Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 9 marzo 2020

La decostruzione rende pazzi

Molto interessante. È quel che stiamo sperimentando senza smettere di rimanere ancorati al nostro Centro di gravità permanente che ci fornisce gli anticorpi. È duro e doloroso, ma non senza senso e spiragli di luce. E, nel cuore del Signore, certamente e misteriosamente provvidenziale...

Chi è sradicato sradica, il malvagio alimenta nuove cattiverie. La decostruzione è un cancro che fa impazzire le cellule prima di distruggerle. Questo intervento è solo in parte farina del sacco di chi lo firma. Si basa infatti su una sorprendente intervista a un giovane saggista francese, Paul Melun pubblicata sul quotidiano parigino Le Figaro. Inoltre, prende atto di una intervista confessione tra arroganza, coscienza e incoscienza, concessa nel 2002 da Jacques Derrida, il filosofo francese della “decostruzione”, riproposta da un sito transalpino di “reinformazione”. Reinformare è compito di un pensiero forte, strutturato, “situato”; è la diffusione culturale estranea al sistema, produttore e diffusore instancabile di disinformazione ad uso di un’opinione pubblica plastica e manipolata
Il fenomeno culturale – rapidamente diventato prassi sociale – della decostruzione vive su due piani. Il primo è quello filosofico, 
“la critica del procedimento con cui la metafisica occidentale ha definito l’essere, esprimendolo in forma linguistica e mediante coppie concettuali (per es. empirico/trascendentale, necessità/libertà) in cui ciascuna nozione, in quanto costituita su un rapporto differenziale con l’altra, sarebbe priva di valore intrinseco. Nella critica letteraria tale concezione ha ispirato un metodo interpretativo che, rinunciando a individuare nel testo un significato univoco, mira a esplicitarne le infinite possibilità di senso” (Enciclopedia Treccani). 
L’altro livello è quello della ricaduta concreta sulla società di una corrente di pensiero che, attraverso la scomposizione di utte le forme del linguaggio e della realtà, tende a frantumare, destituire di senso, quindi a revocare in dubbio l’intero percorso della nostra civiltà.

La decostruzione rimuove mattone dopo mattone sino a far crollare l’intero edificio. Lascia macerie, rovine e su di esse continua la sua azione. L’Europa e l’Occidente non credono più nei loro fondamenti precisamente perché li hanno “decostruiti”. Come un bambino scompone e distrugge un giocattolo per meglio guardarvi “dentro” e non sa più ricomporlo, e poi, irritato, termina l’opera sino a distruggere completamente l’oggetto. Risparmiamo al lettore le oscurità del linguaggio decostruzionista con le sue continue controrsioni semantiche. Ci limitiamo a segnalare un concetto introdotto da Derrida, la “differanza” (différance), che unisce i due significati del verbo “differire”: implica che il “segno” è differente da ciò di cui prende il posto, per cui fra il testo e il concetto a cui rinvia c’è sempre una differenza, uno scarto; introduce il senso del “rimandare a”, indicando un differimento senza fine del significato lungo la catena delle sostituzioni linguistiche e degli spostamenti che intervengono ogni volta che si tenti di stabilire il significato di un termine in un dato contesto.

Giochi di parole, aria fritta, intellettualismo da emicrania? Decida il lettore, sapendo che il gesto di decostruire implica una rottura progressiva e insieme un moto accelerato verso il nulla. Il decostruttivismo è un simbolo della potenza impotente della postmodernità, ormai trasformata in efficiente impresa di demolizioni, talmente abile che distrugge/decostruisce anche quanto ha già decostruito, in un processo continuo che lascia sul terreno solo polvere. L’idea di decostruzione è centrale per l’influenza sulla nostra civiltà, in quello che chiamiamo “Sistema”, entità colpita essa stessa dal fenomeno, degradato in autodistruzione.

Il concetto di decostruzione spiega la crisi in atto in quello che possiamo chiamare scatenamento della materia. La decostruzione ha raggiunto tutte le tutte le aree possibili, tutti ne avvertiamo il peso, è un fenomeno che influenza la nostra psicologia, lasciando una pesante impressione di insicurezza, instabilità, precarietà, fragilità, squilibrio e vagabondaggio, solitudine e sofferenza sociale. La decostruzione, davvero, fa impazzire. Una blogger internazionale di area antagonista anarco-socialista, Caitline Johnstone, perviene a conclusioni non dissimili dalle nostre: “arriviamo a un punto della storia in cui l’unico modello affidabile è la disintegrazione di tutti i modelli conosciuti e il 2020 avanza scrollandosi tutto di dosso nel suo cammino per lavorare alla creazione del suo modello con estrema aggressività. Vedremo le cose diventare sempre più folli. Non so cosa succederà, ma so che sarà pazzo.” Decostruito tutto, non restano che sabbie mobili.

