Nella nostra traduzione da OnePeterFive la meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf, sempre nutriente e illuminante, che ci consente di approfondire, durante l'ottava, i doni spirituali della domenica precedente qui.
La nostra domenica è incastonata nei giorni della novena dopo la festa dell'Ascensione del Signore e il giorno solenne della Pentecoste. Il calendario liturgico della Chiesa ci ha offerto..., ci ha dato almeno fino al 1970 circa, un'Ottava(1) per la Pentecoste che ci permette di contemplare il mistero della discesa dello Spirito Santo da diverse angolazioni. Tuttavia, in questo caso abbiamo anche una novena, nove giorni, per considerare l'Ascensione in vista della Pentecoste imminente. In latino, c'è una parola che abbiamo sentito spesso nel recente passato, prima del conclave che elesse Papa Leone IV: novendialis ... il periodo di nove giorni di lutto dopo la morte di un papa. Nell'antica Roma, il novendialis aveva un significato negativo, perché era anche il periodo di osservanza religiosa dopo un prodigio che prediceva sventure, ed era associato al banchetto funebre del nono giorno. Si pensi che Cristo disse agli Apostoli di non rattristarsi per la sua dipartita perché stavano per ricevere lo Spirito. Cristo era la morte della morte, e ha capovolto il lutto. In ogni caso, gli Apostoli avevano nove giorni tra l'Ascensione e la Pentecoste, e così anche noi, e abbiamo il vantaggio di sapere cosa sarebbe successo (per i successivi due millenni) cosa che essi non hanno avuto.
Ogni mistero del Signore fornisce infinite risorse per i meandri della nostra mente. Questa domenica siamo saldamente all'interno della novena originale, un'ottava precorritrice, durante la quale preghiamo per un aumento dei doni e dei frutti dello Spirito Santo, nonché per le implicazioni per noi dell'Ascensione del Signore. Tre implicazioni mi vengono subito in mente.
In primo luogo, quando il Signore è asceso al Padre, lo ha fatto anche la nostra umanità, che dal momento della sua Incarnazione a partire dall'Annunciazione è in un legame inscindibile con la divinità di Cristo. La nostra umanità, assisa in Gesù Risorto alla destra del Padre, dovrebbe essere una fonte costante di speranza sia nei tempi di prosperità e pace, che nelle prove e nei disagi.
In secondo luogo, noi che desideriamo un rapporto con il Signore dobbiamo, come la Chiesa primitiva, imparare a relazionarci con Lui per come Egli è veramente, non per come non è. I discepoli, durante la vita di Gesù, Lo avevano fisicamente presente. Dopo la Risurrezione e l'Ascensione, dovettero relazionarsi con Lui non più fisicamente presente con loro nella carne, ma piuttosto come Egli era realmente presente a loro nello "spezzare il pane" durante le loro celebrazioni eucaristiche. Cristo disse loro "fate questo" e potete star certi che lo fecero. Dovevano relazionarsi con Cristo presente anche nelle persone di coloro che si trovavano nel bisogno. "In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Matteo 25:40). Questa sfida è costantemente davanti ai nostri occhi.
In terzo luogo, Cristo è asceso come Sommo Sacerdote per presentare perpetuamente il Suo Sacrificio al Padre. Usiamo immagini di luoghi fisici, come la "mano destra" del Padre. Quindi, possiamo parlare di Cristo nel tempio celeste, presso un altare al di là dello spazio e del tempo, dove rinnova incessantemente la Sua auto-oblazione. Ciò significa che la Sua azione sacerdotale di Sommo Sacerdote si trova nell'eternità e non solo nei momenti del tempo storico. Con l'Ascensione, tutti i misteri trasformativi della Passione e della Resurrezione sono ancora a nostra disposizione. L'azione e gli effetti dell'Ultima Cena, in continuità con il Calvario e la tomba vuota, non sono vincolati da orologi, calendari o dalla posizione geografica. Il Sommo Sacerdote in Cielo garantisce che possiamo celebrare molte Messe su molti altari in molti luoghi contemporaneamente. Cristo non è solo in questa Ostia e poi in quell'Ostia, ma in ogni Ostia, non solo su questo altare solo ora, ma su ogni altare. Egli è simultaneamente a nostra disposizione in migliaia di Ostie in tutto il mondo o in migliaia di Ostie nello stesso edificio ecclesiale. Ora non c'è un solo sacerdote che agisce nella persona di Cristo, ma molte persone che sono suoi sacerdoti e agiscono in persona Christi.
