Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 1 maggio 2023

Il Novus Ordo come arma per promuovere "un'altra fede"? (5/5)

Continuiamo con la quinta parte dello studio di José A. Ureta su Desiderio Desideravi. Parti precedenti consultabili: 1. Il primato dell'adorazione qui; 2. Oscuramento della centralità della Passione redentrice qui; 3. Dal Sacrificio del calvario al memoriale della presenza qui. 4. Da sacerdoti del sacrificio a presidenti di assemblea qui. Qui l'indice dei precedenti e correlati.

Il Novus Ordo come arma per promuovere "un'altra fede"?

Una domanda scomoda
Nei quattro punti discussi sopra - (1) lo scopo del culto liturgico, (2) il mistero pasquale come centro della celebrazione, (3) il carattere memoriale della Santa Messa e, infine, (4) la presidenza dell'assemblea liturgica - è abbastanza chiaro che la visione di Desiderio Desideravi sulla Liturgia è unilaterale, perché pone tutti gli accenti sulle sillabe sbagliate, anche se le sue parole, prese singolarmente, possono sembrare abbastanza giuste da meritare il plauso di alcuni tradizionalisti, persino tra i più dotti. Ciò che Papa Francesco sembra voler sottolineare sono le teorie e le preferenze dei liturgisti novatori, non la dottrina tradizionale della Chiesa.
Ma un'analisi attenta mostra che il risultato finale è una presentazione della vita sacramentale della Chiesa, e in particolare del rito della Santa Messa, che nel complesso non sembra essere in armonia con i principi e i consigli pastorali dell'ultima grande enciclica liturgica prima del Concilio Vaticano II, la Mediator Dei di Pio XII.

La domanda scomoda che sorge spontanea è la seguente: queste due forme rituali così diverse corrispondono davvero a una stessa Fede?

Nel campo dei novatori più avanzati, la risposta è chiara: si tratta di due posizioni liturgiche incompatibili che corrispondono a due posizioni dogmatiche incompatibili: una è la fede che permea il rito tradizionale; un'altra fede è quella che permea il nuovo rito. Ecco perché il gesuita che abbiamo citato, P. Martín-Moreno, insiste con tanta veemenza sul fatto che la "nuova Messa" soppianta definitivamente (o, più precisamente, ripudia) l'orientamento e la posizione teologica della vecchia Messa.

La Messa di ieri "non può più essere la norma" per la fede di oggi
Infatti, a metà strada tra il controverso Motu proprio Traditionis custodes e l'ultima esortazione apostolica Desiderio Desideravi, nel febbraio di quest'anno, una coppia di esponenti dell'autoproclamata Conferenza cattolica dei battezzati di lingua francese ha pubblicato un eloquente articolo sul quotidiano La Croix. Approfittando del fatto che in francese le espressioni autrefois (altri tempi) e autre foi (un'altra fede; una fede diversa) si pronunciano in modo identico, hanno espresso la loro opinione con il seguente titolo: "La fin des messes d'autre ‘foi’, une chance pour le Christ!" [23] (La fine delle messe di un’altra ‘fede’, una opportunità per Cristo!). L'articolo di Aline e Alain Weidert ha il merito di chiamare le cose con il loro nome e di essere logico nelle sue conclusioni. Seguono alcuni lunghi brani selezionati che parlano da soli, non necessitando di alcun commento da parte nostra:
"Lo spirito della liturgia di un'altra 'fede', la sua teologia, le norme della preghiera e della Messa del passato (la lex orandi del passato), il suo contenuto (la nostra lex credendi), non possono più, senza discernimento, essere le norme della fede di oggi. La prudenza impone di non riflettere troppo su questi contenuti per non destabilizzare ulteriormente la Chiesa.
"Tuttavia, una fede che derivasse ancora dalla lex orandi di ieri, che ha fatto del cattolicesimo la religione di un dio perverso che fa morire suo figlio per placare la sua ira, una religione di un perpetuo mea culpa e riparazione, porterebbe a una "anti-testimonianza" della fede, a un'immagine disastrosa di Cristo. Prova inconfutabile: la concessione ancora troppo frequente di indulgenze, legate tra l'altro a messe di sacrificio, in remissione dei peccati.
"Le nostre Messe, purtroppo, sono ancora segnate da un forte carattere sacrificale 'espiatorio' di scopo 'propiziatorio' per cancellare i peccati (citati 20 volte), per ottenere la nostra salvezza e salvare le anime dalla vendetta divina. “Propiziazione" che le comunità Ecclesia Dei difendono con le unghie e con i denti, con i loro sacerdoti-sacrificatori, addestrati a recitare il Santo Sacrificio della Messa, vera immolazione. (...)
"È da questa parte sommersa della Messa tridentina, una deriva storica curiosamente passata sotto silenzio (tabù?) nei dibattiti attuali, che dobbiamo continuare a emergere. Dal Concilio Vaticano II abbiamo fatto molta strada verso il fatto iniziale di un'Eucaristia positiva, di un ‘Fate questo in memoria di me!’ in cui tutti sono invitati ad essere sacramento quotidiano dell'Alleanza: ‘L'acqua unita al vino sia segno della nostra partecipazione alla vita divina di colui che ha voluto condividere la nostra condizione umana’: il Sacramento dell'Alleanza (è) un concetto nuovo in questa preghiera dopo il Concilio Vaticano II. (...)
"Se vogliamo essere in grado di offrire una fede e una pratica cristiana attraenti in futuro, dobbiamo avventurarci, attraverso la riflessione e la formazione, a scoprire una profondità ancora non sfruttata della salvezza attraverso Gesù, non mettendo al primo posto la sua morte contro ('a causa di') i peccati, ma la sua esistenza come Alleanza". Infatti, "la sua umanità, unita alla persona del Verbo, è stata lo strumento della nostra salvezza" (Sacrosanctum Concilium, Concilio Vaticano II, 5). La scelta è chiara! Non tra diverse sensibilità religiose ed estetiche, ma tra sacrifici infiniti al fine di cancellare i peccati ed Eucaristie che sigillano l'Alleanza/Cristo".
Almeno qui le cose sono dette chiaramente e senza contorsioni semantiche. Tuttavia, se dovessimo posizionare il cursore di Desiderio Desideravi tra le due visioni della liturgia e della Messa descritte in questo articolo, temiamo che il cursore sarebbe molto vicino al polo dell'Alleanza. Tanto che Alain Weidert ha appena pubblicato su La Croix un nuovo articolo euforico nei confronti dell'esortazione [24].