La legge giustifica i potenti per schiacciare i più deboli. Gli Stati stanno crollando sotto i nostri occhi. Non esiste più l’economia reale. La scienza sta regredendo. Gli esseri umani sono sempre più storditi, tormentati, ipnotizzati, manipolati dalla nascita alla morte. Le religioni sono diventate fondi di investimento. La natura soffre e si ribella, l’umanità sprofonda nel fango delle passioni più vili, accontentandosi di riflessioni superficiali e sviluppando il narcisismo di un ego tanto sproporzionato quanto ridicolo. Siamo ubriachi fradici senza aver bevuto.

In questo contesto si sviluppa l’intervista al saggista Paul Melun, autore di un libro molto letto e commentato in Francia, Les enfants de la deconstruction. Poirtrait d’une jeunesse en rupture, I figli della decostruzione, ritratto di una gioventù in rottura, testimonianza sulla vita di una generazione, quella di chi ha meno di trent’anni, cresciuta nel clima della decostruzione generale sino a diventarne figlia. Le riflessioni dell’autore riguardano l’implicazione concreta e diretta sulla vita quotidiana della teoria della decostruzione formulata da alcuni filosofi francesi negli anni dal 1960 al 1980 (Derrida, Foucault, Deleuze, Guattari). Gli effetti di quella non-filosofia sulla generazione formatasi dopo la diffusione di questa teoria, cresciuta nell’ambiente sociale e culturale da essa radicalmente influenzato, ci vengono esposti da un protagonista “in tempo reale”, nato nel 1990.

L’autore mostra il legame diretto tra il lavoro dei filosofi della “non scuola” della decostruzione e i suoi effetti sulle generazioni, su una popolazione, su un mondo sociale, sulla psicologia collettiva e individuale in crisi di autodistruzione. Il contenuto intrinsecamente negativo di quella filosofia, interamente contenuta nel concetto di finzione, viene svelato nel passaggio dalla teoria alla totale mancanza di “forma”, il cui potenziale distruttivo conduce al vuoto attraversando il vuoto.

L’intervistatore inizia chiedendo come può una scuola di pensiero fondata negli anni Sessanta del secolo passato avere conseguenze nella vita quotidiana di una generazione contemporanea. La risposta di Melun è contundente. 
“Chiamo figli della decostruzione una generazione, la mia, nata negli anni 90 e che si evolve oggi. Parlare di figli fa riferimento a un’eredità quasi filiale verso la scuola di pensiero della decostruzione. Consapevolmente o meno, la filosofia postmoderna degli anni 60 incarna una genitorialità intellettuale evidente nella vita della nostra generazione. Nonostante i quasi sessant’anni che ci separano da quella linea di pensiero, essa permane ovunque sino all’intimo della gioventù occidentale. Il rapporto con l’altro basato sull’individualismo, la passione per la felicità egoistica, il rifiuto di tutto ciò che può rappresentare il rispetto o l’autorità, sono tutti segni della morsa della decostruzione nel XXI secolo. Senza accorgersene, con il conforto di credere che siamo liberi, la mia generazione avanza in un vuoto gelido lasciato in eredità da coloro che hanno decostruito millenni di storia.”
Le Figaro prosegue ricordando alcuni fatti sociali sorprendenti: ad esempio, che le giovani generazioni flirtano su Tinder (una applicazione informatica per incontri) ma non fanno più autostop. Paul Melun: 
“Sì, stiamo parlando di questi fenomeni perché sono gli indicatori della transizione verso un nuovo mondo che definirei orwelliano. Gli apostoli della decostruzione sostenevano di liberare gli individui dalle catene sociali o religiose proclamando la liberazione sessuale, ma è esattamente il contrario. La nostra generazione è alla ricerca di palliativi come Tinder, per interagire più facilmente poiché la relazione è diventata complessa. L’incontro romantico (con Tinder) o l’autostop (con BlaBlaCar) sono diventati contrattuali; nessuno può interagire liberamente senza aver prima firmato un contratto. Qualsiasi leggerezza o incertezza viene spazzata via. È in questo contesto che il capitalismo globalizzato abbraccia la decostruzione. Gli obiettivi sono identici: creare individui liberi di consumare sempre di più senza la minima preoccupazione etica o morale“.
La domanda successiva riguarda il problema del divario generazionale.
“La rottura generazionale è un punto molto importante del saggio e mi preoccupa molto. La divisione tra gli anziani e i loro figli non è una novità, ma quella che conosciamo oggi è molto più netta. La decostruzione, abbattendo figure tradizionali (la scuola, la chiesa, lo Stato) ha reso obsoleti tutti i modelli che ci ricordano il passato, di cui fanno parte le generazioni dei nostri nonni. L’obsolescenza delle generazioni passate è materializzata da una volontà della società di isolare (i dispositivi per vegliare sui nostri genitori) e sminuire (giovanilismo dei media, derisione della vecchiaia e della malattia). Una società non può essere costruita sul disprezzo per il passato. Il genio della nostra civiltà si basa in parte sulle basi scavate dai nostri antenati, disprezzarle è generare la società del nulla, una civiltà del vuoto“ .
Tra i responsabili, il giovane saggista cita le reti sociali, che spingono a un’esacerbata rivalità. 
“Sono una droga palliativa, la dose quotidiana di una società senza punti di riferimento. Dobbiamo innanzitutto ricordare che è uno strumento sviluppato nella culla del capitalismo: le grandi università americane. Questo non è banale, perché questi luoghi sono un concentrato di rivalità e di concorrenza. Non c’è da stupirsi che trasmettano rivalità e diffondano individualismo. La loro forza deve essere associata al desiderio intrinseco di distinguersi in una società del vuoto. Quale individuo pieno dell’amore della sua famiglia e della bellezza della sua esistenza vorrebbe competere con instagramers dalle vite desolate e artificiali? I social networks si nutrono delle miserie del tempo per acquisire un potere di influenza e sorveglianza”.
Non sappiamo più neppure viaggiare:
“è il frutto della giunzione tra decostruzione e globalizzazione. Il viaggio dovrebbe essere basato sulla scoperta culturale, sulla condivisione e sull’incertezza. Oggi un viaggio in aereo di due o tre ore con un volo a basso costo consente di raggiungere un’altra megalopoli globale, sotto tutti gli aspetti simile a quella di partenza. La standardizzazione di culture e modelli di viaggio è visibile a tutti: ecco le stesse strade pedonali, gli stessi segni, gli stessi volti schiacciati sullo smartphone e la stessa notte passata in un ostello della gioventù. Personalmente vedo più bellezza in un mondo ricco di diversità delle sue culture che nell’uniformità imposta della globalizzazione.” Melun prosegue ricordando la “macchina verticale infernale che ha schiacciato ogni dissonanza. Ho assistito alla morte del dibattito sulle idee. Il pensiero decostruzionista ha una parte sempre più importante, al punto che sono stato rapidamente emarginato dal sistema che difende la teoria del genere o il decolonialismo a scapito delle pari opportunità o dell’accesso alla cultura“.

