Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 1 giugno 2025

Il "Verbo incarnato" non si tocca. Guerra aperta al cardinale Repole

I fedeli insorgono contro la cacciata dei religiosi del Verbo Incarnato: “Avete estirpato una comunità viva per servire logiche di potere. Ma noi non taceremo”. E nemmeno celebrano nel rito antico! Il primo caso, se non sbaglio, di resistenza aperta e coraggiosa in Italia... bisognerebbe saperne di più da testimoni diretti! Per saggiare l'aria che tira, forse essere utile questo precedente sulle nuove norme per gli Istituti di vita consacrata.

Il "Verbo incarnato" non si tocca. 
Guerra aperta al cardinale Repole

A Torino l’aria si è fatta incandescente. E non per colpa del cambiamento climatico. Da quando l’Arcidiocesi ha annunciato "sottovoce", senza troppo clamore ma con effetti dirompenti, l’uscita di scena dei religiosi dell’Istituto del Verbo Incarnato da due parrocchie della città – Maria Madre della Chiesa e Beato Pier Giorgio Frassati – si è scatenato l’inferno. Non nei salotti curiali, dove l’eleganza delle decisioni si misura in comunicati calibrati al millimetro. Ma nelle caselle di posta elettronica de "La Voce", nei gruppi WhatsApp, nei confessionali e nei cuori di chi quelle parrocchie le vive ogni giorno. E ora alza la voce. Forte. Con parole che suonano come uno schiaffo alla Curia: “Siete voi fuori linea, non loro”.

"Perché stavolta non si tratta solo di un cambio di parroco..." dicono. No! È qualcosa di più profondo. I fedeli – centinaia, forse migliaia – si sono sentiti colpiti in qualcosa di intimo. E ora rispondono con la stessa forza con cui si difende una famiglia. “Questa è una comunità viva, vibrante, accogliente, dove si respira fede, non si sostituisce con una firma da protocollo”, scrive Marilena, catechista. E non è la sola.

Le reazioni sono arrivate come grandine: fitte, improvvise, dolorose. Rossella si dice “sconcertata” per l’attacco mediatico e chiede “delucidazioni su una teologa che si è permessa di giudicare una realtà che non conosce”. C’è chi – con sarcasmo e rabbia – punta il dito contro la presunta freddezza della diocesi: “Meglio le chiese morte che non disturbano nessuno?”, si chiede Ivana, indignata per ciò che percepisce come una volontà di estirpare una comunità viva e operante solo perché troppo… cattolica.

Perché, diciamolo chiaramente, il nodo sta tutto lì. Il Verbo Incarnato, stando ad alcuni (e sono tanti), rappresenterebbe una delle poche esperienze ecclesiali capaci di rigenerare una comunità in senso tradizionale: messe curate, sacramenti vissuti con intensità, oratori funzionanti, vocazioni fiorite. Ma è proprio questo che sembra dare fastidio a qualcuno.

“Sessanta persone nel terz’ordine laico. Dieci vocazioni in sette anni. Fedele adesione al Concilio Vaticano II. Ma di cosa stiamo parlando?”, incalza Simone, con toni che lasciano poco spazio al dubbio.

Lo scontro non è solo liturgico, è teologico, ecclesiale e profondamente politico. I fedeli non accettano l’etichetta di “tradizionalisti fuori linea” cucita addosso ai religiosi dell’Istituto. Non la riconoscono. “Chi scrive queste cose non sa di cosa parla”, dicono. “Mai una messa in Vetus Ordo, mai un sacerdote di spalle, tutto secondo il rito ordinario, solo fatto bene”. E non solo: “Questi preti ci sono. Hanno costruito qualcosa. Non è un’accusa: è un fatto”.

L’uscita di scena – programmata per giugno – è dunque vista come una rimozione per incompatibilità ideologica, altro che “ristrutturazione pastorale”. È la vendetta fredda di un sistema che non tollera eccezioni, soprattutto se funzionano. “La diocesi è piena di parrocchie vuote, dove i preti sono fantasmi e le Messe sono tristi liturgie da ufficio postale. Ma lì nessuno interviene”, accusa un’altra parrocchiana. “Si colpisce chi ha il torto di piacere alla gente”.

