Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 7 giugno 2025

Una delle sfide di Papa Leone XIV: come gestire le restrizioni sulla Santa Messa tradizionale

Nella nostra traduzione dal National Catholic Register viene affrontata sotto diversi aspetti una delle sfide del nuovo Papa: quella della gestione delle restrizioni alla Santa Messa tradizionale attuate dal suo predecessore. Qui la petizione promossa da Lifesitenews. Qui l'indice dei numerosi articoli sulla questione.

Una delle sfide di Papa Leone XIV: come gestire
le restrizioni sulla Santa Messa tradizionale


Una sfida significativa per Papa Leone XIV sarà quella di decidere la gestione delle restrizioni imposte da Papa Francesco alla Santa Messa tradizionale.

Da quando, nel luglio 2021, Papa Francesco ha pubblicato la sua lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, è stata limitata, in alcuni casi in modo severo, la libertà di celebrare la Santa Messa tradizionale con l’obiettivo a lungo termine di consentire solo la nuova Messa.

Cardinali, Vescovi, sacerdoti e molti laici, compresi alcuni che non partecipano alla Santa Messa tradizionale, si sono opposti con forza alle restrizioni, considerando la repressione come crudele, ingiusta e inutilmente divisiva piuttosto che unificante.

Dopo la lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI del 2007, qualsiasi sacerdote con un gruppo stabile di fedeli legati alla forma tradizionale del rito romano era libero di celebrarla, senza bisogno di un permesso speciale del proprio Vescovo. Ma il decreto di papa Francesco del 2021 ha cambiato radicalmente la situazione, abrogando la lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum, obbligando i sacerdoti a ottenere il permesso del proprio Vescovo e, a partire dal 2023, obbligando i Vescovi a ottenere l’approvazione espressa del Vaticano per consentire la celebrazione della Santa Messa tradizionale nelle loro Diocesi.

Altre disposizioni della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes includevano il divieto generale di celebrare la Santa Messa tradizionale nelle chiese parrocchiali, costringendo molte comunità tradizionali a celebrare le loro liturgie in palestre, sale sociali o parrocchiali. Il documento vietava anche la formazione di nuovi gruppi tradizionali, impediva ai sacerdoti appena ordinati di celebrare la Santa Messa tradizionale senza l’approvazione del Vaticano e proibiva le cresime e le ordinazioni secondo il rito tradizionale.

Papa Francesco ha sostenuto la necessità delle misure al fine di promuovere e salvaguardare l’unità della Chiesa, affermando che la proliferazione della Santa Messa tradizionale stava contribuendo alla divisione, per il fatto che alcune comunità legate al rito tradizionale rifiutano o contestano il Concilio Vaticano II e le sue riforme liturgiche. Ha dichiarato di aver preso la decisione dopo aver visto i risultati di una consultazione mondiale dei Vescovi, i cui risultati sono stati successivamente contestati [qui -qui - qui].

Mons. Michael Thomas Martin O.F.M.Conv., Vescovo di Charlotte, nella Carolina del Nord, ha fornito alcune indicazioni sull’opposizione alla Santa Messa tradizionale [vedi] in una lettera pastorale trapelata di recente, ha dichiarato la sua incomprensibilità dell’uso della lingua latina che, secondo lui, porta «tanti nostri fedeli ad allontanarsi semplicemente quando non capiscono la lingua». aggiungendo che, per lui, l’introduzione del latino «non è pastoralmente sensibile» e porta a «due tendenze inaccettabili», la prima è il «rifiuto del Novus Ordo Missae» e la seconda è «una divisione tra chi ha e chi non ha: chi capisce e chi non capisce»: il che, afferma, favorisce un clericalismo «inaccettabile» e dunque ritiene che ciò «sminuisca il ruolo dei laici nella Messa».

Ma, invece di preservare l’unità, molti hanno visto la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes come un atto che fa l’opposto: accentua le divisioni prevalenti e approfondisce le ferite preesistenti. Il fatto che continuino ad essere imposte restrizioni, a Charlotte (il giornale diocesano ha riportato martedì che le nuove restrizioni sono state rinviate qui) e altrove, ha spinto a chiedere a Papa Leone XIV di revocare, o almeno riconsiderare, le disposizioni del suo predecessore.