La domanda finale è sul crepuscolo dei valori. A che cosa può ancora aggrapparsi la generazione millennial per guardare verso il futuro? 
“Di fronte al crepuscolo dei valori, è urgente ricostruire su solide basi e penso che la Francia abbia al centro della sua identità una formidabile capacità creativa. La generazione più giovane deve mettere tutte le sue forze e il suo genio creativo nel preservare il suo ambiente. L’ambiente ecologico, ma anche l’ambiente culturale, perché preservare il pianeta è anche preservare una cultura, le sue abilità e il territorio in cui vive. Per guardare al futuro, deve essere sovrana nelle sue scelte e rifiutare la società del vuoto, ri-costruire riappropriandosi della sua storia. Se gli ultimi decenni sono stati quelli della decostruzione, la speranza risiede nel risveglio del nostro genio al servizio della Terra, della cultura e della scienza”.
Un soffio di aria pura, a dimostrazione che la nostra civiltà possiede anticorpi trasmessi ai più giovani. La demolizione della scuola decostruzionista è necessaria e benefica, ma il potere reale, ahimè, sta altrove. Ad esempio nella folle idea che la dissidenza sia “incitamento all’odio”, il nuovo psicoreato che entra a vele spiegate nell’immaginario occidentale, e poi nel corpus delle leggi. È l’equivalente della violenza intellettuale, dell’isteria irrefrenabile distillata nei laboratori della cosiddetta filosofia “post-strutturalista”, un frullato di Michel Foucault, Jacques Derrida, Judith Butler e Gilles Deleuze che partorisce Frankenstein, un pensiero mostruoso. È il pensiero che grava sul nostro tempo, non aiuta a ricostruire su ciò che ha frantumato, ma spinge, trascina, imprigiona in una corsa irresistibile alla distruzione, qualunque sia l’oggetto da distruggere. Distruzione e non morte poiché i decostruttivisti ritengono che la distruzione non sia morte: altro pensiero diabolico.

L’accelerazione impressa è il principio fisico del moto che accelera nelle fasi terminali. Non si tratta più di marxismo culturale. La dissoluzione-destrutturazione- decostruzione è figlia del progressismo societario diffuso dalle università americane, una “furia del dileguare” libertario- progressista in accordo con le centrali oligarchiche del potere finanziario e tecnologico, proprietarie o finanziatrici degli atenei, le officine della decostruzione. I padroni universali sono gli unici a poter diffondere la narrazione, imporne lo sviluppo su scala planetaria e determinarne la fulminea velocità. Una pandemia, il vero corinavirus il cui antidoto non è decostruire la decostruzione, ma tornare sui nostri passi, alla verità naturale, alla paziente ritessitura della civiltà.