Possiamo approfondire ulteriormente il mistero dell'Ascensione e della Pentecoste approfondendo il contesto del primo abbinamento Ascensione-Pentecoste? Dopo l'Ascensione, gli Apostoli attendevano che accadesse qualcosa, poiché Gesù aveva detto loro di "attendere la promessa del Padre" e che sarebbero stati "battezzati in Spirito Santo" (Atti 1:4-5). Tuttavia, questo avvenne poco prima della festa ebraica di primavera di Shavuoth(2), "Settimane", o in greco Pentecoste, la "cinquantesima festa".
Il conteggio dei quaranta giorni non sarebbe certo passato inosservato agli Apostoli. Conoscevano la storia della loro salvezza. Sappiamo anche che, dopo la Sua risurrezione, il Signore insegnò loro molte cose. Potete immaginarlo spiegare il significato di "quaranta" nella storia della salvezza. Dopotutto, Egli aprì il senso di tutte le Scritture su di Sé quando, dopo essere risorto, camminò con i discepoli verso Emmaus. A quaranta giorni dalla tomba, era asceso al Cielo in una nuvola di gloria, segno della presenza divina di Dio che un tempo si posò sulla tenda del convegno nel deserto e in seguito riempì il Tempio. Dovevano sapere che qualcosa stava accadendo e che sarebbe potuto accadere durante Shavuoth. La città era già in fermento per le centinaia di migliaia di persone che erano obbligate a salire a Gerusalemme. Probabilmente avrebbero cercato di ricordare tutto ciò che Cristo aveva detto loro sulla Sua missione, ripassando i dettagli, cercando di ricomporre il puzzle, pregando di avere una visione più chiara.
Gli Apostoli erano ebrei nella Gerusalemme del I secolo. Avevano visto il Signore ascendere al cielo quaranta giorni dopo la Sua Resurrezione, durante la festa delle primizie, che cadeva il giorno dopo il sabato (domenica) dopo la Pasqua ebraica, la festa di Bikkurim, la festa delle primizie del raccolto.
Gesù era il primo frutto del vero e nuovo raccolto. Dovevano fare congetture sulla festa di Shavuoth, che sarebbe durata 50 giorni dopo Bikkurim. Cosa avrebbero potuto sapere?
Un po' di contesto può essere utile. Shavuoth è una festa primaverile del raccolto. Come tutte le feste ebraiche e le nostre feste cristiane, esse guardano contemporaneamente al passato per commemorare un grande evento nella storia della salvezza e al futuro per il suo compimento da parte di Dio. In questo caso, per la Pentecoste del I secolo avrebbero celebrato l'arrivo di Mosè e delle dodici tribù al Monte Sinai dopo la Pasqua, dopo aver attraversato le acque (Esodo 19). Tre giorni dopo il loro arrivo, la gloria discese nel roveto ardente e Dio fu con Mosè.
Gli Apostoli, dodici per volontà di Cristo, guardando indietro alle dodici tribù, quasi certamente riflettevano su Gesù come il nuovo Mosè, che ascendeva al cospetto di Dio e attendeva la discesa di una nube di fuoco gloriosa. Gesù aveva comandato loro di rimanere a Gerusalemme e attendere di essere rivestiti di potenza. Cosa significava, rivestiti di potenza? Come Mosè sul Monte? Gesù aveva detto loro durante l'Ultima Cena: "Giovanni battezzò con acqua, voi sarete battezzati nello Spirito Santo".
Questo è lo Spirito Santo che li ha spinti a predicare e battezzare.
Questo è lo stesso Spirito Santo elargito su di voi e in voi nel battesimo. Lo stesso è stato confermato in voi e approfondito in voi. Questo è lo stesso Spirito che rifiuti quando peccate, per omissione o agendo. Lo stesso che ritorna con lo stato di grazia nel confessionale e che si approfondisce in voi attraverso buone Comunioni e una vita devota, soprattutto attraverso l'auto-svuotamento. Più ci si inoltra nel cammino, più lo Spirito Santo può dimorare in noi e manifestare i suoi doni e i suoi frutti.
______________________Note di Chiesa e post-concilio
1. Nell'Anno Liturgico tradizionale veniva data importanza alle Ottave: gli otto giorni che seguono una festa molto importante, compreso il giorno della festa stesso, durante i quali ricorrono le stesse formule. E dunque abbiamo le Ottave di Natale, di Pasqua, dell'Ascensione, di Pentecoste, del Corpus Domini, del Sacro Cuore. Si dà valore maieutico alla ripetizione per l'assimilazione sempre più profonda dei misteri pregati e contemplati. I frutti maturano nella ripetizione e nell'abitudine. Richiama la necessità della continuità del prendersi cura: cultura deriva dal contesto agricolo e indica ciò che deve essere prodotto curato e amato costantemente e ripetutamente. L'atto spirituale non si esaurisce nell'essere compreso una sola volta: approfondito, sollecita nutre e trasfigura. Cogliamo in controluce la bellezza e l'insistente qualità dell'eternità sempre identica ed è la pratica costante che produce frutti. Per questo repetita iuvant...