Sul banco degli imputati, oltre ai comunicati ufficiali, finisce anche il cardinale Roberto Repole. “È guerra aperta”, dicono molti. Perché la questione è diventata personale, esistenziale. Un attacco non solo ai religiosi, ma a un modo di vivere la fede. “Una fede incarnata, come il nome dell’istituto che volete cancellare. Ma che non si cancella con una firma”.

La sensazione è che la battaglia sia solo all’inizio. Non saranno i fedeli a farsi da parte. Si prospettano petizioni, lettere aperte, appelli pubblici. E anche un invito – o forse una provocazione – lanciato direttamente ai giornalisti: “Venite a vedere. Venite a toccare con mano. Non giudicate dal pulpito, ma dal banco della chiesa”. Come a dire: i pastori stanno lasciando. Ma le pecore, stavolta, non se ne stanno zitte.

L’Istituto del Verbo Incarnato: origini, struttura e controversie
Il Verbo si è fatto carne (Verbum caro factum est). Da questa espressione evangelica prende il nome l’Istituto del Verbo Incarnato (IVE), fondato nel 1984 in Argentina da padre Carlos Miguel Buela. L’obiettivo dichiarato alla nascita era quello di “evangelizzare la cultura” nel solco del Concilio Vaticano II e del magistero della Chiesa cattolica.

La struttura dell’Istituto prevede una componente maschile, formata da sacerdoti e fratelli consacrati, affiancata da un ramo femminile – le Serve del Signore e della Vergine di Matarà – e da un laicato aggregato in un terz’ordine. L’identità dell’IVE si fonda su una visione fortemente centrata sulla liturgia, sull’ortodossia dottrinale e sull’idea di formare comunità coese attorno alla pratica sacramentale e alla spiritualità mariana.

In pochi decenni, il Verbo Incarnato si è diffuso in una trentina di Paesi, operando in America Latina, Europa, Asia e Medio Oriente, talvolta in contesti sociali e religiosi complessi. Una crescita rapida che ha attirato attenzione e, nel tempo, anche diverse segnalazioni critiche.

Sul piano liturgico, i religiosi dell’Istituto celebrano nel rito ordinario della Chiesa (Novus Ordo), talvolta con l’uso del latino, ma non nel cosiddetto “rito straordinario” (Vetus Ordo), che richiede autorizzazioni specifiche secondo le disposizioni del motu proprio Traditionis Custodes di Papa Francesco. Il loro stile liturgico è spesso percepito come rigido o particolarmente formale da alcuni ambienti ecclesiali, pur non configurandosi come disobbedienza alle norme vigenti.

Nel 2024, il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata ha avviato un percorso di vigilanza e accompagnamento canonico, nominando due delegati pontifici e imponendo un moratorium triennale per l’ingresso di nuovi membri. Le criticità sollevate riguardano soprattutto la formazione interna, il funzionamento del governo centrale e il rapporto tra le comunità locali dell’istituto e le diocesi ospitanti.

In Italia, l’IVE è presente in diverse diocesi, tra cui Torino, dove fino al 2025 ha gestito le parrocchie Maria Madre della Chiesa e Beato Pier Giorgio Frassati. La decisione della diocesi torinese di interrompere la loro presenza rientra in un più ampio riassetto pastorale, ma ha provocato reazioni molto forti da parte di numerosi fedeli, che denunciano un clima di incomprensione e una scelta ritenuta più ideologica che pastorale.

L’Istituto continua a suscitare posizioni contrastanti: per alcuni rappresenta una proposta cattolica coerente e identitaria; per altri un modello rigido, poco integrato nelle dinamiche ecclesiali locali. In ogni caso, il dibattito resta aperto.

26 commenti:

Anonimo ha detto...

OT ma non troppo: è conseguenza

Le grandi battaglie dell’Europa: i gay pride
Con la Germania capofila, l’Ue minaccia di togliere il diritto di voto all’Ungheria. Ha forse violato le regole dell’Unione sul bilancio come fanno i tedeschi? No, Budapest vieta la propaganda gender a scuola, in tv e nelle piazze. Legittimo, ma a 20 Paesi non piace.

Anonimo ha detto...

OT ma questo è inquietante
https://www.ilpost.it/2025/06/01/attacco-ucraina-basi-aeree-russe/

Laurentius ha detto...