Il problema è che stiamo viaggiando. La speranza è che esistano più scialuppe di salvataggio di quante ce ne fossero sul Titanic. Abbiamo parlato di scatenamento della Materia: il desiderio irresistibile di destrutturare, dissolvere menti e forme, distruggere-decostruire è il carattere stesso della modernità. I fenomeni che osserviamo sono entrati in fase di accelerazione fulminea da un trentennio, quello del dispiegamento della potenza del globalismo neoliberista. Quasi tutto è ridotto a sabbia mobile: una contro-civilizzazione con un’unica porta in basso, spalancata sul nulla.
Roberto Pecchioli - Fonte

28 commenti:

Anonimo ha detto...

Mic, le chiedo scusa se posto qui una notizia sconcertante di ieri, e le chiedo di verificarla attentamente. Anche se la cosa già si temeva, non credo si possa minimizzarne la gravità
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/messe-sospese-in-tutta-italia-fino-al-3-aprile

Anonimo ha detto...

Ultimissime notizie :
Il vescovo comunica:
Sospesa ogni funzione religiosa, Sante messe proibite ai fedeli, vale a dire che il sacerdote celebra solo.
Vietati i funerali in chiesa e i matrimoni, i battesimi, le cresime
Vietati gli incontri di preghiera comunitari e le processioni.
Adorazioni Eucaristica perpetua abolite
Tutto questo fino al 2 aprile e poi a oltranza se la situazione non cambierà.
Questo virus è più potente di Dio per i vescovi?
Oppure è un pretesto per imporre divieti che ricordano tanto ciò che è avvenuto nei paesi comunisti fino a pochi decenni fa.
E a proposito vorrei sapere se le moschee seguono gli stessi decreti restrittivi

Anonimo ha detto...

...se fosse Papa potrebbe ordinare tale follia? ...un oncologo in tv ha proposto mascherina per tutti, casalinghe e lavabili per un dato periodo. Sarebbe semplice . Infatti se, come dicono i sapienti, devono metterla solo gli infetti, i portatori sani continueranno a diffondere…. E poi fanno sbarcare i barconi sotto il naso degli infetti coi loro virus vari. Il primus ieri si è solo affacciato a salutare i 4 gatti che erano nel cortile, forse il virus si arrampica alle finestre pure…. che sia un attacco alla Chiesa ormai è lampante, il vertice ha disposto nulla di nulla: Dio non solo è difettoso come dice l'amazzonico ma pur handicappato grave per lorsignori che devono insegnarGli come fare…. manco accorti che li sta castigando proprio mentre cambiano il Pater…. e pensar che se Dio induce fin dall'eden permettendo al serpente di tentare, mai abbandona, sempre solo l'homo abbandona Dio. Ed è lasciato ai propri desiderata.

Anonimo ha detto...

Un tempo si diceva di chi non era portato allo studio 'braccia sottratte alla agricoltura'. Si sbagliava perché l'agricoltura è sapienza, è conoscenza, è arte. Questo il monachesimo lo insegnò una volta per tutte all'Europa, come insegnò a zappare i codici e/o a seminarvi nuove parole, a servirsi della tecnica praticando i mestieri più diversi al servizio dei confratelli, dei fratelli laici, del viandante, del malato, del senza famiglia, dell'infanzia da accogliere ed educare. Su tutte queste attività amorosamente svolte campeggiava Gesù Cristo, la Preghiera, il Canto, l'Eucarestia.
Si è voluto percorrere la strada della conoscenza del bene e del male...e la mente non regge più. Oggi viene spontaneo parlare di 'menti sottratte al manicomio'. Anche questo è sbagliato, perché l'errore è stato non essere più, sinceramente ed onestamente, Cattolici, cioè non essere più veri seguaci amanti di Gesù Cristo. L'Europa ha avuto nella storia un ruolo determinante nel diffondere la Buona Novella tra le genti, pur con tutti gli errori che parte dell'elemento umano si è portato con sé nel propagare anche la conoscenza del bene e del male.
E' ormai chiaro che questa ue non ha nulla a che vedere con la storia gloriosa dell'Europa. Il segnale tragico si ebbe quando non vollero riconoscere le radici Cattoliche, pur citate genericamente Cristiane. Questo non riconoscimento è pari al più recente 'buonasera' che ben ricordiamo.
In molti hanno detto e scritto, ed io a questi mi associo con tutte le mie forze, che l'Europa o sarà Cristiana o scomparirà, come sono scomparse tante civiltà del passato. Questa non è un'opzione tra tante è un 'sì sì, no no'. E' una scelta precisa e definitiva alla quale ogni Italiano, ogni vero Europeo è davanti. Ognuno scelga!
Rallegrano il cuore questi giovani, come Paul Melun, che spuntano quali fili d'erba sopra i mucchi di macerie della dissoluzione, della decostruzione, della decadenza, figli spirituali di qualche monaco di clausura, vissuto chissà dove, chissà quando. Grazie, Signore! Non importa se torneremo contadini, falegnami, tessitori, pescatori muratori, importante che si torni con più consapevole amore ad essere fedeli a Gesù Cristo, riducendo in noi stessi il desiderio della 'conoscenza del bene e del male che rende come dio'.

