Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 21 maggio 2023

Domenica dopo l''Ascensione (Exáudi, Dómine)

Domenica dopo l''Ascensione

Intróitus
s. 26, 7, 8 et 9 - Exáudi, Dómine, vocem meam, qua clamávi ad te, allelúia: tibi dixit cor meum, quaesívi vultum tuum,vultum tuum, Dómine, requíram: ne avértas fáciem tuam a me, allelúia, allelúia. Ps. 26, 1 - Dóminus illuminátio mea, et salus mea: quem timébo ? Glória Patri… Act. 1, 11 - Exáudi, Dómine… 
Introito
Sal. 26, 7, 8 et 9 - Ascolta, o Signore, la mia voce, con la quale Ti invoco, allelúia: a te parlò il mio cuore: ho cercato la Tua presenza, o Signore, e la cercherò ancora: non nascondermi il Tuo volto, allelúia, allelúia. Sal. 26, 1 - Il Signore è la mia luce e la mia salvezza: chi temerò? Gloria al Padre… Atti 1, 11 - Ascolta, o Signore…

Glorificazione della Santa Umanità di Cristo
Gesù è salito al cielo. La sua divinità non ne era stata mai assente, ma oggi è l'umanità sua che vi viene intronizzata, e coronata di un diadema di splendore; ecco un altro aspetto del mistero dell'Ascensione.
A questa santa umanità il trionfo non bastava; il riposo le era preparato sul trono stesso del Verbo eterno, al quale è unita in una medesima personalità, ed è là che deve ricevere l'adorazione di ogni creatura. Nel nome di Gesù, Figlio dell'uomo e Figlio di Dio; di Gesù, assiso alla destra del Padre onnipotente, "ogni ginocchio si piegherà in cielo e sulla terra e negli inferni" (Fil 2,10).
Abitanti della terra, lassù sta quella natura umana che un tempo ci apparve nell'umiltà delle fasce; che percorse la Giudea e la Galilea, senza avere dove riposare la testa; che, da mani sacrileghe, fu stretta in catene, flagellata, coronata di spine, inchiodata sulla croce. Ma mentre gli uomini, che l'avevano disconosciuta, la calpestavano come un verme della terra, essa, con una completa sottomissione, accettava il calice di dolore e si univa alla volontà del Padre; divenuta vittima, acconsentiva a risarcire la gloria divina, dando tutto il suo sangue per il riscatto dei peccatori. Questa natura umana, generata da Adamo per mezzo di Maria Immacolata, è il capolavoro della potenza di Dio. Gesù, "il più bello dei figli degli uomini" (Sal 44,3), è l'oggetto dell'ammirazione degli Angeli; sopra di Lui si è posata la compiacenza della Santissima Trinità; i doni della grazia posti in Lui sorpassano ciò che è stato accordato a tutti gli uomini ed a tutti gli Spiriti celesti uniti insieme; ma Dio l'aveva destinato alla via della prova, e Gesù, che avrebbe potuto riscattare l'uomo con minore sacrificio, si è immerso volontariamente in un mare di umiliazioni e di dolore per pagare sovrabbondantemente il debito dei suoi fratelli. Quale ne sarà la ricompensa? L'Apostolo ce lo dice: "Si è fatto ubbidiente fino alla morte, e sino alla morte di croce. E perciò Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome, che è al di sopra di ogni altro nome" (Fil 2).
O voi, dunque, che compatite quaggiù i dolori, per mezzo dei quali ci ha riscattato; voi, che amate seguirlo nelle varie stazioni del suo pellegrinaggio fino al Calvario, oggi alzate la testa e guardate in alto, fino al più alto dei cieli. Eccolo: "per aver sofferto la morte lo rimiriamo coronato di gloria e di onore" (Ebr 2,9). Più si è annientato sotto forma di schiavo, lui che nell'altra sua natura poteva, senza ingiustizia, dirsi uguale a Dio (Fil 2,6-7), più al Padre piace di elevarlo in gloria ed in potenza. La corona di spine che ha portato quaggiù, è rimpiazzata dal diadema di onore (Sal 20,4). La croce che si lasciò mettere sulle spalle, è, d'ora in avanti, il segno del suo principato (Is 9,6). Le piaghe che i chiodi e la lancia hanno impresso sul suo Corpo, risplendono come soli. Gloria sia dunque resa alla giustizia del Padre, verso Gesù suo Figlio! ma rallegriamoci anche di vedere in questo giorno "l'Uomo dei dolori" (ivi 53,3) divenuto il Re di gloria; ripetiamo con trasporto l'osanna che la corte celeste fece risonare al suo arrivo.

