Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 9 maggio 2023

Turchia: I cristiani iracheni e siriani richiedenti asilo sono abbandonati a se stessi

Chissà perché la Comunità di Sant'Egidio, che ha il monopolio dei cosiddetti "corridoi umanitari", non se ne occupa e traghetta in Italia solo musulmani.

I richiedenti asilo cristiani iracheni e siriani, bloccati in Turchia da anni, soffrono di innumerevoli problemi come la mancanza di istruzione dei loro figli, la grave povertà, la mancanza di libertà religiosa, la mancanza di permessi di lavoro, la limitata libertà di movimento, l'ostilità nutrita da parte di alcuni musulmani verso la loro fede e il rigetto delle loro richieste di asilo da parte dei governi occidentali. Nella foto: il campo profughi di Kahramanmaras, costruito per ospitare 11.500 persone provenienti dalla Siria, fotografato il 19 settembre 2019, a Kahramanmaras, in Turchia. (Foto di Burak Kara/Getty Images)

Turchia: I cristiani iracheni e siriani
richiedenti asilo sono abbandonati a se stessi


I cristiani iracheni e siriani subiscono da decenni persecuzioni e soffrono d'instabilità a causa dell'oppressione esercitata dai regimi Baˈath, dell'invasione dell'Iraq del 2003 da parte di una coalizione guidata dagli Stati Uniti, dello scoppio dei combattimenti tra sciiti e sunniti nel 2006, del terrorismo di al-Qaeda, del genocidio perpetrato nel 2014 dall'ISIS, degli attacchi aerei turchi in Iraq e in Siria, e, in molti casi, a causa delle pressioni e delle vessazioni per mano dei loro vicini musulmani. Queste pratiche persecutorie hanno costretto molti di loro a lasciare i propri Paesi d'origine e a cercare asilo altrove.
Secondo un report di Porte Aperte/Open Doors:
"L'Iraq ospita un certo numero di chiese tradizionali ortodosse e cattoliche, ma sono tutte gravemente colpite da atti di intolleranza, discriminazione e persecuzione da parte dei leader locali, delle autorità governative e di gruppi estremisti islamici. (...) Nella regione della Piana di Ninive, i leader ecclesiali sono stati rapiti in passato; coloro che si pronunciano contro le milizie locali o i leader politici sono particolarmente a rischio".
Successivamente all'invasione dell'Iraq del 2003 da parte di una coalizione guidata dagli Stati Uniti, la comunità cristiana del Paese è diminuita di circa 1,5 milioni, e oggi conta meno di 200 mila fedeli. [qui un esempio tra tanti -ndr] La persecuzione dei cristiani ha raggiunto l'apice con la conquista di vaste aree dell'Iraq da parte dell'ISIS, nel 2014.

Dopo che lo Stato Islamico prese il controllo della città irachena di Mosul nel giugno 2014, ai cristiani venne data la possibilità di convertirsi all'Islam, di pagare le tasse (jizya) oppure di andarsene o essere uccisi. L'ISIS contrassegnò le case cristiane con la lettera araba "N", che sta per Nasrani, ossia cristiano ( qui - qui ). Secondo un report della University of Minnesota, due mesi dopo, nell'agosto 2014, lo Stato Islamico assunse il controllo delle città cristiane nella Piana di Ninive, provocando una seconda ondata migratoria di massa.

Anche in Siria i cristiani continuano a subire gravi persecuzioni. Porte Aperte/Open Doors denuncia:
"I cristiani in Siria sono ancora alle prese con la persecuzione quotidiana che può diventare violenta, nonostante la minaccia pubblica del cosiddetto Stato Islamico sia in gran parte diminuita. (...) Condividere il Vangelo è molto rischioso e le chiese sono state spesso completamente distrutte. I rapimenti di leader ecclesiali continuano ad avere un impatto notevolmente negativo sulle comunità cristiane.
"Il numero dei cristiani nel Paese continua a diminuire, poiché molti sono fuggiti da conflitti e persecuzioni.
"Tutti i siriani e gli iracheni hanno avuto parecchie difficoltà nell'ultimo decennio, ma i cristiani ne hanno affrontate più della maggior parte degli altri. In molte regioni, sono stati presi di mira dai militanti islamici, perdendo il lavoro, la casa e perfino la vita. Molti sono dovuti fuggire, dislocati in Siria o all'estero".
Molti cristiani perseguitati provenienti dall'Iraq e dalla Siria, da quando sono stati costretti a lasciare i loro Paesi d'origine, sono ancora alla ricerca di una nuova patria.

