Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 23 marzo 2020

Card, Raymond Leo Burke . Messaggio sulla lotta contro il coronavirus, COVID-19

Nella nostra traduzione dal suo sito personale, ci raggiungono, nel pieno della prova, le esortazioni del card. Raymond Burke. Tra i punti salienti delle sue affermazioni: "quando ci troviamo in situazioni di grande sofferenza o quando siamo in pericolo di vita, spesso chiediamo: “Dov’è Dio?”. Ma la vera domanda è: “Dove siamo noi?”. In altre parole, Dio è sicuramente con noi per aiutarci e salvarci, specialmente nei periodi di gravi prove o nel momento della morte, ma spesso siamo troppo lontani da Lui a causa della nostra incapacità di riconoscere la nostra dipendenza totale da Lui e, pertanto, di pregarLo ogni giorno e di offrirGli la nostra venerazione. ...La preghiera, gli atti di devozione e l’adorazione e soprattutto la Confessione e la Santa Messa sono essenziali per farci rimanere spiritualmente sani e forti e per farci cercare l’aiuto di Dio in un’epoca di grave pericolo per tutti. Pertanto, non possiamo accettare passivamente quelle decisioni dei governi secolari che vogliono equiparare il culto dato a Dio all’andare al ristorante o a fare una gara di atletica".

Card, Raymond Leo Burke . Messaggio sulla lotta contro il coronavirus, COVID-19
Cari amici,
È ormai da tempo che siamo in guerra contro la diffusione del coronavirus, COVID-19. Per quanto ne sappiamo — e una delle difficoltà di questa lotta consiste proprio nel fatto che molte informazioni su questo virus sono ancora ignote — la battaglia continuerà ancora per diverso tempo. Il virus in questione è particolarmente insidioso, poiché ha un periodo di incubazione relativamente lungo — alcuni dicono di 14 giorni, altri di 20 giorni — ed è altamente contagioso, molto di più rispetto ad altri virus già noti.
Uno dei principali metodi naturali di difendersi contro il coronavirus è quello di evitare ogni contatto ravvicinato con altre persone. È importante mantenersi sempre a distanza — alcuni dicono un metro, altri un metro e ottanta — l’uno dall’altro e, ovviamente, evitare raggruppamenti di massa, ossia situazioni in cui un certo numero di persone è in stretto contatto.
Inoltre, dato che il virus si trasmette per mezzo di minuscole goccioline emesse quando una persona starnutisce o si soffia il naso, è importantissimo lavarsi le mani frequentemente con sapone disinfettante e acqua tiepida per almeno 20 secondi, e usare detergenti e salviette disinfettanti. È anche importante disinfettare tavolini, sedie, banchi, etc. su cui tali goccioline potrebbero essere cadute e da cui esse sarebbero in grado di trasmettere il contagio per un certo tempo. Se starnutiamo o ci soffiamo il naso, ci viene consigliato di usare un fazzoletto di carta, di gettarlo via immediatamente e poi di lavarci le mani. Ovviamente le persone a cui viene diagnosticato il coronavirus si devono sottoporre alla quarantena, e quelle che non si sentono bene — anche se non si è ancora chiarito se siano affette da coronavirus o no — devono, come atto di carità nei confronti del prossimo, restare a casa finché non si sentono meglio.

Vivendo in Italia, in cui la diffusione del coronavirus si è rivelata particolarmente mortale, specialmente per gli anziani e per coloro che sono affetti da altri problemi di salute, mi sento edificato dal modo scrupoloso con cui gli italiani stanno proteggendo se stessi e gli altri dal contagio. Come avrete già letto, il sistema sanitario italiano è messo a dura prova dalla necessità di provvedere al ricovero indispensabile e a sottoporre a cure intensive le persone più vulnerabili. Per favore, pregate per il popolo italiano e specialmente per le persone per le quali il coronavirus può essere fatale e per quelle incaricate di curarle. Essendo un cittadino statunitense ho seguito lo sviluppo della diffusione e so che quanti vivono negli Stati Uniti si preoccupano sempre di più di fermarla affinché non vi si ripeta la situazione che si sta vivendo in Italia.