Il giudice universale.
Non crediamo però che il Figlio dell'uomo, stabilito ormai sul trono della divinità, resti inattivo nel glorioso riposo. È una sovranità, ma una sovranità attiva che il Padre gli ha concesso. Prima di tutto lo ha designato "giudice dei vivi e dei morti" (At 10,42), "e noi dobbiamo tutti comparire davanti al suo tribunale" (Rm 14,10). Appena la nostra anima avrà abbandonato il corpo, si troverà trasportata ai piedi di questo tribunale sul quale oggi si è assiso il Figlio dell'uomo, e sentirà uscire dalla sua bocca la sentenza che avrà meritato. O Salvatore, oggi incoronato, sii a noi misericordioso in quest'ora decisiva per l'eternità. Ma la magistratura esercitata da Gesù non si limiterà all'esercizio silenzioso di questo sovrano potere; gli Angeli oggi ce l'hanno detto: Egli dovrà mostrarsi di nuovo sulla terra, ridiscendere attraverso l'aere, nello stesso modo come vi era salito, e si terranno allora le solenni sedute di tribunale, davanti alle quali tutto il genere umano comparirà. Assiso sulle nubi del cielo, circondato dalle angeliche milizie, il Figlio dell'uomo apparirà alla terra in tutta la sua Maestà. Gli uomini vedranno "colui che hanno trafitto" (Zc 12,10) e le cicatrici delle sue ferite, che ne aumenteranno ancora la sua bellezza, saranno per gli uni oggetto di terrore, per gli altri sorgente di ineffabile consolazione. Pastore, egli separerà le sue pecorelle dai capri, e la sua voce sovrana, che la terra non aveva più inteso da tanti secoli, risuonerà per comandare ai peccatori impenitenti di scendere all'inferno, e per invitare i giusti di venire ad occupare, in corpo ed anima, la dimora delle delizie eterne.

