Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 26 dicembre 2017

La battaglia per la “terza via” continua

Dato che la discrezione non consiste nel nascondere la polvere sotto il tappeto, riproponiamo integralmente un recente articolo da Disputationes theologicae perché chiarisce bene cosa succede ad accettar sempre qualsiasi compromesso con le autorità romane e cosa succede a ritenersi detentori in esclusiva della Tradizione.

Un importante esponente della Fraternità San Pietro
assiste a un rito ecumenico
21 dicembre 2017, San Tommaso Apostolo

Il 6 dicembre 2013 scrivemmo l’articolo “Le ragioni di una battaglia: la parola agli esempi”, sottoscritto dai Resistenti dell’IBP che poi diedero vita alla Comunità San Gregorio Magno. Vi si proponeva una panoramica della situazione mostrando i frutti di alcune scelte che non condividevamo, ragione per la quale abbiamo scelto di resistere in società. A distanza di quattro anni riceviamo dai nostri lettori una documentazione che testimonia l’evoluzione della situazione che, proprio sulla scia di quanto allora descritto, è peggiorata anche più del previsto e obbliga tutti ad una seria riflessione. Anche stavolta, la parola agli esempi recenti.

Una delle più importanti presenze in Francia della Fraternità San Pietro è quella di Bordeaux, nella chiesa di Saint Bruno, dove l’11 novembre scorso Sua Em.za Rev. ma il Card. Ricard ha voluto pregare per la pace in maniera ecumenica. La “giornata per la pace” si è svolta in tale chiesa nel giorno in cui si commemora la vittoria della Francia nella Prima Guerra mondiale e ha visto la presenza del citato Arcivescovo di Bordeaux, di alcuni sacerdoti diocesani e della pastora della “chiesa” Protestante Unita di Bordeaux, la Signora Valérie Mali, che ha preso la parola e guidato una preghiera. Alla cerimonia ecumenica per la pace era anche presente ufficialmente - in coro, con tanto di cotta - il sacerdote che dirige l’apostolato della Fraternità San Pietro a Bordeaux, l’abbé de Giacomoni. Precisiamo che la signora Valérie Mali non solo si è distinta per meriti nel perseguire l’“unità luterana”, ma si gloria di essere stata la prima ad aver “benedetto” - si fa per dire - delle “nozze” omosessuali a Bordeaux. L’incontro quindi prendeva accidentalmente, oltre al suo dichiarato carattere ecumenico, anche una leggera colorazione Lgbt.

Appena informati dell’evento abbiamo voluto pensare che forse il sacerdote della FSSP poteva non essere al corrente ed essersi trovato in una situazione inaspettata, in tal caso - pur restando la gravità del fatto, perché non appena resisi conto di tale situazione permane il dovere di dissociarsi pubblicamente dallo scandalo per la fede - si sarebbe potuta invocare la debolezza o l’incapacità di reazione davanti ad una situazione imprevista. Anche per questo in un primo momento abbiamo preferito non commentare l’accaduto. Nel frattempo i sacerdoti della FSSP di Bordeaux hanno dichiarato un’altra cosa: non si tratta di un’iniziativa autonoma dell’abbé de Giacomoni, ma di una vera e propria scelta, responsabilmente voluta dalla FSSP, perché già due anni fa - dicono - i Superiori avevano scelto di agire come stavolta. La giustificazione dottrinale è stata che - malgrado la presenza ufficiale in coro della pastora luterana - si trattava di una “Messa cattolica”. La giustificazione pastorale è stata che la loro presenza aiutava a “mantenere buoni rapporti col Cardinale”. Non crediamo ci sia molto d’aggiungere, se non ripetere con toni ancor più accorati quanto scritto nel nostro articolo del 2013: la FSSP vuole fare la battaglia dottrinale?

Un sacerdote della medesima Fraternità (ora impiegato in Curia romana), quando all’IBP alcuni mostrarono con franchezza ecclesiale le loro riserve rispetto al documento Pozzo (L’“ermeneutica della continuità” e il “rito proprio” sono sufficienti?), documento accettato prima dai soli vertici dell’Istituto poi dall'integralità di esso, ci disse che la FSSP riceveva regolarmente dalla Commissione Ecclesia Dei delle lettere di tal genere e che la scelta generale era sempre stata quella, anche se non ne condividevano il contenuto, di non fare nessuna rimostranza pubblica. Quali sono i risultati di tale politica?
E - poiché è giusto guardare le due facce della medaglia - era proprio necessario che il Cardinal Ricard, membro influente della Commissione Ecclesia Dei che conosce bene il mondo Vetus Ordo, scegliesse fra tante proprio la chiesa di Saint Bruno dove si officia la Messa tradizionale?
Sappiamo bene che molti sacerdoti della Fraternità San Pietro non condividono affatto quanto avvenuto a Bordeaux, ma non sarebbe opportuno andare altrove o quantomeno cominciare a prendere pubblicamente posizione contro quest’accettazione di fatto dei riti ecumenici da parte della propria Fraternità?
Se questi sono i frutti dell’accettazione supina del Commissariamento dell’anno 2000 e più in generale della scelta di non opporsi, neanche a ciò che è inaccettabile per un cattolico come un rito ecumenico, non vale forse la pena di riflettere seriamente se non sia il caso di impostare differentemente la battaglia ecclesiale?

La Fraternità San Pio X, tra lo spirito bergogliano e quello scismatico

Riportiamo un episodio avvenuto pochi mesi fa in un priorato della FSSPX. Nel centro della Francia un giovane si converte dalla falsa religione in cui è nato e fa una scelta tradizionale, non essendo battezzato e volendosi sposare si rivolge ai sacerdoti della citata Fraternità che richiedono un anno di preparazione. Il catecumeno viene giudicato atto a ricevere il Battesimo, ma si scopre che durante la preparazione ha assistito ad una Messa (tradizionale) celebrata dai sacerdoti dell’Istituto Cristo Re. A questo punto i sacerdoti della FSSPX dopo averlo rimproverato aspramente e dopo aver rinviato il Battesimo, chiedono davanti a un testimone che prima il catecumeno si impegni moralmente sul suo onore su tre punti: 1) riconoscere che la “Nuova Messa è pericolosa per la fede”; 2) non andare mai a Messe tradizionali celebrate in virtù del Motu proprio; 3) andare esclusivamente a Messe di sacerdoti della FSSPX o in dichiarata comunione con essa. Se non accetta non sarà ammesso al Battesimo né al Matrimonio che era in vista. E così avviene perché il giovane si rifiuta di sottoscrivere.

Specifichiamo che è comprensibile che un sacerdote prenda le necessarie misure per verificare che la conversione sia vera e che la richiesta dei Sacramenti sia fatta in piena coscienza e volontà. Ed è anche comprensibile che si invitino i fedeli a riflettere, sapendo distinguere sull’opportunità di assistere ad alcune funzioni, anche se celebrate in rito tradizionale. Ma che si chieda un atto di adesione esclusiva alla FSSPX e un rifiuto formale - non solo per certe specifiche circostanze, ma rifiuto di principio - dei sacramenti celebrati fuori dalla detta Fraternità non appare ammissibile. Non vediamo infatti in cosa si distingua dal rifiuto - sistematico e non solo circostanziato - della communicatio in sacris con altri membri della Chiesa cattolica, che è una delle condizioni perché si possa parlare di scisma. Poco importa se celebrano il rito tradizionale e predicano la dottrina cattolica, ci vuole l’adesione esclusiva alla Fraternità.