Una situazione che provoca in noi certamente profonda tristezza e anche paura. Nessuno vuole contrarre il virus o che altre persone lo contraggano. Ci sentiamo preoccupati in modo particolare per i nostri cari anziani o per chi è di salute precaria per i quali la diffusione del virus potrebbe tradursi in un pericolo mortale. Per combattere la diffusione ci troviamo tutti in una sorta di ritiro spirituale forzato, confinati nelle nostre case e nell’impossibilità di mostrare alla nostra famiglia e ai nostri amici gli abituali segni di affetto. Per le persone in quarantena la situazione è ancora più dura, dato che non possono avere contatti con nessuno, nemmeno a distanza.

Come se non bastasse la preoccupazione per il virus, non possiamo nemmeno ignorare la crisi economica provocata dalla sua diffusione, con i suoi effetti terribili sugli individui e sulle famiglie e su coloro che in così tanti modi garantiscono servizi nella nostra vita quotidiana. E non possiamo neppure escludere la possibilità di un ingente numero di morti tra le popolazioni dei nostri paesi e del mondo intero.

È dunque bene apprendere e utilizzare tutti i metodi naturali necessari per difenderci contro il contagio. L’uso di ogni mezzo prudente per evitare la diffusione del coronavirus è un atto fondamentale di carità. I mezzi naturali di prevenzione della diffusione del virus devono però tenere in conto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere: per esempio, l’accesso al cibo, all’acqua e alle medicine. Per esempio, lo Stato, pur imponendo restrizioni sempre più severe al movimento degli individui, consente che questi ultimi possano visitare i supermercati e le farmacie, osservando la precauzione di mantenere le distanze con gli altri e di usare disinfettanti.

Tra quanto necessario per la nostra vita, non dobbiamo dimenticare che al primo posto è la nostra relazione con Dio. Ricordiamo le parole di Nostro Signore nel Vangelo secondo Giovanni: “Se qualcuno mi ama, osserverà le mie parole, e mio Padre lo amerà, e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (14, 23). Cristo è il Signore della natura e della storia. Egli non è distante e disinteressato nei nostri confronti e per il mondo. Egli ci ha promesso: “Io Sono con voi sempre, fino alla fine dei tempi” (Mt 28, 20). Combattendo il coronavirus, la nostra arma più efficace è pertanto la nostra relazione con Cristo attraverso la preghiera e la penitenza, i vari atti di devozione e il culto sacro. Ci rivolgiamo a Cristo affinché ci liberi da questa pestilenza e da ogni male: non succede mai che Egli non risponda con amore puro e disinteressato. Per questo è necessario — in ogni tempo e soprattutto nelle epoche di crisi — che ci sia dato accesso alle nostre chiese e cappelle, ai sacramenti e alle devozioni e preghiere pubbliche.

Così come possiamo comprare cibo e medicine con la dovuta attenzione a non diffondere il coronavirus, dobbiamo poter avere anche la possibilità di pregare nelle nostre chiese e cappelle, di ricevere i sacramenti e di partecipare ad atti di preghiera e devozione pubblici, in modo da poter sperimentare la vicinanza di Dio e rimanere  a Lui vicini, chiedendo in modo appropriato il Suo aiuto. Senza l’aiuto di Dio siamo irrimediabilmente perduti.

Nel corso della storia, nelle epoche di pestilenza, i fedeli si sono sempre riuniti elevando ferventi preghiere e partecipando a processioni. Difatti, il Messale Romano promulgato da Giovanni XXIII nel 1962 contiene testi speciali per la Santa Messa da leggere nelle epoche di pestilenza: la Messa Votiva per la liberazione dalla morte in epoche di pestilenza (Lezionario per le Missae ad Diversa e votive, n. 23). Analogamente, nelle Litanie tradizionali dei Santi, preghiamo: “O Dio, liberaci dalle peste, dalla carestia e dalla guerra”. Spesso, quando ci troviamo in situazioni di grande sofferenza o quando siamo in pericolo vita, chiediamo: “Dov’è Dio?”. Ma la vera domanda è: “Dove siamo noi?”. In altre parole, Dio è sicuramente con noi per aiutarci e salvarci, specialmente nei periodi di gravi prove o nel momento della morte, ma spesso siamo troppo lontani da Lui a causa della nostra incapacità di riconoscere la nostra dipendenza totale da Lui e, pertanto, di pregarLo ogni giorno e di offrirGli la nostra venerazione.