Anonimo ha detto...

"...E a proposito vorrei sapere se le moschee seguono gli stessi decreti restrittivi..."

Domanda ottima, alla ennesima potenza. Bravo/a!

Anonimo ha detto...

Secondo me all'origine di questa catastrofe c'è sempre il marxismo.Hanno voluto creare un mondo perfetto distruggendo tutto quello che c'era prima ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.Il risultato più evidente di questo vuoto mortifero sono le grandi organizzazioni non governative ,l'onu e l'unione europea che credono di legittimarsi esibendo Greta e favorendo lo sradicamento di milioni di africani ed asiatici spostati in giro per il mondo, fra nazioni che non li vogliono, come pacchi postali.Tutto questa voglia di distruggere porterà a grandi lutti ed a proteste sempre più violente ed insensate. Leggevo che in Cile ,il paese più prospero del Sud America,si vive da mesi in uno stato di guerra civile strisciante con proteste violente ed incendio di….chiese. La cosa terribile e che i... protestanti sono tifosi di regimi come quello di Cuba o del Venezuela dove la vita umana non conta niente e la gente praticamente non ha nulla da mangiare.

Anonimo ha detto...

Ottima la scelta dell'articolo!

Anonimo ha detto...


A proposito di "decostruttivismo" e dintorni.

Intervista molto interessante.
Non bisogna dimenticare le responsabilità di Heidegger, che pubblicò il suo celebre 'Essere e tempo' (Sein und Zeit) nel 1927, con i suoi contorcimenti ed invenzioni linguistiche, tali da esser a volte incomprensibili persino per il lettore tedesco, notava anni fa Gadamer, il filosofo dell'ermeneutica.
All' inizio del 900 comincia la "decostruzione" linguistica nella letteratura: vedi James Joyce, i Surrealisti e movimenti simili. La decostruzione investe in realtà tutte le arti, da quelle figurative alla letteratura e coinvolge anche la filosofia, se la facciamo iniziare con l' esistenzialismo heideggeriano, con il suo linguaggio astruso e proteso alla sistematica invenzione linguistica, provocato ciò dal desiderio di dimostrare che l'esistenza (il Dasein) si giustifica sole e sempre con l' esistenza, che non ci sono né l' essenza delle cose né la trascendenza, l'al di là dell'essere, che esiste soltanto qui e ora.
Questo desiderio di deformare la lingua, decostruirla, romperne il tessuto logico-grammaticale in nome di una infinità di interpretazioni, è del tutto irrazionale, frutto di una sconfinata superbia, quella di voler uscire da confini precisi (anche mentali) stabiliti dalla natura (e da Dio che l'ha creata). Così, dalla "decostruzione" della lingua siamo passati alla fine (con la mediazione della pseudo-cultura diffusa dalle università americane) a quella dei sessi, "decostruiti" appunto sino a dichiararli mero prodotto del desiderio personale di ciascuno, contro l' evidenza stessa della natura.
Sembrano essersi avverate certe profezie sinistre del marchese de Sade, al quale un drammaturgo tedesco degli anni 60 faceva dire, in un immaginario dialogo con Marat, il sanguinario tribuno della Riv. Fr.: "A che scopo la Rivoluzione, Marat, senza l' universale fornicazione?". Non siamo sotto il dominio della Rivoluzione Sessuale?
La "decostruzione" (del dogma, pensiamo alle astruserie heideggeriane di K. Rahner) ha poi investito formalmente anche la Chiesa Cattolica, dal Concilio in poi. Adesso forse siamo alla resa dei conti finale, con l' arrivo delle epidemie su scala planetaria. Che saranno forse solo una parte del castigo divino che le nostre società si sono ampiamente meritate.
Tuttavia non è mai tardi per ricorrere al vero Dio e invocare la sua misericordia. Ma bisogna farlo nel modo giusto, gradito a Dio. Altrimenti la giusta ira divina verso il mondo non farà che aumentare.
PP

Anonimo ha detto...