Il Re delle nazioni.
Aspettando la conclusione finale dei destini dell'umano genere, Gesù oggi riceve anche dal Padre l'investitura visibile del potere legale su tutte le nazioni della terra. Avendoci riscattati col prezzo del suo sangue, noi gli apparteniamo; che Egli, dunque, d'ora in avanti sia il nostro Signore. E lo è infatti, ed il suo titolo è quello di Re dei re e Signore dei signori (Ap 19,16). I sovrani della terra non regnano legittimamente che per Lui e non per la forza, o in virtù di un preteso fatto sociale, la cui sanzione non sarebbe che di quaggiù. I popoli non appartengono a loro stessi: sono suoi. La sua legge non si discute; deve librarsi al disopra di tutte le leggi umane, quale loro regola, e loro padrona: "A che pro cospirano le genti e le nazioni brontolano vanamente? Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro Dio e contro il suo Messia: 'spezziamo i loro legami e scotiamo da noi le loro catene'" (Sal 2,1-3). Inutili sforzi! poiché, come ci dice l'Apostolo, "è necessario che egli regni finché non abbia posto sotto i suoi piedi tutti i suoi nemici" (1Cor 25,25), finché non apparisca una seconda volta per abbattere la potenza di Satana e l'orgoglio degli uomini.
Così dunque il Figlio dell'uomo, incoronato nella sua Ascensione, dovrà regnare sul mondo finché egli ritorni. Ma, direte voi, regna dunque in un tempo in cui i principi confessano che l'autorità è venuta loro da un mandato dei popoli; in cui i popoli stessi, sedotti da quel prestigio che chiamano libertà, hanno perduto financo il senso dell'autorità? Sì, egli regna, ma nella giustizia, visto che gli uomini hanno tenuto in disprezzo l'essere guidati per mezzo della bontà. Essi hanno scancellato la sua legge dai loro codici, hanno accordato il diritto di cittadinanza all'errore ed alla bestemmia; allora egli li ha abbandonati al loro senso assurdo e menzognero. Presso di essi, quel potere effimero che la santa unzione non rende più sacro, sfugge ad ogni momento da quelle mani che si sforzano di trattenerlo; e quando i popoli, dopo essere precipitati negli abissi dell'anarchia, cercano di ricostruirlo, sarà per vederlo crollare di nuovo, perché principi e popolo vogliono tenersi fuori del dominio del Figlio dell'uomo. E sarà sempre così, finché principi e popoli, stanchi della loro impotenza, lo richiameranno per regnare su di essi; finché non abbiano ripreso quella divisa dei loro padri: "Cristo vince! Cristo regna! Cristo comanda! Si degni Cristo di preservare il suo popolo da ogni disgrazia!".
In questo giorno della tua incoronazione, ricevi dunque gli omaggi dei fedeli, o nostro Re, nostro Signore, e nostro Giudice! Noi che, per i peccati, fummo causa delle umiliazioni e delle sofferenze avute durante il corso della tua vita mortale, ci uniamo alle acclamazioni che gli spiriti celesti ti tributarono nel momento in cui il diadema reale fu posto sul tuo Capo divino. Noi non possiamo che intravedere i tuoi splendori; ma lo Spirito Santo che ci hai promesso finirà di rivelarci tutto ciò che possiamo sapere quaggiù sul tuo sovrano potere, di cui vogliamo essere, per sempre, sudditi umili e fedeli.
La domenica dopo l'Ascensione, a Roma, nel medio Evo, era chiamata Domenica delle rose, perché vigeva l'uso, in quel giorno, di spargere rose sul pavimento delle Basiliche, quale omaggio a Cristo che si era innalzato al cielo nella stagione dei fiori. Si godeva allora in tutte le armonie del creato. La festa dell'Ascensione, già così ridente e piena di giubilo, quando si considera sotto il suo principale aspetto, ossia il trionfo del Redentore, veniva ad abbellire le giornate radiose della primavera. Si dimenticavano per un momento le tristezze della terra, per non rammentarsi che della parola che Gesù disse ai suoi Apostoli, affinché ci venisse ripetuta: "se mi amaste, vi rallegrereste che io vada al Padre" (Gv 14,28).
Imitiamo questo esempio; offriamo, a nostra volta, la rosa a colui che l'ha creata per abbellirci questo soggiorno, e impariamo a servirci della sua bellezza e del suo profumo per elevarci fino a Lui, che ci dice nella divina cantica: " Io sono un narciso del piano, un giglio delle valli" (Ct 2,1). Volle essere chiamato Nazareno, affinché questo nome misterioso risvegliasse in noi il ricordo che racchiude: il ricordo dei fiori, di cui egli non ha sdegnato di trarre il simbolo per esprimere l'incanto e la soavità che trovano in Lui coloro che l'amano.