Il nostro sacerdote ricordava che dopo la settimana Santa non si possono fare le ottave del Giovedì Santo e Venerdì Santo e allora, rispettivamente, si celebra il Corpus Domini con la sua Ottava e il Sacro Cuore con la sua...
Nel Novus Ordo hanno mantenuto solo Natale Pasqua e Pentecoste. poi negli anni 70 Paolo VI ha tolto pure Pentecoste. Il fatto è che prevale l'aspetto della festa, con la diminutio di quello sacrificale (espiatorio e propiziatorio oltre che impetratorio e di lode) e della funzione sacerdotale...
2. Il calendario ebraico comprende cinque feste maggiori di origine biblica. Le tre feste "del pellegrinaggio" o "feste del raccolto" (Pesach, Shavuot e Sukkoth) associate all'esodo dell'Egitto e le due "feste penitenziali" (Rosh HaShanan e Yom Kippur). Pesach (Pasqua) è la festa più importante del calendario ebraico. Si celebra tra marzo e aprile e ricorda la liberazione dalla schiavitù egiziana. Shavuot (pentecoste) si celebra nel periodo della mietitura, cinquanta giorni dopo la Pasqua. Ricorda il dono della legge (Torah) sul monte Sinai, che trasformò gli schiavi fuggiti dall'Egitto in un vero "popolo".
2. Il calendario ebraico comprende cinque feste maggiori di origine biblica. Le tre feste "del pellegrinaggio" o "feste del raccolto" (Pesach, Shavuot e Sukkoth) associate all'esodo dell'Egitto e le due "feste penitenziali" (Rosh HaShanan e Yom Kippur). Pesach (Pasqua) è la festa più importante del calendario ebraico. Si celebra tra marzo e aprile e ricorda la liberazione dalla schiavitù egiziana. Shavuot (pentecoste) si celebra nel periodo della mietitura, cinquanta giorni dopo la Pasqua. Ricorda il dono della legge (Torah) sul monte Sinai, che trasformò gli schiavi fuggiti dall'Egitto in un vero "popolo".
Le radici ebraiche del cristianesimo sono riconoscibili anche nella strettissima corrispondenza tra la festa di Pentecoste ebraica (Shavuot), dove si ricorda il dono della Legge, e la Pentecoste cristiana, in cui - cinquanta giorni dopo la Pasqua - celebriamo la discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa radunata nel cenacolo. Sì, perché possiamo dire che nella Pentecoste gli apostoli salgono con Maria al piano superiore, come Mosè sale sulle pendici del Sinai; Dio effonde lo Spirito sulla Chiesa, nuova Legge, lo Spirito del Signore Risorto, iscritta nei cuori dei credenti; così Mosè sulla cima del monte riceve le mizwot di Adonai, i precetti della Torah. Lo Spirito con i suoi doni porta la Chiesa alla missione ed all’evangelizzazione, la voce di Dio sull’Horeb rinvigorisce la missione del profeta Elia e gli dona quello slancio definitivo contro l’idolatria dei falsi profeti. Mosè parla faccia a faccia con Dio, lo Spirito ci permette di invocare Dio nei nostri cuori con l’appellativo di Abbà, l’affettuoso “Papà” del fanciullo che si rivolge al proprio padre, perché l'incarnazione, passione, morte risurrezione e ascensione del nostro Signore, Gesù, ci ha introdotti nella "famiglia" del Padre.
Abramo non merita Eretz Israel (Terra d'Israele) fino a che non mette in pratica la mizvà dell’Omer; gli ebrei non entrano nella Terra Promessa se non nel momento in cui sostituiscono l’Omer di Manna con l’Omer del frumento di Eretz Israel. Noi non entriamo nella vita nuova della Risurrezione se non partecipiamo all'Eucaristia, che è il nuovo Pane disceso dal cielo... e se non ci lasciamo purificare e vivificare dal fuoco dello Spirito che ha raggiunto gli Apostoli nel Cenacolo il giorno di Pentecoste. Come gli Ebrei si riconoscono Popolo al momento dell'accoglimento della Torah, così i Cristiani divengono il Popolo della nuova Alleanza [vedi] e si riconoscono Chiesa proprio a partire da quella Pentecoste che si rinnova per ogni credente. (M.G.)
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
1 commento:
Se manteniamo il silenzio, spiegava Serafino, Satana, il nostro nemico non ha presa su di noi. Il silenzio dev'essere nel cuore e nel pensiero. E il silenzio che assicura all'anima i vari doni dello Spirito. Dalla solitudine e dal silenzio ci vengono pietà e dolcezza; quest'ultima agisce nel cuore umano come l'acqua di Siloe che rappacificava e guariva ».
San Serafino di Sarov
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