Questa posizione purtroppo non è prerogativa dei giovani ed inesperti sacerdoti della Francia centrale, che anche sulle modalità pratiche d’applicazione hanno certo esagerato, ma è la logica conseguenza della dottrina insegnata ufficialmente ad Econe, sostenuta in pubblico dai Superiori e difesa - sebbene a fasi alterne, come sempre - anche da Mons. Fellay, dottrina mai ritrattata pubblicamente (si veda il nostro articolo del 2011 Posizioni contraddittorie e ambigue nella FSSPX). È colpa solo di giovani sacerdoti inesperti o è anche colpa di chi - coltivando l’ambiguità - lascia che l’insegnamento ufficiale in Seminario sia di un tipo e le dichiarazioni in Vaticano siano di tutt'altro tenore? Non ci risulta infatti che i professori in questione siano stati sanzionati o rimossi con quelle stesse misure violente che la Fraternità sa prendere quando non si segue la linea del capo.

Ma l’ambiguità ancor più esilarante risiede nel fatto che il giovane catecumeno, se solo avesse accettato di sottoscrivere la rottura della communicatio in sacris con chiunque è fuori la FSSPX, avrebbe potuto sposarsi validamente in alcuni Priorati di questa Fraternità! Essa infatti, a seguito delle trattative in corso con il Vaticano, ha ottenuto la possibilità di sposare validamente grazie alla giurisdizione data da Papa Bergoglio (privilegio ufficiale mai concesso alla Fraternità San Pietro, neanche dopo gli incontri coi Luterani…). Al contempo il Superiore Generale non ha ancora chiarito se è ammissibile che i fedeli debbano - per potersi sposare con la giurisdizione vaticana - dichiarare la loro rottura in sacris con chi è fuori dalla FSSPX. Né abbiamo conoscenza di eventuali chiarimenti del Vaticano in proposito.

È coerente tutto ciò? È questa la suprema ricerca del bene delle anime, se necessario anche opponendosi alla “Roma apostata e modernista” (come dicono loro) o è rientrare a pieno titolo nella logica politicante della nuova pax bergogliana?

Il Superiore dell’IBP: “Piena comunione! Piena comunione con Roma!”

Il Superiore dell’Istituto del Buon Pastore ci ha abituati a posizioni contraddittorie. Molti ricordano che solo pochi anni fa, già in qualità di Superiore di un Istituto di diritto pontificio, dirigeva la corale - in cotta - ad un Matrimonio celebrato da un sacerdote sedevacantista (matrimonio la cui validità è quantomeno dubbia). Pochi mesi fa la stessa persona, salendo sul pulpito di Saint Eloi a Bordeaux per i dieci anni del Buon Pastore, ha spiegato ai fedeli la sua posizione ecclesiale: piena comunione con Francesco, perché grazie a lui la Tradizione e il rito tradizionale sono riconosciuti (“ils ont pignon sur rue” nell’originale francese, che letteralmente significa che possono “mettere su bottega nella strada pubblica”). La prova ne sarebbe che il suo Istituto è riconosciuto dal Vaticano e l’altra ragione sarebbe che Francesco - in continuità con Benedetto XVI (sic) - non parlerebbe più continuamente del Vaticano II come facevano i predecessori. A parte la miopia (voluta?) di non ammettere che in questo caso il Vaticano II è sì in parte superato, ma per preparare il Vaticano III, a parte il fatto che il proprio riconoscimento canonico sembra più importante della crisi nella Chiesa, appare evidente un aspetto di quello che noi chiamiamo il “complesso dell’allineato”: mostrare il cammino percorso “verso la piena comunione”. Tralasciamo per motivi di spazio quel diceva un tempo l’abbé Laguérie - in parte anche giustamente - non solo sugli “allineati”, ma sul concetto stesso di “piena comunione”. A noi sembra che siamo davanti all’atteggiamento tipico di chi è stato sotto Commissario e forse lo è ancora. Aggiungiamo che - per restare ai fatti - non si sa di nessuna pubblica presa di posizione sulle nuove norme in favore dell’annullamento del matrimonio (che alcuni hanno addirittura ribattezzato “divorzio cattolico”), nulla sul documento bergogliano “Amoris Laetitia” e le sue conseguenze già disastrose; nulla si ode nemmeno su temi sui quali un tempo si tuonava come l’immigrazione selvaggia e l’invasione islamica o sul Luteranesimo aperto di certi settori della Chiesa. Nelle omelie e nelle pubblicazioni regna il silenzio. Ma le cose vanno bene perché… la tradizione e l’IBP hanno un riconoscimento canonico. Possono, per riprendere le sue parole, “mettere su bottega nella strada pubblica”.

Sarà forse un effetto della tanto ricercata piena comunione con Francesco, ma anche il nuovo bollettino del Seminario di Courtalain ha preso il nome programmatico di un concetto tanto caro all’abbé de Tarnouarn, che ormai sembra l’unico nel suo Istituto a pronunciarsi sui temi scottanti. Il famoso sacerdote parigino diceva infatti che era tempo che il Buon Pastore riprendesse sull’ultimo Concilio quel concetto chiave di Giovanni Paolo II, ovvero che il Vaticano II è una “bussola”. Un tempo al seminario si evocava la “critica costruttiva” del Vaticano II, dopo il Commissariamento e la nomina di un nuovo Rettore il suo bollettino ufficiale prende il nome di “La Boussole”, appunto. In fondo in fondo è l’ideale per riflettere l’evoluzione in atto: infatti preso in sé per sé si potrà dire che è un nome come un altro, ma per l’occhio del sorvegliante è evocatore quanto basta. Inutile cercare d'altronde ne “La Boussole” la benché minima “indicazione ai naviganti” che assomigli anche da lontano alla, un tempo tanto declamata, “critica costruttiva” del Vaticano II.

E non è solo questione di “bussole”, ma di una linea generale, a tal punto che l’abbé Laguérie dichiara in privato e negli articoli che “c’è un momento per parlare e un momento per tacere”. Dall'insieme del discorso si evince chiaramente che la scelta di non esprimersi, oltre ad essere pienamente volontaria (e utile al mantenimento di certe acquisizioni, ma questo non si dice) deriverebbe dalla constatazione che semplicemente non è il momento di parlare. Ma allora quando bisognerebbe parlare sulla crisi nella Chiesa, se non oggi che la casa brucia persino sulla questione della famiglia, la quale fino ad ora non era stata apertamente attaccata? Lo dicemmo allora e lo ripetiamo adesso, accettare un Superiore imposto e non eletto dalla sua società, accettare uno stato più o meno permanente di Commissariamento è la via seguita da tutti quegli Istituti (si pensi anche ai Francescani dell’Immacolata) che poi si sono arresi su tutto e hanno deposto ogni critica del nuovo corso ecclesiale. Si potranno anche mantenere (sulla carta) gli Statuti del 2006, ma se gli Statuti restano solo perché - come dice un sacerdote dell’IBP di Bordeaux - la Comunità San Gregorio Magno resiste e Disputationes Theologicae parlerebbe dell’ultimo atto di un lungo tradimento, e non per un profondo convincimento e per un’azione conseguente, a cosa servono? Non sarebbe meglio fondersi con la Fraternità San Pietro, più seria e più solida nella sua organizzazione, magari accordandosi per evitare qualche recente eccesso ecumenico, ma condividendo insieme il rito tridentino e la linea del silenzio?