Messa
EPISTOLA (1Pt 4,7-11). - Carissimi: Siate prudenti e vegliate nelle preghiere. Soprattutto però abbiate continuamente tra voi stessi la mutua carità, perché la carità copre la moltitudine dei peccati. Praticate l'ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorazioni. Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio degli altri, come buoni dispensatori della multiforme grazia di Dio. Se uno parla, parli come chi espone gli oracoli di Dio; se uno esercita un ministero, lo faccia per la virtù comunicata da Dio, il quale è glorificato in tutto per Gesù Cristo nostro Signore.
Carità e prudenza.
Mentre i discepoli sono riuniti nel Cenacolo, ormai di un cuore e un'anima sola; mentre aspettano la venuta dello Spirito Santo, il principe degli Apostoli, che presiede questa santa assemblea, si rivolge a noi, che pure aspettiamo il medesimo favore, e ci raccomanda la carità fraterna. Ci promette che questa virtù coprirà la moltitudine dei nostri peccati: quale magnifica preparazione per ricevere il dono del cielo! Lo Spirito Santo scenderà, affinché gli uomini si riuniscano in una sola famiglia. S'interrompano, dunque, tutte le nostre dispute, preparandoci a quella fraternità universale che dovrà stabilirsi nel mondo con la predicazione del Vangelo. Aspettando la discesa del Consolatore promesso, l'Apostolo ci dice che dobbiamo essere prudenti e sobri per dedicarci alla preghiera. Accogliamo la la lezione: la prudenza consisterà nell'allontanare dai nostri cuori ogni ostacolo che respingerebbe il divino Spirito; e, in quanto alla preghiera, sarà essa che li aiuterà ad aprirsi, affinché egli li riconosca e vi si stabilisca.
VANGELO (Gv 15,26-27; 16,1-4). - In quel tempo: Gesù disse ai suoi Discepoli: Quando sarà venuto il Consolatore, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e voi pure mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin da principio. V'ho detto questo affinché non vi scandalizziate. Vi cacceranno dalle sinagoghe, anzi è per venire l'ora in cui chi vi uccide crederà di onorare Dio. E così vi tratteranno perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma questo ve l'ho detto, affinché quando avverrà vi rammentiate che ve n'ho parlato.
Lo Spirito di fortezza.
Alla vigilia di mandarci il suo Spirito, Gesù ci annunzia gli effetti che questo Consolatore produrrà nelle anime nostre. Nell'ultima Cena, indirizzandosi agli Apostoli, dice che questo Spirito renderà testimonianza per Lui, ossia che li istruirà sulla sua divinità e sulla fedeltà che gli dovranno, fino alla morte. Ecco dunque ciò che produrrà in quelle anime quest'Ospite divino che il Maestro, prossimo a salire al cielo, designava loro col nome di Virtù dall'Alto. Prove gravissime li attendevano, alle quali avrebbero dovuto resistere fino a dare il loro sangue. Chi sosterrà questi uomini così deboli? Lo Spirito che sarà venuto a riposarsi in loro. Per mezzo suo vinceranno, e il Vangelo si propagherà in tutto il mondo. Adesso sta per venire di nuovo, questo Spirito del Padre e del Figlio; e quale sarà lo scopo della sua venuta se non quello di armare anche noi contro le battaglie della vita, e di renderci forti per la lotta? Nell'uscire dal Tempo Pasquale, durante il quale i più venerati misteri c'illuminano e ci proteggono, noi ci ritroveremo di fronte al demonio infuriato, al mondo che ci attendeva, alle passioni che, calmatesi per un momento, vorranno risvegliarsi. Se saremo "rivestiti della Virtù dell'alto" non avremo nulla da temere; aspiriamo, dunque, alla venuta del celeste Consolatore, prepariamoci ad accoglierlo in maniera degna della sua Maestà, e, quando l'avremo ricevuto, conserviamolo gelosamente; Egli, come fece con gli Apostoli, ci assicurerà la vittoria.

Preghiamo
O Dio onnipotente ed eterno, fa' che abbiamo una volontà sempre a te devota e serviamo alla tua maestà con cuore sincero.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 229-234)  

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissime meditazioni per la Domenica delle Rose. Deo gratias.

Proprio della Messa ha detto...

Domenica dopo l'Ascensione

INTROITUS
Ps 26:7; 26:8; 26:9.- Exáudi, Dómine, vocem meam, qua clamávi ad te, allelúja: tibi dixit cor meum, quæsívi vultum tuum, vultum tuum, Dómine, requíram: ne avértas fáciem tuam a me, allelúja, allelúja. ~~ Ps 26:1.- Dóminus illuminátio mea et salus mea: quem timébo? ~~ Glória ~~ Exáudi, Dómine, vocem meam, qua clamávi ad te, allelúja: tibi dixit cor meum, quæsívi vultum tuum, vultum tuum, Dómine, requíram: ne avértas fáciem tuam a me, allelúja, allelúja.

Ps 26:7; 26:8; 26:9.- Ascolta, o Signore, la mia voce, con la quale Ti invoco, alleluia: a te parlò il mio cuore: ho cercato la Tua presenza, o Signore,e la cercherò ancora: non nascondermi il Tuo volto, alleluia, alleluia. ~~ Ps 26:1.- Il Signore è mia luce e mia salvezza: ti chi avrò timore. ~~ Gloria ~~ Ascolta, o Signore, la mia voce, con la quale Ti invoco, alleluia: a te parlò il mio cuore: ho cercato la Tua presenza, o Signore,e la cercherò ancora: non nascondermi il Tuo volto, alleluia, alleluia.