Attualmente in Turchia vivono circa 5-6 mila richiedenti asilo cristiani iracheni e siriani, in attesa di essere reinsediati in Occidente. Molti sono arrivati in Turchia durante il genocidio del 2014 perpetrato dall'ISIS. Al momento risiedono in 35 città turche, poiché il governo li ha disseminati in tutto il Paese.

Alla fine di febbraio, l'Iraqi Christian Relief Council (ICRC) ha intervistato in Turchia delle famiglie cristiane provenienti dall'Iraq e dalla Siria per un documentario sulla crisi dei rifugiati. La sottoscritta ha parlato con l'ICRC e con la sua presidente, Juliana Taimoorazy

Persone abbandonate e dimenticate
I richiedenti asilo cristiani iracheni e siriani, bloccati in Turchia da anni, soffrono di innumerevoli problemi come la mancanza di istruzione dei loro figli, la grave povertà, la mancanza di libertà religiosa, la mancanza di permessi di lavoro, la limitata libertà di movimento, l'ostilità nutrita da parte di alcuni musulmani verso la loro fede e il rigetto delle loro richieste di asilo da parte dei governi occidentali.

Uno dei principali problemi che devono affrontare è l'incapacità dei loro figli di ricevere un'istruzione in Turchia. I cristiani del Medio Oriente attribuiscono un grande valore all'istruzione, ma quando i loro figli cercano di andare a scuola in alcune delle città turche più piccole, molti sono vittime di bullismo perché sono cristiani e non parlano turco. Alcuni di loro frequentano scuole improvvisate non accreditate in Turchia. La maggior parte, quindi, non va affatto a scuola.

I cristiani fuggiti dall'Iraq e dalla Siria erano per lo più dei professionisti nei loro Paesi, come insegnanti, medici, ingegneri, avvocati e imprenditori. In Turchia, invece, sono soltanto richiedenti asilo che godono di diritti minimi e ritengono che ciò sia "una perdita di dignità". Sebbene molti siano istruiti e capaci, non possono ottenere permessi di lavoro e non possono lavorare legalmente. Pertanto, non possono provvedere al sostentamento delle proprie famiglie e lottano per la sopravvivenza a causa dell'estrema povertà.

Alcuni sono ridotti a mendicare per strada o a chiedere soldi a famiglie o a vicini, per poi finire indebitati. In alcuni casi, i loro parenti cercano di aiutarli, ma la maggior parte di loro, anche in Occidente, sono essi stessi rifugiati e possono offrire solo un aiuto minimo, se possibile.

I quartieri sono brutti, le case umide e infestate da scarafaggi. Non possono permettersi il riscaldamento. A volte due famiglie vivono insieme in un appartamento, senza privacy.

Molti sono malati e non hanno accesso all'assistenza sanitaria.

Non possono viaggiare liberamente: anche per spostarsi da una città all'altra devono prima ottenere un permesso (un documento ufficiale) dalle autorità statali.

Madri sole
Le madri single cercano di essere sia madre che padre. I loro mariti sono morti o hanno abbandonato le loro famiglie perché non erano in grado di gestire le terribili situazioni familiari. Purtroppo, sono stati segnalati alcuni casi di donne che non hanno altra scelta se non quella di vendere il proprio corpo per provvedere al sostentamento delle proprie famiglie, ma dicono che ciò va contro la loro fede, la loro morale e tutto ciò che sono state educate a difendere.

Ostilità verso i cristiani
In alcune città, i richiedenti asilo non riescono a socializzare con la gente del posto: vengono discriminati perché iracheni o siriani e cristiani. Nei centri più piccoli, a causa dell'ambiente ostile nei confronti dei cristiani, i genitori temono di fare uscire le figlie da sole anche per fare la spesa.