Concludendo per i nostri lettori e specialmente per coloro che ci hanno chiesto di commentare tali eventi, pensiamo che a distanza di quattro anni dall’articolo che abbiamo citato in apertura e cui rinviamo, quella che abbiamo chiamato “la terza via” (prima parte - seconda parte), appare quanto mai necessaria. I risultati della prima posizione (il conformismo “allineato”) e della seconda (il vortice “scismatico”), o peggio ancora dell’amalgama schizofrenico di entrambe, sono sotto gli occhi di tutti. Ex fructibus eorum cognoscetis eos. Per questo abbiamo voluto riferire alcuni esempi concreti e recenti, risultato naturale delle scelte fatte a monte.

Le minacce - più o meno canonicamente presentabili - che riceviamo per questo genere di pubblicazioni, non ci hanno fatto paura in passato e non ce ne fanno nemmeno adesso, ad esse rispondiamo che la battaglia si conduce su un terreno che non è quello delle intimidazioni. Ed è anche per questo che il messaggio principale che vorremmo passasse, malgrado le innegabili difficoltà e gli inevitabili limiti di “vasi d’argilla”, consiste principalmente nel cercare di testimoniare che una resistenza ecclesiale al nuovo corso è possibile. Basta volerlo, con la grazia di Dio e le vostre preghiere per la nostra resistenza.

53 commenti:

irina ha detto...

Una chiesa interiormente allo sbando. Senza guida chiara. Strattonata, di qua e di là, spiritualmente. Dimostrazione che, abbandonato il dogma, si finisce,con la sola pastorale,nei prati; ognuno nel suo prato, dove lo trova, come lo trova. Ai pascoli nessuno più ha accesso, perché nessuno li semina più con il seme buono, la Parola custodita, umilmente, dalla Chiesa.

In tutta franchezza ha detto...

In tutta franchezza vi sottopongo due DUBIA. Scrivete " riproponiamo integralmente un recente articolo da Disputationes theologicae perché chiarisce bene cosa succede ad accettar sempre **qualsiasi compromesso** con le autorità romane e cosa succede a ritenersi detentori in esclusiva della Tradizione".
Scusate,
ne consegue che:
a) se è pericoloso accettar sempre **qualsiasi compromesso**, debbo arguire che è giusto accettarne a volte alcuni. Chi decide ed in base a cosa tale discrimine?
b)ammesso che entrambe le scelte stigmatizzate dall'articolo siano degli eccessi, secondo voi, quale è meno pericoloso per le anime? Quale scelta Dio la considererà più giustificata, o meno negativa?

Anonimo ha detto...


La "terza via" sembra esser solo quella di un confuso compromesso

Dall'articolo e da quelli del 2011 in esso citati non mi sembra si capisca bene in cosa debba consistere. La "terza via", applicata alla FSSPX, sarebbe stata quella di continuare a resistere sul piano dottrinale e nello stesso tempo di accettare l'accordo su quello "pratico"? Le due cose si tengono vicendevolmente, come non accorgersi del carattere contraddittorio di questa tesi?
Ma sembra che i fautori della terza via siano anche fautori di Ratzinger, nel senso che sembrano convinti aver la sua linea rappresentato una valida alternativa al caos dilagante, esser essa "la terza via". Considerare Ratzinger-Benedetto XVI un difensore della vera dottrina della Chiesa è un errore clamoroso. Egli è stato ed è il tipico modernista moderato ben imbottito di profumata bambagia accademica, soprattutto profana: un distinto professore tedesco, dal tratto signorile, ben diverso da quello del suo successore.

Il modernista moderato difende alcune verità fondamentali, altre invece le nega, anche se non apertamente. Può voler difendere la famiglia e correggere gli abusi liturgici, criticare l'involuzione del pensiero moderno, e nello stesso tempo continuare la deriva ecumenica, l'impostura delle tre grandi religioni monoteistiche che credono nello stesso Dio, professare o comunque accettare la "libertà di coscienza" di tipo laico propalata dal Vaticano II. E lasciamo stare aspetti più propriamente dogmatici (sul Limbo, sulla collegialità, sui Novissimi, sulla Trinità, etc.).

L'episodio del Battesimo non andato a buon fine sembra mostrare un eccessivo rigore da parte di alcuni sacerdoti della FSSPX, se avvenuto nei termini descritti da Disp. Teol. In ogni caso, la rivista se ne serve per attaccare mons. Fellay, e non è certo la prima volta, come se egli fosse colpevole di una politica ambigua nei confronti del Vaticano. Sono accuse fasulle, vecchie di vent'anni. Ma si sono accorti che mons. Fellay ha firmato la Correctio filialis che mette sotto accusa gli errori di Papa Francesco`? Ed Esistezialmente Periferico se ne è accorto?
La via della contestazione dell'apostasia dilagante nella Chiesa è oggi solo quella delle Correctiones, filiali e soprattutto "dottrinali", nell'attesa che dai pulpiti i sacerdoti di Cristo si ricordino di essere "di Cristo" e non del mondo e comincino a tuonare contro gli errori e le eresie dominanti. Non può essere la via fumosa di improbabili "terze vie".
PP

mic ha detto...

E' bene che sia venuto fuori questo 'nodo' spinoso.
Trovo molto equilibrato l'intervento di PP.
Se ne può discutere, ma si impone la ragionevolezza, mettendo al bando ogni tipo di faziosità, che a volte è difficile da riconoscere sia in se stessi che nel contesto.

Anonimo ha detto...

Mentre i seguaci della vera dottrina si dividono tra loro e pian piano rischiano di fare la fine della famosa rana bollita, i novatori continuano compatti a distruggere la fede e la Chiesa! Non resta che pregare!!

E.P. ha detto...

La "terza via" è descritta dagli articoli citati nel testo, che invito PP a leggere perché non ha capito e ha tirato erroneamente in ballo Ratzinger e Fellay.

L'aria che si respira nella FSSPX è esattamente quella descritta dall'episodio citato, l'idea che la Fraternità detenga una sorta di esclusiva sulla Tradizione. L'articolo spiega chiaramente anche le conseguenze per gli istituti come FSSP e IBP, che hanno accettato qualche piccolo "compromesso". Esiste una terza "via" che non sia un vicolo cieco come le altre due? Per individuarla basta saper guardare al di là del proprio naso.

In altre parole: preghiamo i lettori di giudicare l'articolo in base ai suoi contenuti, non in base alle tre righe di introduzione senza leggere il resto.

Questo, infatti, è un blog, cioè è fatto di articoli intesi ad informare ed a stimolare la riflessione, non è banalmente un elenco di provocazioni alle quali le singole tifoserie devono rispondere coi loro consueti proclami.

E.P. ha detto...

Rispondendo al commento delle 11:27 osserviamo che è facile notare la divisione tra i cattolici legati alla Tradizione e dolersene, ma è scomodo riflettere sui motivi di tale divisione perché subito scattano come molle i tifosi dei rispettivi club.

Per esempio, l'episodio del convertito da cui si esige adesione esclusiva alla Fraternità non è un caso isolato. Si tratta del frutto tipico di quella mentalità del ritenersi detentori in esclusiva della Tradizione. Coloro che hanno motivo di provar gratitudine per la Fraternità possono dunque scegliere: condannare il male anche quando compiuto dalla Fraternità stessa, soprassedere, o infuriarsi contro presunte critiche a Fellay? Quali di questi tre atteggiamenti vanno nella direzione di "dividere il mondo della Tradizione"?