Gloria

ORATIO
Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus: fac nos tibi semper et devótam gérere voluntátem; et majestáti tuæ sincéro corde servíre. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno: fa che la nostra volontà sia sempre devota: e che serviamo la tua Maestà con cuore sincero. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Epístolæ Petri Apóstoli.
1 Pet 4:7-11

Caríssimi: Estóte prudéntes et vigiláte in oratiónibus. Ante ómnia autem mútuam in vobismetípsis caritátem contínuam habéntes: quia cáritas óperit multitúdinem peccatórum. Hospitáles ínvicem sine murmuratióne: unusquísque, sicut accépit grátiam, in altérutrum illam administrántes, sicut boni dispensatóres multifórmis grátiæ Dei. Si quis lóquitur, quasi sermónes Dei: si quis minístrat, tamquam ex virtúte, quam adminístrat Deus: ut in ómnibus honorificétur Deus per Jesum Christum, Dóminum nostrum.

Carissimi, siate prudenti e perseverate nelle preghiere. Innanzi tutto, poi, abbiate fra di voi una mutua e continua carità: poiché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri senza mormorare: ognuno metta a servizio altrui il dono che ha ricevuto, come si conviene a buoni dispensatori della multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come fossero parole di Dio: chi esercita un ministero, lo faccia come per virtù comunicata da Dio: affinché in tutto sia onorato Dio per Gesù Cristo nostro Signore.

ALLELUIA
Allelúja, allelúja
Ps 46:9
Regnávit Dóminus super omnes gentes: Deus sedet super sedem sanctam suam. Allelúja.
Jo 14:18
Non vos relínquam órphanos: vado, et vénio ad vos, et gaudébit cor vestrum. Allelúja.
Alleluia, alleluia
Il Signore regna sopra tutte le nazioni: Iddio siede sul suo trono santo. Alleluia.
Non vi lascerò orfani: vado, e ritorno a voi, e il vostro cuore si rallegrerà. Alleluia.

Proprio della Messa ha detto...

EVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Joánnem.
Jo 15:26-27; 16:1-4

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Cum vénerit Paráclitus, quem ego mittam vobis a Patre, Spíritum veritátis, qui a Patre procédit, ille testimónium perhibébit de me: et vos testimónium perhibébitis, quia ab inítio mecum estis. Hæc locútus sum vobis, ut non scandalizémini. Absque synagógis fácient vos: sed venit hora, ut omnis, qui intérficit vos, arbitrétur obséquium se præstáre Deo. Et hæc fácient vobis, quia non novérunt Patrem neque me. Sed hæc locútus sum vobis: ut, cum vénerit hora eórum, reminiscámini, quia ego dixi vobis.

In quel tempo: Disse Gesù ai suoi discepoli: Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità, che procede dal Padre, Egli renderà testimonianza di me: e anche voi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin da principio. ho detto a voi queste cose, affinché non siate scandalizzati. Vi cacceranno dalle sinagoghe: anzi, verrà tempo che chi vi ucciderà crederà di rendere onore a Dio. E vi tratteranno così, perché non hanno conosciuto né il Padre, né me. Ma vi ho dette queste cose, affinché, venuto quel tempo, vi ricordiate che ve le ho predette.

Credo

OFFERTORIUM
Ps 46:6.

Ascéndit Deus in jubilatióne, et Dóminus in voce tubæ, allelúja.

Iddio è asceso nel giubilo e il Signore al suono delle trombe, alleluia.

SECRETA
Sacrifícia nos, Dómine, immaculáta puríficent: et méntibus nostris supérnæ grátiæ dent vigórem. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Queste offerte immacolate, o Signore, ci purifichino, e conferiscano alle nostre anime il vigore della grazia celeste. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

COMMUNIO
Joannes. 17:12-13; 17:15

Pater, cum essem cum eis, ego servábam eos, quos dedísti mihi, allelúja: nunc autem ad te vénio: non rogo, ut tollas eos de mundo, sed ut serves eos a malo, allelúja, allelúja.

Padre, quand’ero con loro ho custodito quelli che mi hai affidati, alleluia: ma ora vengo a Te: non Ti chiedo di toglierli dal mondo, ma di preservarli dal male, alleluia, alleluia.

POSTCOMMUNIO

Orémus.
Repléti, Dómine, munéribus sacris: da, quǽsumus; ut in gratiárum semper actióne maneámus. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Nutriti dei tuoi sacri doni, concedici, o Signore, Te ne preghiamo: di ringraziartene sempre. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Anonimo ha detto...