L'Ucraina - ossia la Nato - può fare tutto quello che vuole, tanto sa benissimo che la Russia si limiterà alle solite dichiarazioni, che non spaventano nessuno, che la coprono di ridicolo. In attesa dei Taurus di Merz.

Fonte: Una Voce Siviglia ha detto...

FIDELIS GERMANIA
13 nuovi diaconi nel rito antico della Chiesa, che ovviamente, i sopravvissuti alla persecuzione della pornomafia episcopale tedesca, saranno la sola chiesa cattolica di "domani" per dire proprio tra vent'anni...

Anonimo ha detto...

Attacco alle strutture nucleari russe...visionetv e altri

Il mio pensiero base ritiene che queste simil guerre/attacchi/terrorismi siano minacciati e messi in atto da impotenti e debosciati .
Purtroppo l'Occidente non crede più in nulla. Questa è la grande differenza con l'est e con il sud del mondo. Abbiamo perso la ragione ed il vigore nei vizi e nella avidità. Oppiati senza oppio. Kamasutra e sghei.

Anonimo ha detto...

Era chiaro già da stamattina a che oggi sarebbe stata una giornata storica in negativo.

Zelensky, sostenuto da gran parte dei Paesi europei, ha raggiunto l'obiettivo di alzare l'asticella del terrorismo. Guarda caso il giorno prima di un incontro molto importante da tenersi a Istanbul.

Dopo gli attacchi terroristici ai ponti, Zelensky e company hanno attaccato gli aeroporti dove erano dislocate le forze di aviazione strategica nucleare russa. Una follia. Uno degli attacchi alla Russia più grandi e gravi dalla seconda guerra mondiale.

È una follia Intanto perché non sposta di un centimetro lo stato della guerra, poi perché, purtroppo, questa azione dovrà necessariamente subire una risposta. E infine perché molto probabilmente potrebbe chiudere i fragili negoziati che erano iniziati.

Pura follia!

Laurentius ha detto...

Un ottimo articolo, dove l'autore sostiene che manca la volontà politica di molti dirigenti russi di prendere i mezzi necessari per la vittoria:

Boris Karpov Brèves de Russie

Voulons-nous des troupes de L'OTAN à Moscou ?

Riporto un brsno:

Le problème n’est donc pas tant dans l’organisation de nos moyens de défense et d’attaque, mais dans la volonté politique de nos dirigeants dont il est parfaitement clair qu’une partie refuse de prendre les mesures nécessaires à la victoire. Et tant que le Commandant Suprême ne décidera pas des mesures adéquates, l’ennemi continuera à nous harceler. De plus en plus profondément, de plus en plus fort, pour finalement attaquer la Russie de front. Ouvertement. Avec des troupes de l’OTAN entrant sur notre sol.

Anonimo ha detto...

Su Laurentius.
Dire che la Russia abbaia e non morde, come mi sembra faccia Laurentius, non coglie i seguenti aspetti cruciali:
-rafforzamento politico-territoriale russo, con annessione di parte dell'Ucraina
-spostamento del baricentro politico mondiale in Oriente, con la creazione di una ferrea (almeno per ora) alleanza sino/russa
-marginalizzazione politica e militare dell'Europa, dove la UE, che è una succursale tedesca, si affanna a pettinare le bambole
-accelerazione del processo di decadenza dell'Occidente, che si regge ancora sulla potenza militare USA, ma le fibrillazioni politiche e finanziarie sono crescenti
-affermazione del contesto BRICS in antitesi potenziale al ruolo sino ad oggi centrale del dollaro e dell'economia occidentale in salsa anglosassone.
Trump e il suo entourage stanno cercando di mettere un argine alla deriva in atto (i dazi ne sono uno strumento, non il solo), ma il vento sta facendo il suo giro.
Quindi non guardiamo alla guerra russo-ucraina come un gioco da ragazzi, perché la realtà si incarica di dimostrare che è uno snodo, insieme alla questione israelo-palestinese, di un importante crocevia storico.
¥¥¥

Guido Misainen ha detto...

Pochi anni fa alla Basilica di Superga, ritiratisi i Servi di Maria, volevano venire i Legionari di Cristo, ma giammai un ordine così retrò nella iperprogressista Torino, così fu affidata al Sermig.
Qui siamo sempre fermi agli anni '70.

