Najib Mikhael Moussa, che l’Isis cercò di uccidere, è stato ordinato ieri in Iraq dal patriarca caldeo, il cardinale Luois Sako: «Smantella l’ideologia jihadista, sii il nuovo Giona per Ninive»
Quando l’Isis nell’estate del 2014 ha conquistato Mosul, la capitale economica dell’Iraq, e ha marciato ad agosto verso Qaraqosh, la principale città della Piana di Ninive, tutti i cristiani sono scappati nel cuore della notte portandosi dietro solo quello che avevano indosso. Qualche famiglia è riuscita a buttare in valigia alla rinfusa pochi e indispensabili effetti personali. Najib Mikhael Moussa, invece, non ha caricato la sua automobile con soldi e vestiti, ma con libri. Decine e decine di manoscritti antichi, che il padre domenicano catalogava e digitalizzava da decenni per preservare il patrimonio storico del popolo cristiano e di tutti gli iracheni. «Se vedevo qualcuno con le mani libere, gli mettevo in braccio un tomo, chiedendogli di restituirmelo una volta raggiunta Erbil», la capitale del Kurdistan iracheno dove centinaia di migliaia di cristiani si sono rifugiati.
«ERO SULLA LISTA NERA DELL’ISIS»
Ieri padre Moussa è diventato il nuovo arcivescovo di Mosul, ordinato come successore di Amel Nona, che nel 2014 come tutti fu costretto a fuggire dalla diocesi. Da allora, Mosul non ha più avuto un vescovo. Monsignor Moussa ha 63 anni, è nato a Mosul e da giovane ha lavorato nell’industria petrolifera, prima di recarsi in Francia per studiare in seminario e formarsi al sacerdozio. Ordinato sacerdote nel 1987, è poi tornato nella sua città natale, dove si è dedicato per anni a preservare l’eredità cristiana del suo paese, fondando l’Oriental Manuscript Digital Center. Gli archivi del centro, che da Mosul erano stati spostati a Qaraqosh e poi «grazie a una premonizione» a Erbil due settimane prima dell’invasione dei jihadisti, contengono 850 manoscritti antichi in aramaico, arabo e altre lingue insieme a circa 50 mila volumi.
In un’intervista all’Afp del marzo 2018, il neo arcivescovo ricordò perché, durante la fuga, pensò innanzitutto a mettere al sicuro i libri: «Il mio compito è di salvare il nostro patrimonio culturale, un tesoro importante. Noi non possiamo salvare un alberto se non salviamo le sue radici e un uomo senza cultura è un uomo morto». Come altri sacerdoti, «anch’io ero sulla lista dell’Isis dei cristiani da uccidere».
«SII IL NUOVO GIONA»
Durante l’ordinazione il patriarca caldeo, il cardinale Louis Rapahel I Sako, ha affidato a monsignor Moussa il compito di ricostruire il tessuto sociale ed ecclesiale di Mosul, come riportato da AsiaNews. «Nella diocesi devastata di Mosul la tua missione è di rafforzare la gioia della liberazione e stabilire la speranza di un ritorno dei cristiani», ha detto il patriarca Sako. «Promuovi la coesistenza e smantella i residui rimasti dell’Isis, fra cui l’ideologia, le abitudini e i costumi», ha aggiunto: «Che tu sia il nuovo Giona per Ninive».
9 commenti:
Giornata della memoria
"A volte mi sembra che ogni parola che vien detta, e ogni gesto che vien fatto, accrescano il grande equivoco. Allora vorrei sprofondare in un gran silenzio e vorrei anche imporre questo silenzio agli altri. Sì a volte qualunque parola accresce i malintesi su questa terra troppo loquace".
(Etty Hillesum)
Ne ho parlato qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2015/01/27-gennaio-giornata-della-memoria.html
Conservare il passato e sfoltire il presente " troppo loquace". Risanare la nostra mente nutrendola di pochissimo e sceltissimo, cioé quei libri, nostre radici, con uno studio umile, attento, devoto, assimilato, memorizzato.
Io piango per la shoà ma dico NO al monopolio della memoria.
Riporto qui un interessante ed emblematico dialogo tra me ed una mia amica relativo, all'interno del mondo cattolico, a un diverso modo di porsi davanti a questo sfascio:
Lei: "Va bene...tra "il dire e il fare"...e più forte il fare e il "non fare". Ma Piero, prima, anche solo perché veniva detto, retorica appuntso, la coscienza delle cose era limpida. Oggi parli con i nostri figli e non c è più niente.