Ci deve essere un buon motivo per cui il blog Disputationes non consente commenti. Credo che anche per i lettori di questo blog non sia difficile da indovinare.

per tutta franchezza ha detto...

In tutta franchezza non capisco perche' debba essere Più Giustificata o Meno Negativa la negazione del battesimo a un convertito...

irina ha detto...

@PP
"...Ma sembra che i fautori della terza via siano anche fautori di Ratzinger..."

Da non molto è uscito di E.M. Radaelli, Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo. Aurea Domus,2017. Questo libro che ho letto, riprende il tema del senso comune, della metafisica e di cosa abbia significato l'allontanarsene. Non ho testa per farne una sintesi. Lei ha tutti gli strumenti per evidenziare le grandi buche dove tanti, di quella generazione e delle seguenti, sono caduti. Un tracciato da mettere a disposizione di chi vuole e può servirsene. A lei davvero basterebbe una lettura per farne una scheda facilmente fruibile da molti. Chiedo scusa per aver osato tanto ma, Ratzinger (Radaelli non va con i guanti di velluto, no.) è un masso di cui parliamo spesso, amato e criticato, con slanci di mente e di cuore; conoscere meglio il suo pensiero non potrà che essere benefico sia per l'amore che lo circonda, sia per la critica che lo allontana.Amore e critica avranno motivi in più per rendere ragione a se stessi (Radaelli mira alla correzione, al ravvedimento, all'evidenziare le buche di un'epoca).
Grazie per l'attenzione.Un Santo Natale!

Anonimo ha detto...

frequentando la fsspx non ho mai subito pressioni ne conosco persone che le hanno subite , anzi ci sono fedeli che a volte vanno alla messa della fraternità ma anche a quella summorum( come faccio io) e qualcuno qualche volta va anche in parrocchia al NO. I sacerdoti(fsspx) che ho conosciuto sono molto comprensivi e agiscono con prudenza.
Quindi mi pare che state facendo di tutta l'erba un fascio.

Anonimo ha detto...


Irina, 14:58, bravo, bravo, bravo !

Pessoalmente, não há uma única linha do livro de Radaelli que não subscrevo.

Hoje em dia, é preciso verdadeiro HEROÍSMO para relembrar certas verdades. É o que faz Radaelli, com coragem e brilhantemente, no seu admirável livro, digno do seu mestre Romano Amerio.

Enzo basile ha detto...

Chi dice e scrive certe cose sul conto della fsspx e dei suoi sacerdoti dimostra di non averla mai frequentata.

viandante ha detto...

Certamente cadute di stile ve ne sono in tutti gli ambiti del mondo legato alla Tradizione, così come sempre anche in passato ve ne furono all'interno della Chiesa. Non è quindi un motivo questo per scandalizzarsi.

Non apprezzo invece coloro che più o meno velatamente cercano ogni appiglio per cercare di screditare i gruppi, le associazioni o fraternità avversarie (anche se è evidente che non possiamo ignorare le differenze, le particolarità e magari anche i rischi e le mancanze di ogni specifico gruppo) contribuendo ad aumentare il disorientamento di tanti fedeli.
Certamente questo atteggiamento è umano come ben si vede ad esempio dall'astio che contraddistingue spesso sacerdoti fuoriusciti da un gruppo nei confronti dei loro vecchi confratelli e/o viceversa. E già qui ce n'è un po' per tutti, senza per forza dover mettere dei nomi ai vari gruppi.
Ma questo è tutto normale, era da prevedersi.

O noi vogliamo saperne di più di coloro che ispirati dallo Spirito Santo scrissero che colpito il pastore il gregge si sarebbe facilmente disperso?
Il problema è proprio qui. Le singole pecore possono magari conoscere il sentiero che le porta all'ovile, ma chi guiderà il gregge durante situazioni difficili? Quando il nemico cercherà di disperderle in ogni possibile modo? Chi avrà la grazia di stato necessaria a condurre il gregge, se non il pastore che ahimè è stato colpito? O pensiamo veramente che il nostro affannarsi renda inutile l'aiuto soprannaturale? O reputiamo addirittura che il gregge possa continuare tranquillo anche senza il suo pastore?

Credo che sia più utile meditare su queste cose invece che dividersi in varie tifoserie che si combattono a vicenda riattualizzando le parole di San Paolo quando parlava di coloro che dicevano: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «E io di Cefa», «E io di Cristo!»
Altrove invece si legge: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri”. Ma Gesù disse: “Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi, è per noi. Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa”.
(Marco 9:38)


Durante un attacco è normale che il gregge si disperda in piccoli gruppi. Non solo, è forse l'unico modo affinché il maggior numero di pecore possa salvarsi trovando riparo in piccoli ripari o nascondigli che certamente non potrebbero custodire il gregge intero.

Personalmente ritengo quindi importante per ognuno trovare un gruppo di riferimento, guidato per forza di cose da uno o più sacerdoti, che custodisca la vera dottrina e dispensi scramenti validi e leciti. Quando il Signore susciterà nuovamente un pastore per riunire il gregge saremo allora pronti e la sua voce ci tornerà familiare. E la crisi volgerà al termine.

Ma smettiamola di sentirci tutti chiamati a riunire il gregge, investendo a questo scopo più energie di quelle che investiamo per la nostra stessa santificazione.
Troppo spesso siamo più inclini a dare dello scismatico ed eretico al prossimo (cosa che spesso non solo dal punto di vista caritativo , ma anche da quello pastorale è controproducente), invece che a lottare per cambiare, santificandola, la nostra persona: cosa comunque prioritaria per ognuno di noi.

Anonimo ha detto...

Il 21 dicembre scorso, Francesco si è recato da Benedetto XVI per fargli gli auguri di Natale
Giovedì scorso, 21 dicembre, Papa Francesco si è recato al monastero “Mater Ecclesiae”, in Vaticano, per porgere gli auguri per il Santo Natale al Papa Emerito Benedetto XVI, come fa ogni anno. Ne dà notizia la Sala Stampa della Santa Sede. L’incontro è durato circa mezz’ora.

Poco più di un mese fa, il 18 novembre scorso, Papa Francesco aveva reso omaggio a Benedetto XVI, in occasione della consegna del Premio Ratzinger, ricordando che “la sua preghiera e la sua presenza discreta e incoraggiante ci accompagnano nel cammino comune”. “La sua opera e il suo magistero - aveva sottolineato - continuano a essere un’eredità viva e preziosa per la Chiesa e per il nostro servizio”. E aveva aggiunto: “Joseph Ratzinger continua a essere un maestro e un interlocutore amico per tutti coloro che esercitano il dono della ragione per rispondere alla vocazione umana della ricerca della verità”.
http://www.vaticannews.va/it/papa/news/2017-12/papa-francesco-benedetto-xvi-auguri-natale.html

E.P. ha detto...

Sì, quel "cercare di screditare le fraternità avversarie" è infatti uno dei tipici frutti dell'atteggiamento da tifoseria non meno che il voler minimizzare l'episodio della negazione del battesimo. Non appena si nomina qualche episodio sgradevole riguardante la FSSPX, infatti, immediate sono le levate di scudi e le omelie vittimiste-aggressive, come se considerassero questo blog un indice di gradimento per la Fraternità a cui aggiungere continuamente il proprio "contributo", poco importa che un'anima si veda negare il battesimo (ennesima conferma di una vecchia freddura del don Curzio Nitoglia: "se vai in un seminario diocesano perdi la fede, ma se vai in quello della FSSPX perdi la carità").