LA GRANDE ILLUSIONE DI KIEV: ha detto...

AEREI RUSSI DISTRUTTI MA LA VERA FORZA DI MOSCA RIMANE INALTERATA

L’operazione "Ragnatela", sbandierata da Kiev e amplificata dai media occidentali come una vittoria strategica che avrebbe inflitto un duro colpo alla capacità militare russa, si rivela in realtà un gesto di breve respiro, carente di reale impatto geopolitico e sintomo di un approccio miope e propagandistico da parte delle autorità ucraine. La distruzione di alcuni aerei russi, per quanto possa apparire simbolicamente significativa, non rappresenta un vero indebolimento della Federazione Russa, che mantiene intatte capacità militari ampie e diversificate, sostenute da una strategia di difesa e deterrenza consolidata nel tempo. La narrazione ucraina, che tenta di presentare l’evento come un successo decisivo, tradisce, invece, una disperata necessità di ottenere visibilità e legittimazione internazionale, mascherando la realtà di un conflitto dove Mosca conserva saldamente il controllo delle principali leve geopolitiche e militari. La tempistica dell’attacco, coincidente con l’annuncio di negoziati di pace a Istanbul, in Turchia, non è casuale ma rivela un calcolo cinico volto a influenzare la diplomazia internazionale attraverso azioni dimostrative di forza, più che una reale capacità di cambiare le sorti della guerra. Questo comportamento rischia di minare ogni possibile soluzione negoziale, alimentando la tensione e spingendo la Russia a un irrigidimento ancor più marcato delle proprie posizioni, giustificato dalla necessità di rispondere a provocazioni che Kiev utilizza come strumento di pressione. In questo modo, l’Ucraina si pone come elemento di destabilizzazione piuttosto che di pacificazione, sacrificando la stabilità regionale sull’altare della propaganda bellica. La rappresentazione mediatica occidentale, che abbraccia acriticamente la versione ucraina come prova di un indebolimento irreversibile della Russia, appare, in realtá, ingenua e funzionale a una narrazione politica di parte che ignora la complessità delle dinamiche sul campo. La realtà è che Mosca continua a gestire il conflitto con risorse e strategie adeguate, dimostrando una strategia di risposta che non viene minimamente scalfita da operazioni di questo tipo, nate più per apparire che per incidere realmente. L’operazione "Ragnatela" si configura, quindi, come una manovra propagandistica ben orchestrata, volta a consolidare il consenso interno e internazionale attorno a Zelensky, ma priva di una reale capacità di modificare l’equilibrio di potere nella regione. In definitiva, il quadro geopolitico resta saldamente nelle mani della Federazione Russa, che continua a esercitare un controllo strategico e operativo robusto, mentre l’Ucraina si dimostra disposta a sacrificare la stabilità internazionale sull’altare di azioni dimostrative e narrative retoriche. La presunta vittoria celebrata da Kiev non è altro che un’illusione effimera, utile a costruire un racconto mediatizzato ma incapace di tradursi in vantaggi concreti sul terreno o in prospettive realistiche di pace.
Daniele Trabucco

Anonimo ha detto...

La Russia ha definito l'attacco alle sue installazioni militari di poche ore fa come la "Pearl Harbour russa".

Hiroshima e Nagasaki sono avvenute dopo la "Pearl Harbour statunitense".

Anonimo ha detto...

BANCHIERI DI GUERRA
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz sembra volere lo scontro totale con la Russia. Egli è stato per alcuni anni dirigente tedesco del fondo finanziario BlackRock.
Il presidente francese Emmanuel Macron, anch’egli per la linea dura antirussa dopo qualche tentennamento iniziale, è un ex dirigente della banca Rothschild.
Anche l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi sostenne subito lo scontro con la Russia. Egli è un ex dirigente della banca d'affari Goldmann Sachs.
Insomma: BlackRock, Rothschild, Goldmann Sachs. E i loro politici burattini.
Non ci vuole molto per capire chi davvero vuole la guerra infinita con la Russia.
Lo scontro tra la Russia e la plutocrazia occidentale è lo scontro tra Cesare e l’oro. Tra la politica e la finanza. Tra uno Stato-civiltà, la Russia, e l’usura mondiale.
Cesare-Putin certo non è perfetto. Ma l’usura è peggio.
Martino Mora

Laurentius ha detto...

