Ne avevamo dato notizia qui. Ora, nella nostra traduzione da National Catholic Register
un articolo di Edward Pentin che ne riferisce i dettagli dalla Conferenza tenutasi a Londra per celebrare i 60 anni della Latin Mass Society of England and Wales.
Card. Burke: La corruzione dottrinale e morale è
“direttamente correlata” alla falsificazione della liturgia
Il cardinale Raymond Burke ha fatto appello a Papa Leone XIV affinché revochi le restrizioni sulla liturgia precedente al 1970, sottolineando che il rispetto della tradizione liturgica è fondamentale per la missione della Chiesa cattolica e che la corruzione dottrinale e morale si manifesta in «divisioni e fazioni» che portano all’abuso liturgico.
Parlando in videoconferenza a una conferenza a Londra per celebrare i 60 anni della Latin Mass Society of England and Wales, il cardinale Burke ha ricordato che la difficoltà più grave che San Paolo ha dovuto affrontare nella Chiesa primitiva di Corinto era «l’abuso che era entrato nella celebrazione della Santissima Eucaristia» e che era «direttamente collegato alle divisioni dottrinali e morali tra i membri della comunità».
Ha affermato che la storia della Chiesa dimostra che «la corruzione dottrinale e morale nella Chiesa si manifesta nella falsificazione del culto divino», aggiungendo che «dove non si rispettano la verità della dottrina e la bontà dei costumi, non si rispetta nemmeno la bellezza del culto», affermando che la soluzione, è un rinnovato rispetto per la Tradizione e le leggi che regolano la sacra liturgia.
Nel corso della conferenza, il cardinale americano ha detto anche di aver già chiesto a Papa Leone XIV di rimuovere le restrizioni sulla Messa tradizionale in latino «non appena ragionevolmente possibile», nella speranza che la situazione torni ad essere quella del pontificato di Benedetto XVI.
All’inizio del suo discorso, il cardinale Burke ha citato il padre della Chiesa del V secolo Prospero d’Aquitania, che ha affermato: «La legge della preghiera postula la legge della fede». Ed ha aggiunto che la sacra liturgia è «la massima espressione della nostra vita in Cristo e, quindi, il vero culto non può che riflettere la vera fede».
Ha continuato dicendo che la sacra liturgia è il «tesoro più grande» della Chiesa ed è insostituibile, aggiungendo che «il disordine e la corruzione» all’interno della fede e della sua pratica non potranno resistere di fronte alla «verità, alla bellezza e alla bontà contenute nell’adorazione di Dio “in spirito e verità”».
Rispetto per la Tradizione
Inoltre, ha sottolineato che il culto divino non è stato istituito dall’uomo, ma da Nostro Signore stesso, e quindi è fondamentale la fedeltà alla Tradizione – così come è stata tramandata fin dai tempi degli apostoli – affermando che «Il rispetto della Tradizione non è altro che il rispetto dello ius divinum» (del diritto divino) ed è essenziale per «il rapporto giusto e corretto tra Dio e la sua creazione», in particolare l’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio.
Ma ha notato, nel periodo postconciliare degli ultimi 60 anni, una «enfasi esagerata sull’aspetto umano della sacra liturgia»; il che secondo lui porta a una diminuzione dell’enfasi sull’incontro con Dio attraverso i segni sacramentali e a una negligenza del «giusto rapporto dell’uomo con Dio».
Il cardinale ha attribuito la colpa all’antinomismo – la convinzione che non vi sia alcun obbligo di osservare la legge morale – che si è diffuso a partire dagli anni ‘60 e ha dato origine all’«antinomismo liturgico», che ha definito come la sua manifestazione «più orribile».
Ha ricordato al pubblico che il «primo obiettivo» dei Dieci Comandamenti è il culto divino e che il principio fondamentale dello ius divinum è «il diritto di Dio di ricevere l’adorazione dell’uomo nel modo da lui comandato». Se il culto offerto a Dio «in spirito e verità», che egli ha definito «dono di Dio all’uomo», non viene onorato, allora la legge di Dio è «corrotta per scopi umani», ha affermato. “Solo osservando e onorando il diritto di Dio di essere conosciuto, adorato e servito come Egli comanda, l’uomo trova la sua felicità”.
Ha lamentato che oggi l’attenzione alla legge liturgica “sembra totalmente estranea o, almeno, esoterica”, ma che “senza un adeguato apprezzamento della struttura giuridica della sacra liturgia, il tesoro più grande e più bello della Chiesa è soggetto a fraintendimenti e persino ad abusi”.