@E.P. ha detto...

"Se vai in un seminario diocesano perdi la fede, ma se vai in quello della FSSPX perdi la carità".
Conosce qualche altro istituto dove ci si "limita" a perdere la speranza?

Anonimo ha detto...

Se non ho capito male, il sito Disputationes Theologicae è il punto di riferimento del gruppo Associazione chierici “San Gregorio Magno” (SGM), che nasce nel 2014 dalla separazione dall'Istituto del Buon Pastore di due sacerdoti (Don Stefano Carusi, Abbé Louis-Numa Julien) e due seminaristi. Si qualificano come “resistenti dell’IBP”
L’Istituto del Buon Pastore nasce nel 2006 ad opera di cinque sacerdoti che lasciano la FSSPX, per fondare una società di vita apostolica tradizionale riconosciuta dalla Santa Sede, convinti di poter continuare a condurre la battaglia in difesa della Fede e della Tradizione, all'interno della Chiesa, svolgendo il ruolo di vigile critica rispetto alle deviazioni conciliari e post-concilari. Ottengono di potere celebrare esclusivamente la Messa tridentina di muovere “critiche costruttive” al CVII. Successivamente e gradualmente vengono “normalizzati” sempre più. Ha così luogo la scissione dall’IBP dei due sacerdoti che fondano la SGM. Il co-fondatore della IBP don Guillaume de Tanoüarn il 16 aprile 2016 firma per il sito francese Aleteia un intervento in favore di AL, dandone una, forzata, ermeneutica di continuità con la Tradizione cattolica (qui http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1486_Don-de-Tanouarn_AL_Un_manuale_di_misericordia.html). Questo il contesto.


Nel merito del post (e di quelli collegati).
Mi è chiaro che gli autori criticano, sia i compromessi di coloro che sono entrati in “piena comunione” con Roma, sia la rigidità della FSSPX, che ancora ne resta fuori. Non mi è chiaro invece cosa sia esattamente quella “terza via” che propongono. La storia dell’IBP, come quella di tutti coloro che tentano di rimanere fedeli alla Tradizione nella piena comunione con una Roma che di quella Tradizione nega l’esistenza, ritenendo che la “tradizione” sia tutto ciò che passa per la mente e per la bocca del papa vivente (C. “tradizione vivente”, eternamente mutevole) dimostra che chi si è fatto stringere dalle braccia “paternamente” aperte di questa Roma ne è rimasto “modernizzato” e “conciliarizzato”. Oppure è stato commissariato e, sostanzialmente, soppresso. Perché la falsa e mutevole “tradizione del qui e ora” è incompatibile con la fedeltà a ciò che è stato Rivelato e integralmente Trasmesso e che è immutabile.

Riporto da Esistenzialmente Periferico (https://letturine.blogspot.it/2013/07/superior-stabat-lupus.html )
“La prima dolorosa lezione che si ottiene dalle vicende dell'IBP è che oggi chi ha a che fare con la liturgia tradizionale in latino non dovrebbe fidarsi troppo delle autorità della Chiesa”.

Sempre dal blog di EP(https://letturine.blogspot.it/2013/09/la-maggioranza-di-quattro-voti-su-nove.html ) riporto due domande retoriche dello stesso don Stefano Caruso della San Gregorio Magno (cui è riferibile il sito Disputationes Theologicae):

“1) un giovane vocato al sacerdozio che intendeva entrare nell'IBP per la sua peculiarità ma lo vede snaturare con strane manovrine, cosa può pensare?

2) i "lefebvriani" come potranno considerare un possibile accordo con la Santa Sede, alla luce del fatto che in pochissimi anni vedono prima approvare e poi snaturare l'IBP?”

Anna

E.P. ha detto...

Aggiungo pure che ritengo inevitabile nella FSSPX l'autoridursi a club esclusivo con annessa tifoseria, poiché la vera data di nascita della Fraternità è stata il momento in cui Lefebvre ha deciso che la essa aveva bisogno di non «uno» ma di «diversi vescovi, scelti nella Tradizione» (2 giugno 1988). Cioè il momento in cui lo stato di necessità è stato deliberatamente trasformato in un atto di ribellione volutamente simile ad altri precedenti (Tolone, 1981; Palmar de Troya, 1976), e la "Tradizione" è stata fatta letteralmente coincidere con la Fraternità.

Ora, nulla togliendo a tutto il bene fatto dalla Fraternità, quel doppio errore o viene riconosciuto come tale (e di conseguenza l'intera Fraternità andrebbe ripensata radicalmente), oppure si vive una schizofrenia coprendosi con la foglia di fico della mentalità del "noi siamo più speciali degli altri, noi abbiamo l'esclusiva della Tradizione, noi abbiamo l'esclusiva dello Stato di Necessità, noi siamo la Tradizione, le Messe tridentine buone sono solo le nostre, il Battesimo buono lo diamo solo a chi ci giura fedeltà assoluta, e poi il Vaticano II è buono al 95%, e poi papa Francesco ci sta per riconoscere..."

marius ha detto...

"Esiste una terza "via" che non sia un vicolo cieco come le altre due? Per individuarla basta saper guardare al di là del proprio naso." (EP)

Ma certo che esiste!!!
Basta partire da una posizione che stigmatizza per principio gli altri di tifoseria, ritenendosi così degli ottimi "super partes" e quindi per nulla criticabili.
Quindi una terza via che si fida solo del proprio naso per andarvi oltre.
Una scelta liberissima, per carità, ma non certo immune da una non proclamata ma in ogni caso sottintesa tifoseria per la propria "originale" posizione.

Anonimo ha detto...


Chi è che non sa leggere o non legge, prima di parlare...

EP accusa chi non è d'accordo con lui di non leggere gli articoli che pubblica o di non saper leggere; in sostanza di essere in malafede. E' il suo stile. Forse ha vissuto
troppo "in periferia".
Nel mio intervento dicevo: "dall'articolo e da quelli del 2011 citati etc. ". Gli articoli del 2011 citati sono appunto quelli cui si fa riferimento nell'articolo stesso, indicati in blu come "prima parte - seconda parte". Me li sono andati a leggere,appunto per documentarmi e li ho citati come "quelli del 2011". Forse EP non ha compreso il riferimento?

Ora, nel secondo di questi articoli, trovo: la FSSPX rinuncerebbe allora, se venisse all'accordo con Roma, auspice Benedetto XVI, oltre a certi cosiddetti suoi proclami anche "ai contenuti del libro di mons. Tissier, "La strana teologia di Benedetto XVI", sui quali è meglio stendere un velo pietoso".
Una simile stroncatura, a scatola chiusa (e con quale autorità?), può venire solo da partigiani di Ratzinger ossia da chi vede nella posizione per così dire intermedia di Ratzinger la "terza via" da mantenere. Il libro di mons. Tissier esiste anche in traduzione italiana.
Si potrà essere più o meno d'accordo con l'analisi di mons. Tissier ma non si può negare che essa costituisca un tentativo serio di portare alla luce: 1. il sostrato filosofico profano (esistenzialismo, ermeneutica, sulla linea: Schleiermacher, Dilthey, Heidegger, Gadamer) che sta al fondo della "ermeneutica della riforma nella continuità" teorizzata da Ratzinger + 2. Gli elementi teologicamente ambigui nella concezione che Ratzinger ha del "mistero della redenzione". Evidentemente, per i redattori di Disp. Teol. il solo criticare Ratzinger costituisce anatema.
Mi sembra, inoltre, che, in uno dei due articoli del 2011 di Disp. teol. si cerchi di giustificare in qualche modo l'accettazione ratzingeriana della famosa e funesta Giornata di Preghiera Ecumenica di Assisi, inaugurata da GPII.