Anonimo 21:43

Il mio pensiero (immune dalla "svolta di Fiuggi") coincide con quello dei nazionalisti russi, di una buona parte del popolo russo e dei falchi russi, come si evince dall'articolo di sopra menzionato (sito di Boris Karpov) e da altri articoli e video che stanno circolando in rete A mio avviso Putin dovrebbe essere rimosso e con lui i liberali che infestano la Russia e che la stanno conducendo a certa rovina.

Anonimo ha detto...

Per quanto io mi sforzi d'essere, diciamo pure per quanto io sia, moderato, certe sparate mi sembrano totalmente indifendibili. Voglio dire: si può essere di sinistra, di centro o di destra, bianchi, neri, gialli o vattelappesca, si può esser tutto quel che si vuole, ma a patto d'esser tali in modo intelligente. Chi per esempio (e penso al vescovo di Charlotte, ma non è il solo) mostra un'ostilità assoluta nei confronti non più solo della messa tradizionale, ma addirittura del latino in sé e per sé, che cos'è se non un unno mitrato, un barbaro dei peggiori? Chi ci viene a dire che inginocchiarci non è un segno di riverenza, non offende forse la nostra intelligenza? Non son più contenti, dopo aver introdotto la comunione sulla mano come un'eccezione, d'averla resa poi la regola generale: no, ora non voglion nemmeno ammettere quella che dovrebb'esser la regola (la comunione in bocca) come un'eccezione. Perché non gli garba che noi ci s'inginocchi? Che fastidio gli dà? Perché tanto zelo contro gl'inginocchiatoi o il gregoriano? Molti diranno: sono satanici, eretici, in mala fede, e chi più ne ha più ne metta. Per conto mio, fedele al "nolite judicare", e edòtto dall'esperienza della vita, preferisco pensare all'ignoranza, alla volgarità, alla mancanza di formazione. Non c'è nulla di peggio d'un ignorante in cattedra (anche episcopale).

Anonimo ha detto...

Un giornale svizzero titola un articolo sul nuovo Papa: nuovo stile senza discontinuità. Se così realmente fosse, come a giorni alterni temo, non rimane che l'eremo non so dove.

Anonimo ha detto...

Ma c'è qualcuno che commenta in merito all'articolo pubblicato o si usano i commenti per altri scopi, ovvero dire la propria sui fatti del giorno?
È un sistema davvero indisponente... Dov'è la moderatrice???

Catholicus ha detto...

Il vero eremo è nel nostro cuore, caro Anonimo 5:34, cerchiamo di evitarli, i modernisti, ogni volta che ci è possibile : messe NO solo se formalmente serie, silenziose, rispettose del sacro, altrimenti meglio la recita dl Rosario o una messa VO in streaming, visite in chiesa ( per raccoglimento, contemplazione, adorazione) quando non ci sono preti, alla larga da stampa e TV falsamente cattolica, bugiarda e ingannatrice...ecco una semplice, modesta linea di difesa....e chi può cerchi in rete il film "L'invasione degli ultracorpi", 1956, riconoscerà nelle persone clonate dagli alieni invasori i cattolici e i cittadini che hanno subito il lavaggio del cervello dalla Deep Church e dal Deep State ( negli ultimi 60-70 anni)

mic ha detto...

La moderatrice si rammarica, ma lascia spazio quando si esprimono cose commestibili....

Anonimo ha detto...

Una boccata d'ossigeno nell'Europa stamattina dopo il risultato delle elezioni polacche, molto importanti.

Anonimo ha detto...

Caro Catholicus, in effetti siamo eremiti nella nostra casa, nella nostra città e nella vita quotidiana.

Anonimo ha detto...

Un cattolico non può che essere dalla parte di Orbàn, che ha capito che i presunti "valori" europei sbandierati dalla UE sono destabilizzanti, in primis per le famiglie e, di conseguenza, per la società.
Lo capiranno anche i governanti italiani?

Anonimo ha detto...

