Leone XIV e la prossima enciclica
Padre Alejandro Moral, superiore degli Agostiniani, ha reso noto la scorsa settimana in un’intervista a Il Messaggero che Leone XIV sta lavorando alla struttura della sua prima enciclica. La grande domanda è se il Papa seguirà l’ispirazione che viene dal suo nome, dedicando quindi la prima enciclica del suo pontificato alle questioni sociali, o se seguirà la linea delle sue prime parole all’inizio del pontificato, quando ha affermato con forza la necessità di scomparire per lasciare spazio a Cristo.
In breve: sarà un’enciclica sociale o spirituale? Le due cose non si escludono a vicenda e possono essere collegate tra loro. Molto dipenderà, tuttavia, dalla struttura precisa che Leone XIV darà al documento e dal modo in cui presenterà le sue priorità.
I primi due mesi del pontificato di Leone XIV ci hanno insegnato che alcuni dei processi avviati da Papa Francesco sono irreversibili. Possono essere riprogettati, ma non invertiti. E uno di questi processi è la sua attenzione alle questioni ambientali.
Ora, Papa Francesco non ha inventato nulla di nuovo con la sua attenzione alla cura responsabile del creato. La Chiesa se ne è sempre occupata. Benedetto XVI, inoltre, è stato soprannominato “il Papa verde” dai media cattolici e laici per la sua attenzione alle questioni ecologiche. Il lavoro teologico era già stato fatto quando Francesco ha dato una spinta pastorale alla questione.
Papa Francesco ha portato l’attenzione ecologica della Chiesa a un altro livello. Sia l’enciclica Laudato Si’ [a partire da qui] che l’esortazione Laudate Deum [qui - qui] si basavano su una serie di dati, numeri e cifre forniti dalle agenzie delle Nazioni Unite. In pratica, Papa Francesco aveva collegato la preoccupazione ecologica alle questioni politiche e multilaterali. Laudato Si’, essendo un’enciclica, includeva un necessario quadro di dottrina sociale. Tuttavia, i passaggi più citati nei forum internazionali erano proprio quelli che confermavano le posizioni mainstream, mentre le posizioni dell’ecologia integrale venivano sminuite.
Ad esempio, pochi ricordano che Laudato Si’ include una difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, che attacca la cultura dello scarto anche in termini di scarto delle vite umane e che adotta un approccio di ecologia integrale che pone l’essere umano al centro. Laudate Deum, in quanto esortazione, è stata invece presentata come un aggiornamento dei dati scientifici, il che era normale, perché le Nazioni Unite aggiornano sempre quegli stessi dati. Ma era proprio questo il punto: un documento papale poteva essere legato solo a dati contingenti?
Non era, dopotutto, un documento che rispondeva a una situazione grave con una forte struttura teorica (si pensi all’enciclica di Pio XI contro il nazismo, Mit Brennender Sorgeg, o ai messaggi radiofonici di Pio XII durante la seconda guerra mondiale). Si trattava invece di un documento che riprendeva il punto di vista delle organizzazioni internazionali, che raramente collegano il problema ecologico all’uomo. Anzi, spesso l’uomo è considerato il problema.
Tuttavia, dodici anni di pontificato hanno creato un movimento ecologista che a volte sembra abbracciare l’ambientalismo senza freni e distaccato dal nucleo umano che Francesco ha cercato di dargli, affrontando solo le questioni più politiche e mediatiche. E tra le iniziative legate a questo ambientalismo c’è una Messa speciale per la Protezione del Creato.
Leone XIV ha mantenuto questo processo, lo ha approvato e ha celebrato la prima Messa con questa formulazione speciale in privato al Borgo Laudato Si a Castel Gandolfo. Nell’omelia ha detto che «Dio ci ha dato il creato come dono da proteggere, non come preda da sfruttare». Ha poi chiesto a Dio di concedere la conversione di coloro che non riescono a vedere il problema ecologico.