I due articoli del 2011 ("prima parte - seconda parte") sono a mio modesto avviso due pessimi articoli, pieni di una pregiudiziale acredine nei confronti della FSSPX. Quali che siano le intenzioni dei loro autori, servono solo ad intorbidare le acque, a far confusione.
L'ipotesi della c.d. "terza via" resta infatti nebulosa, per non dire risibile, visto che i suoi mentori altri non sono che GPII e Benedetto XVI, ampiamente corresponsabili dell'attuale sfacelo della Chiesa.
PP

viandante ha detto...

Caro Esistenzialmente Periferico, se da un lato quel fatto da lei evocato va stigmatizzato, il voler generalizzare ("ritengo inevitabile nella FSSPX ...") è invece proprio il sintomo di un atteggiamento da tifoseria.
Peccato mi sembri ci sia cascato anche lei.

E.P. ha detto...

Caro Viandante, a sostegno della mia opinione ho presentato dei fatti, non dei sofismi.

E.P. ha detto...

Caro Marius, ha letto o no l'articolo presentato?

viandante ha detto...

Ha presentato un fatto (verificabile nella sua oggettività), e vi ha costruito un castello (ritengo che...): se questo non è generalizzare mi dica lei cosa è?

Inoltre, ammesso e non concesso che lei abbia ragione, nella situazione attuale in cui versa attualmente la Chiesa, ritiene lei che sia questo il punto più prioritario su cui agire? Personalmente non credo proprio, ma forse lei ha altre priorità che la lotta al modernismo con tutto ciò che ne consegue ...

mic ha detto...

Caro E.P.
i tuoi interlocutori non sono certo dei pressappochisti e, se sono intervenuti, penso che sia proprio perché hanno letto e reagito di conseguenza.
Non ritengo la FSSPX depositaria esclusiva della Tradizione, ma non capisco gli interventi dal dente avvelenato, che tra l'altro non giovano a nessuno.

marius ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
marius ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Cesare Baronio ha detto...

Sul silenzio talvolta indecoroso degli istituti conservatori non vale la pena dilungarsi: sono la prova del compromesso cui, volenti o nolenti, essi devono sottostare per veder riconosciuta la propria autonomia - ancorché parziale - e tra questi spicca l'obbligo più o meno implicito di accettare il concilio e i suoi errori.

Sugli arbitrii di alcuni sacerdoti della FSSPX ci sarebbe da discutere, non essendo essi prassi ufficiale ed essendo altresì evidente che vi sono molti altri casi di segno opposto, dove per prudenza e talvolta per buon senso i sacerdoti della Fraternità preferiscono non formulare divieti che, per mille ragioni, possono difficilmente esser seguiti dai fedeli. Anzi mi risulta che vi siano sacerdoti che hanno celebrato e celebrano tuttora Messe in chiese rette da sacerdoti diocesani, intrattenendo con essi rapporti di cortesia e buon vicinato.

Ciò che non ho letto in questo post è invece ciò che si prepara per il Capitolo della FSSPX, per il quale pare che si sia già deciso - ancor prima della votazione dei suoi membri - chi sarà il nuovo Superiore Generale. E si vocifera che il successore di mons. Fellay sarà favorevole al riavvicinamento con Roma ed alla regolarizzazione della Fraternità.

Detto questo - ammesso e non concesso che la Provvidenza non ordini le cose diversamente - non vi sarà di che meravigliarsi se anche la FSSPX finirà ridotta al silenzio come l'IPB e la FSSP, con il conseguente abbandono di una parte dei suoi membri, decisi ad opporsi all'attuale apostasia.

Personalmente - e lo dico proprio perché non faccio parte della FSSPX - ritengo sia preferibile continuare a tenersi prudentemente separati dal Sinedrio romano, almeno finché non vi saranno maggiori garanzie di una sua reale conversione all'integralità dell'ortodossia. Gli esempi dell'IBP, della FSSP e dell'ICRSS confermano - semmai ve ne fosse bisogno - che la loro presenza in seno alla compagine ecclesiale modernista non solo non rappresenta alcun beneficio per il ritorno di Roma alla vera Fede, ma è anzi un inquietante elemento di normalizzazione strumentale all'attuale crisi dottrinale, morale, liturgica e disciplinare.

La politica della gestione del dissenso - in cui i Comunisti ed i rivoluzionari in genere hanno fatto scuola anche in Vaticano - implica che vi sia anche un'opposizione pilotata, che in questo caso si limita a celebrare i riti della Chiesa Cattolica, aderendo però alla dottrina della neo-chiesa. E' la mentalità da supermercato, secondo la quale all'interno della stessa religione conciliare è possibile avere Pontificali tridentini e Messe ecumeniche, Cardinali in cappamagna e Prelati che comunicano in sacris con gli acattolici, pianete plicate e riti catecumenali.

Basterebbe questa babele per dissuadere chi si trova accidentalmente separato da essa dal cercare un'unità apparente, basata sull'implicita accettazione dell'errore e sul ricatto. Pagare il tributo all'idolo conciliare per avere legittimità e riconoscimento canonico non è un'eventualità remota, paventata da chi crede di possedere il monopolio della Verità, ma una realtà sotto gli occhi di tutti, e che come prima conseguenza comporta il silenzio assoluto sulle intollerabili deviazioni di quella setta che - grazie all'autorità ch'è riuscita ad usurpare - oggi oscura la Chiesa Cattolica, essendosi sostituita ad essa.

Ne scriverò più diffusamente nei prossimi giorni, e spero che le mie riflessioni possano contribuire ad un confronto onesto e non offuscato da pregiudizi di parte.








Luisa ha detto...

EP sostiene oggi i "resistenti" usciti dall`IBP come in un passato recente sosteneva i "resistenti" usciti dalla FSSPX e sempre con lo stesso ardore e lo stesso linguaggio che non tollera avvisi contrari, quando si accusa l`altro di non capire, di non aver letto, di fare sofismi, ecc., ogni dialogo diventa difficile, quel che io posso solo dire è che i cattolici della FSSPX che mi onoro di conoscere NON corrispondono affatto alla descrizione che di loro viene fatta da chi sembra proprio avere un dente avvelenato contro la Fraternità.

E.P. ha detto...

Se un parroco postconciliare avesse posto come condizione per il battesimo quella di frequentare solo la parrocchia e mai una realtà tradizionale, si può essere carti che nessuno qui avrebbe reagito limitandosi a dire che è solo un "elemento un po' estremista" e che ci sono tanti parroci diocesani che hanno rapporti di ottimo vicinato, nessuno avrebbe ignorato la situazione di un convertito che si vede negare il battesimo perché non cede ad un ridicolo ricatto, nessuno avrebbe accettato l'idea che il sullodato parroco potesse passarla liscia.

La tifoseria, in quanto tale, adopera due pesi e due misure. E perciò lo stesso gesto malvagio viene valutato diversamente se a compierlo sono dei parroci postconciliari o dei membri della Fraternità. E quindi viene loro istintivo difendersi dagli argomenti attaccando la persona, perché al tifoso non conviene mai procedere dai fatti.