Andrea Sandri
Guerriglia episcopale

Si ha l'impressione che i pogrom contro i tradizionalisti in varie diocesi del mondo (compresi i divieti di prendere la comunione nelle forme tradizionali: "Così tiriamo dentro anche i laici che non possono celebrare la Messa ma possono piegare le ginocchia e aprire la bocca") siano episodi di una guerriglia modernista preventiva contro il Papa ("TC non si tocca. Te lo diciamo noi"). L'ultimo episodio nella Diocesi di Torino dove il Cardinal Repole, una volta constatato che non ci sono comunità tradizionaliste sotto la sua giurisdizione (IMBC a parte), si deve essere "accontentato" di dare il benservito alla Famiglia religiosa del Verbo Incarnato, così, per dare il suo contributo.

Anonimo ha detto...

In effetti i commenti sulla guerra sono fuori posto rispetto all'articolo.
Già che sono passati, voglio far notare che anche la Russia bombarda l'Ucraina a tutto spiano.
I Russi hanno guadagnato e riguadagnato notevole territorio, forse farebbero bene ad accontentarsi e a iniziare serie trattative di pace.
Militarmente hanno grossi problemi. L ' impiego dei droni gli ha cancellato in pratica l'armata corazzata. E reso poco sicuro lo strumento aereo. Si trovano quindi costretti a ricorrere a tattiche che, fatte le opportune differenze, ricordano quelle della Grande guerra. Attacchi di fanteria a ondate successive appoggiate da un sistema integrato di artiglieria, droni, bombe volanti. Ciò significa che riescono ad avanzare ma con perdite molto alte. Che alla fine potrebbero risultare insopportabili anche per la Russia. E forse lo sono già se è vero che mandano al fronte coscritti con un addestramento minimo e devono ricorrere alla "carne da cannone" asiatica (nordcoreana e forse un domani cinese).
Certo, sperano sempre i Russi che l'Ucraina un bel momento crolli, il che è certamente possibile. Ma comunque ha dimostrato l'Ucraina di essere un osso molto duro. Ha creato una industria militare nazionale che fabbrica ottime armi, dagli obici da 155 mm ai droni e altro. L'abilità ucraina nel settore elettronico sembra notevole. Hanno anche organizzato compagnie di motociclisti d'assalto, che si precipitano con le moto sull'obbiettivo e fatto il colpo di mano ripartono a tutta birra, prima che arrivino i droni russi.
A chi conosce un po' di storia militare vengono in mente le moto-mitragliatrici delle Camicie Nere in Spagna, impiegate in modo simile, ancorché ancora artigianale.
Insomma, questa maledetta guerra farebbero bene a farla finire anche i Russi. Hanno anche il vantaggio dell'appoggio americano per giungere alla pace.
Gli ucraini saranno anche "debosciati", come dice un commentatore, però menano di brutto e quindi tanto "debosciati" non devono essere. Sin dal tempo delle c.d. "repubbliche cosacche" hanno una notevole tradizione militare. E lo si vede.

Anonimo ha detto...

dalla vicenda comunque si capisce che è inutile rifugiarsi nel rito nuovo, ben celebrato, perché tanto colpiranno anche lì. Tanto vale passare subito al rito antico.

antonius ha detto...

In questo florilegio di asserzioni che non hanno nulla a che vedere con l'articolo, mi sono permesso ieri di inviare un commento a questo proposito, commento non pubblicato. Cosa dire va bene così, poi si strepita indignati per qualsiasi cosa

Anonimo ha detto...

Sono i repulisti del Card. Repole a suo agio nella iper-progressista Torino, persa come poche altre città italiane nei meandri arcobaleno, arricchiti da qualche pennellata di esoterismo sempre ben radicato in città.
In verità, è un po' tutto il Piemonte a denotare un allarmante deserto spirituale, dalla opulenta e sonnacchiosa Cuneo, alle grasse terre albesi e monferrine premiate dall'UNESCO, alle decadenti aree lacustri sino alle tenebrose ex aree laniere.
Si conta solo qualche sparuta oasi, perlopiù rintanata ai margini del tempo, ma è sempre più diffuso quello spirito della "malora" che ha sostituito al senso profondamente religioso quello immanente, dove il sociale, un tempo ricco di fede, perde ogni riferimento spirituale.
E la terra geme.