Sottolineando come, nel 1963, Papa San Paolo VI mise in guardia contro tali abusi e sottolineò l’importanza della disciplina che governa la liturgia affinché rimanga fedele alla tradizione, il cardinale Burke ha affermato che «ci si meraviglia» di come, fin dagli anni ’70, l’avvertimento di Paolo VI sia stato per lo più ignorato o inascoltato. Ha anche ricordato le preoccupazioni di Papa San Giovanni Paolo II riguardo a «una certa libertà “creativa”» nella liturgia nei suoi due documenti del 1980 sulla liturgia, Dominicae Cenae e Inaestimabile Donum.
«La fonte delle difficoltà è la perdita della conoscenza della sacra tradizione come veicolo insostituibile di trasmissione della sacra liturgia», ha affermato il cardinale Burke, riferendosi al discorso di Benedetto XVI alla Curia romana nel 2005.
Ha aggiunto che l’insegnamento sia di Benedetto XVI che di Giovanni Paolo II «indica chiaramente che la corretta attenzione alle norme liturgiche non costituisce una sorta di legalismo o rubricismo, ma un atto di profondo rispetto e amore per il Signore che ci ha donato il dono del culto divino, un atto di profondo amore che ha come fondamento insostituibile la conoscenza e la coltivazione della Tradizione».
Ha anche ricordato le ormai famose parole di Benedetto XVI nella lettera che accompagnava la Summorum Pontificum, che liberalizzava la celebrazione della liturgia precedente al 1970:
«Ciò che le generazioni precedenti hanno tenuto sacro, rimane sacro e grande anche per noi, e non può essere improvvisamente proibito o addirittura considerato dannoso».Traditionis Custodes
Ma il card, Burke ha affermato che Traditionis Custodes, la lettera apostolica di Papa Francesco del 2021 che ha imposto severe restrizioni alla liturgia tradizionale, ha «gravemente turbato» la «pace liturgica, frutto dell’applicazione di Summorum Pontificum», aggiungendo che spera che le relative questioni giuridiche «siano affrontate il prima possibile».
In risposta a una domanda del pubblico su questo argomento, il cardinale Burke ha affermato che l’attuazione di Traditionis Custodes equivale a una «persecuzione dall’interno della Chiesa» e che «ha già avuto occasione di esprimerlo» a Papa Leone, affermando: «Certamente spero che, non appena sarà ragionevolmente possibile, egli riprenderà lo studio di questa questione e cercherà di ripristinare la situazione com’era dopo la Summorum Pontificum, e persino di continuare a sviluppare ciò che Papa Benedetto XVI aveva così saggiamente e amorevolmente stabilito per la Chiesa».
Il cardinale ha concluso esprimendo la sua speranza, accompagnata dalla preghiera, che «un rinnovato apprezzamento della Tradizione come principio proprio della sacra liturgia [possa] portare alla realizzazione della speranza dei Padri conciliari in comunione con il Romano Pontefice».
Edward Pentin[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
7 commenti:
« Papa San [sic] Paolo VI mise in guardia contro tali abusi e sottolineò l’importanza della disciplina che governa la liturgia affinché rimanga fedele alla tradizione… »
Sans blague !
C'est l'histoire de l'incendiaire qui appelle au secours les pompiers !
Pendant combien de temps encore va-t-on nous servir cette mauvaise plaisanterie ? Comme si "saint" Paul VI n'était pas le premier responsable — parce que le plus haut placé — de la crise de la liturgie qu'il a révolutionnée de façon inepte, comme l'a bien montré le père Louis Bouyer, avec toutes les conséquences doctrinales que l'on sait.
"...Ha lamentato che oggi l’attenzione alla legge liturgica “sembra totalmente estranea o, almeno, esoterica”, ma che “senza un adeguato apprezzamento della struttura giuridica della sacra liturgia, il tesoro più grande e più bello della Chiesa è soggetto a fraintendimenti e persino ad abusi”...."
Spesso sono gli esoteristi a storcere il naso davanti alla struttura giuridica. Chi ha facilitato l'ingresso dell'esoterismo nella Chiesa è stata la Massoneria. E la sua presenza è stata segnalata dall'indagine del prelato canadese Cagnon. Quindi è facile che all'interno ci siano diversi prelati, loro sì, esoteristi insofferenti di qualsiasi impianto giuridico.
Ma qual'è il punto che fa la differenza? È il rigore della osservanza della regola. Noi sappiamo quanto lunghi sono stati i tempi per alcuni Santi essere riconosciuti tali, anche altri che hanno avuto visioni su visioni., locuzioni su locuzioni, sono però ancora in attesa. Quindi visioni e locuzioni possono averne anche gli esoteristi ma, non si sa chi realmente sia stato e/o abbia parlato loro. Anche gli eretici possono aver avuto visioni, locuzioni e altro ma, essendo stati ingannati senza saperlo, capirlo, senza riconoscerlo o poterlo riconoscere.
