma guariscimi! Vieni presto Signore Gesù.

Pietro C. ha detto...

Fuori tema ma assolutamente importante:

L'immutabilità di Dio e l'assurda mutazione di alcuni ambienti ecclesiali

http://traditioliturgica.blogspot.it/2015/12/limmutabilita-di-dio-e-lassurda.html

Grazie per l'attenzione.

Catholicus ha detto...

Mi perdoni il fuori tema, dottoressa Guarini, ma gradirei molto una sua opinione sulla veridicità della seguente affermazione, appena postata da un blogger su Riscossa Cristiana :
"Il babbo di Bergoglio infatti non era affatto un ferroviere come si mente spudoratamente sulle biografie del medesimo, era invece un “onorato” ragioniere della ragioneria generale della Banca D’Italia, di Torino, che di punto in bianco appena approvate le leggi contro la massoneria, lascia il posto sicuro, ambito e di prestigio in banca d’italia ed emigra in Argentina a fare il ragioniere per la ditta del fratello che di li a breve fallirà, il tutto quando in America imperversa la famosa crisi detta del ’29".
Grazie e scusi il disturbo, cara Mic

mic ha detto...

ma gradirei molto una sua opinione sulla veridicità della seguente affermazione, appena postata da un blogger su Riscossa Cristiana :

Mi spiace, non sono una esperta sulla biografia del nostro.
In ogni caso su certe cose più che le opinioni contano i fatti, accertati da fonti attendibili, spendendovi tempo per la ricerca quando ne vale la pena.

Rr ha detto...

Mic,
rispondo io a Catholicus: non so se dipendesse dalla Banca d'Italia, ma che fosse un ragioniere con posto sicuro in Italia e che si trasferi in Argentina a lavorare nell'azienda del fratello, e quindi poi fu assunto alle Ferrovie sempre come ragioniere, è vero. Ne parla Wikipedia, sia francese, sia inglese, giustificando l'emigrazione col fascismo, perché loro erano notoriamente antifascisti.
Peccato che il fascismo c'era da 7 anni almeno. Nella versione italiana e tedesca, invece, quest'annotazione politica non c'è.
Rr
PS: ricordo che di veri antifascisti in Italia, in realta', c' erano i comunisti, i socialisti, qualche cattolico ( per es. ACLI, e qualche liberale. Ed i massoni. E che nel '29 furono firmati i Patti lateranensi e Mussolini fu definito "l'uomo della Provvidenza"