In questi giorni ho sentito molti cattolici profondamente rattristati e scoraggiati dall’impossibilità di pregare e adorare nelle loro chiese e cappelle. Essi comprendono la necessità di osservare le misure precauzionali di distanza dal prossimo e di seguire tutte le altre indicazioni, e sono disposti a farlo senza alcuna difficoltà nei loro luoghi di culto. Ma troppo spesso devono accettare la profonda sofferenza causata dall’avere le loro chiese e cappelle chiuse e dall’essere privati dell’accesso alla Confessione e alla Santissima Eucarestia.

Una persona di fede non può considerare la presente calamità in cui ci troviamo senza considerare allo stesso tempo quanto distante sia la nostra cultura popolare da Dio. Non solo essa è indifferente alla Sua presenza in mezzo a noi, ma è anche apertamente ribelle contro di Lui e contro il buon ordine con cui Egli ci ha creati e ci sostiene nella nostra esistenza. Basti pensare ai frequenti e violenti attacchi contro la vita umana, maschile e femminile, che Dio ha creato a Sua immagine e somiglianza (Gn 1, 27), agli attacchi contro gli innocenti e indifesi bambini non ancora nati e contro quanti dovrebbero essere i primi di cui prendersi cura, coloro che sono pesantemente afflitti da malattie gravi o dall’età avanzata o da necessità particolari. Ogni giorno assistiamo alla diffusione della violenza in una cultura che non rispetta la vita umana.

Basti anche pensare agli attacchi pervasivi contro l’integrità della sessualità umana, contro la nostra identità di uomini o di donne con la pretesa di definire al posto nostro, utilizzando spesso mezzi violenti, un’identità sessuale diversa da quella che ci è stata data da Dio. Con preoccupazione ancor più grande siamo testimoni degli effetti devastanti sugli individui e sulle famiglie della cosiddetta “ideologia di genere”.

Siamo inoltre testimoni — persino all’interno della Chiesa — di un paganesimo che venera la natura e la terra. Vi sono all’interno della Chiesa persone che si riferiscono alla terra come se fosse la nostra madre, come se venissimo da essa e se essa fosse la nostra salvezza. Ma noi veniamo dalle mani di Dio, Creatore del Cielo e della Terra. In Dio solo troviamo la salvezza. Preghiamo con le parole divinamente ispirate del salmista: “Solo [Dio] è mia rupe e mia salvezza, mia roccia di difesa: non potrò vacillare” (Sal 62, 3). Possiamo osservare come la stessa vita di fede sia diventata sempre più secolarizzata e abbia quindi compromesso la Signoria di Cristo, Dio Figlio Incarnato, Re del Cielo e della Terra. Siamo testimoni di moltissimi altri mali che derivano dall’idolatria, dalla venerazione di noi stessi e del nostro mondo che ha preso il posto della venerazione di Dio, Fonte di ogni esistenza. Constatiamo tristemente all’interno di noi stessi la verità delle parole ispirate di San Paolo a proposito dell’“empietà e l’ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia”: “hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del Creatore, che è benedetto nei secoli!” (Rm 1, 18.25).

Molte persone con cui sono in contatto, riflettendo sull’attuale crisi sanitaria mondiale con tutti gli effetti ad essa connessi, mi hanno manifestato la loro speranza che essa ci induca — come individui e come famiglie — a riformare le nostre vite, a ritornare a Dio Che è sicuramente vicino a noi e Che ci mostra incessantemente e senza misura la Sua misericordia e il Suo amore. Non c’è dubbio sul fatto che mali così grandi come le pestilenze siano il frutto del peccato originale e dei nostri peccati attuali. Dio, nella Sua giustizia, deve riparare il disordine che il peccato introduce nelle nostre vite e nel nostro mondo. In realtà, Egli soddisfa le nostre richieste di giustizia per mezzo della Sua sovrabbondante misericordia.