Il Papa ha anche ricordato la chiamata dei cristiani a prendersi cura del creato. «Quando guardiamo la bellezza della terra, comprendiamo che Dio non l’ha creata per necessità, ma per amore. Il creato nasce dalla sua bontà traboccante e ogni creatura porta in sé un riflesso della sua gloria», ha detto il Papa.
E ha aggiunto: «Oggi, però, questa gloria è ferita dalle nostre scelte irresponsabili. Il creato soffre e geme, come dice san Paolo, e con esso soffrono le persone che vivono nella povertà. Non possiamo più ignorare il grido della terra e il grido dei poveri, perché sono un unico grido che sale a Dio.
L’omelia del Papa, in breve, non ha messo in secondo piano Francesco, e sono stati numerosi i riferimenti alla Laudato Si’ nel suo decimo anniversario. Tuttavia, ha anche posto un accento particolare sulla questione del creato, piuttosto che sull’atto della creazione stessa. Leone XIV ha avuto un approccio cauto a queste questioni: non ha rotto con il pontificato di Francesco, ma ha riallacciato un filo con una profonda corrente del pensiero cattolico. Ha rotto con l’idea che il pontificato di Francesco fosse una rottura.
La domanda, quindi, è questa: la rivoluzione ecologica di Francesco è un processo irreversibile? Leone XIV non sembra disposto a fare marcia indietro sulla questione, ma ha anche cercato di rinnovarne l’orientamento specificamente cattolico e antropologico. Va inoltre notato che il formulario della Messa è stato utilizzato in una celebrazione privata e non si sa se questa celebrazione sarà ripetuta in pubblico.
Il modo in cui Leone XIV articolerà la sua prima enciclica sarà quindi molto significativo. Dopo due mesi, il suo pontificato è ancora un equilibrio tra elementi di continuità e discontinuità. Non è un pontificato di restaurazione, eppure sta restaurando molte cose. Non è un pontificato di rottura con il suo predecessore, eppure ha riallacciato i legami con la tradizione.
Alcuni processi già in atto rimarranno invariati, ma resta da vedere come saranno ridefiniti, riprogettati e reinterpretati da Leone XIV. La sua prima enciclica sarà un segnale chiaro al riguardo.
Andrea Gagliarducci
14 commenti:
AI MODERNISTI CONSERVATORI ENTUSIASTI DI PREVOST
Chi fa una trappola ne sa tender cento.
Disgraziato il topo che per fuggire il gatto entra nella trappola.
Inutile far trappole se non si san nascondere.
Tardi piange il topo quando è nella trappola.
Questa è una splendida lezione di Nicholas Rao sull'incrocio tra politica, cultura, location ed estetica. Una sorta di prolegomena filosofici di qualsiasi urbanismo futuro.
Se dovessi riassumerlo... ecco:
Cosa significa dire che l'uomo è un animale politico? Nella tradizione classica e cristiana, seguendo Platone e Aristotele, la natura politica dell'uomo nasce dalla necessità di comunità che coltivano un ordine psichico (un'anima ordinata) nell'individuo. L'esercizio dell'intelligenza, e la soddisfazione dei nostri fini naturali e soprannaturali, richiedono una comunità capace di perseguire la piena gerarchia dei beni umani nel loro ordine creato.
Questo richiede qualcosa al di là di una comunità di discorsi razionali. Richiede una città, un luogo dove i sacramenti e la chiesa fisica siano il punto focale di un insieme di costumi, movimenti, professioni e progetti estetici che ci permettano di abitare e praticare una vita cattolica.