Poiché la maggior parte di loro vive in piccole città, hanno paura di dire di essere cristiani. Nascondono la loro fede per timore di essere perseguitati ed evitano di praticare apertamente il proprio culto.

Quando i richiedenti asilo vivono nello stesso quartiere dei rifugiati musulmani o dei migranti provenienti dall'Afghanistan, dall'Iraq e dalla Siria, hanno paura anche di loro. Nelle città più grandi, le cose vanno un po' meglio: le persone sono in qualche modo più gentili e amichevoli nei confronti dei cristiani e degli stranieri.

La responsabilità della Turchia verso i richiedenti asilo e i rifugiati cristiani
"L'accordo UE-Turchia", firmato nel marzo 2016, fa riferimento alla "dichiarazione di cooperazione" tra i Paesi membri dell'Unione Europea e il governo turco. L'accordo prevede che la Turchia riceva 6 miliardi di euro per migliorare la situazione umanitaria dei profughi. Nel dicembre del 2020, l'Unione Europea ha versato ad Ankara la rata finale di 6 miliardi di euro di aiuti per accogliere i rifugiati.

Ma secondo un report del 2021 del Migration Policy Institute:
"L'Unione Europea ha accettato di erogare, tra il 2016 e il 2019, sei miliardi di euro in aiuti umanitari, in aiuti destinati all'istruzione, all'assistenza sanitaria, alle infrastrutture municipali e a un sostegno socioeconomico ai profughi siriani in Turchia. Sebbene l'Unione Europea affermi che l'intero importo è stato stanziato e sono stati versati più di 4 miliardi di euro, il governo turco ha messo in discussione il ritmo e la modalità dei pagamenti, che sono andati a organizzazioni al servizio dei rifugiati piuttosto che a conti governativi. Nel 2020, l'UE si è impegnata a erogare altri 485 milioni di euro perché alcuni programmi continuino fino al 2021".
Pertanto, che fine hanno fatto i 6 miliardi di euro dati dall'UE alla Turchia affinché quest'ultima aiuti maggiormente i rifugiati? Se alla Turchia è stata concessa una somma di denaro così ingente per provvedere di più ai rifugiati, perché così tanti profughi e richiedenti asilo versano ancora in terribili condizioni nel Paese? E chi sono queste organizzazioni operanti "in favore dei rifugiati"? Hanno preso i soldi, li hanno sottratti, li hanno spesi e non sono bastati? La comunità internazionale, compresa l'UE, ha urgente bisogno di maggiore trasparenza su come è stato speso il denaro e su quanti rifugiati e richiedenti asilo ne hanno beneficiato.

Dal 2018, il governo della Turchia è responsabile del lavoro dei rifugiati. Le autorità governative turche sono quindi responsabili del benessere di quei richiedenti asilo.

Nel 2018, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha affidato la gestione delle procedure di registrazione dei rifugiati in Turchia alla Direzione Generale per la Gestione della Migrazione (DGGM), incaricata della gestione del sistema di asilo turco.

La stessa DGGM ora monitora la procedura di registrazione dei profughi e ne determina lo status. Qualsiasi straniero che cerca protezione internazionale nella Repubblica turca deve prima rivolgersi agli uffici locali dell'autorità turca per la migrazione.

Ergo, i funzionari del governo turco potrebbero aiutare maggiormente i richiedenti asilo e i rifugiati. Potrebbero fornire loro assistenza sanitaria, inclusi farmaci e terapie per la salute mentale. E potrebbero ospitare i richiedenti asilo cristiani in città e paesi più tolleranti nei confronti dei cristiani e di altri non musulmani.

Richieste di asilo respinte dall'Occidente
Anche se i richiedenti asilo cristiani siriani e iracheni in Turchia sono afflitti da vessazioni, indigenza e discriminazione, le richieste di asilo di molti cristiani iracheni e siriani vengono respinte da Australia, Canada, Stati Uniti e da altri Paesi occidentali. Perché? L'Iraqi Christian Relief Council si sta impegnando per scoprire il motivo.