Il card. Gerhard Ludwig Müller, Prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede, è stato uno dei primi a sottolineare l’urgenza di affrontare la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes dopo l’elezione di Papa Leone XIV, affermando che il decreto era «dannoso» [vedi] e inutile per la Chiesa e chiedendo che la revoca delle restrizioni alla Santa Messa tradizionale fosse uno dei primi atti del Santo Padre.

Lo scorso 22 maggio, il card. William Goh Seng Chye, Arcivescovo di Singapore, ha dichiarato che non vedeva «alcun motivo per impedire alle persone che preferiscono la Santa Messa tradizionale» di celebrarla, poiché «non stanno facendo nulla di sbagliato o peccaminoso». Ha affermato che, se rifiutano gli insegnamenti del Concilio Vaticano II «dovrebbero essere disciplinati» invece che discriminati.

Mons. Salvatore Joseph Cordileone, Arcivescovo metropolita di San Francisco, ha appoggiato le osservazioni del card. William Goh Seng Chye, affermando che «l’abolizione delle restrizioni sull’uso del Missale Romanum del 1962 sarebbe un gesto grandioso, risanatore e unificante». In ulteriori commenti del 25 maggio sul National Catholic Register, l’Arcivescovo ha ricordato che papa Francesco, i suoi predecessori e persino il Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che ha pubblicato la Traditionis custodes, «hanno tutti insistito su una maggiore riverenza nella liturgia» ed ha affermato: «Forse una maggiore familiarità con quella Messa [antica -ndT] potrebbe contribuire a portare più bellezza e riverenza a tutte le celebrazioni eucaristiche che si svolgono nelle nostre parrocchie e in altre comunità di fedeli». [qui in un'altra occasione] 

Opzioni disponibili
Quali sono quindi le opzioni a disposizione del Santo Padre e come potrebbe attuarle?

Parlando con alcune figure di spicco della Chiesa cui è ben nota la questione, hanno tutte convenuto che Papa Leone XIV debba  agire piuttosto che lasciare la situazione così com’è.

Peter Kwasniewski, scrittore cattolico ed esperto di liturgia tradizionale, ha affermato che, sebbene non sia positivo per la stabilità della Chiesa avere «continui cambiamenti da un papato all’altro», ritiene che l’unica opzione per Papa Leone XIV sia quella di «annullare pubblicamente» la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes, affermando che ammorbidire l’attuazione di Traditionis custodes senza correggere direttamente le sue affermazioni non «farà scomparire le falsità alla base di quel documento», ha affermato, ma piuttosto invierà un «messaggio sottile che “tutto è permesso”». Ha quindi proposto che, se Papa Leone XIV vuol «salvare la faccia», potrebbe emanare un altro documento che chiarisca o modifichi Traditionis custodes, nel senso che «restituisce essenzialmente ai Vescovi l’autorità di approvare la Santa Messa tradizionale elogiandone i benefici per i fedeli che la amano per giuste ragioni».

Ha detto inoltre che un’altra alternativa potrebbe essere quella di dire: «Gli ultimi quattro anni hanno portato alla nostra attenzione le difficoltà e le sofferenze che la politica del mio predecessore ha causato, e riteniamo opportuno ripristinare la politica della lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI».

Amy Welborn, scrittrice cattolica e collaboratrice del National Catholic Register, si è detta d’accordo con un possibile ritorno alla lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum, affermando che, sebbene «non fosse perfetta», sembrava funzionare. Il Papa, ha detto, potrebbe forse offrire «una semplice dichiarazione» in cui afferma che, nel contesto attuale e «comprendendo le esigenze del momento», Traditionis custodes non è più utile nel momento e nel contesto attuali, e quindi tornare a Summorum Pontificum «sarebbe un buon inizio».