IL SANGUE DI CRISTO POSSIEDE UNA TALE EFFICACIA CHE PUO' CANCELLARE ANCHE IL PECCATO DI CHI LO VERSO' (S.AGOSTINO)

Il Signore Gesù, nel discorso che rivolse ai suoi discepoli dopo la Cena e nell'imminenza della Passione, al momento di partire e di privarli della sua presenza fisica pur restando spiritualmente con tutti i suoi fino alla consumazione dei secoli, li esortò a sopportare le persecuzioni degli empi, che egli designò con il nome di mondo. E' da questo mondo, tuttavia, che disse di aver scelto i suoi stessi discepoli, affinché si convincessero di essere per grazia di Dio ciò che erano, mentre, ciò che erano stati, lo erano stati per colpa loro.

Indicò poi chiaramente nei Giudei i persecutori suoi e dei suoi discepoli, affinché apparisse evidente che anche costoro facevano parte di quel mondo degno di condanna che perseguita i santi. E, dopo aver detto che i Giudei, sebbene non conoscessero il Padre che lo aveva mandato, tuttavia odiavano il Figlio e il Padre, cioè odiavano colui che è stato mandato e colui che lo ha mandato, tutte cose sulle quali già in altri discorsi ci siamo soffermati, arrivò a quella dichiarazione: Doveva adempiersi la parola scritta nella loro legge: Mi hanno odiato gratuitamente (Gv.15,25; Ps.34,19).

Poi, come logica conseguenza, ha pronunciato le parole che formano il tema di questo discorso: Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che dal Padre procede, egli mi renderà testimonianza. Voi stessi mi renderete testimonianza perché siete fin dal principio con me (Gv.15,26). Che rapporto c'è tra queste parole e le precedenti: Ma adesso hanno visto, e hanno odiato me e il Padre mio; ma doveva adempirsi la parola scritta nella loro legge: Mi hanno odiato senza ragione (Gv 15, 24-27)? Forse il Paraclito, lo Spirito di verità, venendo sulla terra, convinse con una testimonianza più esplicita coloro che avevano visto il Signore e lo avevano odiato? Che anzi lo Spirito, manifestandosi, convertì alla fede operante per mezzo della carità (cfr. Gal 5, 6), taluni che lo avevano visto e lo odiavano. [ Per meglio comprendere, rievochiamo l'avvenimento. Nel giorno di Pentecoste lo Spirito Santo scese su centoventi persone, tra cui erano gli Apostoli, che si trovavano riuniti insieme. Quando gli Apostoli, ricolmi di Spirito Santo, cominciarono a parlare la lingua di tutte le genti, molti di coloro che lo avevano odiato, stupefatti per un tale prodigio (infatti si trovavano davanti a Pietro che con la sua parola rendeva a Cristo una testimonianza grandiosa e divina, dimostrando che colui che essi avevano ucciso e credevano morto era invece risuscitato ed era ben vivo), toccati nel profondo del cuore, si convertirono e ottennero il perdono d'aver versato quel sangue divino con tanta empietà e crudeltà e da quel medesimo sangue, che avevano versato, furono redenti (cf. At 2, 2). Il sangue di Cristo, versato per la remissione di tutti i peccati, possiede, infatti, una tale efficacia che può cancellare anche il peccato di chi lo ha versato. Ed è appunto a questo fatto che alludeva il Signore con le parole: Mi hanno odiato senza ragione. Quando verrà il Paracleto, egli mi renderà testimonianza, come dire: Vedendomi, mi hanno odiato e ucciso; ma il Paracleto mi renderà una tale testimonianza che li farà credere in me senza vedermi].

DOMENICA DOPO L'ASCENSIONE

Gv.15,26-27;16,1-4

S.AGOSTINO,
Tractatus 92 in Joannem

Breviario Romano, Mattutino, Letture del III Notturno

Anonimo ha detto...

Leggere Blondet sulla siccità prima, poi sulla inondazione. Sembra esserci stato dolo.

Anonimo ha detto...


Se in due giorni è caduta la pioggia di due mesi, come dicono, da parte di chi ci sarebbe stato dolo?
Forse una sorta di dolo preventivo nella pregressa negligenza, nel non aver speso le somme erogate dallo Stato per la manutenzione e la ristrutturazione del territorio?
L'ipotesi appare comunque azzardata.