Circa 22 mila richiedenti asilo cristiani iracheni e siriani vivono attualmente in Libano, Giordania e in Turchia. Nei loro Paesi d'origine, sono stati esposti a genocidio, terrorismo, crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Dove sono i governi occidentali?

Perché non si rilasciano visti per coloro che non sono rifugiati? Tanto più che, secondo i dati diffusi dall'amministrazione Biden, 5,5 milioni di persone sono entrate illegalmente negli Stati Uniti dal confine con il Messico e "più di 414 milioni di "dosi letali" di fentanyl soltanto nel 2022.

Attualmente, i richiedenti asilo hanno bisogno di visti umanitari per essere reinsediati in Occidente. Ma molti richiedenti asilo cristiani sono istruiti o hanno competenze, quindi sarebbero qualificati per ottenere permessi di lavoro per risiedere nei Paesi occidentali. Sperano di migrare in sicurezza per lavoro, utilizzando loro capacità per provvedere alle loro famiglie e vivere una vita dignitosa.

I governi occidentali e le organizzazioni internazionali per i diritti umani potrebbero cooperare e formare partenariati con altre organizzazioni come l'Iraqi Christian Relief Council per aiutare i richiedenti asilo e i rifugiati con urgenza e in modo efficace.

Monsignor Bashar Warda, arcivescovo di Erbil, la capitale del governo regionale del Kurdistan iracheno, ha dichiarato a Londra, nel 2019:
"Il Cristianesimo in Iraq, una delle più antiche Chiese, se non la più antica Chiesa del mondo, è pericolosamente vicino all'estinzione. Quelli di noi che restano devono essere pronti ad affrontare il martirio".
Riferendosi ai jihadisti dell'ISIS a causa dei quali i cristiani sono stati costretti a fuggire dalle loro storiche terre in Iraq, l'arcivescovo ha detto:
"I nostri aguzzini hanno confiscato il nostro presente, cercando di cancellare la nostra storia e di distruggere il nostro futuro. In Iraq, non c'è risarcimento per coloro che hanno perso proprietà, case e attività. Decine di migliaia di cristiani non hanno nulla da mostrare per il lavoro di una vita, per generazioni di lavoro, nei luoghi dove le loro famiglie hanno vissuto, forse, per migliaia di anni".
L'arcivescovo ha criticato i leader cristiani britannici per non aver fatto abbastanza in difesa della comunità cristiana in via di estinzione in Iraq.

A quasi quattro anni dalle parole dell'arcivescovo, nulla è cambiato. Dove sono le Nazioni Unite, le organizzazioni internazionali femminili, l'International Rescue Committee e le organizzazioni per i diritti dei bambini? Questi richiedenti asilo sono a rischio di estinzione nelle loro terre d'origine, soffrono in luoghi come la Turchia, il Libano e la Giordania e sperano un giorno di trovare sicurezza in Occidente.
Uzay Bulut, 7 maggio 2023 - Fonte

Uzay Bulut, una giornalista turca, è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute. È anche ricercatrice per l'organizzazione Philos Project.

Pezzo in lingua originale inglese: Turkey: The Abandoned Iraqi and Syrian Christian Asylum Seekers Traduzione di Angelita La Spada

8 commenti:

OT di cronaca ha detto...

Fabrizio Fabbri:
Non ho letto oggi il discorso di Mattarella su Moro, ma non ho sentito al servizio ora al Tg1 che abbia detto ne' lui ne' il giornalista che i terroristi omicidi di Moro eran precisamente comunisti,
marxisti-lenininisti!!!
In Italia i comunisti, marxisti leninisti delle Brigate rosse han cercato di fare la rivoluzione, di prendere il potere, di instaurare una dittatura, come era allora in tutti i paesi dominati dall'Unione Sovietica!
Questa cosa i tg non la dicono mai
Anzi il tg1 ha fatto sentire come al solito Mattarella che sottolineava che l'Italia non ha reagito con l'istituzione di uno Stato autoritario ( alludendo quindi più precisamente ad un pericolo fascista ).
Si parla sempre di generico terrorismo senza dire di sinistra, comunista, marxista-leninista.
Marx, il vero diabolico padre della violenza brigatista comunista, omicida di Aldo Moro e di altri innocenti italiani, è sempre ignobilmente taciuto
(Io farei leggere a tutti gli studenti il magnifico libro di Alessandro Orsini (il bravissimo, coraggioso e ultraosteggiato professore che critica anche la Nato e Zelenskysull'Ucraina ), Analisi delle Brigate rosse)

Anonimo ha detto...