In linea con l’attenzione alla Chiesa in missione di Papa Leone XIV, Amy Welborn ritiene anche che egli potrebbe ricordare la convinzione di Papa Benedetto XVI, espressa chiaramente nella sua lettera in occasione della pubblicazione di Summorum Pontificum, secondo cui «entrambe le forme sono valide». Egli potrebbe invocare «la carità più profonda, forse anche sacrificale, da parte dei laici e del clero nel vivere questo nella vita ecclesiale, e indipendentemente dalla forma – e indipendentemente dal rito, latino o orientale – affinché i cattolici siano gioiosamente nutriti da Cristo nel dono dell’Eucaristia e siano rafforzati per affrontare un mondo così profondamente bisognoso dell’amore di Cristo».

Un’alternativa al ritorno al Summorum Pontificum potrebbe invece essere un’interpretazione e un’applicazione vincolante della Traditionis custodes, ha affermato Joseph Shaw, presidente della Latin Mass Society of Great Britain, che è favorevole a un «breve documento» che restituisca il potere decisionale ai vescovi e consenta a tutti i sacerdoti di celebrare la Santa Messa tradizionale in tutte le chiese.

Egli ritiene che ciò «attenuerebbe notevolmente il problema» adattandolo alle condizioni locali [viene meno l'universalità de La Catholica -ndT], pur riconoscendo che alcuni Vescovi si sentiranno sotto pressione da parte di alcuni fedeli per consentirlo o vietarlo. Altri prevedono un possibile distacco graduale dal trattamento riservato da papa Francesco alla liturgia tradizionale. Stuart Chessman, esperto statunitense di liturgia tradizionale, non prevede un ritorno alla pace nella Chiesa «in tempi brevi», ma si chiede se questa «guerra di annientamento contro il tradizionalismo», che egli considera in realtà una guerra contro il «proprio patrimonio», possa essere «sostenuta a lungo termine».

Segni e gesti
Altre opzioni condivise con il National Catholic Register che potrebbero portare all’unità e sanare le divisioni causate dalla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sono che Papa Leone XIV, piuttosto che fare dichiarazioni o emanare documenti offra segni e gesti che potrebbero mostrare o suggerire che egli è favorevole a porre fine a quella che molti considerano una «persecuzione» della Santa Messa tradizionale e ad adottare invece un atteggiamento di pace, sottolineando la necessità del rispetto e opponendosi a un annacquamento della tradizione.

Ciò potrebbe includere, secondo Joseph Shaw, il permesso di celebrare la Santa Messa tradizionale nella Basilica di San Pietro in Vaticano o il conferimento della benedizione apostolica al popolare e tradizionale Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres), in Francia, previsto dal 7 al 9 giugno. Per il secondo anno consecutivo, il pellegrinaggio, molto apprezzato dai giovani fedeli, è stato preso d’assalto dai partecipanti e ha registrato una crescita esponenziale, costringendo gli organizzatori a sospendere temporaneamente le iscrizioni. Il pellegrinaggio ha incontrato l’opposizione di alcuni esponenti della gerarchia ecclesiastica a causa della sua crescente popolarità.

Altri suggeriscono che Papa Leone XIV potrebbe almeno accennare alla sua opposizione, o addirittura fermare direttamente le restrizioni molto criticate di mons. Michael Thomas Martin che limitano la Santa Messa tradizionale a una sola cappella a partire dal 3 ottobre.

Papa Leone XIV potrebbe anche scegliere di pubblicare i risultati della consultazione mondiale dei Vescovi che ha portato alla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes. Il Vaticano ha affermato che i risultati ottenuti dall’allora Congregazione per la dottrina della fede hanno dimostrato che la Santa Messa tradizionale è fonte di divisione, ma le prove provenienti dall’interno della CDF e analisi indipendenti hanno dimostrato che i risultati non supportano in modo uniforme la narrativa di una divisione diffusa. Peter Kwasniewski ha accolto con favore la possibilità di pubblicare i risultati, dicendo che sarebbe stato «felice di vedere un po’ di quella “trasparenza” spesso promessa ma raramente mantenuta». Joseph Shaw è stato più cauto, nel timore che si possano «riaprire vecchie ferite».