Sparo per assurdi...ma se ci mobilitassimo e tutti i fedeli "veri" si organizzano e tutti fornassero delegazioni presso i loro vescovi in tutte le diocesi e mostrassero le loro persone e un documento che attesta la nostra volontà che si parli chiaramente del delitto contro la vita ?"
Io:"se ci mobilitassimo" ... Siamo quattro gatti e la qualifica "veri" fedeli è abbastanza discutibile, dato che ce la autoassegniamo. "Parlare chiaramente del delitto contro la vita": fatto per decenni e con grande insistenza con scarsissimi risultati, quasi nulli. Perché chi non crede non ti ascolta, chi crede male continua a fare i suoi comodi, il resto non abortisce e sa benissimo che è un crimine e un peccato orrendo. Non è lì il problema ed è li che il mondo conservatore e tradizionalista continua a sbattere testa nel vuoto. Vuoto che hai percepito anche te affermando "parli con i nostri figli e non c'è più niente" e sulla perdita della "limpida coscienza delle cose"... È questo il punto. Un mondo è crollato definitivamente e voi vi aggrappate a questo mondo senza pensare che il vuoto va riempito formando persone che sappiano ragionare, sappiano credere per saper vivere. Si tratta di ricostruire un mondo, possibilmente costruendo ambienti, partendo da ciò che sta intorno a noi e dalle cose semplici per arrivare a quelle più complesse. Se i pastori si muovono (ma è difficile perché sono parte del mondo che crolla nella misura in cui ne partecipano) bene, se la Chiesa (come strutture e nella mentalità) si attrezza (ma non lo fa, anzi) bene; altrimenti ognuno nel vuoto deve organizzarsi e organizzare al meglio ciò che gli sta attorno, con l'intelligenza della fede e la fede che usa l'intelligenza (non si può più rinunciare a disgiungerle). Il passato storico ci fa e ci dà lezioni ma non si riproporrà più, neppure sul modo con cui percepivamo il nostro rapporto con le istituzioni tanto ecclesiastiche che politiche. Quindi non si tratta di "non fare" ma del suo contrario, cioè di fare per continuare a trasmettere della fede e della vita ciò che è buono, bello e vero, smettendo all'istante di continuare a strillare, "mobilitarsi", piangere, di "denunciare" (a chi poi? A chi dovrebbe essere denunciato?)
Piero Mainardi su Fb
L'articolo è del 2017 ma riporta una delle poche voci di vescovo fuori dal coro
http://www.ilpopulista.it/news/20-Ottobre-2017/19669/il-vescovo-ius-soli-una-sciagura-immigrati-trattati-meglio-dei-poveri-italiani.html
Violenze, omicidi e Isis. Ecco cosa di nasconde nei negozi degli egiziani. Macellerie che diventano centrali di finanziamento dei terroristi. Traffici di soldi, prestiti a usura e business illeciti di ogni tipo. Le Procure indagano. Il lungo dossier con la mappa italiana oggi sul quotidiano La Verità.
@ "Piero Mainardi" : "Un mondo è crollato definitivamente ... Si tratta di ricostruire un mondo ... ognuno nel vuoto deve organizzarsi e organizzare al meglio ciò che gli sta attorno"; il fatto è, caro Mainardi, che gli artefici del crollo cercano in tutti i modi di imporci di crollare giù con loro, negli abissi dell'inferno (si ricorda il film di fantascienza di Don Siegel, 1956 "L'invasione degli ultracorpi"?, ebbene noi siamo i pochi scampati all'invasione, ma gli "invasati" ci danno una caccia spietata, al fine di renderci folli come loro). Qualche santo lo aveva profetizzato "Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno, e al vedere uno che non sia pazzo, gli si avventeranno contro dicendo: “Tu sei pazzo !”, a motivo della sua dissomiglianza da loro".
(profezia di S. Antonio Abate). Quello che lei consiglia, di organizzarsi "al meglio", ce lo chiede anche la Madonna, per il tramite di bruno Cornacchiola, il veggente delle Tre Fontane "“Quello che occorre è l’apostolato individuale non l’apostolato monopolizzato […]. Bisogna che si lavori tra le anime nell’apostolato individuale: chi conosce e sa fare, senza alcuna previa autorizzazione, deve lavorare” (così la Madonna della Rivelazine a Bruno Cornacchiola, il veggente delle Tre Fontane, a Roma; cfr Saverio Gaeta “Il veggente”. Salani Editore, Milano, 2016, p. 7). coraggio, quindi, diamoci da fare, ma senza dirlo ai preti modernisti...
Anni fa lessi sul Sole24 la recensione di un libro, scritto forse da un medico americano, dove si diceva che la medicina odierna non è che lo sviluppo degli esperimenti fatti nei campi di concentramento tedeschi.
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