Dio non ci ha lasciato nel caos e nella morte che il peccato introduce nel mondo, bensì ha inviato il Suo Figlio unigenito, Gesù Cristo, a soffrire, morire e risorgere dai morti e ad ascendere nella gloria alla Sua destra per rimanere con noi sempre, purificandoci dal peccato e infiammandoci col Suo amore. Nella Sua giustizia, Dio riconosce i nostri peccati e allo stesso tempo la necessità della loro riparazione, nella Sua misericordia, Egli spande su di noi la grazia del pentimento e della volontà di fare riparazione. Il Profeta Geremia pregava: “Riconosciamo, Signore, la nostra iniquità, l’iniquità dei nostri padri: abbiamo peccato contro di Te. Ma per il Tuo Nome non abbandonarci, non disonorare il trono della Tua gloria. Ricordati! Non rompere la tua alleanza con noi” (Ger 14, 20-21).

Dio non ci volge mai le spalle; Egli non romperà mai la Sua alleanza con noi, di amore fedele e duraturo, anche se così spesso siamo indifferenti, freddi e infedeli. Dato che le sofferenze presenti vi svelano molta indifferenza, freddezza e infedeltà da parte nostra, siamo chiamati a rivolgerci a Dio e a implorare la Sua misericordia. Confidiamo che Egli ci ascolterà e ci benedirà donandoci la Sua misericordia, il Suo perdono e la Sua pace. Uniamo le nostre sofferenze alla Passione e alla Morte di Cristo e in questo modo, come afferma San Paolo, “complet[iamo] nella [nostra] carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del Suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24). Vivendo in Cristo sperimentiamo la verità della nostra preghiera biblica: “La salvezza dei giusti viene dal Signore; nel tempo dell’angoscia è la loro difesa” (Sal 37, 39). In Cristo, Dio ci ha pienamente rivelato la verità espressa dalla preghiera del salmista: “Misericordia e verità s’incontreranno; giustizia e pace si baceranno” (Sal 85, 11).

Nella nostra cultura totalmente secolarizzata si tende a considerare la preghiera, gli atti di devozione e l’adorazione al pari di altre attività come ad esempio andare al cinema o a vedere una partita — attività che non sono essenziali e che pertanto possono essere soppresse al fine di prendere ogni precauzione possibile per frenare la diffusione di un contagio mortale. Ma la preghiera, gli atti di devozione e l’adorazione e soprattutto la Confessione e la Santa Messa sono essenziali per farci rimanere spiritualmente sani e forti e per farci cercare l’aiuto di Dio in un’epoca di grave pericolo per tutti. Pertanto, non possiamo accettare passivamente quelle decisioni dei governi secolari che vogliono equiparare il culto dato a Dio all’andare al ristorante o a fare una gara di atletica. Se lo facessimo, coloro che già soffrono tanto per le conseguenze della pestilenza sarebbero private anche degli incontri col Signore Che è in mezzo a noi per reintrodurre la salute e la pace.

Noi vescovi e sacerdoti dobbiamo spiegare pubblicamente la necessità per i cattolici di pregare nelle loro chiese e cappelle e di recarsi in processione per le strade invocando la benedizione di Dio sul Suo popolo che soffre così intensamente. Dobbiamo ribadire che le leggi dello Stato, anche per il bene dello Stato stesso, riconoscono l’importanza peculiare dei luoghi di culto, specialmente in epoche di crisi nazionali e internazionali. In passato, infatti, i governi hanno compreso — sopra ogni cosa — l’importanza della fede, della preghiera e dell’adorazione da parte del popolo per vincere la pestilenza.

Così come siamo capaci di trovar modo di fornire cibo, medicine ed altri generi di prima necessità durante il contagio, senza rischiare irresponsabilmente la sua diffusione, possiamo anche trovare un modo di soddisfare le necessità della nostra vita spirituale. Possiamo fornire un maggior numero di opportunità di partecipare alla Santa Messa e agli atti di devozione a cui un certo numero di fedeli può partecipare senza venir meno alle precauzioni necessarie contro la diffusione del contagio. Molte tra le nostre chiese e cappelle sono molto grandi e possono consentire a un gruppo di fedeli di riunirsi per la preghiera e l’adorazione senza violare le norme di distanziamento dal prossimo. Il confessionale con lo schermo tradizionale è di solito dotato — e se non lo è lo si può dotare — di un velo sottile che può essere disinfettato ogni volta, in modo tale che l’accesso al sacramento della Confessione sia possibile senza troppe difficoltà e senza il rischio di trasmettere il virus. Se una chiesa o una cappella non dispone di abbastanza persone in grado di disinfettare regolarmente i banchi ed altre superfici, sono sicuro che i fedeli, in segno di riconoscenza per il dono della Santa Eucarestia, della Confessione e della devozione pubblica, offriranno con piacere la propria collaborazione.

