Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 10 maggio 2023

Itinerario Mariano 2023 | Con Maria amabile Maestra

Il nuovo Paradiso
Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata. I tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di Cipro con nardo… (Cantico dei Cantici 4, 12-13)
Gli uomini si chiedono invano dove fosse ubicato il paradiso terrestre. Ricerca inutile, perché il paradiso, la dimora di Dio e della felicità in Dio, non è da localizzarsi in un luogo. S. Germano afferma che Dio con la sua grande benevolenza e con la sua smisurata potenza ha stabilito, per i nostri tempi, Maria come paradiso.
È collocato verso Oriente, perché di là proviene il sole che è il Cristo; diffonde soavemente profumo di gigli, tanta è la sua purezza; fa germogliare la rosa immarcescibile che diventa medicina per tutti coloro che, rivolti verso l’occidente, cioè il male, si sono nutriti del cibo che produce peste, rovina e morte.
Maria, continua sempre S. Germano, è il paradiso nel quale fiorisce l’albero che porta alla conoscenza della verità e dal quale tutti coloro che lo gustano ricevono il dono della immortalità. Il paradiso è Maria. Il paradiso è nel seno purissimo di Maria dove il divino e l’umano si incontrano e dimorano insieme, a loro proprio agio, stabilendo comunione piena. Per noi oggi il paradiso è la volontà di rinascere totalmente passando attraverso il canale di purezza e di santità che si chiama Maria.
(Itinerario Mariano tratto da “Con Maria amabile Maestra” di don Nicola Giordano – Edizioni Vivere in)

2 commenti:

tralcio ha detto...

Stupendo!
Maria quale paradiso di Dio in terra!
Proprio oggi, con il Santo Vangelo della vite e dei tralci, onoriamo Colei che dà frutto!

... e benedetto il frutto del seno tuo, GESU': lo ripetiamo in ogni Ave Maria.

Maria come albero della vita e Gesù suo frutto.

Lasciamoci beare da don Dolindo Ruotolo, traendo spunto dal suo commento all’Apocalisse.

L'azione di Dio è maggiore sulle anime che per l’umiltà tendono quasi ai confini del nulla e vivono nel nulla della loro piccolezza. È un principio fondamentale per la vita soprannaturale, da scolpire nell’anima; un principio vitale per la santificazione.

Dio predilige ciò che è piccolo e umile non per dominio, per superiorità o per il giusto distacco tra la sua grandezza e la nostra miseria (poiché ogni grandezza creaturale è nullità innanzi a Lui, essendo anche in matematica 1+ infinito = infinito). No: Dio predilige l’umile e il piccolo per infinita signorilità e bontà. Dio tratta le sue creature con immensa riverenza, come dice Egli stesso dando loro l’essere e armonizzandole nel creato, partecipando loro la divinità, ma rispettando quello che loro ha dato, fino alla più signorile delicatezza.

Così ogni nostro disordine esige la riparazione e l’espiazione, ossia il ritorno all’ordine stabilito dal Signore. Nelle infinite possibilità di operare che Egli ha, e nell’assoluta padronanza che Egli può avere come Creatore, egli rispetta e mantiene anche l’entità di una piccola ameba, di un granello di sabbia o di un atomo. Potrebbe agire a Suo modo, mentre sembra quasi dipendere da quella creatura, tanto la rispetta. Nella sua divina e ineffabile signorilità la accetta quasi come se fosse un essere fattosi da sé.

E’ un dato di fatto che la creatura insuperbita possa dimenticarsi del suo Creatore e persino amando (che è prerogativa della creatura umana) si può fare a meno di Dio che è l’Amore. Incontrando creature piene di sé Dio non le coarta.
Meno la creatura presenta a Lui la propria pesantezza e più Egli le si effonde con generosa bontà; più la creatura si attacca alla propria gloria (pondus=gloria) e meno Egli opera in lei, per non ledere quel diritto libero di vita che le ha dato.

...

tralcio ha detto...

...

Si svela qui il significato più profondo dell’umiltà e dell’orgoglio, dell’elevazione e dell’abbassamento delle anime. Se comprendessimo questo mistero ci sforzeremmo di rimpiccolirci, impiegando la vita a spogliarci di noi e ad imparare a farci più piccoli! Vivremmo in pieno la parola di Gesù: il Rinnegare sé stesso (Mc VIII, 34).

Sbagliando a volte riteniamo che l’infinita Calma Divina si sia adirata ed abbia reagito contro la volontà spirituale ostile come contro un rivale, ma non è così! Dio li rispettò interamente e poiché la loro volontà si divideva dal suo amore, la lasciò a sé stessa. Abbandonato l’orientamento alla luce di Dio, loro sazietà e méta, si accesero di fiamme consumatrici, avvolti dall’infelicità della loro vita senza più quel respiro di amore, concentrati in un oggetto sommamente più odioso: in sé stessi, vuoti di grazia, pieni di odio, colmi di ira, gonfi di orgoglio, anelanti alla distruzione, al disordine, alla falsità e all’omicidio, disperati in quel furore!

In Cristo vediamo con quanto delicato riserbo la Santissima Trinità ha redento l’umanità, prendendo carne di uomo in Gesù, da una donna, per somma invidia di Satana, che ci accusa dopo che ha facilmente saputo far soccombere l’umanità nel peccato.

Il Padre non volle ricolmare di grazia un uomo perché avesse conteso a Satana la preda, ma intervenne Egli stesso mandando il suo Figliuolo, rivestendolo di umana carne. E il Figliuolo suo contese con Satana, apparentemente facendosi vincere, quasi volesse lasciargli la soddisfazione, per un momento, di averlo vinto, pur di non schiacciare quell’entità tenebrosa. E per farlo si umiliò, fatto obbediente sino alla morte ed alla morte di Croce.

Eclissò la sua divina grandezza e preferì farla rifulgere in Maria Santissima. A Maria assegnò il mandato di schiacciare il capo a Satana, mentre Egli prese per Sé un mandato più umile e preferì quasi farsi schiacciare e soccombere.
La Regina del Cielo fu grande per il suo annientamento interiore; Dio ne misurò fin dai secoli eterni la profondità e unì quell’umiltà agli annientamenti del Verbo che in Lei doveva incarnarsi e vide che non gli opponeva nulla in quella profonda umiliazione... Si trovò quasi sull’abisso del nulla e la mise in un torrente di grazie concependola immacolata.

Non c’era ancora e Dio la conobbe, perché in quell’essere Egli sapeva che sarebbe stata l’umiltà, e sull’umiltà umiliata Dio poteva cesellare il suo capolavoro: Egli guardò l’umiltà, la piccolezza dalla sua serva (Lc. I, 48). Come l'atomo è il fondamento di tutta la creazione materiale, pieno di divina volontà e divina intelligenza, invisibile al mondo.

In quella creatura c’era l’ombra della grande legge dell’umiltà che tende al piccolo, perché la grazia di Dio ci possegga pienamente, invisibili come l’atomo per la gloria del mondo, decisivi per la gloria di Dio, anche attraverso la croce del dolore innocente, partecipi della riparazione.

Maria, paradiso di Dio in terra, albero della vita, umiltà ATOMICA!