Ed infatti il sottoscritto viene accusato di essere tifoseria di parte opposta: «sostiene i "resistenti"...» Guai a chiedersi per quale motivo tali "resistenti" meriterebbero sostegno.

Mi permetto di segnalare qui anche un vecchio botta e risposta sull'accordo tra la FSSPX e la Roma modernista, [qui] sullo stesso blog Disp. Theol., quantomeno nel punto 2, come spunto di riflessione per coloro che ritengono di non essere etichettabili come tifosi della FSSPX.

giacomo muraro ha detto...

“…i cattolici della FSSPX che mi onoro di conoscere NON corrispondono affatto alla descrizione che di loro viene fatta da chi sembra proprio avere un dente avvelenato contro la Fraternità”.
Condivido quanto affermato da Luisa. Sto facendo felicemente la sua stessa esperienza.

Quanto alla diatriba sulla possibilità di una terza via, io credo che non sia possibile nessuna terza via, nessuna ermeneutica della continuità. Qualcuno mi spieghi come si possano leggere i documenti conciliari infarciti di errori condannati dai papi precedenti, e interpretarli e spiegarli alla luce della dottrina preconciliare. Mi sembra un’operazione impossibile.

C’è UNA SOLA VIA POSSIBILE, LA VIA DELLA VERITA’ CHE E’ UNA E INDIVISIBILE.

La barca di Pietro ha fatto naufragio; esistono pochissime zattere di salvataggio; l’unica che non dà segni di affondamento è quella della FSSPX. Tutte le altre, prima o dopo, vengono trascinate nel gorgo. Ho letto recentemente questo meraviglioso libro di Marcel Lefebvre: LO HANNO DETRONIZZATO, e ho capito i veri motivi del disastro attuale.

Intensifichiamo la preghiera, cerchiamo di conseguire la santità, imploriamo la Vergine Madre che ci venga in aiuto, e infine sia fatta la volontà di Dio.

gm

Luisa ha detto...

Mi dispiace EP, spero non me ne vorrà se dico : cvd.
Se taluni, come me, non entrano in discussione non è perchè non hanno argomenti, non leggono, non capiscono, sarebbero "tifosi", ma perchè come nel passato sembra impossibile discutere con lei senza arrivare a toni molto accesi che non escludono l`insulto, contariamente a quel che lei pretende se io, ad esmepio ancora, non "sostengo" i ""resistenti"" in particolare i fuoriusciti dalla FSSPX è semplicemente perchè non mi trovo in accordo con loro e non per partito preso ma dopo aver letto i loro argomenti.
I pregiudizi contro la FSSPX e chi la dirige sono in realtà giudizi perentori e definitivi, senza "nuance", sono condanne a priori, niente e nessuno si salva, a partire dal "capo" !

marius ha detto...

EP, in definitiva cosa propone?

E.P. ha detto...

Proponevo solo di leggere con attenzione l'articolo di Disputationes, ma dato che ciò richiede ammettere che la FSSPX non è esente da macchie e da incoerenze, la proposta è evidentemente finita nel vuoto.

marius ha detto...

EP, intendo cosa propone Lei esistenzialmente e concretamente al di là dell'obiettivo spicciolo di far le pulci alla FSSPX

Cesare Baronio ha detto...

Se guardiamo una sua foto pubblicata sul sito di Una Vox (http://www.unavoce-ve.it/camerino18-10-08.htm) vediamo don Stefano Carusi, firmatario dell'articolo pubblicato su Disputationes theologicae, rivestito della pianeta plicata per una funzione della Settimana Santa, quand'era ancora nell'IBP.

La domanda che sorge spontanea è a quale titolo, di grazia, l'IBP celebri secondo il rito precedente alla riforma di Pio XII, quando tanto l'Indulto Ecclesia Dei quanto il successivo Motu Proprio Summorum Pontificum prevedono espressamente l'uso del Messale del 1962, a norma del Motu Proprio Rubricarum instructum promulgato da Giovanni XXIII.

Un altro arbitrio, dunque, da parte di chi oggi mostra da un lato un ossequio sin troppo esuberante nei confronti dell'attuale gerarchia, e dall'altra disobbedisce bellamente (o quantomeno ha disobbedito in passato) alle precise disposizioni della Santa Sede. E casi simili si trovano su internet anche per l'ICRSS ed altri istituti...

Insomma, una forma di libero esame applicato alla liturgia, che pare in contraddizione con la professata obbedienza alla Sede di Pietro e rende poco credibili certi appelli.

mic ha detto...

la FSSPX non è esente da macchie e da incoerenze, la proposta è evidentemente finita nel vuoto.

Mi pare normale che la FSSPX non sia esente da macchie e da incoerenze, mentre la renitenza e l'incoerenza della FSSP sul concilio erano ben note. E con ciò? Abbiamo forse nel quartetto di don Carusi un nuovo manipolo di duri e puri? Non credo che fosse questo che si voleva dimostrare.
Forse sono dura di comprendonio, ma francamente non trovo il bandolo di questa matassa, tranne che ne scaturisce la convinzione che se la FSSPX siglasse un accordo farebbe la stessa fine dell'IBP e compagnia. Ma nello stesso tempo la si condanna per le tendenze più intransigenti dalle quali non sembra esente. E allora torno a ripetere: e con ciò? Anche queste erano note.
Personalmente sono convinta che la regolarizzazione canonica ha i suoi rischi e rappresenta una scommessa. Per come si sono imbastardite le cose in quest'ultimo scorcio di pontificato credo che sia difficile per chiunque decidere. Quel che c'è da dire la Fraternità lo dice, sia pure con uno stile più defilato e prudente rispetto al passato. Ma trovatemi un chierico (tra quelli che ci mettono la faccia) non defilato e prudente, oggi... tranne qualche rara avis (mi viene in mente don Morselli) e qualche figura su cui, così a naso, non scommetterei.

E.P. ha detto...

Non capisco dove e perché sussisterebbe il divieto di "far le pulci alla FSSPX".

Sarei piuttosto curioso di sapere quanti tifosi della Fraternità rimpiangono il metodo dei comunisti del dopoguerra: ai bei tempi nessuno poteva dire che forse a Mosca si sbagliavano in qualcosa, altrimenti veniva sbranato dalla stampa...

A titolo di cronaca qualche anno fa a Trinità dei Pellegrini celebrarono col rito del '58 (e addirittura, dopo la Messa, la tifoseria locale molto giovialmente ci disse che dopotutto grazie al Summorum Pontificum uno può scegliersi qualsiasi cosa preconciliare). Chissà quante altre volte sarà successo.

marius ha detto...

"Non capisco dove e perché sussisterebbe il divieto di "far le pulci alla FSSPX"."

Io non ho parlato di divieti.
Quindi ripeto la mia semplice domanda:

EP, cosa propone Lei esistenzialmente e concretamente al di là dell'obiettivo spicciolo di far le pulci alla FSSPX?

E.P. ha detto...

Credevo che a tema ci fosse l'articolo presentato su questa pagina.

Luisa ha detto...

Ho letto stamattina tutti i commenti, ammetto che, dopo aver letto il post e capito che da parte dei "resistenti" dell`IBP non c`era nulla di nuovo, li avevo letti in diagonale e così scopro il commento di PP che mic giudica "molto equilbrato", è far prova di grande equilibrio dire che:

"Considerare Ratzinger-Benedetto XVI un difensore della vera dottrina della Chiesa è un errore clamoroso. Egli è stato ed è il tipico modernista moderato ben imbottito di profumata bambagia accademica, soprattutto profana: un distinto professore tedesco, dal tratto signorile, ben diverso da quello del suo successore."?