Poiché questa pratica richiede una certa finitudine, un luogo e un carattere culturale, Rao chiede una rinnovata enfasi sul luogo fisico e sul luogo nella comprensione cattolica della politica. Egli sostiene che la teoria politica liberale ha progressivamente disintegrato gli spazi sociali, culminando nell'incapacità della realtà virtuale. Un restauro cattolico richiede una concezione performativa della vita politica che lui descrive come "teatrale", paragonando la polis a un palcoscenico drammatico.
https://www.youtube.com/watch?v=_OAzhalQjUo
https://www.osvnews.com/mass-celebrated-at-alligator-alcatraz-for-detained-catholic-migrants/
"Non si è obbligati a prender come parola del Vangelo le rivelazioni che Helder Red ha carpito ad un cardinale all’indomani del conclave e che egli riporta su RomaToday, una delle edizioni del quotidiano online Today, il 21 luglio, però esse ben corrispondono al discorso dei bergogliani: «Prevost era il solo candidato di Bergoglio. Poco tempo prima di morire, il vecchio leader argentino ha chiamato tutti i cardinali, di cui potesse fidarsi, ed ha detto loro: “Per favore, dopo di me, è la volta dell’Americano. Missionario, agostiniano, rappresenterà quanto vi sia di meglio per la Chiesa universale”. […] Serviva un “normalizzatore”, qualcuno che rassicurasse la Curia, pur non facendone parte, che rassicurasse i progressisti, perché non era un tradizionalista, e che rassicurasse i tradizionalisti, perché veniva percepito come un moderato. […] In breve, ci voleva qualcuno che unisse, se volete anche con un tocco di monotonia, ma, dopo i fuochi d’artificio, un po’ di silenzio va bene. […] È la scelta migliore, certamente meno frizzante, però abbiamo bisogno di qualcuno che consolidi le spalle di Francesco, abbiamo bisogno di un Paolo VI, che rassicuri e confermi. Lui, Prevost, è una persona degna, molto seria, disponibile, missionario nell’anima»." Da un articolo apparso sul "Duc in Altum" : Analisi / Leone, il pompiere nella Chiesa divorata dal fuoco della divisione. Ma quale unità ricerca? Alessandro da Roma
Bene! Significative le parole del vescovo sul luogo: una palude malsana ed infestata di insetti.
Sono messi proprio bene, contando che tantissimi sono lì senza nemmeno aver commesso alcunché di illegale.
La questione dei migranti è complessa e - posti alcuni comportamenti discutibili, quando sono indiscriminati, di Trump - penso a quanto accade qui da noi e non si può non riconoscere che occorre trovare soluzioni per una invasione ormai fuori controllo....
Poi sotto quale intervento spirituale il defunto, dopo aver causato lo sfascio finale, sarebbe stato in grado di consigliare il meglio...per la Chiesa?
Sia per la droga, sia per i clandestini, bisogna accettare il fatto che è lo stato italiano a non avere l'autorità per svolgere il suo dovere. E noi non sappiamo chi dispone dei nostri confini. È normale?
A proposito di quanto osserva giustamente l'anonimo delle 20:02.
E' normale che si consumi tutta questa droga in Occidente? Questa domanda qualcuno che conti se la pone? Perché c'è questo fiume di droga che scorre e finisce non nei tombini, ma nelle viscere di così tanta gente? Questa domanda è centrale per comprendere il baratro morale e spirituale in cui si contorce sempre più l'Occidente.
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Ma se invece di mettersi lì a scrivere encicliche (o a farsi scrivere), che tra l'altro non legge quasi nessuno, pensassero a GOVERNARE la Chiesa e magari ad evitare quanto accaduto a Loreto il 28 luglio durante il "giubileo dei giovani" (video disponibile su tuotubo dove si può vedere chi guidava la processione nella basilica... dove, come dichiarato da Padre Pio, la Madonna suole passeggiare lungo le navate e magari quel giorno avrà fatto un altro percorso).
cg
Sull'ultimo numero di Res Novae, uscito in rete un giorno fa, c'è un bell'articolo dell'Abbé Barthe su Leone XIV. Si intitola : 'Leone XIV, un pontificato a tappe?'
L ' autore concorda, credo, con altri analisti nel ritenere papa Leone impegnato a mantenere l'unità della Chiesa mantenendo nei limiti del possibile le diversità di impostazione ormai evidenti in certi settori. Questa almeno è l'impressione che si ha dall'azione finora svolta e dal carattere "impenetrabile" della sua personalità. In effetti, cosa pensi effettivamente il papa su alcuni gravi problemi non si saprebbe dire.