Cambiare l'impianto giuridico del Rito, del Catechismo, come la Traduzione della Bibbia, dei Padri della Chiesa, della vita dei Santi, sono cambiamenti che possono fare mutare, senza che ce ne accorgiamo, il mondo spirituale nel quale siamo per trovarci poi in un altro apparentemente simile, ma sostanzialmente diverso. Quindi l'impianto giuridico non è noioso, antiquato, fuori moda, d'altri tempi, è la nostra sicurezza, il nostro riparo, la nostra scialuppa di salvataggio, il nostro rifugio antiatomico. In questo mondo di chiacchiere è facile essere manipolati dalla stampa, dagli oratori, dai tempi moderni e dai tempi postmoderni, da chicchessia ed anche dalla Chiesa vaticansecondista, quindi la chiesa Cattolica ha consegnato ad ognuno di noi la regola, il diritto, che non può né deve essere cambiato perché ne va della nostra salvezza.
Ottimo intervento del card. Burke. Adesso tocca al papa muoversi, "in tempi ragionevoli". Non sarà facile, se è vero che la gran parte dell'episcopato è contro la Messa Ordo Vetus.
Hic Rhodus, hic saltus.
Le precisazioni del card. Burke non lasciano scampo ad ambigui distinguo. Ha esposto i vari aspetti della situazione con esemplare lucidità.
Mi dispiace, ma non sono d'accordo con S.E.R. card. Burke: non dobbiamo tornare al regime del "Summorum Pontificum", ma ad uno promotivo (in vista di un futuro abrogativo, della Messa rivoluzionaria e riti derivati si capisce) della Messa apostolica. I tempi sono maturi, è ora che tutti si uniscano per chiedere a gran voce questo, i 30.000 pellegrini di Parigi-Chartres ne sono la prova. Deve essere garantita in ogni diocesi, oltre alle Messe già in uso prima del "Traditionis Custodes", almeno una chiesa diocesana (centrale, grazie, non in posti sperduti che nessuno può raggiungere se non quei quattro anziani che ci vivono ancora) in cui poter celebrare (ad orari congrui ed almeno tutti i giorni festivi, grazie, non alle 6 di mattina del terzo giovedì del mese) la Messa apostolica. Basta con le mezze misure, io voglio andare alla Messa apostolica anche quando sono al mare, in vacanza o in viaggio di lavoro, basta con i vescovi ribelli che fanno come li pare con un rito autenticamente cattolico e basta con l'umiliazione di un rito che ha nutrito ottimamente la Chiesa da almeno 1600 anni a questa parte!
P.S.: concludo dicendo anche che sarebbe bene istituire degli Ordinariati per la Messa apostolica, almeno uno per ogni Paese (e situati primariamente nella capitale, grazie, non in posti ugualmente lontani da ovunque, e con vescovo e vescovo ausiliare): se solo in Italia ci sono due eparchie di rito bizantino, è ridicolo che, per amministrare Ordinazioni e Cresime, bisogna chiedere ai soliti cardinali e vescovi amanti della Tradizione, che sono però pochi e fanno quello che possono stanti le loro altre responsabilità.
Cindivido totalmente caro EwuesFidus : un santo zelo, il suo, che manca purtroppo anche ai più coraggiosi prelati attuali. Ci vorrebbe una novella Giovanna d'Arco, che si mettesse alla guida dei veri cattolici, pochi o molti che siamo...ci vuole un trascinatore, una guida senza paura di perdere la poltrona, le prebende, i negoziatori al ribasso a poco servono, se non a subire altre e nuove umiliazioni. Il compromesso va a tutto vantaggio degli sfegatati modernisti, del club di ribelli che tiene in pugno la Chiesa di Cristo.
"È difficile, forse impossibile, raggiungere l'uomo moderno solo attraverso l'intelletto. Il suo intelletto è stato così malformato dalla cultura e dall'istruzione che raramente le argomentazioni funzionano. Devi andare oltre o più in profondità dell'intelletto. Bisogna entrare nel suo cuore e nella sua anima, cioè nella sua immaginazione, quel regno di simbolismo, rituale, cerimonie e gesti - cose che inconsciamente eppure più potentemente troviamo in noi stessi. È inutile dire all'uomo moderno che qualcosa di meraviglioso o di santo sta accadendo durante la Messa. La sua mente è stata intorpidita praticamente dall'esistenza. Deve provare che c'è qualcosa di profondo qui. Devi appellarti al suo senso di meraviglia e di stupore, al suo senso di numinoso, di qualcosa di diverso. "
https://crisismagazine.com/opinion/on-cardinal-burke-and-hobbits
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