1321 - 13 Settembre - 2021 VII Centenario della morte di Dante Alighieri - "Questo è il suo elogio principale: di essere un poeta cristiano e di aver cantato con accenti quasi divini gli ideali cristiani dei quali contemplava con tutta l’anima la bellezza e lo splendore, comprendendoli mirabilmente e dei quali egli stesso viveva. Conseguentemente, coloro che osano negare a Dante tale merito e riducono tutta la sostanza religiosa della Divina Commedia ad una vaga ideologia che non ha base di verità, misconoscono certo nel Poeta ciò che è caratteristico e fondamento di tutti gli altri suoi pregi" (Benedetto XV, enciclica In Praeclara Summorum, 30.4.1921).
Dell'articolo qualche perplessità su "la legittimazione spirituale della
potestas politica, nella forma più alta dell’Impero, non deriva dalla Chiesa ma direttamente da Dio", posto che non mi pare che Dante proponga una realtà politica su basi teocratiche... Precedenti, a partire da
qui, su
Dante, padre inascoltato.
Dante, il poeta della luce
E venne infine il giorno fatidico di Dante. Dopo un anno di rievocazioni d’ogni tipo, arriva quel 13 settembre, o meglio quella notte di sette secoli fa, in cui Dante andò davvero nell’Aldilà. Non possiamo dire che il suo anniversario sia passato inosservato. Nel sesto centenario, il 1921, Gabriele d’Annunzio si rifiutò di parlare a una celebrazione dantesca dicendo: “Oggi in Italia non può parlar di Dante che un ministro, un professore, o un imbecille. Ed io, grazie a Dio, non appartengo a nessuna di queste tre importanti categorie”. Non appartenendo alle prime due, non vorrei appartenere alla terza, avendo scritto un libro su
Dante nostro padre [
qui -
qui], che sto portando nei luoghi danteschi... Dante, il più italiano dei poeti, il più poeta degli italiani, eppure così universale. Ora che l’anno dantesco volge alla conclusione proviamo a fare un bilancio in poche righe dell’immenso lascito dantesco e poi del suo punto focale.
Qual è la lezione umana, civile, morale che Dante lascia in particolare ai potenti, ai dotti e ai sacerdoti? Dante insegna ai potenti e ai regnanti, con l’esempio oltre che con le parole, la fierezza, la coerenza, l’onore, categorie calpestate nel nostro tempo ma a essere onesti anche nel suo, considerando la veemenza con cui li attaccò, pagando un prezzo altissimo. Dante insegna l’importanza di essere all’altezza di una tradizione e dell’auctoritas che si incarna; non c’è per lui potere senza carisma, né dominazione benefica senza legittimazione sacra. Imperativi incomprensibili nel nostro tempo.