"I cristiani fuggiti dall'Iraq e dalla Siria erano per lo più dei professionisti nei loro Paesi, come insegnanti, medici, ingegneri, avvocati e imprenditori. In Turchia, invece, sono soltanto richiedenti asilo che godono di diritti minimi e ritengono che ciò sia "una perdita di dignità". Sebbene molti siano istruiti e capaci, non possono ottenere permessi di lavoro e non possono lavorare legalmente."
questo succede a TUTTI gli immigrati provenienti dalla Siria, non solo ai cristiani, I siriani in Turchia, sono 4 milioni e mezzo e non possono lavorare legalmente
mauro

Anonimo ha detto...

La Turchia di Erdogan e' l'erede di Ataturk che, insieme ad una apparente occidentalizzazione dette inizio ad una persecuzione violenta delle minoranze cristiane, minoranze che risiedevano in Asia minore fin dai primi anni del cristianesimo. Evidentemente l'impero ottomano aveva accettato la loro presenza come dhimmi, cioe' come popoli sottomessi che dovevano pagate la tassa prescritta. Ataturk, detto semplicemente, desiderava una Turchia senza potenziali nemici interni.
Terminata la prima guerra mondiale ci fu uno scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia. Cosi molti sopravvissuti agli stermini di Ataturk si ritrovarono esuli in Grecia e dalla Grecia si dispersero per il vasto mondo. Non solo armeni, ma anche Cappafociani, portatori di una religiosita' immensa e profonda.
Erdogan e' l'erede di Atsturk. .Vuole una Turvhia islamica.
Non ricordate gli omicidi di Monsignor Padovese e di don Santoro ?

Anonimo ha detto...

Oggi, nelle università di tutto il mondo vengono aperti i centri confucio per lo studio della lingua e della civiltà cinese.
Ma sembra che alla fine degli anni 60 e ai primi anni 70 del secolo scorso analoghe iniziative fossero nate per lo studio della lingua e della letteratura araba.
Simili iniziative erano sostenute da contributi degli stati , arabi prima, cinesi oggi. Trattasi di amicizia , che i nostri governanti furono ben felici di firmare. Non si accorsero che formavano atti di sottomissione all'islam e che si venivano a definire concetti fino ad allora sconosciuti come ad esempio islamofobia.
La comunità di sant'Egidio , in nome dell'ecumenismo , organizza incontri ecumenici per la pace con la partecipazione di tutte le religioni e con l'approvazione del pontefice che ha partecipato ad almeno uno di questi incontri.
Se nei suoi corridoi umanitari preferisse i cristiani ai musulmani, potrebbe essere accusata di islamofobia. E tutta la costruzione di rapporti ecumenici verrebbe meno.

Anonimo ha detto...

Per non essere accusati di islamofobia in pratica si discriminano i cristiani.Però l'Italia è un tale porto di mare dove tutti vanno e vengono ,che se quei cristiani volessero venire si potrebbero accomodare facilmente.Tutto questo perchè c'è nel nostro disgraziato paese una robusta minoranza di delinquenti politici per i quali più mascalzoni,fannulloni e gente senza arte né parte arriva meglio è.Poi ci si lamenta se le stazioni diventano dei bivacchi di delinquenti ,i treni posti pericolosi dove si può facilmente essere derubati e le donne violentate ,dove i controllori vengono minacciati e spesso picchiati.La situazione ormai è sfuggita di mano e sarà difficilissimo porvi rimedio.Negli anni i nostri politicanti,ben pagati,ben pasciuti e ben accompagnati da donzelle/i sono andati in giro per il mondo a firmare ogni documento presentato dall'ONU , dall'UE e dalle varie organizzazioni sovrannazionali senza badare alle conseguenze di quel che si firmava.Un maresciallo dei carabinieri incontrato casualmente mi raccontava che tantissimi delinquenti stranieri con la fedina penale lunga come un giornale non possono essere espulsi perchè non hanno documenti e nessun paese li rivuole indietro.Finchè faremo finta di battibeccare con i francesi in UE non si concluderà niente ,bisogna dire chiaramente che nessuno stato vuole questi immigrati clandestini.Invece ipocritamente tutti parlano di accoglienza ....La nostra costituzione ,la più bella al mondo(?),pone dei paletti molto rigidi sull'accoglienza ma se si riuscisse a fare una legge europea le cose sarebbero molto più semplici.