La fede perenne e la nuova teologia sono incompatibili
In ogni caso, sono ancora lontani dall'essere raggiunti gli obiettivi che Papa Francesco si è posto con la pubblicazione della sua ultima esortazione apostolica, ovvero che "abbandoniamo le polemiche" (n. 65) e che la bellezza della celebrazione cristiana non venga "deturpata da una superficiale e riduttiva comprensione del suo valore o, ancor peggio, da una sua strumentalizzazione a servizio di una qualche visione ideologica, qualunque essa sia" (n. 16).

Il motivo è dato dallo stesso pontefice: "Sarebbe banale leggere le tensioni, purtroppo presenti attorno alla celebrazione, come una semplice divergenza tra diverse sensibilità nei confronti di una forma rituale. La problematica è anzitutto ecclesiologica" (n. 31). Questo è corretto. È soprattutto per motivi teologici che i modernisti ‘teste calde’ ritengono che il rito di San Pio V sia la Messa di "un'altra fede" ed è per motivi teologici che i tradizionalisti ritengono che il rito di Paolo VI si allontani su alcuni punti essenziali dagli insegnamenti tradizionali sulla Messa. È in nome della fede tradizionale che non accettano che il nuovo rito sia "l'unica espressione della lex orandi del Rito Romano", come sostiene la Traditionis custodes e come ribadisce la Desiderio Desideravi (n. 31).

Se la recente esortazione apostolica ha cercato di dare un fondamento teologico a tale pretesa, dobbiamo constatare, dopo questa breve analisi, che il colpo sembra essersi ritorto contro, perché la sua unilateralità non fa che confermare la convinzione del campo tradizionale che la nuova lex orandi non corrisponde alla lex credendi che la Chiesa ha ricevuto in deposito. E l'argomento invocato da Papa Francesco come ultima ratio, cioè che i tradizionalisti devono accettare la nuova Messa perché corrisponde agli insegnamenti del Concilio Vaticano II, non è tale da far loro cambiare idea. Proprio perché la Costituzione Sacrosantum Concilium, il successivo magistero liturgico e la Desiderio desideravi meritano le stesse obiezioni teologiche.

In ogni caso, resta qui un invito ai teologi e agli specialisti di Liturgia ad affrontare l'argomento e ad analizzare, in modo più approfondito e scientifico, il contributo che Desiderio Desideravi ha dato al dibattito in corso.
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[23] Aline e Alain Weidert, La Croix, 10-02-2022.
[24] https://www.la-croix.com/Debats/Francois-lurgence-dune-formation-liturgie-2022-07-08-1201224067
Fonte: Onepeterfive, 12 Agosto 2022. Traduzione a cura di T.F.P. – Italia.

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