Anche se, per qualsiasi ragione, non dovessimo essere in grado di accedere alle nostre chiese e cappelle, dobbiamo ricordare che le nostre case sono un’estensione della nostra parrocchia, una piccola Chiesa in cui portiamo Cristo dal momento del nostro incontro con Lui nella Chiesa più grande. Facciamo sì che le nostre case, durante questo periodo di crisi, rispecchino la verità secondo cui Cristo è ospite di ogni casa cristiana. Rivolgiamoci a Lui per mezzo della preghiera — in particolar modo di quella del Rosario — e di altri atti di devozione. Se l’immagine del Sacro Cuore di Gesù, insieme all’immagine del Cuore Immacolato di Maria, non è ancora intronizzata nelle nostre case, è tempo di farlo. Il luogo dove si trova l’immagine del Sacro Cuore sarà per noi un piccolo altare domestico di fronte al quale ci riuniamo, consapevoli del fatto che Cristo abita con noi per mezzo dell’effusione dello Spirito Santo nei nostri cuori e mette i nostri cuori — spesso poveri e peccatori — nel Suo Cuore glorioso e trafitto, sempre disposto a riceverci, a guarirci dai nostri peccati e a colmarci di amore divino. Se desiderate intronizzare l’immagine del Sacro Cuore di Gesù, vi consiglio il manuale “The Enthronement of the Sacred Heart of Jesus”, disponibile presso il Marian Catechist Apostolate in inglese o nelle traduzione polacca e slovacca.

Raccomando a tutti coloro che non possono accedere alla Santa Messa e alla Santa Comunione la devota pratica della Comunione Spirituale. Quando siamo appropriatamente disposti a ricevere la Santa Comunione, ossia quando siamo in stato di grazia — non consapevoli di alcun peccato mortale che possiamo aver commesso e del quale non siamo ancora stati perdonati per mezzo del sacramento della Penitenza — e desideriamo ricevere Nostro Signore nella Santa Comunione ma non abbiamo la possibilità di farlo, ci uniamo spiritualmente al Santo Sacrificio della Messa pregando il Nostro Signore Eucaristico con le parole di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: “Dato che non posso riceverTi sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore”. La Comunione Spirituale è una bella espressione d’amore per Nostro Signore nel Santo Sacramento: essa non potrà non portarci abbondanti grazie.

Allo stesso tempo, quando siamo coscienti di aver commesso un peccato mortale e non abbiamo la possibilità di accedere al sacramento della Penitenza o Confessione, la Chiesa ci invita a compiere un atto di perfetta contrizione, ossia di pentimento per il peccato, che “sorge dall’amore con cui Dio è amato al di sopra di ogni cosa”. Un atto di perfetta contrizione “ottiene il perdono dei peccati mortali se include la ferma risoluzione di ricorrere alla confessione sacramentale appena possibile” (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1452). Un atto di perfetta contrizione predispone le nostre anime alla Comunione Spirituale.

Alla fine, fede e ragione, come sempre, lavorano insieme per fornire le giuste e appropriate soluzioni a una sfida difficile. Dobbiamo usare la ragione, ispirata dalla fede, per trovare il modo corretto di affrontare una pandemia mortale. Tale modo deve dare priorità alla preghiera, agli atti di devozione e all’adorazione, all’invocazione della misericordia di Dio nei confronti del Suo popolo che soffre tanto e si trova in pericolo mortale. Creati a immagine e somiglianza di Dio, godiamo dei doni dell’intelletto e del libero arbitrio. Usando questi doni dispensati da Dio insieme ai doni della fede, anch’essi dati da Dio: la Fede, la Speranza e la Carità, troveremo il nostro cammino nell’attuale epoca di prova su scala mondiale che è causa di tanta tristezza e paura.