L'agenda dei governi italiani degli ultimi anni, creati ad arte, senza legittimità popolare, in politica estera ha come obiettivo quello di cancellare i confini esterni della nazione (porti e frontiere aperti, accoglienza indiscriminata di immigrati clandestini, enorme spesa per il loro mantenimento, ius soli), mentre all'interno del territorio nazionale, causa coronavirus, quello di creare nuovi confini fra pezzi di Italia. Si abbattono i muri esterni e se ne costruiscono di interni. Ponti per chi è fuori, muri per e fra gli italiani. Per l'attuazione del piano massonico, partecipano con completo asservimento, nonché volontaria e piena partecipazione, i servi utili a tale scopo attraverso gli strumenti creati, imposti ed usati dalla setta massonica: protestantesimo, umanesimo, illuminismo, socialismo, comunismo, liberismo, capitalismo, concilio vaticano II.
Come tenebra nella luce del Corpo Mistico di Cristo, si rende evidente l'opera anticristica della massoneria ecclesiastica, giunta al potere con l'infausto concilio Vaticano ll. Modernismo, sincretismo, relativismo, agnosticismo, decadenza morale, tradimento, idolatria, eresia, apostasia: a ciò ci ha portato l"abbraccio con il mondo.
"Dai loro frutti li riconoscerete".

mic ha detto...

La Massoneria certamente non è un fattore trascurabile dello sfacelo in cui siamo; ma è uno dei tanti... Attribuirgliene la responsabilità esclusiva, rischia di far perdere di credibilità ad un'analisi condivisibile nell'articolazione degli elementi messi in campo.

Anonimo ha detto...

Sinceramente non conosco altri centri di potere estranei, non in accordo e non riconducibili, direttamente o indirettamente alla setta massonica. Né altri potentati che dettino l'agenda politica, economica e sociale agli stati, né quella religiosa alle varie confessioni, tra cui, purtroppo, la Santa Chiesa Cattolica, nella Sua parte umana, rappresentata dalla massoneria ecclesiastica e dai suoi servi. La setta ha immenso potere economico e finanziario, quindi politico, che esercita sempre più alla luce del sole, determinando stravolgimenti sociali che opprimono sempre più gli uomini in generale ed i cattolici in particolare. È la massoneria il vero nemico di Cristo e della Sua Chiesa. Gli altri sono suoi vassalli, servi ed utili idioti.

Anonimo ha detto...


La tesi del "complotto massonico" quale unica causa di tutto il male della Modernità è piuttosto vecchiotta e insipida, confonde la parte con il tutto, spiega tutto senza spiegare niente, senza bisogno di approfondire, forse per questo è popolare presso un certo tipo di c.d. "tradizionalista".
Nel caso delle attuali difficili emergenze nostrane, i "muri" alzati (in ritardo) dal presente governo, sono una necessità dolorosa ma imprescindibile imposta dalla grave epidemia in corso. Vederli come attuazione di un piano massonico per separare gli italiani tra di loro è semplicemente demenziale.
Z.

Anonimo ha detto...

Già noi italiani siamo antropologicamente allergici ad ogni regola (anche perché dalla caduta dell'impero romano fino al 1860 ce le hanno imposte le potenze straniere che governavano il nostro territorio e noi pensavamo solo a come eluderle).

Poi da 50 anni a questa parte è stato sistematicamente demonizzato ogni concetto e figura di autorità, istituzione, gerarchia, disciplina, comunità (alcune di queste considerate vere e proprie parolacce), bene comune superiore ed è ogni scelta è stata ridotta alla sfera individuale, con l'ombrello della teoria economica liberista che la ricerca della soddisfazione personale coincide sempre con la creazione del benessere collettivo.

Qualsiasi verticalità gerarchia è stata distrutta nel nome di un egalitarismo orizzontale senza meritocrazia. Un'anarchia inconsapevole (i veri anarchici sono altro) mascherata dalla nostra creatività e dal fatto nelle emergenze abbiamo sempre saputo cavarcela buttando il cuore oltre l'ostacolo.

Ma ora vaglielo a spiegare agli italiani che l'unica cosa che devono è rispettare le regole.
(Marco Guerra)

Anonimo ha detto...

Da domani l'Italia tutta è zona rossa.