Però, fa notare Padre Barthe, quest'atteggiamento di papa Leone non può durare all'infinito. Ci sono ormai nella Chiesa crisi che non possono esser risolte con soluzioni di compromesso o lasciandole decantare.
Una concerne la benedizione alle coppie irregolari. L ' attenzione pubblica si concentra sul fenomeno delle coppie gay, ammesse a questa "benedizione". Ma esse, precisa P. Barthe, sono solo una piccola minoranza. La maggioranza è costituita da coppie irregolari etero che in questo modo credono di ottenere un riconoscimento della Chiesa alla loro unione irregolare. E qui ricompare la questione della comunione concessa (in teoria solo in certi casi) ai divorziati risposati. Queste due violazioni della morale cristiana si collegano ed entrambe coinvolgono seriamente il dogma. Il papa ha quindi il dovere di intervenire per sanare, secondo la vera dottrina.
L'altra grave questione è quella liturgica. Non si tratta solo di essere più o meno tolleranti nei confronti della Messa Ordo Vetus. Di riprendere la politica di Benedetto XVI. Il fatto è che papa Francesco ha fatto dichiarare, attraverso il cardinale Roche, che la Messa di rito romano antico non appartiene più alla lex orandi della Chiesa, costituita dal solo Novus Ordo.
C'è quindi qui una gravissima frattura che non si può far finta di non vedere e sulla quale il papa dovrebbe intervenire. [Ma come, questo è il problema].
Questo in sintesi l'articolo di P. Barthe, che Mic potrebbe forse gentilmente riprodurre anche sul suo blog, come ha fatto altre volte.
[Opinione personale : il pericolo di scisma nella Chiesa è ancora potenziale ma concreto, per esempio a causa della questione liturgica. Se la celebrazione della Messa Ordo Vetus prende sempre più piede, con tutto il relativo contorno di pellegrinaggi, vocazioni etc., allora una parte della Chiesa potrebbe dichiarare di non riconoscersi più in quella che celebra con il Novus Ordo, considerato pseudo-cattolico, per usare un eufemismo, che ha desertificato la Chiesa. In modo simile: come restare nella stessa Chiesa di chi promuove l'arcobaleno, l'ecumenismo, la supposta bellezza dell'islam, l'accettazione indiscriminata dei "migranti"? Si dovrà arrivare ad un redde rationem, un giorno.]
T.
Veramente lo Stato italiano la sua autorità ce l'ha e cerca di esercitarla ma è di continuo assalito alle spalle dalle toghe rosse e dalle organizzazioni cattoliche, entrambe unite nel loro perverso desiderio di distruggere la nazione italiana.
L ' esecutivo è sottoposto a continui pretestuosi, vili attacchi, in un clima da guerra civile, creato dalla sinistra, estrema e non. Tra i peggiori nemici dell'Italia ci sono i cattolici di sinistra e quelli impregnati dello spirito c.d. "umanitario" alla Sant'Egidio, per intenderci.
https://www.aldomariavalli.it/2025/08/09/analisi-leone-il-pompiere-nella-chiesa-divorata-dal-fuoco-della-divisione-ma-quale-unita-ricerca/
E vai col tango:
America latina a tutta birra!
America restante colonizzatrice d'Europa.
Dopo la tragicomica operazione di mons. Bux con Zenone e la Nuova Bussola un certo mondo apparentemente antimodernista sta cadendo nel ridicolo. Quelli in buonafede sono le vittime, mentre i modernisti gongolano. Meglio i veri nemici dei falsi amici. Leone XIV vive una Chiesa infestata da entrambe le categorie. Come Benedetto XVI sa che bisogna diminuire perché cresca Cristo, l’unico che salva. Dei “salvatori” autocompiaciuti che si attribuiscono la patente di “ buoni” ne abbiamo davvero abbastanza. E chi è in buonafede nel dar loro ancora corda si ponga il problema degli interessi che involontariamente garantiscono, nella Chiesa e fuori dalla Chiesa. Comunque il repulisti arriverà.
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