Possiamo contare sull’aiuto e sull’intercessione della folta schiera dei nostri amici in Cielo, a cui siamo intimamente uniti per mezzo della Comunione dei Santi. La Vergine Madre di Dio, i santi Arcangeli e gli Angeli Custodi, San Giuseppe, Vero Sposo della Vergine Maria e Patrono della Chiesa Universale, San Rocco — che invochiamo nelle epoche di epidemie — e gli altri santi e beati a cui ci rivolgiamo regolarmente in preghiera sono al nostro fianco. Essi ci guidano e ci assicurano in modo costante che Dio ascolterà sempre le nostre preghiere; Egli risponderà con la Sua misericordia e il Suo amore infiniti e incessanti.

Cari amici, vi offro queste piccole riflessioni, profondamente consapevole di quanto state soffrendo a causa della pandemia di coronavirus. La mia speranza è che le mie riflessioni possano in qualche modo aiutarvi. Soprattutto, spero che vi ispirino a rivolgervi a Dio in preghiera e in adorazione, ognuno in base alle sue possibilità, e a sperimentare così la Sua guarigione e la Sua pace. Aggiungo a queste mie riflessioni la mia assicurazione che mi ricorderò ogni giorno delle vostre intenzioni nelle mie preghiere e nelle mie penitenze, specialmente quando offro il Santo Sacrificio della Messa.

Vi chiedo il favore di ricordarmi nelle vostre preghiere quotidiane.

Sempre vostro nel Sacro Cuore di Gesù, nel Cuore Immacolato di Maria e nel Purissimo Cuore di San Giuseppe,

Raymond Leo Cardinal Burke
21 Marzo 2020, Festa di San Benedetto Abate
[Traduzione per Chiesa e post-concilio di Antonio Marcantonio]

10 commenti:

Viator ha detto...

"Anni di pia chiacchiera ecclesiale su lievito, evangelizzazione e profezia inciampano platealmente nell’ostacolo imprevisto di una epidemia che, immediatamente, ha drammatizzato e verticalizzato tutto, tra vita e morte.

Questa incapacità di parola è anzi aggravata, contro ogni speranza, dalla ideologia di una Chiesa come “minoranza profetica”, inevitabilmente utopizzante, debole surrogato di una chiesa “militans”."
Pietro De Marco

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/03/23/coronavirus-ma-la-chiesa-soffre-anche-il-contagio-della-vuota-retorica/

Mercoledì, 7 gennaio 2009 ha detto...

Cosa ci venne detto:
San Paolo (17) - Il culto spirituale
http://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20090107.html

Anonimo ha detto...

Tantissime parole per dire non è lecito ma accettate….quando sono i Vescovi ad aver dato gli ordini con Bergoglio. Se non è lecito perché un cardinale non si oppone? Siamo come Sodoma e Gomorra o come Ninive? Se vogliamo essere come Ninive dal Capo all'ultimo, perfino gli animali, fecero penitenza indetta dal re. Perché il Papa e il suo collegio tacciono? Anche questo parlare infatti è un tacere. Hanno vietato persino il Rosario detto dai laici a distanza (uno per banco) per ordine del Vescovo da noi.

Dove sono i Pastori? ha detto...

Dove sono i Pastori?
https://www.marcotosatti.com/2020/03/23/una-donna-scrive-a-stilum-dove-la-chiesa-dove-i-pastori/

22 Marzo 2020 pomeriggio IV Domenica di Quaresima , desidero fare una visita al SS.Sacramento in Parrocchia , so che aprono il cancello alle ore 16 , mi preparo e vado . Alle 16,15 sono gia' lì e il cancello e' ancora chiuso . Mentre aspetto che l'aprano recito un po' di preghiere .
Dietro di me , dall'altra parte della strada c'e' un'altra signora che aspetta di entrare in Chiesa . Aspetta...aspetta...si fanno le ore 17 , a questo punto l'altra signora attraversa la strada e suona piu' volte il campanello della Parrocchia : nessuno risponde . Allora chiama al cellulare due preti di cui ha il numero di cellulare : nessuno risponde . Confabuliamo un po' e rispettivamente risolviamo di recitare il Rosario in strada , davanti al cancello della Chiesa , tenendoci a debita distanzalo . Prima pero' riprova a suonare il campanello parrocchiale , finalmente uno di essi risponde :
" Che c'e'"? --
"Scusate siamo in due qua fuori e vorremmo entrare ,sono passate gia' le 17 oggi non aprite "?--
" Ah , sì ce ne siamo dimenticati" !