Un esempio fra tanti, oltre alla solita monnezza e incurie varie. ha detto...

Roma, sabato 6 Maggio 2023 ore 9,30 : il marciapiede destro di via dell'Ospedale (nei pressi della Chiesa di S.Spirito in Sassia) e'per tutto il suo percorso tappezzata di cacche, e non sono deiezioni di cani!

i cristiani al tempo della pandemia: «Erano assidui nell'ascoltare la conferenza stampa del premier e nel distanziamento fraterno e nel seguire in tv la frazione del pane...». ha detto...

Si impone una riflessione sul passato e una sul futuro. A tre anni di distanza, perché non chiedersi anche con una sana autocritica, cosa poteva offrire (e non ha offerto) la Chiesa in quel frangente? E in quanto Chiesa, al di là dei casi pur numerosi di singoli sacerdoti sopra ricordati o di singole voci isolate come quella di mons. Giovanni d’Ercole (vox clamantis in deserto). Non si può certo tacere l’impressione che, talora, la preoccupazione per la salute dei corpi sia stata superiore a quella per la salus animarum; che le mani di troppi sacerdoti fossero più impegnate a igienizzarsi che a benedire ed assolvere. Che nel momento di maggiore sofferenza, non solo fisica, ma anche psicologica e spirituale, a un numero troppo grande di anime, pressoché vicino al totale, la Chiesa che pur si vanta di essere “ospedale da campo” abbia detto: restate a casa e curatevi da soli. È il senso del cartello apposto sulla porta di un santuario: «Confessioni e messe sospese. Pregate in casa». Forse che ci si può assolvere da soli? Se il precetto festivo può essere modificabile per disciplina ecclesiastica, la confessione sacramentale non lo è, per diritto divino.
https://lanuovabq.it/it/anche-per-la-cei-finisce-ufficialmente-lera-pandemica

Ma se ancora ci dobbiamo portare appresso la bottiglietta con l'acqua benedetta...!Quella stessa acqua che aspersa sul diavolo,durante un esorcismo, lo fa' gridare di dolore tanto da farli gridare "basta, basta, brucia"..!!

Anonimo ha detto...

Si è radicato nelle menti di moltissimi europei atei e anticristiani e anche in molti cattolici, chierici compresi, un pregiudizio positivo verso gli islamici e negativo verso i cattolici preconciliari.
Della serie se i suddetti vedono degli islamici, di tutte le età, rigidamente inginocchiati e proni in preghiera provano rispetto assoluto se non ammirazione; se invece vedono dei cattolici inginocchiati, con le mani giunte, pregare devotamente e farsi bene il segno della croce secondo me provano disprezzo se non odio, considerando quel comportamento innaturale, disumano, fanatico, rigido, medievale, retrogrado.
C'è insomma per me un odio sconcertante, assurdo, orrendo , odioso verso idee, sentimenti e forme del cattolicesimo tradizionale preconciliare
(Ricordero' sempre il moto di repulsione provato da Papa Bergoglio verso un bambino cattolico che in una occasione si era inginocchiato tradizionalmente in devota preghiera al suo cospetto. L'attuale Papa comunque è noto che spesso (anche ieri) critica, per me assurdamente, forme e idee dei cattolici preconciliari, cioè del cattolicesimo praticato per due millenni fino ai primi anni 60 del secolo scorso. Se fosse stato un credente islamico quello incontrato da Bergoglio ...)