Me lo domando, certi eccessi mi sembrano ben lontani dall`espressione equilibrata di una critica che ha tutti i diritti di esistere.
Decisamente ognuno ha i suoi bersagli preferiti, i "resistenti" hanno i loro e la loro musica non cambia, e PP rinnova la sua "profonda stima " per Benedetto XVI.
Avete in italiano un`espressione che mi piace molto:
"il troppo storpia".

Luisa ha detto...


A proposito della FSSP vorrei segnalare che al link qui sotto è possibile ( da agosto 2014) seguire ogni giorno la Santa Messa celebrata alla basilica Notre-Dame di Friborgo:

http://www.messeendirect.net/

http://www.fssp.ch/fr/messeendirect.htm

mic ha detto...

Decisamente ognuno ha i suoi bersagli preferiti, i "resistenti" hanno i loro e la loro musica non cambia, e PP rinnova la sua "profonda stima " per Benedetto XVI. "il troppo storpia".

Luisa,
chi riesce a sottrarsi dal fascino del distinto e canuto ex papa Ratzinger, non si ostina, come te, a vedere un bersaglio, laddove non si fa altro che argomentata e motivata critica. Del resto la degenerazione attuale non nasce come un fungo ma ha dei prodromi ben individuati (che precedono e seguono lo stesso Ratzinger) dei quali parliamo da tempo.
E' vero che il troppo stroppia (simpatico il tuo refuso da francofona ;) ), ma può diventare "troppo" anche una difesa ad oltranza, comprensibile dal punto di vista sentimentale, ma meno da quello razionale.

Luisa ha detto...

Mi dispiace Maria ma questa volta non sono d`accordo con te, se io difendo "ad oltranza" Benedetto XVI, ma tu sai perfettamente che non gli ho risparmiato anche le mie critiche , non lo faccio unicamente per ragioni sentimentali, il mio affetto per lui non ha anestetizzato la mia mente, la mia ragione partecipa all`affetto, stima e rispetto che ho per lui.
Detto questo, osservo da anni oramai che anche su questo blog altri lo attaccano ad oltranza, non credo di avere omesso di dire che le critiche, le analisi, sono normali e talvolta anche salutari, ma il troppo storpia, l`eccesso storpia, il sentenziare, da non so quale tribuna autorevole, come è stato fatto su questo blog, che Benedetto XVI è un "teologo mediocre", " imbottito di profumata bambagia accademica, soprattutto profana ( solo alcuni esempi di una lunga lista) non è a mio avviso una critica seria e argomentata.

marius ha detto...

http://www.messeendirect.net/
http://www.fssp.ch/fr/messeendirect.htm

Grazie Luisa per la preziosa segnalazione, molto utile per chi non riesce ad avere una Messa VO in ragionevoli lontananze

Luisa ha detto...

Prego Marius, mi è sembrato giusto, ancor più in questo post, mostrare tutto il bene che fa la FSSP, la possibilità di seguire la Santa Messa ogni giorno in diretta per internet e anche sui telefonini è solo uno degli aspetti della loro pastorale attiva.
Con i tempi che corrono, avere quell`oasi di retta dottrina e formazione, e l`accompagnamento dei sacerdoti, è una "denrée" talmente rara che non ci si sofferma troppo sul fatto che siano silenziosi sulle aberrazioni-derive e "comnportamenti a rischio" che la gerarchia della chiesa ci offre quasi quotidianamente!
Un caro saluto.

marius ha detto...

Luisa, infatti mi trovo in casa di amici che distano la bellezza di 2 ore e mezza di auto dalla Messa celebrata dalla FSSPX.
In simili casi poter seguire la S.Messa tramite i moderni mezzi tecnologici è un grande vantaggio.

Certo è innegabile che ci sia una differenza di concezione tra le due fraternità sacerdotali, e ne abbiamo constatato degli esempi poco sopra.

Nell'ambiente FSSP della Suisse romande sentivo commenti spontanei parecchio insofferenti verso i fratelli FSSPX.
Quindi non mi meraviglia che possa esserci una certa tendenza alla dissuasione alla frequentazione reciproca.

Tuttavia una Messa via internet non sembra costituire un grosso pericolo che altrimenti vi sarebbe nel caso di frequentazione fisica in loco, con la conseguenza che la conoscenza e la simpatia reciproca che inevitabilmente si sviluppa tra le persone possa innescare un annebbiamento della chiarezza dottrinale a cui si decide di aderire.

L'ideale sarebbe di sapersi relazionare vivendo un sano e proficuo confronto, ma purtroppo la natura umana non sempre funziona in questo modo: questo limite lo vediamo spesso anche nelle incomprensioni che si generano e si alimentano proprio su questo blog.

marius ha detto...

A complemento di quanto citato sopra, anche la FSSPX offre la S.Messa in streaming a ritmo domenicale:

http://www.sanpiox.it/i-priorati/rimini/messa-in-diretta

E.P. ha detto...

Il problema centrale è la salvezza delle anime, non dei "commenti spontanei parecchio insofferenti" - che peraltro qualche fondamento potrebbero avercelo (e in tal caso dovrebbero interrogarsi più i commentati che i commentatori).

marius ha detto...

(e in tal caso dovrebbero interrogarsi più i commentati che i commentatori)

Interrogarsi compete a tutti in ugual misura.
EP invece qui ritiene che dovrebbero "interrogarsi più i commentati (FSSPX) che non i commentatori (FSSP)".
Con ciò abbiamo potuto constatare per chi TIFA Esistenzialmente Periferico.

In tutta franchezza ha detto...

ne consegue che:
a) se è pericoloso accettar sempre **qualsiasi compromesso**, debbo arguire che è giusto accettarne a volte alcuni. Chi decide ed in base a cosa tale discrimine?
b)ammesso che entrambe le scelte stigmatizzate dall'articolo siano degli eccessi, secondo voi, quale è meno pericoloso per le anime? Quale scelta Dio la considererà più giustificata, o meno negativa?
Rispondendo come è stato risposto:
per tutta franchezza ha detto...
In tutta franchezza non capisco perche' debba essere Più Giustificata o Meno Negativa la negazione del battesimo a un convertito.
Ovviamente si deve concludere che si preferisce la scelta dei compromessi. Non dico che ciò sia sbagliato, dico che è una risposta che, così come è stata formulata non risponde e non tiene conto dei contesti. Finiamola qua, che già sono stato frainteso abbastanza.

E.P. ha detto...

1) un vero tifoso non sa immaginare un peggior insulto dell'appartenere ad un'altra tifoseria.

2) sono disposto ad accettare un compromesso sul colore della mia sedia, non sul colore dei paramenti.

3) finora ancora non si è visto un esponente della FSSPX rammaricarsi per il trattamento inflitto al convertito. "Compagni, Mosca non sbaglia mai".

marius ha detto...

3) finora ancora non si è visto un esponente della FSSPX rammaricarsi per il trattamento inflitto al convertito. "Compagni, Mosca non sbaglia mai".

Esistenzialmente Periferico non solo ha l'hobby del far le pulci, ma evidentemente ha pure il dente avvelenato. Lui sì che non sbaglia mai!