Il supermercato apre puntuale alle ore 8,30 !

Fiat Voluntas Tua ! ha detto...

P.S. Sto recitando il S.Rosario in casa per i 4 miei pastori
https://ratzingerganswein.wordpress.com/category/oraciones/santo-rosario/mysteria-doloris/

Anonimo ha detto...

Che ne pensate di una Pasqua senza l'accensione del fuoco e la benedizione del cero?

Anonimo ha detto...

Che ne pensate di una Pasqua senza l'accensione del fuoco e la benedizione del cero?
Qui c'entra Sarah e la sua acquiescenza a disposizioni dissolutrici.
Non gli vengono date alternative, ma...

Luisa S. ha detto...

Preti e burocrati sono ormai sovrapponibili nella loro vergogna, riporto qui un fatto personale, testimone in prima persona:

A proposito di gestione disastrosa: mio marito oggi domenica con una ex collega, medico da poco in pensione che gli dice che ha fatto domanda di rientro per aiutare nell’emergenza. Risposta: lunedì passi all’agenzia delle entrate per aprire la partita IVA, perché ovviamente mica vorrete che rinuncino a qualche centinaio di euro di tasse su un guadagno fatto rischiando la vita. Infami si può dire?

Nella Chiesa hanno accusato di fariseismo coloro che assumevano la legge di Dio come regola di vita, per legittimarli tutti nella vita civile.

Anonimo ha detto...

Accordi Vaticani degli ultimi anni
- ACCORDO AMAZZONICO su PACHAMAMA con
- ACCORDO CINESE sulla RESA della Chiesa clandestina (la vera chiesa cattolica abbandonata dal Vaticano)
- con ACCORDO DI ABU DABI di Fratellanza con Islam (accordo con Islam persecutore dei poveri martiri cristiani e
- progetto di una super-chiesa in Accordo con Islam e Ebraismo e Massoneria in un luogo islamico in pieno deserto già studiato da tempo e conosciuto dalla opinione pubblica mondiale da tempo).
Tuttavia, una sorta di Accordo, esiste anche qui in Europa. Questo Accordo con l'ideologia europeista moderna c'è di fatto ma non è ancora scritto ... almeno fino al coronavirus ... infatti quello che sta facendo ora la Chiesa è una totale sottomissione alla logica dello stato laico e agnostico, stato che considera la Religione non solo un affare del tutto privato, ma anche e soprattutto del tutto ininfluente sulla realtà. Una chiesa trasformata in ferro vecchio in cambio del mito della chiesa ospedale da campo! Una Chiesa che non manda neppure i suoi ministri ad assistere i moribondi - mentre infermieri medici e poliziotti rischiano la vita - è oramai una chiesa inutile, obsoleta, svuotata di sé, che sarà in brevissimo tempo di fatto abbandonata dalle moltitudini come una carrozza vecchia e arrugginita su un binario morto. – rdv
... questo coronavirus, più che un vero e proprio castigo, si presenta come un ultimo avvertimento del reale castigo che si sta avvicinando, e che ci colpirà in un prossimo e non lontano futuro, se non ci convertiremo - Conversione che passi da una effettiva Penitenza: prima il Popolo cristiano e poi l'intera società civile - dopo questo avvertimento che è già stato chiaro e tondo ... Ultimi Accordi di autolesionismo: Accordi di resa al male: Accordo con la Cina Comunista, Accordo di Abu Dabi con l'Islam persecutore di cristiani, Accordo con l'idolatria della Pachamama amazzonica con conclamata bestemmi nei Giardini della Casa del Principe degli Apostoli e, infine, Accordo con lo stato laico, (di fatto massonico) e agnostico di chiusura totale delle chiese e di abbandono degli agonizzanti senza né sacramenti né conforti religiosi. rdv

Anonimo ha detto...