Possono essere ritenuti responsabili dell'estensione della zona rossa e delle relative restrizioni a tutta Italia e prima ancora della diffusione del virus tutti quelli che un mese fa, per mera partigianeria e volontà di mostrarsi buoni e aperti, a fronte di una realtà che richiedeva prudenza, hanno tacciato di inesistente razzismo e fascioleghismo chiunque chiedesse blocchi e controlli; il razzismo non esisteva, il fascismo nemmeno, nessun altro mostro, e ora ci ritroviamo invece un Paese bloccato. Come anni fa per il terrorismo, per difendere l'inclusione e l'apertura, per non aver voluto nessun controllo all'esterno, ci siamo ritrovati l'esercito e i muretti di cemento nelle città; così oggi, con questo virus, se solo si fossero approntate normali misure di controllo delle frontiere, degli arrivi e delle partenze da e per la Cina e gli altri Paesi asiatici, che nulla c'entravano col razzismo ma col semplice buonsenso, non saremmo arrivati agli enormi numeri di contagio nè ora a questo provvedimento presidenziale.
Sono un lettore di Carl Schmitt e considero il suo Führerprinzip un termine e un principio giuridici come tanti altri e non mi fanno paura, quindi una emergenziale limitazione, peraltro limitata, di qualche facoltà, se dovuta a motivi importanti e decisa in emergenza, non mi fa paura, può anche essere l'occasione per rivedere qualcosa del proprio stile di vita e concentrarsi su ciò che conta; ma sapere che ciò si sarebbe potuto benissimo evitare, forse perfino del tutto, se solo si fosse badato alla realtà e alla prudenza e non alle idiozie mentalmente aperte e socialmente aperte, se solo si fossero per tempo prese semplici e normali misure di buon senso, beh, questo sì, fa rabbia.
Vedevate inesistente fascismo e inesistente razzismo anche nel caffèlatte, ora, per eterogenesi dei fini e ironia della sorte, avete misure che definireste, a torto o a ragione, "fasciste"; non avete voluto nessun controllo all'esterno, ora all'interno, nel nostro stesso Paese a casa nostra, non possiamo muoverci come prima. La realtà, prima o poi, presenta sempre il conto all'ideologia e alle sciocchezze; mi spiace solo che il conto sia generalizzato per tutti, anche per chi non condivide le vostre idee che si sono rivelate essere veramente idiote, per usare un eufemismo. Ma forse è meglio così, vedremo, alla fine, chi avrà vera tempra e quale sarà il modello sociale migliore. Nel mentre, cogliamo l'occasione per sfruttare e offrire questo sacrificio, morale, materiale e sovrannaturale...

Anonimo ha detto...

"Defender-Europe 20” e Coronavirus, in arrivo 20.000 soldati USA: è il più grande dispiegamento di forze americane in Europa da 25 anniA gettare nuova benzina sul fuoco delle teorie del complotto relative all'origine del coronavirus, arriva l’esercitazione Defender-Europe 20: ecco di cosa si tratta
http://www.meteoweb.eu/2020/03/defender-europe-esercitazione-soldati-usa-europa-coronavirus/1401743/

Anonimo ha detto...

A cosa sono servite le gite scolastiche ad Auschwitz se ci sono persone in giro che pensano che sia giusto non curare gli anziani? Che famiglie ci sono dietro? Ho letto cose su fb che voi umani....

Anonimo ha detto...


Ma dove sarebbe la connessione tra l' arrivo delle forze americane in Europa, per una
grossa esercitazione programmata da tempo, e l' esplodere dell' epidemia da coronavirus?
Vogliamo dire che l' esercito americano in combutta con Trump ha programmato l' esplodere
dell' epidemia per "rioccupare" militarmente l' Europa? E se non vogliamo affermare una
sciocchezza del genere, cosa vogliamo dimostrare, allora?

Anonimo ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=VKLuU0XsmqU

[CORONAVIRUS] PROTESTE NELLE CARCERI ► "Fallimento vertici politici, dovrebbero dare le dimissioni"

Anonimo ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=Xh1Q5jcx_Oc

NUOVO TENTATIVO DI CHOC ECONOMY? METTIAMO IN QUARANTENA I DIKTAT EUROPEI - Amodeo

Anonimo ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=DKrdamVNrBE


Salvini: "Esco preoccupato da incontro con Conte" (10.03.20)

Anonimo ha detto...

Forse il coronavirus è anche figlio della nostra follia, che sta prendendo delle forme sempre più preoccupanti. Prendiamo un primo esempio: l'otto marzo, festa della donna, in una delle stanche parate di questa giornata, passata in secondo piano in Italia, ma ben vissuta in Svezia, alcuni esponennti della sinistra hanno sfilato con il cartello "La Svezia deve morire" "SVERIGE MASTE DO", la Svezia deve Morire, ecco qui il signifcato del cartello in primo piano, in un paese che sta vivendo una sorta di mini-guerra dichiarata dalle bande di migranti allo Stato ed agli svedesi, con tanto di…
https://scenarieconomici.it/svezia-devi-morire-ed-altre-amenita-il-morbo-e-figlio-anche-della-nostra-autodistruzione/

Anonimo ha detto...

"Forse il coronavirus è anche figlio della nostra follia..."

Senza forse. Certamente lo è. Un amico addentro a tutto il 'si dice', mi ha detto che questo è solo un assaggio di quello che sta per accadere. Quindi ognuno scelga dove e con Chi e/o chi schierarsi!

Anonimo ha detto...

Vorrei confrontare un'impressione:

In quello che si ascolta, che si legge, che si scrive da parte nostra, da parte delle persone di nostra fiducia e dalle istituzioni, il che è ancor più grave, manca una visione di insieme dei problemi, esempio: l'emergenza.

Oggi casualmente mi è capitato tra le mani il libro di Piero Verri, Storia di Milano, leggo: "...famiglia decurionale...che per poter essere compresa nell'elenco (delle famiglie decurionali)aveva dovuto provare almeno duecento anni di nobiltà generosa e la centenaria abitazione a Milano...Piero Verri, nato a Milano nel 1728 ed ivi deceduto nel 1797, fu il tipico rappresentante del riformismo settecentesco; uomo di varia cultura e di notevole indipendenza di pensiero, scrittore brillante e profondo..."