Nel complesso, Peter Kwasniewski è scettico sul fatto che si possa raggiungere l’unità, data quella che definisce «la profondità dell’odio per la tradizione» che esiste tra «una certa generazione e un certo tipo di progressisti». Ritiene quindi possibile che Papa Leone XIV, imitando Sant’Agostino, «invoca il principio del pluralismo armonioso», visto che «molte buone usanze possono fiorire, secondo le diverse esigenze dei fedeli», aggiungendo : «Potrebbe dire che l’unità non è uniformità e che quindi non c’è alcun problema intrinseco nell’avere più di una forma del rito romano, anche se già esistono l’uso zairese e il rito dell’Ordinariato per i fedeli di rito orientale».

Michael Matt, commentatore cattolico tradizionale statunitense, è fiducioso che Papa Leone XIV capisca che «lungi dall’essere una forza di disunione nella vita della Chiesa, la Santa Messa tradizionale è stata un potente fattore di unificazione». In un commento sul National Catholic Register del 1º giugno, Michael Matt ha riconosciuto che alcuni Cattolici tradizionalisti rifiutano il Concilio Vaticano II e ritengono che la nuova Messa sia invalida, ma ha sostenuto che essi «vivono già al di fuori delle strutture diocesane della Chiesa e quindi non hanno nemmeno l’opportunità di seminare discordia attraverso la Santa Messa tradizionale».

«Credo che, come sacerdote missionario, il Santo Padre capirà la necessità di ascoltare i tradizionalisti quando gli dicono che non rifiutiamo il Concilio Vaticano II e non riteniamo che la nuova messa sia invalida», ha affermato Michael Matt, che cura il giornale cattolico tradizionale The Remnant. «Tutto ciò che vogliamo è adorare Dio secondo il bellissimo diritto liturgico che Sua Santità Papa Benedetto XVI ci ha assicurato essere nostro e che non deve esserci tolto».

C'è chi ha sottolineato alcuni segnali che indicano la simpatia di Papa Leone XIV per la tradizione: egli fa riferimento ai primi Padri della Chiesa, ha scelto il nome Leone, ha riportato in auge l’abito papale tradizionale che papa Francesco aveva abbandonato, ha una buona padronanza del latino e si è espresso a favore del mistero piuttosto che dello spettacolo nella liturgia – mistero che, in uno dei suoi primi discorsi [vedi], ha definito «ancora vivo» nelle liturgie delle Chiese orientali. In un messaggio ai Vescovi francesi in occasione della festa di tre santi del Paese, ha chiesto che le celebrazioni «non siano solo un richiamo nostalgico a un passato che può sembrare tramontato, ma suscitino speranza e diano un nuovo slancio missionario».

Papa Leone XIV sembra pienamente consapevole delle «guerre liturgiche» come parte delle divisioni e delle tensioni prevalenti all’interno della Chiesa. Il 31 maggio, durante una Messa di ordinazione celebrata nella Basilica di San Pietro in Vaticano, ha detto ai sacerdoti della necessità di «ricostruire la credibilità di una Chiesa ferita».

«Non possiamo condannare o proibire in modo assoluto il diritto e la forma legittimi della liturgia latina», ha dichiarato [qui] il card. Gerhard Ludwig Müller all’agenzia di stampa Associated Press il 13 maggio. «Secondo il suo carattere, penso che (Leone) sia in grado di parlare con le persone e di trovare una soluzione molto buona che vada bene per tutti».

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

5 commenti:

Latro Poenitens ha detto...