CORONAVIRUS – Era proprio questa la risposta che Gesù si aspettava dai Vescovi italiani?

Terza domenica di Quaresima, cuore del cammino spirituale dei credenti verso la Santa Pasqua, eppure nessun  cattolico italiano, oggi, potrà ricevere Gesù Eucaristia!!! Ne potrà partecipare al Sacrificio Eucaristico!!! E questo avverrà per tutte le altre domeniche di Quaresima, tempo liturgico privilegiato per un serio cammino di conversione spirituale verso la piena comunione con Gesù Risorto. Tutto questo perché i vescovi italiani, in questo difficile periodo in cui la nostra amata nazione sta vivendo l’assalto della epidemia del coronavirus, hanno pensato bene di “salvaguardare” i propri fedeli, togliendo loro Gesù Eucarestia!!! Vero “sostegno” sacramentale, cibo per l’anima, sacramento di salvezza, Signore della Vita !!! Si, avete capito bene: è questa la risposta geniale che la Cei ha pensato di dare ai propri fedeli come “soluzione” migliore per combattere quella che ormai è stata definita “pandemia”.

Mi chiedo : era proprio questa la risposta che Gesù si aspettava dai Vescovi italiani?!?!  Il Signore Gesù è compiaciuto di questa assurda “soluzione”?

Non “toglierà loro la Vigna e la darà ad altri vignaioli che consegneranno onestamente al padrone i frutti del raccolto”? Oggi i nostri  vescovi non potrebbero riflettere seriamente e pensare non solo alla salute fisica dell’uomo ma anche alla “salute dello spirito”? Alla salvezza delle anime? (Concetto ormai lontano anni luce dagli insegnamenti dei nostri pastori).

Quale sarà la conseguenza spirituale sul popolo cristiano? Sulla gente semplice, sui piccoli, sui dubbiosi? Sarà devastante !!! Si penserà: innanzitutto che, nelle difficoltà, Dio non c’è; inoltre che Dio, per chi crede, è una realtà privata, per cui la preghiera comunitaria, con al vertice la Santa Messa, non è essenziale; Ci si abituerà a partecipare alla Santa Messa con i social, in maniera virtuale, senza la comunione eucaristica, si penserà che ricever Gesù o non riceverlo è la stessa cosa; ancora, si penserà che nelle situazioni drammatiche dobbiamo prostrarci all’igiene, alla profilassi, all’intelligenza, alla medicina, alla scienza, alla economia, ecc… Quando l’uomo si salverà, “da solo”, allora poi si potrà ritornare a Dio!!! Questi ed anche peggiori pensieri, saranno irreversibilmente innestati nel cuore del popolo italiano.

Nelle avversità invochi chi hai nel cuore !!! Ti rivolgi a chi sai che può salvarti. Un bimbo che cade nell’acqua invoca “subito” l’aiuto del padre, perché lo ama e sa che lo salverà. Il primo che chiami nelle difficoltà è colui che ami di più al mondo e che sai che ti salverà.

Ebbene i nostri vescovi italiani, hanno il cuore freddo ed arido ed è per questo che la prima risposta immediata, alla epidemia, è stata quella che portavano nel cuore: la fiducia nell’azione dell’uomo, la visione orizzontale della vita, dimenticando quella verticale, la dimensione spirituale. E’ evidente, da queste scelte sconsiderate, che i nostri vescovi non hanno Dio al primo posto nel loro cuore.

Mi appello ai vescovi, quale semplice fedele, figlia di questa amata Madre Chiesa, usando le parole di un loro confratello nell’episcopato:

“Aprite, anzi spalancate la porte a Cristo! Aprite, anzi spalancate le porte delle nostre Chiese perché i fedeli vi possano entrare, pentirsi dei loro peccati, partecipare al Santo Sacrificio della Messa e attingere al tesoro di grazie che sgorgano dal Cuore trafitto di Cristo, nostro unico Redentore che può salvarci dal peccato e dalla morte”

Anna Maria De Matteis