Mi hanno colpito subito i prerequisiti dei duecento anni di nobiltà e dei cento anni di abitazione a Milano necessari per essere nell'elenco delle famiglie decurionali, cioè di quelle famiglie che potevano occuparsi dell'amministrazione comunale.

Oggi riteniamo che tutti nascano 'imparati' e che possano far tutto all'impronta. Non è così. Non è così. Quando i mestieri passavano di padre in figlio, si acquisiva una conoscenza, non acquisibile diversamente, sia del sapere delle generazioni precedenti, sia dell'ambiente in cui e per cui si lavorava.

Così per coloro che avevano mantenuto il loro stato sociale, studiando ed abitando nella città per la quale un giorno verosimilmente avrebbero lavorato.

Ora che impera il cittadino del mondo bisogna riconoscere che questo cittadino del mondo non ha, né può avere quella conoscenza approfondita ed elastica di un mestiere sia esso quello del calzolaio, sia esso quello di primo ministro o senatore. Il tutto poi oggi è aggravato da una scuola aperta a tutti che non educa e non istruisce nessuno.

Questa emergenza, che il covid-19 ha innescato, sta portando in superficie la pochezza degli uomini, di governo e non, che oltre lo 'scilinguagnolo' non riescono ad andare, a loro sfugge la totalità, l'insieme dei problemi da risolvere, insieme dei problemi che l'uomo di governo dovrebbe avere a prescindere sia che l'emergenza si presenti, sia che non si presenti mai. Bisognerebbe avere la consapevolezza, la conoscenza del significato di 'Governo', possibilmente 'Buono'.Ma non basta, si ha l'impressione che non pochi mirino a far lo sgambetto all'intera Italia.

Anonimo ha detto...


"La conoscenza del significato di 'Governo', possibilmente 'Buono'" non c'è più.

Questa conoscenza non c'è più, non c'è più nemmeno il governo, il governare in senso autentico; c'è la g o v e r n a n c e , una realtà ambigua fatta di mediazioni tra gruppi di potere, di interessi che si scontrano e incontrano, senza che si possa mai individuare una precisa assunzione di responsabilità. I governi formalmene eletti "mediano", non governano. Quando sono costretti a farlo, come nella presente difficilissima situazione di emergenza, la cosa viene sentita come uno scandalo o comunque una anomalia da eliminare al più presto.
La perdita del senso del "governare" va di pari passo con la perdita generalizzata del senso dello Stato, e il fenomeno non è solo italiano. Questa decadenza dipende a sua volta dalla contestazione e poi estinzione del principio d'autorità, negato in tutti i modi, dalla famiglia alla scuola alla vita civile e militare in generale.
Poiché si vuol imporre l' idea che siamo tutti uguali, allora nessuno ha il diritto di comandare ad un altro, di esercitare una autorità checchesia, anche se ovviamente legittima secondo gli usi, le leggi, le necessità. Ugualitarismo estremo della democrazia in decadenza, fase classica del suo auto-annientamento.
A questa situazione ha contribuito anche l'emergere del femminismo, che si fonda sulla negazione del principio d'autorità, impersonato dal maschio cioè dall'uomo come padre, governante, soldato, insegnante etc. La presenza continua, costante e sempre più "nervosa" (per non dire isterica, con le loro continue lamentele su tutto) delle donne in t u t t i i settori della vita civile, contribuisce anche alla scomparsa del principio d' autorità. Il comportamento della donna-femminista del nostro tempo sembra dar ragione ad Aristotele quando affermava che "la donna per natura possiede la parte deliberativa [della mente umana] ma senza autorità" [La Politica, I (A), 13, 1260a, tr. it. di R. Laurenti, Laterza, 1966, p. 42].
Policratico

Anonimo ha detto...

Senza cadere negli 'ismi' bisognerebbe scandagliare come sia avvenuta questa perdita di autorità del maschio.

Anonimo ha detto...

Al mattino la risposta: quando Adamo mangiò la mela che Eva improvvida aveva accettato, lì si corruppe e il principio di autorità e la parte deliberativa della mente umana. Questa corruzione si è poi prolungata e/o si è in parte risanata nei singoli esseri umani vissuti nel tempo.

Anonimo ha detto...


Be' il "maschio" ha perso la sua autorità anche perché si è venduto per il piatto di lenticchie della licenziosa disponibilità che le donne "emancipatesi" hanno cominciato a mostrare, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso. Un calice avvelenato e infetto, ma tutti se lo passavano allegramente di mano in mano.

Anonimo ha detto...

Se il maschio fosse stato in comando di se stesso e della sua autorevolezza avrebbe dovuto dire alla donna emancipata, sorella mia la tua licenza è male per te e per me.