Secondo il mio modestissimo parere, la liberalizzazione dovrebbe essere svincolata dall'approvazione del vescovo locale. Abbiamo già vissuto sufficienti vicissitudini (per essere buoni) proprio per questo motivo durante l'applicazione del Summorum Pontificum. Non ci devono essere limitazioni sugli orari o su chiese dove "è vietata" la celebrazione né su quelle dove è consentita: la messa cattolica tradizionale deve poter essere detta in tutte le chiese cattoliche perché è ben più di uno dei riti consentiti. Altrimenti sì che si crea divisione fra i fedeli.
E francamente anche due parole nell'ordine della "pacca sulla spalla" consolatoria da parte del Pontefice ai fedeli tradizionali svillaneggiati, calunniati come "divisivi" per motivi politici e considerati "minus habentes" (l'ha messo per iscritto: se ti piace la messa in latino hai qualcosa che non va nel cervello) da Bergoglio, non guasterebbero. Anzi, personalmente lo riterrei doveroso. Leone XIV ci mostri che è finito il tempo della divisione in cui è stato lecito sparare a zero sui cattolici tradizionali, insultarli, confinarli a messe nella chiesa del cimitero alle 19.30 di sera o simili, ci mostri che dopo tutto il sangue spirituale che abbiamo sparso per l'unità della Chiesa coniugata alla Verità, ora possiamo essere considerati parte integrante del Corpo Mistico, e neanche una parte trascurabile, se non per numero, almeno per preparazione!
Ma forse io sto scrivendo di fantascienza.

Che i Sacri Cuori ci aiutino!

Anonimo ha detto...

La nuova primavera della Chiesa: dopo Australia e USA anche in Francia raddoppia il numero degli adulti che chiedono il battesimo, e in questi giorni decine di migliaia di giovani parteciperanno al pellegrinaggio a Chartres, con tanto di messa in latino vetus ordo..
Si realizza la profezia di Ratzinger del 1969:
"Gli uomini che vivranno in un mondo totalmente programmato vivranno una solitudine indicibile. Se avranno perduto completamente il senso di Dio, sentiranno tutto l’orrore della loro povertà. Ed essi scopriranno allora la piccola comunità dei credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto"

Laurentius ha detto...

lascuredielia.blogspot.com

Lo spirito dell'Anticristo

"Testate, gruppi e associazioni che, durante il pontificato precedente, hanno radunato e addomesticato i dissenzienti contestando derive e falsità di per sé evidenti, ora si adoperano a consegnare al nuovo regime quanti hanno loro dato credito, così che, ammaliati dall’apparenza esterna, acconsentano a ciò che fino a un mese fa aborrivano: la sinodalità – si sente ora dire – non è il male assoluto, basta intenderla bene…"

È proprio quello che sta avvenendo.

Anonimo ha detto...

Nelle facoltà teologiche il greco ed il latino sono di casa come propedeutici alla Settanta ed alla Vulgata. Quindi si sa che esistono queste due lingue e che il latino è stato usato fino oltre la metà del secolo scorso nella liturgia . Personalmente comincerei ad incoraggiare Seminari ed Università Cattoliche a curare con attenzione questi due insegnamenti. Sceglierei poi per le grandi feste pochi Canti gregoriani da cantare tutti insieme. Senza dare nell'occhio. Senza stare a rimestare nel passato. Naturalmente poi la Messa Cattolica viene rimessa al suo posto, senza farsi tirare dentro discussioni secondo me, secondo te. D'imperio semplicemente. Senza giustificazioni di sorta. Nei momenti adeguati si faranno conferenze storiche ed analitiche sulla Messa Cattolica per accompagnare amorevolmente il cambiamento. Imperativo non dare interviste sul tema, su nessun giornale e/o televisione o internet. Trascorsi cinque anni si stila un documento dove viene ribadito che la Messa Cattolica autentica è una. Quella nuova è stato, in buona fede, un errore, nato da un abbaglio, da un supposto fin di bene umano. È importante che durante gli anni che precedono il documento tutti vengano messi, più o meno, in condizione di riconoscere il passo spirituale che la Messa cattolica porta con sé nei cuori dei fedeli.

Laurentius ha detto...

Concordo pienamente. Vi sono alcune opere bellissime ma neglette sulla sacra liturgia - ricordo di Guglielmo Durante "Rationale divinorum officiorum", del XIII secolo - che potrebbero essere di grande aiuto per comprendere appieno l'importanza dei sacri riti.